Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Come sorelle
Come sorelle
Come sorelle
E-book356 pagine5 ore

Come sorelle

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

ESCLUSIVA DIGITALE.


In un mondo di ricchezza e privilegi si nasconde un assassino...

Dopo il successo internazionale di L'ultima signroa Parrish, Liv Constantine torna con un nuovo avvincente romanzo ricco di colpi di scena e dove nulla è scontato fino all'ultima pagina.


La dottoressa Kate English ha tutto: ricchezze, un marito e una figlia meravigliosi, una carriera di alto livello e una bella casa che chiunque invidierebbe. Quando sua madre viene trovata brutalmente assassinata, però, ogni cosa cambia e per attraversare il dolore Kate ha bisogno di avere vicino la sua amica Blaire.
Di nuovo insieme, gli anni trascorsi distanti e le incomprensioni che le avevano divise sembrano dimenticati, soprattutto quando il dolore si trasforma in paura.

Nell’alta società di Baltimora i castelli di bugie, infedeltà e segreti si sgretolano uno dopo l’altro, mentre Blaire potrebbe essere una persona diversa da quella che appare.

Una storia carica di tensione, dove chiunque è sospettato, ma la futura vittima può essere una sola.
LinguaItaliano
Data di uscita15 lug 2021
ISBN9788830530331
Come sorelle
Autore

Liv Constantine

Liv Constantine È il nom de plume delle sorelle Lynne e Valerie Constantine. Separate da tre Stati, trascorrono ore confabulando via FaceTime e per email. Attribuiscono la loro abilità di inventare storie oscure e contorte alle ore trascorse ascoltando i racconti tramandati dalla nonna greca. L'ultima signora Parrish è il loro thriller d'esordio.

Correlato a Come sorelle

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Come sorelle

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Come sorelle - Liv Constantine

    Prologo

    Gridò e tentò di alzarsi ma la stanza vorticava. Si tirò su di nuovo, seduta. Inspirò ed espirò a fondo, tentando di concentrarsi. C'era una via di fuga? Rifletti. Si alzò in piedi, ma le gambe la reggevano a stento. L'incendio si propagava, divorando libri e fotografie. Si lasciò cadere carponi mentre il fumo denso cominciava a riempire la stanza. Quando l'aria si fece irrespirabile, si tirò la camicetta sulla bocca e tossendo strisciò verso il corridoio.

    «Aiutatemi!» gracchiò, pur sapendo che nei paraggi non c'era nessuno in grado di farlo. Niente panico, si disse. Doveva calmarsi, risparmiare ossigeno.

    Non poteva morire così. Ormai il fumo era talmente denso da impedirle di vedere a più di qualche centimetro di distanza. Il calore delle fiamme si protendeva verso di lei per consumarla. Non ce la farò, rifletté. Le faceva male la gola e le bruciava il naso.

    Con le ultime energie rimaste strisciò lentamente fino all'atrio e rimase stesa lì, ansimando sfinita. Aveva la mentre ottenebrata ma il freddo pavimento di marmo sotto di lei era meraviglioso. Premette la guancia sulla superficie fresca. Ormai poteva dormire. Le si chiudevano gli occhi e si sentì venir meno, finché tutto non diventò nero.

    1

    Solo pochi giorni prima Kate si era arrovellata su cosa regalare alla madre per Natale. Non avrebbe certo potuto immaginare che invece di un dono avrebbe dovuto scegliere per lei una bara. Rimase seduta in silenzio, intontita, mentre gli uomini che reggevano il feretro puntavano lentamente verso il portone della chiesa gremita. Un movimento improvviso la spinse a voltarsi. Blaire. È venuta. È venuta davvero! A un tratto fu come se sua madre non fosse più stesa in quella bara, vittima di un brutale omicidio. Le si affacciò alla mente un'immagine diversa, quella della madre che rideva, i capelli color oro che svolazzavano nel vento mentre prendeva per mano Blaire e Kate e poi insieme correvano sulla sabbia tiepida, fin dentro l'oceano.

    «Stai bene?» sussurrò Simon. Kate sentì la mano del marito sul gomito.

    Quando cercò di rispondere le parve di soffocare dall'emozione, così si limitò ad annuire, chiedendosi se anche lui avesse visto Blaire.

