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Proposta Ecosocialista
Proposta Ecosocialista
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E-book444 pagine6 ore

Proposta Ecosocialista

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Info su questo ebook

A tutti coloro che vogliono un mondo migliore…

Siamo al bivio; se si continua su questa strada, si sa, noi si va verso il baratro.

È ora che si faccia una proposta veramente alternativa al sistema capital corporativista che ci ha portati qui e che persino vuole imporre il fascismo come prospettiva per i nostri figli.

È ora che la Sinistra riscopra il suo sogno, quello di un mondo migliore, equo e rispettoso di tutti e dell'ambiente, basato su valori veri e cominci a riproporlo come alternativa credibile.

È ora che la Sinistra si svegli, riscopra i suoi valori, e cominci a parlare veramente di alternative.

Ed è per questo che ho scritto Proposta Ecosocialista, per condividere idee, valori e proposte concrete che possano fare una differenza reale.

In questo libro si parla di un mondo che esiste, anzi, che sta crescendo in tutto il mondo, ma non è rappresentato. Tante idee in questo libro stanno ormai girando da anni "underground", ed è ora che vengano discusse alla luce del Sole.

Qui troverai:

  • I valori della Sinistra che si devono riscoprire, dalla Giustizia alla Pace, dalla Democrazia all'eguaglianza, dal rispetto per l'ambiente all'antifascismo
  • Una chiara analisi delle responsabilità del sistema capital corporativista e delle sue tecniche di condizionamento e controllo
  • Come ormai si usino concetti ormai falsati e falsi,tanti in uso comune, e come vadano corretti,  da "populismo" ad "anarchia", passando per chiarimenti sul significato di "Democrazia" e "Giustizia"
  • Quali sono le tecniche mediatiche ed economiche usate dal sistema capital corporativista per mantenere la sua egemonia, e come affrontarle efficacemente
  • Un metodo dettagliato per ottenere un cambiamento tramite una rivoluzione gentile, non violenta ma profonda
  • Come realizzare una società equa tramite un'economia di tipo ecosocialista

Ma troverai anche discorsi su comunità intenzionali, eco villaggi, cooperative, agricoltura biologica (biodinamica ecc.), come diventare autosufficienti energeticamente (incluso con energia libera), come cambiare il mondo del lavoro, dell'educazione e della pensione

Insomma, questa è una proposta per cambiamenti sociali, ambientali, culturali ed economici profondi, perché solo con cambiamenti profondi e radicali potremo lasciare almeno la speranza di un mondo migliore a chi vivrà su questo bellissimo pianeta dopo di noi.

LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2019
ISBN9781393586012
Proposta Ecosocialista

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    Anteprima del libro

    Proposta Ecosocialista - Adriano Bulla

    Adriano Bulla

    2019

    ©Copyrights Adriano Bulla, 2019

    Non solo è consentita la copia e diffusione di questo libro gratuitamente, ma è anche incoraggiata.

    A tutti coloro che vogliono costruire un mondo migliore

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    SOMMARIO

    Prefazione

    L’Etica

    La sinistra e i suoi valori

    Il Socialismo

    L’ecosocialismo

    La necessità di cambiare il sistema

    Parassitismo e simbiosi

    Cambiare il paradigma

    Il rapporto come fondamento dell’ecosocialismo

    Scarsità ed abbondanza

    Ecosocialismi

    Il cambiamento profondo con l’ecosocialismo

    Scenari ecosocialisti

    Alcuni concetti da chiarire

    Il pensiero anarchico

    La Giustizia

    Giustizia e burocrazia

    Popolo e stato e società

    Condizionamento, doublespeak ed i media

    Sinistra e destra, alto e basso

    Democrazia e Democrazia Diretta

    Populismo e demagogia

    Materialismo, laicismo e spiritualità

    Il libero mercato

    L’immunità parlamentare

    Il fascismo e la sua soluzione

    Il nostro rapporto colla Natura

    Il metodo

    Il no assoluto ad una rivoluzione violenta

    La rivoluzione gentile

    La promozione delle comunità intenzionali

    Il sogno ecosocialista

    La riforma economica

    La via della Giustizia

    La via della ragione

    La via dell’umorismo

    La via dell’arte

    La via della cultura

    La via della scienza

    La via dell’educazione

    La via della collaborazione e della Pace

    La via del Risveglio

    La liberazione dei media dal giogo della plutocrazia

    Conclusione

    Temi ecosocialisti

    L’acqua

    L’energia

    Il lavoro

    Il pensionamento

    L’agricoltura

    Le periferie

    La via del futuro

    Prefazione

    Questo pamphlet, o opuscolo, è, come dice il titolo, una proposta. Non si tratta di un manifesto, né di un programma per la fondazione di un partito o di un movimento politico.

    Il suo unico scopo è di condividere idee propositive che ho sviluppato durante gli ultimi anni.

