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2. Agente Joe McFly: In un mare di pericoli
2. Agente Joe McFly: In un mare di pericoli
2. Agente Joe McFly: In un mare di pericoli
E-book51 pagine40 minuti

2. Agente Joe McFly: In un mare di pericoli

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Info su questo ebook

Il giovane agente di Polizia Joe McFly è convinto di essere in pari con la propria coscienza e che il Passato non tornerà mai a tormentarlo. 
Eppure, quando scoprirà che tutti i protagonisti coinvolti in una infausta vicenda non hanno mai smesso di camminare al suo fianco, attendendo il momento giusto nel quale presentargli il peso delle sue scelte, sarà costretto a rimettere in discussione tutte le proprie sicurezze.
Il collega di lavoro Giangi, un anomalo criminale e..., accompagneranno l'"Agente Joe McFly: In un mare di pericoli".

Il secondo racconto della Serie è speciale non solo per i suoi contenuti, ma anche per chi li ha creati: il primo (e unico, per ora) lavoro a 4 mani realizzato in collaborazione con l'artista Emmanuela Di Maria, senza la quale questo racconto (e le parti migliori di esso) non avrebbe visto la luce.
La copertina, invece, è opera della talentuosa Francesca Varriale, che ringrazio infinitamente. 
LinguaItaliano
Data di uscita26 nov 2017
ISBN9788827522578
2. Agente Joe McFly: In un mare di pericoli

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    Anteprima del libro

    2. Agente Joe McFly - Andrea Collaro

    Serie

    Agente Joe McFly: In un mare di pericoli

    Dedicato a

    Di Maria Emmanuela,

    che si ringrazia per la preziosa collaborazione,

    senza la quale questa storia non avrebbe visto la luce.

    [Michela – Massimo di Cataldo]

    È la stupidità umana a dar vita al male. Nonostante tutto, i piccoli e grandi problemi sembrano, ogni giorno sotto i nostri occhi, non interferire con la vita altrui. Continuiamo a vivere ignorando la realtà e affannandoci di routine quotidiana.

    Strani pensieri per chi, come una formica in quella metropoli, si avviava con calma verso la sua meta. Da molto tempo non parlava di lavoro con il suo collega e, poiché non gli era possibile farlo a scuola, decise di andarlo a trovare, con una novità.

    Rilassato ma asfissiato dai gas di scarico, Giangi spense il suo lettore mp3 prima di suonare il campanello. Pochi minuti dopo, la porta si aprì. Con cautela entrò nel soggiorno, accertandosi che non ci fosse nessuno.

    «Joe? Joe ci sei?», disse timidamente.

    «Sono qui. Accomodati, sarò subito da te», rispose dal bagno in fondo alla stanza. Sentendo la voce dell’amico, abbandonò la sua insicurezza. Dopo un lungo respiro, riprese il ruolo di spalla che gli era destinato. Giangi si sentiva una figura secondaria rispetto a colui che, in passato, era stato addirittura un eroe, senza, però, ricevere lodi degne di tale titolo. Joe, invece, non voleva grandi ruoli, né sentirsi importante. Ripeteva che loro, il Capo e tutti gli altri del distretto, facevano parte di una squadra, e in una squadra non ci sono eroi e spalle; tutti hanno la stessa importanza. Eppure nessuno avrebbe potuto giurare che anche lui desiderasse un po’ di gloria.

    Senza seguire il consiglio del collega, Giangi prese a parlare: «Il Capo ha chiamato ieri sera, mi ha detto che ha qualcosa di importante da riferirci. Quindi, visto che sei già lì, vestiti e andiamo».

    «Cosa credi stia facendo? Hanno avvisato anche me!".

    «Ti hanno avvisato?», si stupì Giangi, dando uno sguardo all’ora. Troppo presto per telefonare a casa di qualcuno, a meno di non svegliare bruscamente l’intera famiglia. Era strano che lo avessero fatto, soprattutto conoscendo le abitudini tardive del collega.

    «Non stupirti più di tanto - disse Joe, percependo lo stupore di Giangi - Hanno usato il mio cercapersone». Quando diceva così, intendeva in suoi occhiali: il computer installato in essi gli permetteva di telefonare e ricevere telefonate, fare foto e tante altre cose. Gli era stato molto utile soprattutto negli ultimi anni della sua precedente carriera, quando, dimenticato i suoi doveri, si era allontanato fisicamente dal Distretto e dai colleghi: «È una comodità poter essere rintracciati ovunque, senza cellulari e senza radiazioni».

    «Si , okay! Ma sbrigati, però, che siamo già in ritardo». Giangi guardò nuovamente l’orologio.

    «Se siamo in ritardo non ha senso avere fretta. Più tardi di così è impossibile». Joe ci teneva al suo lavoro, ma la sua posizione privilegiata gli permetteva di non essere sempre puntuale e qualche volta se ne approfittava. Per il suo lavoro, tuttavia, non esistevano orari, né uffici fissi. Il lavoro era dappertutto, bastava solo saperlo cercare.

    «Penso che se il Capo ci tenga a vederci il prima possibile. Prima facciamo e meglio è, per tutti e due. A proposito, so che te l’hanno già detto, ma ripetertelo non potrà farti male: ti prego, cerca di passare inosservato!».

    «Niente di più facile»,

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