    Dopo il servizio funebre il lungo corteo di auto parve impiegare ore a raggiungere il cimitero e, quando arrivarono tutti, Kate non si stupì nel vedere che la fila gli girava tutt'intorno. Prese posto con suo padre e Simon, mentre i dolenti riempivano lo spazio intorno alla fossa. Nonostante il cielo fosse luminoso, nell'aria fluttuavano alcuni fiocchi di neve, precursori degli imminenti giorni invernali. Dietro le lenti scure, i suoi occhi scrutarono ogni volto mentre si chiedeva se l'assassino potesse trovarsi fra i presenti. Alcuni erano dei perfetti sconosciuti, almeno per lei, altri erano vecchi amici che non vedeva da anni. Mentre osservava la folla il suo sguardo finì per posarsi su un uomo alto e sulla donna minuta dai capelli bianchi che stava ritta al suo fianco. Il dolore le si propagò nel petto, una mano invisibile che le strizzava il cuore. I genitori di Jake. Non li vedeva dal funerale di Jake, che fino a quella settimana era stato il giorno più brutto della sua vita. Del tutto inespressivi, i due guardavano fisso davanti a sé. Serrò le mani a pugno rifiutandosi di provare di nuovo quella sofferenza e quel senso di colpa. Ma avrebbe tanto voluto poter parlare con lui, piangere sulla sua spalla mentre lui la teneva stretta.

    Il servizio accanto alla tomba fu misericordiosamente breve. Harrison, il padre di Kate, fissava immobile la bara che veniva calata nella fossa. Lei gli strinse la mano e lui esitò per qualche altro secondo, il viso imperscrutabile. Dimostrava di colpo ben più dei suoi sessantotto anni, le profonde rughe intorno alla bocca ancora più pronunciate. Kate fu sopraffatta dal dolore e allungò la mano verso una delle sedie pieghevoli per sostenersi.

    La morte di sua madre avrebbe lasciato un vuoto enorme nella vita di tutti loro. Lily era stata il saldo fulcro intorno al quale ruotava la famiglia e l'organizzatrice della vita di Harrison, quella che fissava e gestiva la loro fitta agenda mondana. Una donna elegante che era il prodotto dell'enorme ricchezza della famiglia Evans e aveva imparato fin da bambina che la sua fortuna la obbligava a restituire qualcosa alla comunità. Aveva fatto parte di diversi comitati benefici e diretto una sua fondazione caritatevole – l'Evans-Michaels Family Trust – che sovvenzionava organizzazioni create per assistere le vittime di violenza domestica e maltrattamenti su minori. Nel corso degli anni Kate l'aveva osservata presiedere il proprio comitato, raccogliere instancabilmente fondi e rendersi persino disponibile ad aiutare di persona le donne che si presentavano al rifugio; eppure la madre c'era sempre stata, per lei. Sì, Kate aveva avuto alcune tate ma era stata Lily a rimboccarle le coperte ogni sera, a non perdersi mai nessun evento scolastico, ad asciugarle le lacrime e festeggiare i suoi successi. Per certi aspetti lei aveva persino trovato demoralizzante essere la figlia di Lily: sembrava sempre fare tutto con straordinaria eleganza e facilità. Ma racchiudeva una forte determinazione che la ispirava e guidava, e talvolta Kate se l'era immaginata mentre abbandonava a fine giornata la postura ben eretta e l'atteggiamento impeccabile, rilassandosi dopo avere chiuso la porta della propria camera. Si era ripromessa che se un giorno avesse avuto dei figli sarebbe stata un tipo di madre come la sua.

    Prese a braccetto il padre allontanandolo lentamente dal gazebo funebre, dove l'aria fredda era permeata dal nauseabondo odore di rose e gigli di serra. Con accanto Simon, raggiunsero la limousine in attesa, si infilò con sollievo nel suo accogliente interno buio e guardò fuori dal finestrino. Rimase senza fiato quando notò Blaire, in piedi da sola, le mani giunte. Dovette impedirsi di abbassare il finestrino per chiamarla. Non si parlavano da quindici anni ma le bastò vederla per avere l'impressione che si fossero salutate giusto il giorno prima.

    La casa di Simon e Kate nella Worthington Valley distava pochi minuti di auto dal cimitero, ma in ogni caso non si era mai presa nemmeno in considerazione l'ipotesi di organizzare il ricevimento funebre nella villa di Lily e Harrison, dove lei era morta. Il padre di Kate non vi metteva piede dalla sera in cui aveva scoperto il cadavere della moglie.

