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OOPArt - Out Of Place Artifacts: Gli oggetti Impossibili del Nostro PAssato
OOPArt - Out Of Place Artifacts: Gli oggetti Impossibili del Nostro PAssato
OOPArt - Out Of Place Artifacts: Gli oggetti Impossibili del Nostro PAssato
E-book131 pagine1 ora

OOPArt - Out Of Place Artifacts: Gli oggetti Impossibili del Nostro PAssato

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Info su questo ebook

OOPArt è un termine che deriva dall’inglese Out of Place Artifacts, ‘manufatti fuori posto’, e fu introdotto dal biologo Ivan Terence Sanderson, vissuto nel secolo scorso. Sono reperti archeologici e paleontologici che si trovano un po’ dappertutto e che stando alle nostre attuali conoscenze non dovrebbero esistere poiché inseriti in un contesto storico in cui l’uomo non poteva semplicemente disporne. La scienza generalmente rifiuta di prendere in considerazione questo tipo di reperti, salvo che non riesca a darne una logica spiegazione. Se ciò non accade, i misteriosi oggetti sembrano illuminarsi di luce propria, divenendo qualcosa di inesplicabile che si trasforma in fascinazione per chi ha ancora voglia, e coraggio, di fantasticare.
 
Oopart, gli oggetti impossibili del nostro passato” non è soltanto un volume che, sicuramente, segnerà l’inizio di un nuovo modo di approcciarsi a questa “scottante” tematica, visti soprattutto gli interessanti approfondimenti, l’accurata selezione delle fonti e lo stile ampiamente divulgativo che pur mantiene inalterata l’informazione squisitamente tecnica e scientifica; pagina dopo pagina le domande inizieranno a farsi sempre più pressanti, i ragionevoli dubbi occuperanno con sempre maggior insistenza la mente del lettore: quali perduti segreti e conoscenze hanno permesso la realizzazione degli oggetti descritti dall’autore? Possiamo ancora considerare la storia dell’evoluzione umana come una lunga, inalterata, linea retta? Perché ci si ostina nel voler ignorare questi misteriosi ma indiscutibilmente presenti “oggetti impossibili”? L’autore ha speso gran parte del suo tempo nel ricercare, catalogare, classificare e approfondire ogni tipo di informazione disponibile, è riuscito a ripulire ogni singolo argomento dalle scorie accumulate in anni e anni di informazioni frettolose date al solo scopo di stupire, è riuscito ad attribuire le giuste proporzioni a quanto di vero e di falso si nasconde dietro l’argomento. Il risultato di questa sua immane fatica è questo testo, nel quale l’evidenza dei fatti è schiacciante, il ragionamento serrato, la prova evidente; eppure l’autore non vuole esprimere alcun concetto in assoluto e con la trasparente umiltà che ogni ricercatore dovrebbe avere, oltre che con una encomiabile apertura mentale, mette a disposizione di tutti l’evidenza delle proprie ricerche.
Roberto La Paglia
 
LinguaItaliano
Data di uscita29 mar 2017
ISBN9788869371905
OOPArt - Out Of Place Artifacts: Gli oggetti Impossibili del Nostro PAssato

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    Anteprima del libro

    OOPArt - Out Of Place Artifacts - Simone Barcelli

    ​Indice

    ​Prefazione

    Quando Simone Barcelli, mio stimato amico e più che valido ricercatore nel campo dei Misteri, mi ha proposto di scrivere la prefazione a questa sua ultima fatica letteraria, non ho esitato neanche un attimo nell’accettare la proposta, ben felice di dare il mio modesto contributo ad uno studio finalmente serio e approfondito su un argomento difficile da trattare a causa delle tante, forse troppe, mistificazioni che ha subito nel tempo.

    Questo mio pensiero si è ulteriormente rafforzato quando, ultimata la lettura del testo, non soltanto ho ritrovato una vera e propria miniera di utili informazioni e dettagli, ma ho anche avuto la conferma che, finalmente, è stato messo un punto fermo e ampiamente documentato sulla questione degli Oggetti fuori dal Tempo.

