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Diario di una Super Girl Libro 1 Alti e bassi dell’essere Super
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Diario di una Super Girl Libro 1 Alti e bassi dell’essere Super
E-book144 pagine1 ora

Diario di una Super Girl Libro 1 Alti e bassi dell’essere Super

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Info su questo ebook

Lia ha sempre pensato di essere una dodicenne come le altre. La sua vita è fatta dei tipici alti e bassi della sua età: gli amici, gli allenamenti di lacrosse, una valanga di compiti, le bulle della scuola. Ma le cose stanno per cambiare!

Alla vigilia del suo tredicesimo compleanno, Lia fa infatti una scoperta sensazionale: è l’ultima di una stirpe di super donne. 

All’apparenza sembra una ragazzina normale, simile in tutto e per tutto alle sue coetanee, in realtà è dotata di straordinari superpoteri, che si manifesteranno proprio appena compirà i fatidici 13 anni!

Il lato positivo di questi SUPERPOTERI è avere la forza di cento persone, il lato negativo è…

Venite a scoprirlo!

Libro per ragazze, età 9-12 anni

LinguaItaliano
Data di uscita5 gen 2023
ISBN9781507195550
Diario di una Super Girl Libro 1 Alti e bassi dell’essere Super

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    Anteprima del libro

    Diario di una Super Girl Libro 1 Alti e bassi dell’essere Super - Katrina Kahler

    Diario

    di una

    SUPER GIRL

    Libro 1

    Alti e bassi dell’essere Super

    ––––––––

    John Zakour & Katrina Kahler

    Traduzione di Loredana Marmorale

    ––––––––

    Copyright © KC Global Enterprises Pty Ltd

    All rights reserved

    Una lunga giornata...

    Ho attraversato con un balzo il parcheggio, diretta verso questo furgone nero. Dentro c’erano due brutti ceffi. Si sono voltati, mi hanno vista e hanno accelerato! Io, con un altro balzo, li ho raggiunti e ho sollevato l’auto come niente! L’ho capovolta e le ho dato tanti di quegli scossoni che i tipacci sono caduti giù... e rotolati a terra, poi se la son data a gambe levate, ognuno in una direzione diversa...allora mi sono sfilata una scarpa e l’ho tirata addosso a uno di loro. L'ho colpito dietro la testa...è crollato al suolo, svenuto. A dir la verità, non lo so se a stenderlo sia stata la forza del colpo o la puzza della scarpa! Mi sono voltata verso l’altro tipo. Non avrei mai potuto lasciarlo scappare!.

    Notai a un tratto che, mentre raccontavo la storia a Jason, le mani mi si erano serrate a pugno .

    E poi che è successo?, mi chiese Jason, il sorriso sulle labbra.

    E poi mi sono svegliata...!, risposi.

    Peccato disse, mentre il sorriso gli scompariva dal volto.

    Sembrava proprio un sogno fantastico, Lia! .

    Pareva così reale!, risposi io, scrollando le spalle. È colpa tua! Non fai altro che parlare di supereroi e di fumetti!.

    Certo, i fumetti sono il massimo, disse.

    Era stata LUNGA oggi a scuola. Eppure, per quanto la giornata fosse stata tremenda, la gioia era sempre quella di poter tornare a casa assieme a Jason,  il mio migliore amico. Va bene, lo so cosa starete pensando, è un amico, è un ragazzo: ma non è il mio ragazzo. Lui non è solo il mio migliore amico: è molto di più. Quando avevo tre anni, io e la mamma ci eravamo trasferite a Starlight City. Un giorno, uscendo di casa, avevo visto Jason, tre anni anche lui, che giocava in giardino con i Lego, vicino a sua madre. Io e la mamma ci eravamo avvicinate. Jason mi aveva passato un pezzo del suo Lego e mi aveva detto: Gioca!. Io, sorridendo, gli avevo risposto: Sì!. D’accordo, avevamo tre anni, non conoscevamo tanti vocaboli, allora. Ma dal primo sguardo già avevamo capito che saremmo stati amici per sempre.

    Sì,  diciamo che è alquanto insolito essere la migliore amica di un ragazzo, ma da quel momento io e lui abbiamo condiviso tutto. Magari un giorno questo si trasformerà in qualcosa di più: in fondo, immagino si possa dire di lui che è carino eccetera eccetera ed è davvero divertente stare con lui. Ma, come dicevo, lo conosco da sempre, almeno da che ne ho memoria, quindi uscire con lui in quel senso mi sembrerebbe strano. Diciamo che siamo come fratello e sorella, tranne, ovviamente, che andiamo d’accordo sul serio. 

    Allora, com’è andato il compito di scienze? mi chiese Jason  riportandomi alla realtà. 

    Non posso credere di aver preso B, sospirai delusa. Ero sicura che alla peggio avrei preso A -. Ero così preparata sui pianeti del nostro sistema; mi ricordavo tutte le lune, sapevo persino  che Plutone è adesso un pianeta nano...su questa cosa, COMUNQUE, non sarei molto d’accordo. Guardai Jason ma avevo un’espressione delusa: decisamente avrei dovuto prendere almeno un’ A -.