    Quando arrivarono, Kate raggiunse in fretta la porta prima degli altri nell'intento di ritagliarsi qualche istante per controllare la figlia, prima che gli ospiti cominciassero a riempire la casa. Salì rapida al piano di sopra. Aveva stabilito insieme a Simon che la bambina, sul punto di compiere cinque anni, non dovesse affrontare il trauma del funerale, ma voleva accertarsi che stesse bene.

    Lily era rimasta elettrizzata il giorno in cui lei le aveva rivelato di essere incinta. Aveva adorato Annabelle sin da quand'era nata e l'aveva colmata di attenzioni, dimentica di tutti i limiti imposti un tempo a Kate, spiegando: «Io ho il compito di viziarla, sei tu quella che deve correggerla». Chissà se Annabelle si sarebbe ricordata della nonna, con il passare degli anni. Il pensiero la fece vacillare e il piede le scivolò sul primo gradino e si aggrappò al corrimano per raggiungere il pianerottolo, poi si diresse verso la stanza della figlia.

    Quando guardò dentro la vide giocare tranquilla con la sua casa delle bambole, apparentemente al riparo dai tragici avvenimenti degli ultimi giorni. Hilda, la sua tata, alzò gli occhi quando Kate entrò.

    «Mammina.» Annabelle corse ad abbracciarla. «Mi sei mancata.»

    Lei la prese in braccio e le sfregò il naso sul collo. «Anche tu mi sei mancata, tesoro.» Si accomodò sulla sedia a dondolo sistemandosi la piccola in grembo. «Voglio scambiare due parole con te, poi scenderemo al piano di sotto insieme. Ricordi che ti ho detto che la nonna è andata in cielo?»

    La figlia la guardò con aria solenne. «Sì» rispose, il labbro che tremava.

    Lei le passò le dita fra i capelli ricciuti. «Bene, giù ci sono molte persone, sono venute perché vogliono dirci quanto volevano bene alla nonna. Non sono gentili?»

    La bimba annuì, con gli occhi sgranati e senza sbattere le palpebre.

    «Vogliono che sappiamo che non la dimenticheranno mai. E nemmeno noi lo faremo, vero?»

    «Voglio vedere la nonna. Non voglio che sia in cielo.»

    «Oh, tesoro, la rivedrai, te lo prometto. Un giorno la rivedrai.» Kate la strinse a sé cercando di trattenere le lacrime. «Adesso scendiamo a salutare tutti. Sono stati molto carini a venire qui oggi. Puoi venire a salutare il nonno e i nostri amici e poi tornare quassù a giocare. Okay?» Si alzò e la prese per mano, rivolgendo un cenno d'assenso a Hilda, che le seguì.

    Una volta al pianterreno si aprirono un varco tra la folla di persone venute a porgere le condoglianze, ma dopo un quarto d'ora Kate chiese a Hilda di riportare Annabelle nella sua stanza. Continuò a spostarsi qua e là da sola salutando i presenti, ma le tremavano le mani e aveva il fiato corto a causa della sofferenza, come se la folla stesse consumando tutta l'aria. Il salotto era gremito.

    Al capo opposto della stanza Selby Haywood e sua madre, Georgina Hathaway, formavano uno stretto capannello con Harrison. Mentre li guardava Kate fu assalita da un'ondata di nostalgia e una miriade di bei ricordi: le estati sulla spiaggia quando lei e Selby, bambine, sguazzavano nella risacca e costruivano castelli di sabbia sotto lo sguardo attento delle madri. Georgina era stata una delle più care amiche di sua madre ed erano sempre state entrambe felici che anche le figlie andassero così d'accordo. Ma il loro era un tipo d'amicizia diverso da quello che aveva legato Kate a Blaire. Lei e Selby erano state messe insieme dalle madri, mentre Kate e Blaire si erano scelte a vicenda. Si erano intese a meraviglia fin dall'inizio, come se fra loro vi fosse una speciale affinità. Con Blaire lei era riuscita ad aprirsi come non aveva mai fatto con Selby.

    Sentendo una mano sul gomito si voltò, ritrovandosi di fronte la donna che per lei era stata come una sorella durante molti dei suoi anni formativi. Si abbandonò fra le braccia di Blaire e scoppiò a piangere.

    «Oh, Kate. Non riesco ancora a crederci.» Il fiato di Blaire era caldo contro il suo orecchio mentre la stringeva a sé. «Le volevo così bene.»