    Come ogni proposta degna di questo nome, è aperta a critiche costruttive e miglioramenti. Se la lettrice o il lettore trovasse le idee e le metodologie qui esposte interessanti, lei o lui è calorosamente invitata/o, magari dopo aver fatto una scelta di ciò che ritenga consono alla propria ideologia, ed alle proprie convinzioni personali, a personalizzare e sviluppare le proposte che qui intendo condividere.

    D’altronde sarebbe ridicolo che una proposta di natura socialista pretendesse di imporre un dogma o un pacchetto di idee da recepire in toto ed indiscriminatamente; il socialismo, infatti, è per sua natura una forma di pensiero che deve nascere e crescere dal basso, idioma che forse andrebbe rivisto e sostituito dall’avverbio collettivamente, poiché esso stesso presuppone una gerarchia sociale, concetto alieno ad ogni forma di socialismo. In parole povere, noi non dobbiamo sentirci inferiori ad altri Umani, poiché, come recita l’Art 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Tutti gli esseri umani nascono eguali in dignità e diritto.

    Approfondendo questo concetto, anche il pensiero ecologista (molto più apprezzato a sinistra che a destra) si addice ad una interpretazione egalitaria di coloro che partecipano alla nostra esperienza su questo stupendo ma sfortunato pianeta, anche se di specie diverse alla nostra.

    È quindi essenziale che una proposta ecosocialista si auguri solo di stimolare idee, di innescare un circolo virtuoso, di accendere un dibattito approfondito ed aperto, ma non possa, per sua stessa natura, dettare idee dogmatiche.

    Ed è anche in relazione a questo atteggiamento che si può leggere il fallimento di tanti cosiddetti esperimenti di socialismo reale, spesso dogmatici, spessissimo imposti dall’alto e troppo obbedienti al pensiero marxista per essere fondamentalmente ed onestamente collettivi.

    Ritorneremo su questi punti più avanti nel nostro discorso, ma come primo appunto si noti che questo libretto non aspira a grandi proclami a cui tutti debbano credere e ancor meno obbedire, ma sia solo un tentativo di riaccendere un grande discorso abbandonato da molti per motivi più storici che filosofici e persino occultato dal volere del capitalismo e corporativismo imperante nel mondo d’oggi.

    Le idee crescono nel e col dialogo; qualora esse siano costrette nella limitatezza della mente individuale l’esperienza insegna che non solo esse fanno fatica ad evolversi e attualizzarsi, ma che spessissimo anche idee di natura buone si trasformano in concetti inflessibili ed oltranzisti (la natura stessa dell’isolamento favorisce tale evoluzione, come dimostrano le bolle mediatiche, per esempio su Facebook ed altri social media, dove il pensiero acritico del fascismo trova terreno fertile nell’isolamento di chi le riceve) che a detta di alcuni, a volte, arrivano persino ad apparire più consoni all’indole dell’estrema destra che della sinistra.

    Leggete quindi questo testo come un tavolo di discussione, con idee e proposte da condividere, criticare e sviluppare con amici e parenti. Alla fine, il socialismo, ed ancor più l’ecosocialismo, non possono che essere forme di generosità e condivisione, e la generosità va praticata nel quotidiano.

    P.S. le idee qui esposte non sono necessariamente mie e non sono mie; non sono necessariamente mie perché tante sono raccolte da altre fonti, e non sono mie perché le idee non appartengono a chi vengono, ma quelle buone devono essere condivise, solo così potranno trovare la strada verso la loro realizzazione. Siamo realizzatori di idee, non proprietari.

    L’Etica

    Come ho già detto, questo scritto non pretende di imporre idee. Ciò nonostante, è a parer mio palese che un concetto politico, ed ancor più uno di filosofia politica come quello che sto andando a condividere in queste pagine debba partire dall’Etica.

    Che un gruppo di persone con pensiero politico o ideologia simile condivida anche i principi etico-morali che sottendono a tale pensiero è non solo normale, ma necessario per la sopravvivenza stessa di tale pensiero.

    Qui, forse bisogna però fare una distinzione, se ancor grossolana, tra il concetto base di Etica e di Morale.

    Mentre la morale ci viene dal latino mores, con cui gli Antichi Romani designavano le tradizioni di comportamento della loro cultura, Etica deriva dal Greco ethos, che originariamente aveva un significato di luogo abituale; ed è proprio qui, alla sua fonte che l’Etica, in termini generali, si distingue dalla morale. L’Etica ha in sé un’attenzione ai limiti e confini accettabili nei rapporti sociali. La morale, invece, è più una questione di abitudini e tradizioni personali.

    Riducendo questi due termini ai loro minimi denominatori, la morale è una questione di condotta personale, mentre l’Etica è una serie di regole base che permettano la giustizia sociale e la sua realizzazione nelle relazioni interpersonali e sociali. La morale è quindi un discorso colla propria coscienza mentre l’etica è una legge del comportamento sociale.

