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Pensieri e proposte di civiltà e progresso
Pensieri e proposte di civiltà e progresso
Pensieri e proposte di civiltà e progresso
E-book207 pagine2 ore

Pensieri e proposte di civiltà e progresso

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Info su questo ebook

I problemi sociali sono politici e non di altra natura. Bisogna quindi mettere al centro della politica le primarie necessità dell’essere umano con le sue esigenze irrinunciabili e non gli affari e la finanza.
Il libro di Mario Cantone contiene proposte di civiltà politica, fondate su principi attinenti ai problemi reali. Non sono di destra, né di sinistra, né di centro. Non hanno bisogno di alcuna etichetta, sono proposte civili e progressiste.
LinguaItaliano
Data di uscita13 apr 2017
ISBN9788826074740
Pensieri e proposte di civiltà e progresso

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    Pensieri e proposte di civiltà e progresso - Mario Cantone

    sull'autore

    Introduzione

    I problemi sociali sono politici e non di altra natura. Per cui, bisogna mettere al centro della politica le primarie necessità dell’essere umano con le sue esigenze irrinunciabili e non gli affari e la finanza.

    Queste sono proposte di civiltà politica, fondate su principi attinenti ai problemi reali. Non sono di destra, né di sinistra, né di centro. Non hanno bisogno di alcuna etichetta, sono proposte civili e progressiste.

    Civiltà e giustizia sociale

    La civiltà e la giustizia sociale si costruisce promuovendo proposte politiche e culturali che affrontano problemi concreti, inerenti alla vita sociale.

    Civiltà e giustizia sociale sono concetti inseparabili, come lo sono l’amore per DIO e l’amore per il prossimo, non può esserci l’uno senza l’altro. Purtroppo questi termini vengono usati molto spesso in occasione delle competizioni elettorali, per fare presa sugli elettori che hanno disagi, oppure quando ci sono situazioni di mal costume che denotano inciviltà.

    Limitare questi concetti a scopo elettoralistico, oppure a denunce su tutti i mezzi di informazione quando si producono in qualsiasi parte del mondo situazioni scandalose e scabrose, è molto riduttivo, in quanto questi concetti devono assumere una funzione propositiva, devono essere di stimolo per le persone che hanno ruoli istituzionali con poteri decisionali, per studiare teorie e proposte attuative che pongono in essere situazioni che promuovono civiltà e giustizia sociale.

    Con la parola civiltà si intende armonia sociale, rispetto dei propri simili, rispetto della diversità, comprensione, equa redistribuzione della ricchezza sociale, rispetto delle fedi, efficienza amministrativa, pace e cooperazione tra i popoli, rispetto del bene pubblico, cura e pulizia della città, regole di convivenza chiare e precise, svolgere al meglio il proprio lavoro, cultura del dovere, vivere in un contesto dove ci sono le condizioni oggettive che consentono di potersi realizzare secondo le proprie capacità, avere le garanzie istituzionali sulle esigenze irrinunciabili dell’uomo, rispetto della dignità della persona indipendentemente dal lavoro che la persona svolge ecc.

    Tutti questi aspetti rientrano nella parola civiltà, per cui dovrebbero essere ben noti a tutti i cittadini ed essere parte integrante della cultura di un popolo. Nella storia scritta dei periodi passati la parola civiltà fa riferimento alla descrizione dei costumi, alle tradizioni, all’assetto urbanistico, alle religioni, alle tecniche del tempo, all’architettura, al potere politico e amministrativo, ai valori dominanti ecc. Ogni nazione ha la sua storia scritta e le sue leggi, i suoi eroi, i suoi conquistatori, le sue arti, le sue immagini ecc.