    Dopo un attimo lei si staccò e le prese le mani. «Anche la mamma te ne voleva. Sono felice che tu sia venuta.» Le si riempirono di nuovo gli occhi di lacrime. Era surreale vederla lì in casa sua dopo tutti quegli anni. Un tempo erano state legate.

    Blaire era cambiata ben poco: i lunghi capelli scuri formavano folte onde, gli occhi verdi erano ancora scintillanti, il vago accenno di rughe sottili intorno a essi l'unica prova del passare del tempo. Era sempre stata elegante ma adesso sfoggiava un aspetto raffinato e sontuoso, come se appartenesse a un mondo diverso, molto più glamour. Naturalmente adesso era una scrittrice famosa. Kate si sentì pervadere da un senso di gratitudine. Aveva bisogno di farle capire quanto significasse la sua presenza lì, perché lei era parte integrante del suo passato che racchiudeva innumerevoli bei ricordi e che poteva capire meglio di qualsiasi altra amica l'angoscia di quella perdita. A un tratto Kate si sentì un po' meno sola.

    «Il fatto che tu sia venuta significa davvero tanto. Possiamo andare in un'altra stanza per parlare in privato?» propose in tono esitante. Non sapeva cosa avrebbe ribattuto Blaire, o se era disposta a parlare del passato, ma vedendola non desiderò altro che di poterlo fare.

    «Certo» replicò subito l'altra.

    Kate la accompagnò nella biblioteca, dove si sedettero sul morbido divano di pelle. Dopo una breve pausa in silenzio disse: «So che deve essere stato difficile per te venire qui, ma dovevo assolutamente chiamarti. Grazie per essere venuta».

    «Dovevo farlo. Per Lily...» Blaire si interruppe per un attimo prima di aggiungere: «E per te».

    «C'è anche tuo marito?» chiese Kate.

    «No, non è riuscito a venire. È in viaggio per promuovere il nuovo libro ma ha capito il mio bisogno di essere presente.»

    Kate scosse il capo. «Sono davvero felice che tu sia qui. Lo sarebbe anche la mamma, detestava che non avessimo mai fatto pace.» Cincischiò il fazzolettino di carta che stringeva. «Ho pensato molto a quel litigio, alle cose orribili che ci siamo dette.» I ricordi la assalirono di colpo, colmandola di rimpianto.

    «Non avrei dovuto mettere in dubbio la tua decisione di sposare Simon. Ho sbagliato» affermò Blaire.

    «Eravamo così giovani... è stato davvero stupido lasciare che questo rovinasse la nostra amicizia.»

    «Non sai quante volte ho pensato di chiamarti per chiarire la cosa parlandone, ma temevo che mi avresti chiuso il telefono in faccia» spiegò Blaire.

    Kate abbassò lo sguardo sul fazzoletto di carta ormai ridotto a brandelli. «Anch'io ho pensato di chiamarti, ma più aspettavo e più diventava difficile. Non riesco a credere che ci sia voluto l'omicidio di mia madre per spingermi a farlo, finalmente. Lei però sarebbe così felice di vederci insieme.» Lily era rimasta molto turbata dalla loro lite e nel corso degli anni aveva affrontato l'argomento con lei cercando di convincerla a porgere un ramoscello d'ulivo a Blaire. Kate era pentita di essere stata così caparbia e aver resistito. Alzò gli occhi. «Non riesco a credere che non la rivedrò più. La sua morte è stata così brutale, pensarci mi dà la nausea.»

    Blaire si allungò verso l'amica. «È orribile» disse con un tono in cui lei colse una delicata nota interrogativa.

    «Non so quanto hai saputo... ho evitato di leggere i giornali» spiegò Kate. «Ma venerdì sera papà è rincasato e l'ha trovata.» Le tremò la voce e ricacciò indietro i singhiozzi prima di continuare.

    Blaire scuoteva il capo in silenzio quando lei riprese a parlare.

    «Era in salotto... stesa a terra, la testa... l'hanno colpita alla testa.» Deglutì a fatica.

    «Credono sia stato un furto con scasso?» si informò Blaire.

    «A quanto pare c'era una finestra rotta ma nessun'altra traccia di effrazione.»

    «La polizia ha idea di chi sia stato?»