    Quello che state per leggere, quindi, non è soltanto un volume che, sicuramente, segnerà l’inizio di un nuovo modo di approcciarsi a questa scottante tematica, visti soprattutto gli interessanti approfondimenti, l’accurata selezione delle fonti e lo stile ampiamente divulgativo che pur mantiene inalterata l’informazione squisitamente tecnica e scientifica; pagina dopo pagina le domande inizieranno a farsi sempre più pressanti, i ragionevoli dubbi occuperanno con sempre maggior insistenza la mente del lettore: quali perduti segreti e conoscenze hanno permesso la realizzazione degli oggetti descritti da Barcelli? Possiamo ancora considerare la storia dell’evoluzione umana come una lunga, inalterata, linea retta? Perché ci si ostina nel voler ignorare questi misteriosi ma indiscutibilmente presenti oggetti impossibili?

    La verità è spesso molto più strana della fantasia: questo scriveva Charles Fort, lo scrittore e ricercatore statunitense autore de Il Libro dei Dannati nel quale si parla proprio di reperti impossibili, oggetti che di tanto in tanto vengono alla luce ma che la scienza e l’archeologia ufficiale tendono costantemente a classificare come superflui o privi di reale interesse.

    Simone Barcelli non la pensa allo stesso modo, ma non si tratta di una posizione presa soltanto perché, soprattutto in questo periodo, va di moda andare contro; l’autore si è ampiamente documentato, ha speso gran parte del suo tempo nel ricercare, catalogare, classificare e approfondire ogni tipo di informazione disponibile, è riuscito a ripulire ogni singolo argomento dalle scorie accumulate in anni e anni di informazioni frettolose date al solo scopo di stupire, è riuscito ad attribuire le giuste proporzioni a quanto di vero e di falso si nasconde dietro l’argomento.

    Il risultato di questa sua immane fatica è proprio Oopart, gli oggetti impossibili del nostro passato, un testo nel quale l’evidenza dei fatti è schiacciante, il ragionamento serrato, la prova evidente; nonostante ciò, altro elemento che ho apprezzato molto, l’autore non vuole esprimere alcun concetto in assoluto e con la trasparente umiltà che ogni ricercatore dovrebbe avere, oltre che con una encomiabile apertura mentale, mette a disposizione di tutti l’evidenza delle proprie ricerche.

    Usando con maestria uno stile avvincente di narrazione, uno dopo altro misteri quali l’Aliante di Saqqara, i Teschi di Cristallo, le Pietre di Ica, il Geode di Coso, il Vaso di Dorchester, e tanto altro ancora, si presentano agli occhi del lettore in tutta la loro inquietante attualità, abilmente indagati seguendo ogni possibile indizio, riscontro storico e testimonianza.

    Sono oggetti fuori dal tempo, manufatti che non dovrebbero esistere, ma che ancora oggi continuano, a volte casualmente, ad affiorare dalle viscere della Terra, dai remoti segreti del nostro passato, o molto più semplicemente dai polverosi scaffali di un archivio o dalle remote sale di sperduti musei.

    Per quanto l’archeologia si trovi sicuramente in avanzato stato di crescita non è in grado di restituire interamente all’uomo la sua storia; il suo campo di azione si ferma all’incirca intorno al VII millennio a.C., ma non riesce ad andare indietro, a superare gli sbarramenti posti dalla natura, i deserti creati dall’uomo, le ingiurie del tempo sulle costruzioni, le ceneri dei libri andati perduti, non riesce e non sempre vuole interpretare senza preconcetti gli innumerevoli segnali che provengono dal passato, non ultimi quelli contenuti proprio negli Oopart.

    Ai tanti quesiti che il passato continua incessantemente a proporci forse non avremo mai risposta, ma il vero problema non risiede in questa constatazione, il vero problema riguarda l’atteggiamento di chiusura che si riscontra malgrado la consapevolezza di non essere in grado di retrodatare la storia per mancanza di documenti.

    Affermare che nulla esisteva prima è un comodo alibi per mantenere lo stato delle cose, ma non corrisponde certo a verità; la teoria di un progresso lineare e costante della civiltà fino ad oggi, è in realtà una ricostruzione arbitraria degli eventi, una visione spesso volutamente errata dei fatti.