    Tuttavia, è evidente che la storia ci ricorda violenze, ingiustizia, guerre che hanno travolto valori riconosciuti dalla tradizione, per interesse di coloro che detenevano il potere. Per cui, non è appropriato parlare delle civiltà del passato, viste le barbarie e le ingiustizie commesse. Anzi al contrario, bisognerebbe evidenziare che la tecnica, l’urbanistica, l’architettura e la scienza del tempo non sono sinonimo di civiltà e di giustizia sociale. Ciò che produce civiltà e giustizia sociale sono: la solidarietà, l’onestà, l’umanità, la sicurezza sociale, la messa in pratica dei valori umani come la verità e la rettitudine innanzitutto, e gli altri valori umani che producono armonia e pace tra i popoli.

    Solo se la storia, la letteratura, l’istruzione e l’educazione riescano a trasmettere in modo chiaro cosa deve intendersi per civiltà e giustizia sociale, può darsi che si riesca a stimolare la coscienza degli individui e formare il carattere virtuoso e nobile degli esseri umani e della cultura di una nazione.

    L’essere umano non deve fermarsi all’indignazione davanti all’ingiustizia sociale che scuote i sentimenti nobili dell’animo. L’indignazione deve stimolare l’intelletto e la propria ragione per sviluppare un’azione politica ed educativa che neutralizza gli effetti che producono inciviltà e ingiustizia sociale. Un settore che potrebbe contribuire alla civiltà e alla giustizia sociale sicuramente è quello dell’istruzione, sia infantile che di secondo grado, ove si forma il carattere dell’individuo, cioè non spingere troppo sull’istruzione libresca, ma spingere sull’educazione dell’alunno, sui valori della vita, la verità, la rettitudine, l’onestà, la solidarietà, l’importanza della società, sul coraggio di opporsi alla prepotenza e all’avidità di chi governa, sull’accoglienza, sulla pace tra i popoli, sul rispetto delle nazioni altrui, sul rispetto del colore della pelle, ecc.

    Tener presente che la civiltà di una nazione è strettamente legata al progresso morale e intellettivo delle persone. Qualunque mole di sviluppo in campo scientifico, economico e sociale non servirà a molto senza la trasformazione mentale.

    Gli intellettuali e gli storici hanno scritto fiumi di inchiostro sull’ingiustizia sociale, ma oggi è il tempo di andare oltre gli scandali. La civiltà si costruisce promuovendo proposte concrete, oggi è il tempo che gli intellettuali e gli storici si facciano promotori o sostenitori di nuove teorie che promuovono civiltà e armonia sociale, oggi è il tempo delle proposte che assicurino una più equa redistribuzione della ricchezza che si produce, smetterla con le proteste, essere propositivi non vittime. Oggi è il tempo di organizzarsi politicamente per fare proposte di legge che rimuovono le cause che hanno alimentato egoismo, avidità, violenza, prepotenza ecc.

    Le cause dell’inciviltà e dell’ingiustizia sociale sono il prodotto dell’egoismo e dell’avidità umana, che attraverso la politica hanno reso legale ciò che è ingiusto e immorale. Per cui bisogna cambiare modo di fare politica e riformare quelle leggi immorali che tutelano egoismo, avidità e privilegi. Si tratta di formulare un nuovo modo di fare politica che assicuri i diritti inalienabili della vita a tutti e un maggiore rispetto dell’essere umano, indipendentemente dal sesso e dal lavoro che svolge, perché ogni essere umano ha una propria dignità che va salvaguardata e rispettata. È necessario che la politica si fondi su principi nobili attinenti ai problemi reali della vita. La politica deve abbandonare i principi ideologici e astratti pieni di retorica che sono il pane quotidiano per nutrire i demagoghi, gli intriganti e gli ipocriti.

    Il potere legislativo attraverso le leggi può creare civiltà, equilibrio e armonia sociale. La politica può promuovere nuove idee di solidarietà, di cooperazione e di bene comune, ed eliminare le cause che producono inciviltà e ingiustizia, tenendo presente che in tutti i paesi del mondo i rapporti economici sono regolati dalle leggi e mai dall’arbitrio del singolo, per cui l’eccessiva ricchezza che si è concentrata nelle mani di poche persone avide ed insaziabili è dovuta alla complicità degli uomini politici che mediante le leggi hanno consentito di accentrare nelle mani di costoro ciò che è indispensabile alla vita degli altri e non hanno saputo equilibrare la ricchezza prodotta.

