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Quale Domani?: Tecnologia, Uomo, Ecosistema: la chiave di lettura di un domani possibile
Quale Domani?: Tecnologia, Uomo, Ecosistema: la chiave di lettura di un domani possibile
Quale Domani?: Tecnologia, Uomo, Ecosistema: la chiave di lettura di un domani possibile
E-book191 pagine2 ore

Quale Domani?: Tecnologia, Uomo, Ecosistema: la chiave di lettura di un domani possibile

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Info su questo ebook

Queste pagine trattano anche temi come quantum computing, scienze della vita e della complessità, etica digitale; ma non nascono guidate da interesse accademico o da desiderio divulgativo.Il volume è ispirato da una cultura manageriale e imprenditoriale che ha radici in una formazione di tipo scientifico. Alla luce delle esperienze professionali degli autori, a lungo dirigenti in multinazionali ICT e oggi impegnati su vari fronti imprenditoriali e sociali, affronta da vari punti di vista il tema dell'evoluzione in atto dalla metà del secolo scorso.Propone la loro riflessione, indirizzata a chi condivida con loro voglia di approfondire e lavorare alla costruzione di un "ecosistema integrale", dove quello socio-economico si integri in maniera non conflittuale in quello biofisico. La modalità proposta è quella di allineare l'evoluzione degli ecosistemi socio-economici con la visione del mondo frutto dello stato dell'arte delle scienze naturali e delle scienze umane.E' un domani possibile, che richiede però "una elaborazione etica più articolata". Per motivare la proposta si illustrano, nell'ordine, le fonti tecnologiche e scientifiche del cambiamento, i nuovi strumenti disponibili per la sua gestione e il senso profondamente diverso (luci e ombre, e relativi rischi) che può assumere in funzione degli obiettivi socio-economici e politici perseguiti con investimenti giganteschi.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2023
ISBN9791221447712
Quale Domani?: Tecnologia, Uomo, Ecosistema: la chiave di lettura di un domani possibile

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    Anteprima del libro

    Quale Domani? - Angelo Giorgetti

    IL CAMBIAMENTO E LE SUE FONTI

    A partire dalla metà del XX secolo, nell’arco di una sola generazione di homo sapiens, la pervasiva diffusione delle tecnologie digitali dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) ha innescato cambiamenti, spesso epocali, in quasi ogni aspetto della vita individuale e sociale della grande maggioranza del genere umano.

    Il processo non accenna inoltre a rallentare, ancora alimentato com’è da innovazioni che si susseguono da decenni a ritmo costantemente vertiginoso.

    Difficile, per altro, riuscire a tracciare confini non arbitrari nello scorrere del nostro tempo, a identificare momenti particolari di reale discontinuità tra uno ieri che è volato via senza che ce ne accorgessimo e un domani che sta arrivando molto prima del previsto.

    Tra uno ieri che era già oggi e un oggi che è già domani.

    L’aforisma ben riflette la rapidità del cambiamento in atto, per parlare del quale potremmo anche attualizzare (con tutt’altro significato) la celebre riflessione sul tempo di Sant’Agostino: forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro.

    Sono tempi che meglio descrivono il nostro ieri, il nostro oggi e il nostro domani, quelli che vanno dall’invenzione del transistor, il salto nel quantistico della microelettronica che spianò la strada dell’industria informatica, al punto di singolarità nella civiltà umana rappresentato dalla paventata Intelligenza Artificiale Forte.

    Tecnologie Digitali: dal quantistico al quotidiano e ritorno

    Abbiamo bisogno dei computer più grandi che esistono al mondo solo per simulare una piccola frazione del nostro cervello.

    Lo ha recentemente affermato Dirk Pleiter, professore di fisica teorica ed esperto di supercomputing, impegnato nel The Human Brain Project, l’ambizioso programma decennale finanziato nel 2013 dalla UE con l’obiettivo di arrivare alla simulazione dell’intero cervello umano.

    Il progetto rappresenta una tra le sfide scientifiche più affascinanti tra quelle che le tecnologie digitali hanno abilitato a partire dal 1946, quando fu presentato al pubblico presso la University of Pennsylvania quello che consideriamo il primo supercomputer digitale general purpose della storia.

    Chiamato ENIAC, Electronic Numerical Integrator and Computer, era non più solo una veloce calcolatrice aritmetica, ma un vero e proprio elaboratore universale di informazioni programmabile con un linguaggio formale, progettato secondo i principi di Turing e Von Neuman e costruito nel periodo bellico a scopi militari.

    Da un punto di vista tecnologico, si trattava di un gigantesco calcolatore elettronico a valvole, capace di prestazioni per l’epoca impressionanti, come eseguire in un secondo alcune migliaia di operazioni su numeri interi di cinque cifre.

    Sono passati poco più di settant’anni …

    Oggi in un secondo, nello spazio occupato da un cervello umano (un paio di decimetri cubi), pesando come un cervello umano (poco più di un chilo) e consumando dieci volte più energia di un cervello umano (un centinaio di watt), un comune computer portatile esegue qualche centinaio di miliardi di operazioni su numeri in virgola mobile.

    Nello spazio occupato da ENIAC (un migliaio di metri cubi), pesando come ENIAC (qualche decina di tonnellate) e consumando cento volte più energia (qualche decina di megawatt), un moderno supercomputer può eseguire in un secondo qualche centinaio di milioni di miliardi di operazioni.

    La velocità di calcolo non è l’unico parametro con cui si misurano le prestazioni di un computer, ma rimane un significativo indicatore del vertiginoso progresso tecnologico che ha scandito, nell’arco dei pochi decenni della vita di un uomo, la crescita esponenziale della capacità umana di generare, conservare ed elaborare l’informazione in formato digitale.

    Tra le basi scientifiche di questa capacità un ruolo di rilievo spetta alla teoria che all’inizio del ventesimo secolo rivoluzionò (anche, ma non solo) la fisica subatomica. Dalla meccanica quantistica scaturì infatti, tra le tante cose, la prima consistente descrizione dei materiali semiconduttori, un costrutto teorico necessario per la messa a punto della tecnologia del transistor a giunzione. Fu questo salto nel quantistico della moderna elettronica a dare avvio al rapidissimo succedersi di generazioni di strumenti informatici sempre più potenti, con le componenti hardware del loro cervello fisico sempre più miniaturizzate e le componenti software della loro mente immateriale sempre più vaste e sofisticate (codificate in linguaggi di sempre più alto livello e costituite da insiemi sempre più complessi di istruzioni da eseguire, i cosiddetti algoritmi).

    L’intero processo di convergenza e integrazione del settore ICT (quello delle Information & Communication Technologies che garantiscono le odierne possibilità di full connectivity and mobility) è stato caratterizzato da una dinamica vorticosa, descrivibile con leggi empiriche - come la legge di Moore (la potenza dei processori, sempre più piccoli, raddoppia ogni 18 mesi) e la legge di Metcalfe (l’utilità e il valore di una rete sono proporzionali al quadrato del numero di utenti).

    Un primo esempio delle loro implicazioni: la potenza di calcolo dei supercomputer è passata dal MegaFLOPS (un milione di operazioni in virgola mobile al secondo) del 1961, al GigaFLOPS (un miliardo di operazioni) del 1984, al TeraFLOPS (mille miliardi) del 1997, al PetaFLOPS (un milione di miliardi) del 2008, allo ExaFLOPS (un miliardo di miliardi) del

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