    In parole povere, andare a messa è una questione morale, poiché non ha impatto percepibile sul prossimo; non ferire alcuno invece è una questione etica poiché presenta una scelta che ha conseguenze su altre persone.

    Il socialismo non può prescindere da concetti base dell’Etica. Ed il più elementare, fondamentale ed indiscusso tra tutti i concetti dell’Etica è la cosiddetta Regola D’Oro, forse l’unica regola veramente necessaria in ogni rapporto sociale: non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Questo è lo stesso fondamento di per cui il fascismo è un crimine etico, ancor prima che legale. Ed è ovvio che il socialismo, e più ampiamente l’ecosocialismo, debbano farsi paladini di questa regola indiscussa dell’Etica.

    E come si potrebbe tradurre questa regola in termini pratici? Semplicemente, ciò che una persona fa a e con se stessa non è affare della società (e qui si include lo stato); ma laddove l’azione di una persona abbia impatto (in particolar modo negativo) sul prossimo, allora la società ha dovere di essere arbitro imparziale per garantire il diritto di ogni persona.

    Ed è qui che l’Etica, con un semplice passo, un corollario evidente, divide il ruolo tra società ed individuo: esistono aree ben definite dai confini di diritto tra l’uno e l’altro.

    Purtroppo in moltissimi casi del cosiddetto socialismo reale questa linea di confine è stata attraversata; ed in ogni caso in cui ciò è successo, lo stato è chiaramente colpevole di un errore etico verso l’individuo. Basti pensare all’ingerenza dell’URSS nella vita dei cittadini. Ed è così, purtroppo, dimenticandosi di uno dei suoi principi fondamentali, che il comunismo si è guadagnato – a ragione – l’epiteto non lusinghiero di statalismo.

    L’ecosocialismo, a mio avviso, non dovrebbe mai dimenticare che lo stato semplicemente non ha diritto di intervenire in scelte personali, a meno che queste abbiano effetti negativi su altre persone. E qui ci si può domandare quale diritto abbia uno stato di intervenire su scelte che non hanno alcun impatto su altre persone come fumare uno spinello. È un’ingerenza dello stato nella vita privata di un cittadino. Lo stato semplicemente non ne ha diritto. Certo, c’è chi propone il falso argomento che comprando marijuana o hascisc si alimenti la mafia. Beh, allora chi se la cresce non rientrerebbe in questo discorso, ed invece è letteralmente perseguitato (perseguire significa punire senza diritto). È comunque, si alimenta la mafia solo per volere dello stato stesso, che vieta la vendita o distribuzione legale di tali prodotti naturali, ed è quindi lo stato colpevole di alimentare la mafia, non il cittadino che voglia semplicemente fare una scelta privata che poi viene limitata dallo stato stesso. Né vale la scusa facilmente smontabile che lo stato debba tutelare la salute dei cittadini; intanto, tutelare non significa imporre, poi se veramente esso avesse il diritto di imporla, avrebbe anche il dovere di eliminare tutte quelle fonti di malattia (dall’inquinamento allo stress) che non solo sono più deleterie di una canna, ma non sono nemmeno volute dai cittadini e si impongono alla popolazione suo malgrado, a differenza di quello che accade quando ci si accende uno spinello, si mangia un funghetto ecc.

    L’Etica, in fondo, è abbastanza semplice da capire se si parte da concetto sani e certamente è una scienza assolutamente razionale, come la matematica.

    La sinistra e i suoi valori

    Chi dice che non esistono più destra e sinistra mente e spesso sa di mentire. Se è vero che in Italia la sinistra è mal rappresentata in Parlamento, ciò non toglie che la sinistra sia viva e fiorente. Si chieda a chiunque sia onestamente di sinistra e ci si accorgerà che i valori sociali, morali e politici della sinistra sono chiari, solidi, io direi indiscutibili e, quel che conta per un’analisi corretta della salute della sinistra, molto condivisi e condivisibili. Certo, nel nostro paese si è fatto di tutto per escludere la prospettiva della sinistra dalla rappresentanza democratica, che quindi tanto democratica non può essere. Tanto per cominciare, lo sbarramento elettorale ha penalizzato la sinistra, di natura pluralista, che ha visto partiti anche storici scomparire dal radar politico. Ma se questo difetto del nostro sistema nasconde la sinistra e le previene di far sentire la sua voce nella più alta istituzione dello stato, ciò non vuol dire che la sinistra sia sparita. È il solito gioco di truccare i dati per poi trarne la conclusione comoda a chi li ha truccati.