    L’inciviltà e l’ingiustizia sociale sono strettamente collegati alla cattiva gestione politica, al cattivo uso che si fa del denaro pubblico, alla corruzione nei vari settori della pubblica amministrazione, al cattivo uso che si fa del prestigioso titolo accademico conseguito che si mette davanti al nome che conferisce uno status sociale che si rispetta e ci si dimentica del valore umano, della dignità e dei bisogni altrui.

    Tutto dipende dalla politica, se amiamo il prossimo, produciamo leggi e teorie giustificative che promuovono armonia e giustizia sociale, se prevale l’egoismo, promuoviamo teorie e leggi che tutelano solo i nostri interessi. Tutto dipende da noi, non diamo la colpa sempre agli altri, ognuno dovrebbe dire: io cosa sto facendo per creare una SOCIETÀ PIÙ CIVILE E PIÙ GIUSTA?

    La forza vitale di un’organizzazione politica deve essere incisa nei principi di civiltà e di giustizia sociale attinenti ai problemi concreti, che abbiano affinità con la sicurezza, con il benessere e con il rispetto della dignità e della libertà della persona. Al contrario, invece, la politica senza principi morali, di civiltà e di giustizia sociale, dà spazio agli opportunisti, agli affaristi e ai bugiardi che si servono della politica per legittimare il loro potere e per gestire al meglio i propri affari immorali in modo del tutto legale.

    Danaro pubblico

    Cosa sono i soldi? Il danaro è un mezzo convenzionale di scambio commerciale, industriale e lavorativo riconosciuto dallo Stato, che ne garantisce la legalità.

    Gestire in modo corretto il denaro pubblico diventa fonte di benessere e di armonia sociale. Attualmente il denaro pubblico non è gestito correttamente, in quanto ci sono sprechi, abusi e privilegi da parte dei politici, dei governanti e degli alti funzionari pubblici, sia a livello locale che a livello nazionale. Inoltre, i politici italiani hanno ceduto la titolarità della moneta alle banche private svuotando lo Stato della sua sovranità e hanno impoverito e indebitato fortemente la popolazione italiana. Lo Stato deve riacquistare la titolarità dell’emissione monetaria.

    Il denaro pubblico è lo strumento che hanno a disposizione i governanti per creare infrastrutture, servizi, cultura, ricerca scientifica, lavoro, messa in sicurezza del territorio ecc. Tutto ciò che serve per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Pertanto, la titolarità dell’emissione monetaria deve essere dello Stato sovrano e non delle banche private. Chi dà legalità alla moneta circolante è lo Stato sovrano non le banche!

    Il discorso sul denaro è sostanzialmente il seguente: chi controlla l’emissione monetaria controlla l’economia, chi controlla l’economia controlla il mercato, chi controlla il mercato comanda veramente. Tutto il resto sono parole accompagnate dai se e dai ma per difendere gli attuali sfruttatori. Pertanto, la produzione della moneta di uno Stato sovrano non può dipendere dalle banche private. È inutile dire che sono istituti di diritto pubblico, che le banche centrali sono regolate dalle leggi ecc. Il denaro deve essere stampato dallo Stato sovrano, altrimenti che stato sovrano è? Se lo Stato non è in grado di gestire la produzione del denaro e l’economia del paese e distribuirlo in modo equilibrato, secondo le capacità e i meriti, che STATO sovrano è?

    Attualmente, la moneta viene emessa dalla Banca Centrale Europea a debito, cioè gli Stati se vogliono spendere soldi per fare opere pubbliche o per produrre servizi sociali, devono letteralmente comprarla dalla B.C.E., pagandola euro su euro con debito pubblico, cioè con l’emissione di titoli di Stato.