    I dati di fatto sono invece ben diversi e l’autore riesce a dimostrarlo in maniera chiara e inoppugnabile; questi dati meriterebbero maggiore attenzione, come maggiore riflessione si dovrebbe dare al fatto che, nella stragrande maggioranza degli scavi, quando vengono alla luce città sovrapposte, è frequente constatare che i segni di una tecnica più evoluta sono caratteristici di quella sepolta più in basso e non viceversa.

    La civiltà, così come oggi viene intesa, non esiste, esistono le civiltà, ovvero tutti quei movimenti di conoscenza e progresso che si sono alternati nei secoli senza un vero e proprio orientamento, disperdendosi e raggruppandosi seguendo i ritmi naturali di morte e rinascita, creazione e distruzione.

    Il progresso tecnico si espanse seguendo i tratti culturali che si spostavano, che viaggiavano, che si integravano con le varie civiltà.

    Questo continuo mischiarsi e alternarsi lasciò però intatto l’antico ricordo di avvenimenti così fuori dal quotidiano da impressionare totalmente coloro che ne furono testimoni; le raffigurazioni, i testi e le tradizioni che descrivono l’apparizione delle prime civiltà meriterebbero un esame più critico, non dovrebbero essere le vittime sacrificali di una scienza sempre più protesa a conservare anziché scoprire.

    Ogni Oggetto fuori posto è una spina nel fianco per la scienza ufficiale, così come lo sarà di certo questo libro nel quale non si raccontano soltanto vicende, non si analizzano soltanto storie di rinvenimenti e lunghi anni di analisi: Barcelli infatti non soltanto si dimostra un ottimo divulgatore, ma nella sua qualità di scrittore riesce anche a scuotere le coscienze, costringe il pensiero a porsi domande, rende palese quel ragionevole dubbio che è e dovrebbe sempre essere la spinta primaria di ogni sana ricerca, quel moto che anima lo spirito attento e curioso del ricercatore e che lo porta ad accantonare ogni preconcetto, facendogli osservare con occhi diversi un passato del quale, possiamo ben dirlo, conosciamo soltanto una minima parte.

    Nel 1859, John Lightfoot, vicerettore presso l’università di Cambridge, affermò che l’uomo fu creato il 23 ottobre del 4004 a.C., alle nove in punto del mattino; un secolo dopo venne smentito, gli scienziati infatti scoprirono che i nostri antenati erano vissuti oltre un milione di anni fa.

    Anche questa scoperta venne in seguito superata; nel 1979 infatti, l’antropologa Mary Leakey scoprì un’orma perfettamente conservata dalla cenere vulcanica risalente a 3.600.000 anni fa; alla luce di tutto questo come spiegare che l’uomo è passato dalla civiltà delle caverne alla conquista della Luna in soli cinquemila anni?

    Forse quella linea retta lungo la quale si dipana l’intera vicenda umana non è poi così perfetta, forse si dovrebbe guardare con più attenzione all’idea delle civiltà cicliche, al continuo avvicendarsi di scoperte e intuizioni delle quali rimangono oggi soltanto alcune tracce che di tanto in tanto riemergono durante gli scavi, quasi un ammonimento dal passato, un suggerimento a meglio approfondire quanto pensiamo di aver scoperto.

    Su queste linee di pensiero si avventura il libro di Simone Barcelli, ed è un’avventura a lieto fine che pur non liberando l’orizzonte dalla fitta nebbia che lo nasconde alla nostra vista, libera il pensiero portandolo verso quello stato mentale di assoluta apertura e predisposizione che rappresenta il primo passo verso la vera scoperta.

    Un plauso quindi all’autore per la sua onestà mentale, la serietà e l’umiltà con le quali ha affrontato questo delicato argomento, ma anche un riconoscimento per lo stile fresco e intuitivo con il quale è riuscito a rendere fruibile a tutti quella parte squisitamente scientifica che accompagna ogni oggetto preso in considerazione, oltre che il minuzioso lavoro di ricerca e valutazione delle fonti.

    Sono sicuro che questo libro risulterà estremamente utile, e

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