    «No. Non hanno trovato un'arma, hanno cercato ovunque. Hanno parlato con i vicini ma nessuno ha sentito o visto niente di insolito. Ma sai com'è isolata casa dei miei, la casa più vicina dista quasi un quarto di miglio. Secondo il coroner è morta fra le cinque e le otto di sera.» Kate si torse le mani. «Non sopporto il pensiero che mentre veniva assassinata io ero qui a occuparmi delle mie cose.»

    «Non potevi saperlo.»

    Annuì. Sapere che era davvero così non cambiava ciò che provava. Mentre lei stava preparando una tazza di tè o leggendo una favola della buonanotte alla figlia qualcuno aveva ucciso brutalmente sua madre.

    Blaire si accigliò e posò una mano sulla sua. «Lily non vorrebbe che tu pensassi a queste cose, lo sai, vero?»

    «Mi sei mancata» singhiozzò Kate.

    «Adesso sono qui.»

    «Grazie.» Tirò su con il naso, poi si abbracciarono di nuovo, lei che si aggrappava all'amica come fosse un salvagente che poteva impedirle di affondare nella sua profonda, atroce sofferenza. Mentre lasciavano la stanza Blaire si fermò e le lanciò un'occhiata interrogativa.

    «Erano i genitori di Jake quelli in chiesa, poco fa?»

    Kate annuì. «Mi ha stupito vederli, ma non credo che vengano anche qui a casa. Probabilmente volevano solo rendere omaggio alla mamma e poi sono andati via.» Aveva un groppo alla gola. «Non posso biasimarli per non aver voluto parlare con me.»

    Blaire fece per ribattere, ma poi si limitò a guardarla con aria mesta e stringerla di nuovo.

    «Credo che dovrei tornare dai miei ospiti» disse Kate.

    Affrontò il resto della giornata immersa in una sorta di torpore. Dopo la dipartita degli ospiti Simon si chiuse nel proprio ufficio per occuparsi di un'emergenza di lavoro, mentre lei vagava di stanza in stanza, irrequieta. Aveva aspettato con ansia che tutti andassero via, che il giorno del funerale di sua madre finisse, ma adesso in casa regnava un silenzio inquietante. Ovunque volgesse lo sguardo sembrava esserci un altro biglietto di condoglianze o l'ennesima composizione floreale.

    Alla fine si sedette sulla poltrona reclinabile nello studio, posò il capo sul poggiatesta e chiuse gli occhi, stanca e triste. Si era quasi assopita quando una vibrazione accanto a lei le fece riaprire gli occhi. Era il suo cellulare, nella tasca del vestito. Lo prese, vi premette sopra il pollice per sbloccarlo e vide Numero privato sul display. Lesse l'sms appena arrivato.

    Splendido giorno per un funerale. Mi è piaciuto osservarti mentre li guardavi calare tua madre nella fossa. Il tuo bel viso era tutto chiazzato e gonfio a forza di piangere. Ma ho adorato veder crollare il tuo mondo. Pensi di essere triste, ma aspetta e vedrai. Quando avrò finito con te rimpiangerai di non essere stata sepolta tu, oggi.

    Era una specie di scherzo malato?

    Chi sei?, scrisse per poi aspettare una risposta, inutilmente. Si alzò di scatto dalla sedia, il cuore che le batteva selvaggiamente contro la gabbia toracica, e si lanciò fuori dalla stanza, il respiro ridotto a una serie di brevi rantoli.

    «Simon!» gridò mentre sfrecciava lungo il corridoio. «Chiama la polizia.»

    2

    Blaire fu pervasa dalla tristezza mentre seguiva la lunga fila di auto dirette al ricevimento a casa di Kate. Sembrava impossibile che Lily fosse morta e ancora più impossibile che fosse stata uccisa. Perché mai voler fare del male a una persona gentile e affettuosa come Lily Michaels? Ricacciò indietro le lacrime come aveva fatto per tutta la mattinata. Stringendo con forza il volante, trasse un bel respiro e si impose di mantenere la calma. Proseguì lungo il viale alberato che portava all'elegante villa di Kate e Simon, dove fu accolta da un valletto. Fermò la Maserati e scese passando le chiavi al giovanotto in uniforme.