    È anche vero che, storicamente, quando il discorso politico si sposta a destra, l’elettorato di sinistra tende a non votare. A sinistra si fa fatica a votare sulla base di discorsi incentrati sulla paura, il discorso chiave della destra; a sinistra si vota quando chi chiede la nostra rappresentanza offre soluzioni e visioni migliorative della società e dell’economia. C’è un detto nel mondo anglosassone che casca a fagiolo: la destra vince mettendo paura, per la sinistra, vincere è più difficile perché deve proporre un sogno, un mondo migliore. Certo, incutere paura con crisi spesso orchestrate a tavolino e gonfiate a sproposito dai mezzi di comunicazione di massa è facile. Qui in Italia sono stati i migranti che fuggono da guerre e situazioni orribili sostenute dai nostri stessi governi (fu la Lega a presentare e votare con FI in Parlamento il bombardamento della Libia, che si sapeva avrebbe causato profughi, ad esempio); in Gran Bretagna sono i migranti europei, negli USA quelli dal Messico. Gli attori cambiano, ma il copione è esattamente lo stesso che recitava Hitler sugli ebrei; le colpe di tutti i problemi vanno ad un gruppo di persone che vengono demonizzate per incutere paura e proporre l’uomo forte e false soluzioni antidemocratiche. Ed è questo stratagemma che è alla base del e definisce il fascismo.

    Non solo, ma in Italia abbiamo avuto un ventennio berlusconiano dove il discorso demagogico e la de responsabilizzazione dei politici sono stati normalizzati e, nel frattempo, la voce vera della sinistra, quella che propone soluzioni a volte complesse, ma sempre democratiche ed umane, è stata sopraffatta dalle strilla demagogiche del neofascismo amplificate da social media e poi ancor più da giornali e televisione complici della deriva antidemocratica del nostro paese.

    Ma la sinistra è solo andata underground non è sparita quando si è vista rubare il diritto di avere la propria pluralità e diversità di idee rappresentate in Parlamento, generando disaffezione verso le forze parlamentari. Quello che non ci si deve mai dimenticare è che il 4 maggio 2018 ben diciotto milioni di italiani circa non andarono a votare, un milione e mezzo in più di quelli che votarono per il governo che ne seguì. Questa cifra rappresenta circa il 34% degli aventi diritto, la vera maggioranza silenziosa, e tutti gli indicatori ci dicono che la stragrande maggioranza dei non votanti siano di sinistra.

    Ma ancora non abbiamo detto cosa significhi essere di sinistra. Per me essere di destra o sinistra, come dicevo, non significa semplicemente votare per un partito che si dichiari dell’una o dell’altra parte: si tratta di ideologie, stili di vita, e scelte morali opposte. Essere di sinistra significa voler dare, voler condividere, volere il bene del prossimo e saper anche rinunciare ai propri privilegi per il bene comune ed altrui. È un modo di pensare e di agire, un modo di vivere l’esperienza nel rispetto ed amore del prossimo e della comunità. Questa è per me l’indole naturale dell’essere umano. La propensione, invece, secondo me non naturale, ma dovuta a condizionamento sociale, della persona di destra è di portare acqua al proprio mulino, di mettere se stessi prima degli altri e pensare in primo luogo ai propri interessi, e se questo lo si fa anche a discapito di altri, allora si è di estrema destra. Il passo è breve ed è stato incoraggiato da una retorica demagogica impressionante e credo fermamente studiata a tavolino.

    Ma quali sono i valori della sinistra? Ovviamente sono tanti, ed ogni individuo avrà valori personali, ma si possono chiaramente rintracciare e riscoprire quei valori che uniscono tutto il popolo di sinistra. Ne farò un elenco, ed ovviamente la lettrice o il lettore sono liberi di aggiungere i propri, ma credo che quelli che seguono siano i valori più comuni e condivisi da tutti noi; per chi non abbia bisogno di tale riepilogo, chiedo scusa, questo testo vuole essere il più aperto possibile anche a chi si affacci da percorsi diversi, e consiglio magari di dare un’occhiata e passare al prossimo:

    I Diritti Umani; la sinistra crede fermamente che tutte le persone abbiano pari diritti, senza alcuna distinzione. Questo, oltre che sul suolo italiano, vale per tutte le persone del mondo intero. A sinistra non si crede nella superiorità di una persona sull’altra; non si crede che il miliardario statunitense abbia alcun valore umano che lo renda superiore al bambino che soffre di fame in Malawi. Tutte le persone di tutto il mondo sono eguali, hanno pari diritti, e questo non è solo un ideale, ma un obiettivo da raggiungere al più presto, ed il fatto che la società ed il sistema dominante non lo rendano possibile al momento non è né giustificazione della correttezza di questa situazione ingiusta né tanto meno una giustificazione della superiorità di chi sostiene e promuove questo sistema capitalista e corporativista, anzi, caso mai è un’accusa che il sistema dominante dovrà accettare e da cui si dovrà difendere davanti a tutte, ma proprio tutte le persone di questo pianeta. È un’ingiustizia talmente enorme che ne dovranno rispondere a tutti, ma proprio tutti.

