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Perché non sono scrittore: Manuale ragionato dell'insuccsso
Perché non sono scrittore: Manuale ragionato dell'insuccsso
Perché non sono scrittore: Manuale ragionato dell'insuccsso
E-book52 pagine41 minuti

Perché non sono scrittore: Manuale ragionato dell'insuccsso

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Info su questo ebook

Nel suo divertente e ironico e godibile e polemico e provocatorio Perché non sono scrittore Federico Garberoglio sfoggia paradossalmente una straordinaria abilità proprio di talentuoso scrittore: capacità di evocare immagini e sentimenti e di coinvolgere il lettore, padronanza dei registri linguistico/letterari, facilità di scrittura e di narrazione, ecc. Questo Manuale ragionato dell’insuccesso è un lungo ossimoro in forma di libro: asserisce una “indigenza” ma lo fa con parole “nutrienti”.
LinguaItaliano
Data di uscita21 feb 2018
ISBN9788827575758
Perché non sono scrittore: Manuale ragionato dell'insuccsso

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    Anteprima del libro

    Perché non sono scrittore - Federico Garberoglio

    DIGITALI

    Intro

    Nel suo divertente e ironico e godibile e polemico e provocatorio Perché non sono scrittore Federico Garberoglio sfoggia paradossalmente una straordinaria abilità proprio di talentuoso scrittore: capacità di evocare immagini e sentimenti e di coinvolgere il lettore, padronanza dei registri linguistico/letterari, facilità di scrittura e di narrazione, ecc. Questo Manuale ragionato dell’insuccesso è un lungo ossimoro in forma di libro: asserisce una indigenza ma lo fa con parole nutrienti.

    Capitolo 1

    Spiegazioni

    Oggi mi sono finalmente e definitivamente rotto le scatole. Non uso l’altra espressione, quella televisiva, non per pudicizia o per bigottismo giacché il pudore ce l’ho sì ma lo uso poco e bigotto non lo sono da sempre, ma perché non voglio farmi trascinare giù nel gorgo delle parolacce per apparire alla moda e intelligente e intellettuale, intelligente intellettuale è un ossimoro, anche se avverto subito che qualche parolaccia mi scapperà, ma solo qualcuna, proprio quando ci vuole e non se ne può fare a meno.

    Mi sono rotto finalmente e definitivamente le scatole perché? È molto semplice. A me piace raccontare, narrare e cose del genere, cioè farmi ascoltare ma a voce non mi riesce mai, o mi riesce a prezzo di grande fatica, e non mi riesce per una caterva di motivi, vuoi perché gli altri, il prossimo mio cioè quasi tutti, non ti lasciano parlare, e parlano parlano come ossessi di cose che tu sai già o già te le immagini, senza mai lasciarti uno spiraglio in cui infilarti per dire una buona volta la tua, vuoi perché io parlo troppo in fretta per via del fatto che i miei pensieri sono molto veloci e faccio fatica a tenergli dietro con le parole, vuoi perché non ho una bella voce e insomma non sono un oratore, vuoi perché sono timido come una verginella e per via della mia schifosa cattiva memoria, così che sono insicuro e dimentico la scaletta di quel che dovevo dire e devo dire scusate tanto, ma ho dimenticato tutto e ho perso il filo, e così mi mangio la faccia e tutto il resto, e più vado avanti e più mi sputtàno.

    Invece, scrivendo, da solo e nella mia tana quasi sotterranea, a tu per tu con carta e penna, non ho problemi di timidezza e di afonia e scrivo e scrivo per ore e ore, inseguendo a fatica ma gioiosamente i miei pensieri e le fantasie, perciò scusate se a volte ci saranno dei vuoti, non è colpa mia ma di questa stramaledetta memoria che oltretutto peggiora giorno dopo giorno e mese dopo mese, così che mi ridurrò prima o poi a dover scrivere ciò che mi viene via via in mente andando in giro, come già faccio da anni, con blocchetti per note e fogli e biglietti e mozziconi di matite, che in tasca ci stanno senza rompertele… le tasche non le idee.

    Ecco adesso per esempio non ricordo più perché ho cominciato a scrivere ma poi, andando indietro a leggere e senza nessun orchiclasta che mi preme alle spalle, tutto mi torna in mente e posso proseguire senza figuracce.

    Scrivo, dicevo, perché non sono uno scrittore. Può sembrare un paradosso, oppure quella figura retorica che si chiama con una bellissima parola sdrucciola (le parole sdrucciole mi fanno morire, con il loro accento tonico sulla terzultima sillaba), ossimoro, e che mette insieme due parole con significati opposti, come morto vivente, asciutto bagnato e così via come scrittore e nonscrittore nel mio caso. Non mi resta che spiegare, se

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