    L'edificio in pietra era stato costruito sopra un rilievo affacciato su un prato verde che digradava fino a un'ampia scuderia dotata di paddock. Quella era una zona famosa per i suoi cavalli, sede della Maryland Hunt Cup, nota in tutto il mondo. Non avrebbe mai dimenticato la prima volta che aveva assistito alla gara con Kate e i suoi genitori in un soleggiato giorno d'aprile. La folla eccitata si era riunita intorno ad auto e tende mentre loro facevano un picnic e sorseggiavano mimosa in attesa dell'inizio della corsa. Blaire, una novizia, aveva preso lezioni di equitazione alla Mayfield School ma Kate era praticamente nata in sella. Durante le lezioni lei aveva imparato parecchie cose su quella corsa a ostacoli. Era rimasta a guardare affascinata mentre cavallo e cavaliere saltavano staccionate alte un metro e mezzo. Quel giorno Lily, di ottimo umore, aveva sistemato su un tavolo pieghevole coperto da una bellissima tovaglia a fiori le pietanze prese dalla cesta da picnic, un vero e proprio banchetto. Lei faceva sempre ogni cosa con estrema grazia ed eleganza. Ma adesso era morta e Blaire era soltanto uno dei numerosi partecipanti al suo funerale che gremivano la casa di Kate e Simon.

    Era molto nervosa all'idea di rivedere la sua vecchia amica, ma non appena le si avvicinò fu assalita da una miriade di antiche sensazioni. Kate la prese persino da parte per una conversazione in privato e riuscirono a condividere un attimo, commemorando Lily. Guardandosi intorno pensò che la villa era imponente, proprio come quella in cui Kate era cresciuta. Trovava ancora difficile conciliare l'immagine della ventitreenne spensierata di un tempo con la padrona di quella casa, così maestosa e formale. Aveva sentito dire che Simon, architetto, l'aveva progettata e costruita in modo che sembrasse antica. Lui non sarebbe certo stato felice del ritorno di Blaire, ma lei non si curava affatto della sua opinione. Era pronta a riallacciare i rapporti con gli altri amici che non vedeva da anni e a scacciarselo dalla mente.

    La biblioteca che aveva oltrepassato mentre si dirigeva verso quella stanza l'aveva invogliata a fermarsi. Era alta due piani, con un'intera parete a vetrata. Le pareti e il soffitto di legno scuro scintillavano nella luce del sole e una scala a chioccola di legno saliva fino al soppalco, pieno di altri libri. Lo scuro tappeto persiano, i divani e le poltrone in pelle accentuavano l'atmosfera antica della stanza, uno spazio in cui un lettore poteva tornare indietro nel tempo. Aveva provato l'impulso di salire quella scala, passare la mano sul massiccio corrimano in legno e perdersi nei volumi.

    Invece aveva proseguito fino all'ampio soggiorno, dove i camerieri stavano passando fra gli ospiti con vassoi di antipasti e vino bianco. Lo spazio era enorme ed estremamente luminoso, il che lo rendeva allegro, se non intimo. Ammirò l'alto soffitto dall'elaborata cornice e i dipinti originali appesi alle pareti, lo stesso tipo di quadri che aveva già visto a casa dei genitori di Kate, rivestiti dalla levigata patina del tempo e della ricchezza. Il parquet dalle larghe tavole era coperto da un enorme tappeto orientale marrone scuro e blu. Notò la frangia consunta in un angolo e alcuni punti che sembravano un po' lisi. Naturale, pensò con un sorrisetto sarcastico, doveva essere appartenuto alla famiglia da vari decenni.

    Guardò l'uomo dall'aria goffa ritto accanto al bar e ne notò per prima cosa il papillon. Chi indossa un papillon a un funerale? Non si era mai abituata all'ossessione del Maryland per il farfallino. Okay, magari all'università, ma una volta diventati adulti lo si poteva mettere solo a un evento formale. Sapeva che i suoi vecchi amici non sarebbero stati d'accordo, ma dal suo punto di vista i farfallini erano adatti solo a Pee-wee Herman o a Bozo il clown. Quando riconobbe l'uomo, però tutto parve avere un senso. Gordon Barton. Un paio d'anni avanti a loro a scuola, ai vecchi tempi aveva seguito costantemente Kate come un cucciolo smarrito. Era stato un ragazzo strano e inquietante, sempre intento a fissarla per lunghi istanti durante la conversazione, spingendola a chiedersi cosa mai gli stesse passando per la testa.

    Lui incrociò il suo guardo e la raggiunse.

    «Ciao, Gordon.»

    «Blaire. Blaire Norris.» Nei suoi occhi strabici non c'era la minima traccia di affetto.

    «Adesso sono Blaire Barrington» lo corresse lei.