    E se al momento appare difficile cambiare l’assetto geopolitico del pianeta, ciò non significa che non sia possibile.

    La Giustizia; la Giustizia è un argomento così importante che le dedicherò di cuore un capitolo a sé. Ma ora vorrei dire una cosa sola che ribadirò spesso: chi non crede nella Giustizia non può più credere a niente, neanche a Dio. È un valore così fondamentale che si esprime nei rapporti umani, anche familiari come in quelli sociali, di cui lo stato deve occuparsi, ed è l’unico valore su cui si possono fondare le leggi. Una legge ingiusta non ha autorità alcuna. Allo stesso modo inviterei i lettori a considerare il concetto di Giustizia applicato anche all’ambiente ed al pianeta e tutti i suoi abitanti, umani o no. Ne parleremo ovviamente più a fondo quando parleremo di ecosocialismo nel dettaglio.

    La Libertà; anche la Libertà è un valore così basilare della sinistra che ne parleremo a lungo in questo libretto. Ovviamente, la Libertà personale finisce laddove comincia quella del prossimo. Questo è un concetto così basilare che persino un bambino delle elementari lo capisce. Mi domando solo come si possa, nel ventunesimo secolo, vivere in un mondo dove questo concetto non sia ancora applicato, non solo, dove sia spesso calpestato come conseguenza del sistema dominante senza che tale sistema venga responsabilizzato per ciò. Ma avremo modo di approfondire. Certamente come essa è concepita a sinistra è totalmente diverso dallo pseudovalore spesso promosso a destra per cui si possa nuocere ad altri senza prendersene le responsabilità, che spesso si traduce nel poter danneggiare chi si trovi in una situazione meno avvantaggiata.

    La Pace; l’Italia ripudia la guerra, e questo è uno dei valori fondamentali della Resistenza che la sinistra ha fatto propri. La sinistra si è sempre presentata in piazza contro le guerre imperialiste e dobbiamo farlo – o continuare a farlo – con coerenza. Nessuna guerra deve essere accettata. Dal mio punto di vista neanche le guerre che si potrebbero definire metaforiche, inclusa la guerra al capitalismo, che non si può vincere se è guerra, ma che io vedo come una partita di idee e dove penso che il capitalismo sia sotto scacco matto. Ed è lì che dobbiamo spostare il discorso; solo con un vero dibattito fondato sui fatti vedremo il sistema dominante crollare. Ne parleremo ancora in questo pamphlet, ma ovviamente, bisogna cominciare a costruire le condizioni geopolitiche che rendano possibile la Pace. Non basta lasciar fare alle multinazionali e ai loro pupazzi politici i loro comodi per anni per poi indignarsi quando, dopo aver creato conflitti economico-sociali che giovano solo a loro, decidono di far scoppiare una guerra per trarne ulteriore profitto. Tutto va rivisto, dall’esportazione di armi alla diplomazia della comunità internazionale dove nascano conflitti di interesse tra nazioni, Popoli o tra un Popolo e i suoi dirigenti. La guerra va prevenuta come un cancro politico e sociale. La guerra porta profitti enormi a certi settori dell’economia corporativista, non ultimo il settore petrolifero. Sapete che quando gli USA entrano in guerra il consumo di petrolio mondiale cresce del 40% solo per alimentare la sua marina militare? E chi è così ingenuo da credere che i petrolieri non seguano i propri interessi? Ma la Pace è molto di più che l’assenza di guerra; la pace è uno stato del mondo in cui l’Amore può espandersi, la Pace è il terreno fertile per la sinergia delle culture, la Pace è la conditio sine qua non (condizione necessaria) che permette che le migrazioni siano moderate e gestibili; si potrebbero scrivere libri sulle conseguenze positive della Pace, e, quando si parla di ecosocialismo, la Pace è sia valore che necessità per costruire un mondo basato su una economia diversa.

    La Democrazia; la Democrazia non è solo un modus vivendi, ma un valore vero e proprio. Vero, trattasi di concetto astratto e realizzabile in molti modi diversi. Vero anche che non è solo un valore della sinistra; esso è in fatti condiviso anche dal centristi e da persone di destra. E non è (stato) necessariamente sempre condiviso da tutti a sinistra. Ad esempio, venendo orgogliosamente ma criticamente  da un passato vicino ed a sinistra del PCI, io ricordo che in gioventù ci fu chi a sinistra credeva nella dittatura del proletariato, concetto che sin da adolescente non mi convinse. Nessuna dittatura deve essere accettata nel nostro paese, né favorita in altri, sia essa del corporativismo o del proletariato. La Democrazia è condivisione equa del potere (parola che non mi piace e vedremo perché in seguito), o meglio della gestione della res publica, ma è anche mettere tale gestione al servizio dei cittadini e residenti e dell’ambiente stesso, guardando avanti a concetti ecosocialisti.