    Le Banche Centrali che un tempo erano dello Stato sovrano tramite la ZECCA stampavano moneta, tenuto conto dei precisi indicatori economici, oggi sono società per azioni partecipate da istituti di credito privati: INTESA SAN PAOLO, UNICREDIT, GENERALI ecc.

    Ad esempio, se lo Stato Italiano ha bisogno di 100 miliardi di euro per fare opere pubbliche o per far fronte a una calamità naturale (ad esempio terremoti, alluvioni o altro) lo Stato o aumenta le tasse o deve indebitarsi di 100 miliardi più gli interessi con la B.C.E. che crea quella moneta dal nulla; quindi, in queste condizioni, il debito pubblico va alle stelle anno dopo anno e la Banca Centrale incassa cifre inimmaginabili per non aver fatto sostanzialmente niente, cioè stampato pezzi di carta (BANCONOTE) o premuto tasti su computer (moneta elettronica). Gli sprovveduti cittadini alla fine devono ripianare quell’insensato debito-truffa con le tasse, in maniera sempre crescente: sarebbe questo l’affare del millennio? Anzi la truffa del millennio? Che comunemente viene chiamato signoraggio in eterno.

    Questo, allo stato delle cose è un vero e proprio accordo, tra gli attuali politici che governano e i banchieri per sfruttare il popolo, con la complicità di giornalisti ben istruiti e accademici venduti, i quali, distorcendo la sostanza dei fatti, con abile maestria nello sviluppare teorie che mistificano la sostanza, sviano l’opinione pubblica dalla verità mediante convegni e pubblicazioni a mezzo stampa, in modo che non si possa distinguere il vero dal falso.

    Se lo Stato con tutti i professionisti dell’economia che ha nei vari ministeri non è in grado di gestire la produzione del denaro e l’economia del Paese, e di distribuirlo in modo equilibrato, secondo le capacità e i meriti, che Stato è? A che servono i politici e i governanti se non sanno governare con equità e giustizia?

    Alla base della politica dei progressisti, che è in contrapposizione a questo sistema lobbistico oligarchico fondato sulla menzogna e sull’avidità, vi è la necessità di ritornare alla politica reale, in cui lo Stato è sovrano e potrà stampare la moneta al momento del bisogno e di ritirarla quando ce n’è troppa. Non creare più debito pubblico attraverso i titoli di Stato. Se coloro che governano non sono in grado di gestire il danaro pubblico e l’economia del Paese, e di distribuirlo in modo equilibrato, secondo le capacità e i meriti, è meglio che se ne tornino a casa e la smettano di fare politica, perché provocano la rovina degli Stati e la miseria dei popoli.

    Le banche private sono aziende che svolgono un servizio sociale a scopo di lucro, come lo svolgono tante altre aziende private, punto e basta. Se un’azienda che produce biciclette fallisce perché non fornisce un buon prodotto e con un prezzo giusto, lo Stato ne prende atto e basta. Mentre se una banca non svolge con diligenza il suo lavoro e va in difficoltà per scarsa liquidità, lo Stato mette le tasse per rifinanziare la banca. Le banche sono aziende private, quando fanno buoni investimenti ricevono buoni profitti come succede con tutte le aziende, mentre se svolgono male il loro lavoro devono fallire come falliscono tutte le altre aziende.

    Debito pubblico

    Per eliminare il debito pubblico bisogna eliminare la causa che lo ha creato, non servono grandi discorsi sugli effetti devastanti che ha prodotto. La politica lo ha creato e la politica lo può e lo deve togliere.

    La scelta politica di formare il debito pubblico con emissioni di titoli di Stato che fruttano interessi ai compratori per costruire infrastrutture e fornire servizi sociali ai cittadini è fondata su principi ipocriti, perché è frutto di scaltrezza scaturita da menti egoistiche e speculatrici, i quali hanno sviluppato concetti che fanno apparire giustificato il parassitismo che si è creato sulle spalle dei cittadini meno abbienti.

    Tutta la cultura economica

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