    Le sopracciglia dell'uomo schizzarono verso l'alto. «Oh, giusto, ti sei sposata. Devo dire che sei piuttosto celebre.»

    Non le era mai stato simpatico, ma trovò comunque piacevole sentirgli riconoscere il suo successo letterario. Gordon era sempre stato un autentico bacchettone e l'aveva sempre guardata dall'alto in basso con aria di superiorità.

    «Una faccenda terribile quella di Lily, davvero terribile» disse scuotendo il capo.

    Lei sentì di nuovo le lacrime agli occhi. «Orrenda. Non riesco ancora a crederci.»

    «Certo. Siamo tutti sconvolti, ovviamente. Insomma, un omicidio. Qui. Inconcepibile.»

    La stanza era piena di gente in fila per fare le condoglianze a Kate e al padre, fermi accanto al caminetto con l'aria di essere in trance. Harrison, terreo in volto, guardava fisso davanti a sé senza mettere a fuoco nulla.

    «Scusami, ti prego» disse Blaire a Gordon. «Non ho ancora avuto l'occasione di parlare con il padre di Kate.» Si diresse verso il caminetto. Kate fu inghiottita dalla folla prima che Blaire li raggiungesse, ma Harrison sgranò gli occhi vedendola avvicinarsi.

    «Blaire» disse in tono affettuoso.

    Lei gli si infilò fra le braccia spalancate e lui la strinse forte. Blaire fu scaraventata indietro nel tempo mentre captava il profumo del suo dopobarba e provò un empito di profonda tristezza per tutti gli anni che si erano persi. Quando lui raddrizzò la schiena, prese un fazzoletto dalla tasca e se lo passò sul viso schiarendosi la gola un paio di volte prima di riuscire a parlare.

    «La mia bellissima Lily. Chi mai potrebbe voler fare una cosa simile?» Gli si incrinò la voce e fece una smorfia come se stesse soffrendo fisicamente.

    «Mi dispiace tanto, Harrison. Non ci sono parole per esprimere...»

    Lo sguardo dell'uomo ridiventò vitreo e lui le lasciò andare la mano torcendo il fazzoletto fino ad appallottolarlo ben stretto. Prima che lei potesse aggiungere altro, Georgina Hathaway si avvicinò a grandi passi.

    Blaire ebbe un tuffo al cuore. Non le erano mai piaciute né la madre né la figlia. Aveva saputo che Georgina era rimasta vedova, che qualche anno prima Bishop Hathaway era morto per le complicazioni del morbo di Parkinson. La notizia l'aveva stupita: era un uomo così vitale, atletico e tonico, con il fisico di un runner. Era sempre stato l'anima della festa e l'ultimo ad andarsene. Doveva essere stata una vera tortura per lui guardar avvizzire il proprio corpo. In passato lei si era chiesta cosa vedesse in Georgina, che era più egocentrica di Narciso.

    Quando la donna posò la mano sulla spalla di Harrison lui alzò gli occhi e lei gli passò un alto bicchiere pieno di liquido color ambra che Blaire immaginò fosse bourbon, un tempo il liquore preferito dell'uomo. «Harrison, mio caro, questo ti calmerà i nervi.»

    Lui prese il bicchiere senza parlare e bevve una lunga sorsata.

    Blaire non vedeva Georgina da più di quindici anni ma scoprì che era rimasta praticamente identica, senza nemmeno una ruga sulla pelle color crema, di sicuro grazie ai servigi di un abile chirurgo plastico. Sfoggiava ancora un caschetto molto chic e un'aria elegante nel tailleur di seta nera. Gli unici gioielli che portava erano un semplice filo di perle intorno al collo chiaro e il consueto magnifico anello di fidanzamento con smeraldi e zaffiri.

    «Blaire, che sorpresa vederti qui» disse rivolgendole un sorrisetto tirato. «Non sapevo che tu e Kate foste rimaste in contatto.» Parlava ancora come il personaggio di un film degli anni Quaranta, con un'elegante inflessione britannica e la tipica mascella contratta da collegio femminile.

    Blaire aprì la bocca per rispondere ma l'altra si voltò di nuovo verso Harrison senza lasciargliene il tempo. «Perché non andiamo a sederci nella sala da pranzo?»

    Non stava certo perdendo tempo nel cercare di accaparrarsi Harrison, pensò lei, pur sperando che lui avesse

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1