    Parleremo ancora di Democrazia, ovviamente, ma per ora inviterei chi legge a pensare profondamente al significato di questa parola, che non può realizzarsi solo, come urlano ed hanno urlato recentemente certi nell’estrema destra, in un generico voto; votare non è di per sé Democrazia, argomento che approfondiremo.

    La Nonviolenza; sappiamo bene che nel passato, anche del nostro paese, forze di sinistra hanno usato violenza per – esattamente non capisco quale fosse il principio per cui una bomba potesse diffondere un’idea, caso mai il contrario... Comunque, non è mai funzionato, e non solo, non credo che la violenza possa essere mai contemplata se si parte dai Diritti Umani, ed il diritto alla vita e alla salute di tutti, anche dei propri avversari politici. Quindi, penso che la sinistra debba per forza adottare la Nonviolenza come valore fondamentale. Ne parleremo ancora, discutendo come si possa avere una rivoluzione gentile, l’unico modo secondo me per cambiare il mondo in meglio, e come la Nonviolenza significhi ancor di più e sia ancor più efficace come metodo di cambiamento di quello che la maggioranza delle persone pensi.

    La giustizia sociale; la convinzione che la società esista come arbitro imparziale dei rapporti sociali e come agevolatrice delle opportunità di ogni individuo è un concetto fondamentale della sinistra. È inutile che mi si dica che il figlio di un miliardario abbia le stesse opportunità del figlio di un operaio. È una menzogna palese e spudorata. Ed è qui che la giustizia sociale, spesso nominata da politici vari, sembra una presa in giro.

    Permettetemi una praeteritio; vorrei forse dire che un genitore, avendo lavorato e risparmiato tutta la vita, non possa aiutare i propri figli e le proprie figlie nella vita? Certamente no; questo succede e succedeva in quei paesi dove il capitalismo di stato, anche detto impropriamente socialismo reale o comunismo ha imperato. Ma come si fa, allora, a raggiungere uno stato di giustizia sociale senza un livellamento (sociale ed economico) delle persone?

    Il segreto vero è nel cambiare il discorso (dominante) di scarsità in uno (represso) di abbondanza; ne parleremo in un capitolo a parte, ma a mio parere il discorso dell’abbondanza deve diventare centrale nel pensiero di sinistra. Vedremo come.

    Ovviamente, si possono stabilire limiti (come si fa nei Paesi Scandinavi) alla disparità sociale, e già quello sarebbe un passo fondamentale. Che esistano persone che stentano a vivere dignitosamente (o persino a vivere) mentre altri possano avere non solo tutto ciò di cui hanno bisogno, ma tutto ciò che vogliono, e che possano accantonare miliardi in conti correnti in paradisi fiscali è una palese ingiustizia sociale. La storiella che loro se li sono ‘meritati’ questi soldi non regge. Non penso che Rockefeller o Lord Rothschild abbiano lavorato miliardi (o migliaia di miliardi) di ore in più di un contadino medio per meritare una tale fortuna. Non se li sono guadagnati; li hanno rubati sfruttando il prossimo, usando le loro posizioni agevolate per avvantaggiarsi e causare ingiustizia sociale e persino morte e guerre. Mi spiace, questo non vuol dire meritarsi la propria ricchezza, discorso vittoriano ed insostenibile nel ventunesimo secolo.

    Ovviamente la si può ottenere giustizia sociale tramite un’educazione veramente equa. Diciamo le cose come stanno: è ridicolo pensare che la figlia di un operaio o contadino che stenta a tirare fine mese possa andare all’università. Invece, quel diritto lo dovrebbe avere anche il senzatetto. Mentre succede spesso che figli/e di industriali abbienti possano pagarsi la retta di università famose anche all’estero, anzi, esiste un vero e proprio mercato basato su questi giovani abbienti. E fidatevi, è molto più difficile bocciare uno studente che paga anche 50,000 dollari all’anno che uno che non paga la retta. Ci ho lavorato in quell’ambiente...

    Esistono poi altri ostacoli che devono essere eliminati; in Italia è quasi impossibile mettersi in proprio a meno che non si abbia un bel gruzzoletto da parte. La figlia di un’infermiera è ben improbabile che possa farcela. E pensare che Gaddafi dava prestiti di 50.000 dollari  a interesse zero a chiunque volesse aprire un’attività in Libia e noi ci chiamiamo paese democratico e progredito e non sappiamo fare quello che faceva il dittatore di un paese che noi abbiamo bombardato? I nove miliardi per bombardarlo e fare disastri li abbiamo trovati però, abbastanza per dare un prestito simile a 180,000 persone svantaggiate che volessero mettersi in proprio. No, scusate, non un prestito, abbastanza per regalarli!