    Lui mi sorrise, comprensivo: Sono d’accordo anch’io con te su questa cosa. Voglio dire, andiamo!, come può Plutone essere un pianeta un giorno sì e un giorno no. Solo perché un gruppetto di ricercatori ha detto che non è grande abbastanza da esserlo?. Si fermò a riflettere per un secondo. Be’, a pensarci bene, posso... quasi capirli... È solo che credo di non essere portato per i cambiamenti.

    Nemmeno io, risposi.

    Fu in quel momento che mi venne in mente un’altra cosa che pure mi aveva irritato. E poi, non è giusto, il lacrosse è un gioco così faticoso. Ti assicuro, la Blue, l’allenatrice, crede di allenarci per le Olimpiadi, o qualcosa del genere. Ci ha fatto correre su e giù per il campo tante di quelle volte oggi che credevo di sciogliermi di sudore. Ho un bisogno disperato di fare una doccia. Devo puzzare di sicuro, in questo momento...

    Non l’ho notato, disse Jason garbatamente. Si indicò il naso e sorrise: Ovviamente, è perché ho il raffreddore.

    Gli detti una spintarella amichevole. Lui barcollò scherzosamente all’indietro come se gli avessi dato uno spintone esagerato. Attenta!, esclamò, massaggiandosi il braccio per finta. Sei troppo forte!.

    Io scossi la testa: Non secondo la capitana della nostra squadra, Wendi Long, o Miss Perfettina. Mi ha detto che ho bisogno di allenare gli addominali e di lavorare sul colpo di polso... Strano che non abbia criticato anche il mio alito e il taglio di capelli...

    Jason fece spallucce. Su, non dare tutta la colpa a Wendi. Lei non è cattiva, ma è perfetta, le viene naturale.

    Gli detti un’altra spintarella amichevole: Lo dici soltanto perché è  la ragazza più carina della scuola...

    Beh sì, ma solo se ti piacciono i capelli lunghi e biondi, gli occhi color del mare, una perfetta carnagione color pesca... sogghignò Jason.

    Io sospirai: Già, sembra immune anche ai brufoli...non come me! Ne ho uno sul naso talmente grande che ha bisogno del certificato di residenza.

    Jason scoppiò a ridere: "Non è poi così terribile. Nessuno ti ha ancora chiamato Rudolph, la renna dal naso rosso.... Si interruppe per un attimo: Sei pronta domani per il grande giorno ?".

    Vuoi dire per il compito di matematica?, dissi, anche se in realtà sapevo dove voleva arrivare.

    No, domani compi 13 anni.  Diventi adolescente!.

    "E allora, tu li hai fatti la settimana scorsa, risposi io. Finora hai notato la differenza tra essere adolescente ed essere bambino?"

    Jason si fermò. Alzò lo sguardo verso il cielo azzurro e rifletté per un momento. Disse poi, grattandosi la testa: Ora che me lo dici, mi sento più vecchio. Mi sembra che la schiena scrocchi e credo di aver trovato un capello bianco...

    Ah-ah!, gli risposi.

    Lui mi dette una leggera pacca sulla spalla. Macchè, finora 12 e 13 anni sembrano proprio la stessa cosa.  Ma chi lo sa, forse per te sarà diverso. In fondo, le ragazze maturano prima dei ragazzi..., disse.

    Scoppiai in una risata: Noi maturiamo prima, mentalmente!.

    Jason iniziò a fare dei versi infilandosi il pugno sotto l’ascella: Cosa te lo fa pensare?, squittì.

    Continuammo a ridere fino a casa.

    Cos’è il lacrosse? Uno sport tipicamente nordamericano ma praticato anche in Inghilterra, in Australia, in Giappone e in molti altri Paesi europei, asiatici e sudamericani. Nel lacrosse i giocatori si affrontano in due squadre di 10 o 12 atleti, che devono segnare nella porta avversaria tirando una palla di gomma con l’ausilio di una stecca in legno o in metallo, alla cui estremità è attaccata una piccola rete triangolare (N.d.T.).

    Casa dolce casa...

    Entrai in casa e calciai lontano le scarpe nell’attimo esatto che varcai la porta d’ingresso. Shep, il mio fedele pastore tedesco, mi corse incontro scodinzolando. È meraviglioso tornare a casa da qualcuno che è sempre così felice di vederti. Shep mi dette qualche leccatina mentre mi chinavo ad accarezzarlo. Poi rivolse tutta la sua attenzione alle scarpe. Per qualche ragione, si ostina sempre ad annusarle quando torno a casa.

    Ah no, Shep, quelle puzzeranno da morire!, esclamai mettendolo in guardia. È stata una lunga giornata.

    Ma questo non dissuase Shep, che continuò ad annusarle con aria felice.

    Caspita, sei proprio un cane tosto!, dissi scoppiando in una risata. 

    Entrai in salotto e mi gettai sul divano. Avevo bisogno di fare un pisolino. Buffo, quando ero piccola ODIAVO i sonnellini. Forse, all’epoca, temevo di perdermi qualcosa di bello, se mi fossi addormentata.  Oggi, tra compiti in classe e ginnastica, avevo proprio bisogno, invece, di 20 minuti di sonno rigenerante. Non era solo il lavoro a scuola ad abbattermi. A volte avevo la sensazione che la parte più difficile delle scuole medie fosse avere a che fare con altri ragazzi della mia età che, non potevo fare a meno di pensarlo, erano sempre lì a valutarmi e a

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