Cortile D'Armi
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Recensioni su Cortile D'Armi
1 valutazione1 recensione
- Valutazione: 1 su 5 stelle1/5No vale la pena leer esto es mas que una gran mier.....
Anteprima del libro
Cortile D'Armi - Ignacio Aldecoa
Ignacio Aldecoa
Cortile d’Armi
tradotto da Jason R. Forbus
Patio de Armas (1961)
De Los pájaros de Baden-Baden y otros relatos
Indice
CORTILE D’ARMI
PATIO DE ARMAS
CORTILE D’ARMI
I
– Le jeu aux barres est plutôt un jeu français. Nos écoliers y jouent rarement. Voici à quoi consiste ce jeu: les joueurs, divisés en deux camps qui comptent un nombre égal de combatants, se rangent en ligne aux deux extrémités de l’emplacement choisi. Ils s’élancent de chaque camp et ils courent a la rencontre l’un de l’autre. Le joueur qui est touché avant de rentrere dans son camp est pris. Les prisonniers sont mis à part; on peut essayer de les délivrer. La partie prend fin par la défaite ou simplement l’infériorité reconnue de l’un des deux camps.
Il rintocco della campana gli fece alzare le teste. Opaco, lento, gravido, annunciava la ricreazione.
– La lezione non è terminata; – disse il professore a mezza voce – traduca.
La campana smise di suonare e vi fu un vuoto di commiato. Fino ad allora nessuno aveva prestato attenzione alla pioggia, che colpiva le vetrate aritmicamente, sventolando come un’oscura bandiera.
– La lezione non è terminata, Gamarra, – lo sguardo del professore emerse, burlone e distante, dalle acquose onde diottriche – e per qualcuno può non cominciare la ricreazione.
La pioggia spezzata, frantumata sui finestroni, produceva un solletico e un’attrazione difficile da evitare. Il professore spense la piccola lampada del suo banco, cambiò i suoi occhiali e si immerse in sé stesso alcuni secondi contemplando la smerigliatura della pioggia nei cristalli. Quindi si alzò.
– Al cortile piccolo.
I collegiali si misero in piedi e cantarono meccanicamente la preghiera: «Ainsi soit-il.»
Nei corridoi male illuminati, l’imbrunire macchiava le figure. I balconi dei corridoi si affacciavano su di un breve parco, curato dall’ultimo degli alsaziani fondatori, e sull’orto dei frati, lavorato dai ragazzi del Tribunale dei Minori. Gli alberi del parco avevano il muschio sulla corteccia. Nella serra dell’orto si diceva vi fosse un teschio. Verso la serra madreperlacea convergevano gli sguardi dei ragazzi castigati dalle fessure dei balconi, quando scomparivano le fila dei compagni dalla porta grande del padiglione. Scesero lentamente dalla lezione di francese guardando con noia gli annuari dei diplomati appesi alle pareti, guardando la terra del parco proibita all’avventura e quell’altra terra di quei birbanti delle terre rapate e del teschio, la cui sola contemplazione agitava e faceva pensare ad un melodrammatico orfanotrofio.
Qualcuno calpestava i talloni di quello che lo precedeva; alcuni agivano al passare sorde scale negli spicchi dei termosifoni. Trascinavano i piedi quando si sentivano riparati nelle ombre, e ronfavano marcando il passo come prigionieri, vagamente ribelli, nebulosamente masochisti.
– Silenzio.
Nell’atrio, il professore avanzò