    Esistono ingiustizie palesi sul posto di lavoro. Nonostante la Direttiva Europea 2000/78 che vieta ogni discriminazione sul lavoro, in Italia, ad esempio, cercare impiego dopo i 35 anni di età (per esempio) è virtualmente inutile. In Gran Bretagna non possono nemmeno domandarti l’età al colloquio; è vietato; nel nostro paese è la seconda domanda che ti chiedono quando fai richiesta, dopo nome e cognome. È inaccettabile.

    Comunque, giustizia sociale non vuol dire livellamento, ma garantire pari opportunità, tanto per cominciare, e ciò deve essere attuato suo campo. Bisogna fare proposte concrete su come superare questo stato di ingiustizia sociale.

    Libertà di espressione; anche questo è un valore essenziale della sinistra, ed anche questo è stato travisato dall’estrema destra. Essere liberi di esprimersi non significa, ovviamente, insultare, calunniare e minacciare altre persone. La distinzione è semplice. Ma la libertà di espressione, per coloro che hanno possibilità di amplificare la loro voce e raggiungere il grande pubblico, deve anche comportare delle responsabilità. Un conto è l’individuo che vuole esprimersi, un altro è il professionista che deve diffondere informazione e sa di poter influenzare la gente. I due ruoli non si possono mettere sullo stesso piano ed è chiaro che il secondo comporti responsabilità molto più grandi. La deontologia professionale di giornalisti etc. deve essere molto rigida. Invece abbiamo visto giornalisti asserviti al potere, nonché diffusori nudi fake news. Il discorso sulla comunicazione di massa va affrontato apertamente e razionalmente. Se deve esistere una libertà di informazione (parola migliore che di stampa), non deve esistere il Far West della disinformazione in cui siamo caduti. Non solo, ma libertà di informazione significa anche libertà di essere informati, e allora si può dire che chi disinforma consciamente va contro tale libertà. Avremo modo di approfondire i temi del linguaggio e dell’informazione più avanti.

    Diritti dei lavoratori, pensionati e studenti; ovviamente ogni persona ha diritti inalienabili in quanto tale, ma chi lavora, chi è in pensione e chi studia deve avere il proprio ruolo tutelato. Ciò è necessario ancor più dallo strapotere del capitalismo e corporativismo, nonché dal progressivo indebolimento dei sindacati e altri rappresentanti dei lavoratori, pensionati, e degli studenti. Lo sciopero è un diritto inalienabile, ad esempio, perché chi ritiene che nel proprio ruolo subisca ingiustizia deve avere il sacrosanto diritto di rifiutarsi di compierlo sino a che tale ingiustizia sia corretta. Io, comunque, amplierei il concetto di lavoratore: volontari, casalinghi/e, chiunque svolga lavoro non pagato è di fatto un lavoratore / una lavoratrice e deve avere il proprio ruolo e mestiere tutelato.

    La qualità del lavoro, della retribuzione, le ore di lavoro e la sicurezza del lavoro devono essere tutelati. Invece sono spesso peggiorati negli ultimi decenni, e questo è un vero e proprio fallimento dello stato e degli stati, che hanno ceduto alle pressioni dei capitalisti invece di proteggere la qualità del lavoro e della vita della stragrande maggioranza della popolazione. Questo è un sintomo di un vero e proprio deterioramento degli standard democratici dei paesi occidentali e non solo. Se una minoranza ricca può permettersi di imporre (anche con metodi indiretti) un peggioramento delle condizioni della stragrande maggioranza meno abbiente la Democrazia stessa è in crisi, e crisi grave. La solita minaccia di fare baracca e burattini e andare altrove non solo è poco credibile, è anche debellabile facilmente. L’esempio si può prendere dalla Direttiva UE 2016/1164 che gli stati  membri dovranno recepire entro il 1° gennaio 2020; se una ditta o corporazione decide di spostare denaro, proprietà o lavoro tra uno stato membro e un altro o al di fuori dell’UE stessa dovrà prima pagare tasse sul valore spostato. E sarà forse per questo, come ormai si urla in GB negli ambienti anti Brexit, che dal 2016, da quando questa direttiva fu varata, che l’antieuropeismo ha visto fondi ingenti e grandi campagne su media con partiti di estrema destra, detti sovranisti, che spopolano con politiche demagogiche ed anti-UE ma che in realtà vogliono servire il potere delle multinazionali? Ma un’altra risposta a questa falsa minaccia la proporremo più avanti, quando guarderemo a metodi per introdurre forme di socialismo nel nostro ed altri paesi.

    La tutela ed il rispetto delle minoranze e dei più deboli e bisognosi; un altro grande valore della sinistra, ovviamente non condiviso dalla destra, che ci distingue. Infatti, si potrebbe pure arguire che una persona sia tanto più di sinistra quanto voglia porre per primi i più deboli e discriminati. La sinistra, in questo modo, sarebbe veramente una direzione ed essere di estrema sinistra non significherebbe più essere intransigenti su un dogma ideologico, ma riscrivere l’ordine delle priorità di una società affinché gli ultimi siano i primi, ovvero affinché i più bisognosi siano accuditi ed aiutati per primi. Purtroppo, gli ultimi, le minoranze emarginate, non portano voti. Ed è proprio come i filosofi della Scuola di Francoforte avevano predetto che il capitalismo si sarebbe sviluppato. Così, i grandi partiti di sinistra o sedicenti tali hanno dimenticato i poverissimi, i senzatetto, tutti coloro che non contribuiscono al loro bottino elettorale. Ma è proprio qui che l’anima della sinistra deve ricordare a tali partiti che sì, la stragrande maggioranza dei loro elettori magari non è in condizioni inumane, molti eruditi, molti professionisti con buone condizioni di vita, ma che questi elettori non pensano solo a se stessi, e mettono prima chi ha più bisogno. Se si perde questo valore, si perde l’anima stessa della sinistra.

    La retorica politica della scarsità, quel discorso capitalista di mors tua vita mea per cui tutti viviamo nella paura di perdere diritti e benessere acquisiti ha condizionato anche gente una volta profondamente di sinistra a pensare al loro orticello, timorosi di perdere il posto in banca o la cattedra al liceo ed ha spostato il discorso da sinistra a destra, dalla tutela dei più poveri alla tutela del proprio benessere, nella falsa convinzione che uno escluda l’altro. Ed invece no! Non è vero che dobbiamo essere tutti in competizione come dice il capitalismo; non è vero che se si aiuta un povero migrante a lavorare per una paga non da schiavo, se si aiuta una famiglia Rom ad aprire una bancarella dell’usato o di bigiotteria l’insegnate o l’impiegato debbano rinunciare al loro benessere. Dobbiamo ritornare a pensare che un paese più benestante nelle classi meno abbienti arricchisce tutti. Invece, il capitalismo ci propone la trickle down economy, la falsità comprovata da studi economici e matematici per cui se si arricchisco ancor più i più abbienti prima o poi qualche briciola di benessere cade giù dal tavolo per le classi medie. Non funziona, non è in grado di funzionare, ed è scientifico che non lo faccia. Mentre il contrario significa che anche il migrante potrà comprare un po’ di più arricchendo il commerciante ed il contadino, ed anche il Rom, che per giunta, con una bancarella dell’usato potrebbe far risparmiare soldi all’operaio che ancora stenta a tirare la fine del mese. Il benessere condiviso coi poveri genera benessere anche per i meno poveri.

    Esistono quindi due motivi per cui i più deboli debbano essere aiutati con priorità: uno etico, di Giustizia sociale e non solo sociale, uno economico. Ed è da stolti nonché egoisti non farlo.

    Educazione; l’educazione è cara alla sinistra. L’educazione porta emancipazione oltre che ad una crescita personale e a contributi migliori alla società. È chiaro che a sinistra si tenga l’educazione di tutti come valore da condividere. A destra, invece, l’educazione è vista come modo per arricchirsi personalmente in alcuni ceti, mentre in altri è vista come inutile, perché tanto non serve averla se papà ti lascia la dittarella in eredità... Dato che siamo sull’argomento, io eliminerei il Ministero dell’Istruzione (parola deplorevole, che significa indottrinamento) e lo rimpiazzerei con il Ministero dell’Educazione (dal latino e duco, ovvero portar fuori, far venire fuori il potenziale dell’alunna/o); anche le parole contano, come vedremo nel capitolo sul doublespeak.

    Sanità; la sanità pubblica è molto cara alla sinistra. Fa parte del discorso sulla giustizia sociale ed ha marcato, nella storia dei paesi europei, una conquista di dimensioni epocali da parte delle masse. Non è pensabile che la sanità possa essere gestita dall’interesse privato. Purtroppo, anche se la sanità è pubblica, manca di fondi da una parte, dall’altra una fetta grandissima di questi fondi va ad arricchire multinazionali che vendono i loro farmaci a prezzi esorbitanti rispetto al costo di produzione, con guadagni strepitosi (tra i grandi settori, petrolio, armi ecc., le ditte farmaceutiche sono quelle che fanno i profitti più alti sul fatturato, questo è un dato a livello mondiale). Sapete quanto costa produrre un’aspirina? Circa un centesimo, eppure un pacchetto da ventiquattro  viene venduto a più do 6  euro in Italia. Fate voi i conti.

    Parleremo con più profondità di riforme possibili nella sanità in ambito ecosocialista, per ora, ci limiteremo a ricordarlo come uno dei grandi valori della sinistra.

    Parità dei sessi; non includo le donne tra le minoranze per ovvi motivi. La parità dei sessi è un valore di sinistra senza alcun dubbio. Ma questa deve

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