Luna - quando non hai vie d'uscita le ferite dell'amore sono la tua unica salvezza
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Recensioni su Luna - quando non hai vie d'uscita le ferite dell'amore sono la tua unica salvezza
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Anteprima del libro
Luna - quando non hai vie d'uscita le ferite dell'amore sono la tua unica salvezza - Francesco Attorre
magia.
Prefazione
Francesco mantiene in sé l’innata capacità di raccontare i suoi poliedrici personaggi partendo dal cuore, e più esattamente dall’emisfero destro, quello delle emozioni. Questo gli dà la possibilità di raccontare storie di grande impatto. Suggestive, vere, coinvolgenti. La giovane protagonista della sua storia, Luna, potrebbe essere quella che abbiamo incontrato ieri o che incontreremo domani sulla nostra strada. Una delle tante donne ferite che non sanno di esserlo ma lo sentono sulla loro pelle. Questo racconto, ad un tempo tenero e delicato, è un manuale per le persone ferite ma anche per tutti coloro che le incontrano sulla propria strada. Per non girarsi dall’altra parte, per non far finta di niente, per capire che un mondo migliore dipende da tutti noi e passa dalla quotidiana capacità di comprendere le esigenze dell’altro. Luna è una ragazza danneggiata dalla vita che l’hanno costretta a fare e da quello che le hanno fatto credere di essere. Quasi senza volerlo, si trova a cominciare un percorso che cambierà il suo modo di affrontare la vita stessa. Questo le consentirà di scoprire come fino a quel momento fosse sopravvissuta e non avesse vissuto. La sua dolcezza, tenerezza e perché no, il suo romanticismo, troveranno il loro libero sfogo nel preciso momento nel quale la ragazza deciderà di riprendersi la sua vita, e lasciar morire il suo avatar al quale l’aveva delegata. Il dolore, può essere ricordato con piacere, se vissuto con intelligenza e positività.
MARCO FALAGUASTA
Attore teatrale e cinematografico
Capitolo I
Io vorrei … non vorrei … ma se vuoi
…..dal nostro inviato sul luogo …. a te la linea ….. Si, sono qui sul litorale di Ostia …. alle prime luci dell’alba i Carabinieri hanno trovato il corpo senza vita di una donna riverso sulla spiaggia. Al momento non si sa nulla della sua identità. Dalle prime indiscrezioni, sembrerebbe possa trattarsi di avvelenamento. La cute infatti presenta un colorito pallido atipico, le labbra tonalità violacee e soprattutto non sono state rinvenute ferite evidenti. Sarà l’autopsia a chiarire gli aspetti ancora oscuri legati alla vicenda
….
Diario personale.
Vorrei che quello che c’è scritto qui dentro non lo leggesse mai nessuno ….
Non è vero! L’ho scritto apposta. Vorrei invece potesse leggerlo qualcuno. Qualcuno che sappia essere speciale, almeno un po’…. E provare a capirmi. Per riuscire ad amarmi …. almeno un po’…
Ma forse davvero sto chiedendo …. la luna ….
Sembra buffo ma mi chiamo Luna, ho trentatré anni e vivo alle porte di Roma. A volte mi sento una ragazzina, a volte una donna vissuta
che si porta addosso il peso di cicatrici incancellabili…. Se mi guardo allo specchio, tuttavia, non le riconosco. Eppure sento di averle. Ma non le riconosco. Il mio difetto principale è forse quello di prendere la vita un po’ troppo sul serio. Almeno questo credevo io fino a quando non mi è stato fatto capire il contrario. Ma intanto ho sempre pensato questo. Forse perché vorrei che lei non mi prendesse mai in giro … è brutto quando succede.
Ti senti stupida. Come quando stavi ai giardinetti e i ragazzini passavano con le bici e ti buttavano addosso lucertole o millepiedi per farti spaventare e strillare mentre loro se la ridacchiavano da idioti ritardati. E tu piangevi, proprio come una stupida.
Tutto quello che mi capita nella quotidianità, che il più delle volte è soltanto casuale, finisco per viverlo come se fosse importante, tremendamente importante, quando poi invece… magari…. nella realtà… così importante non è. E allora anche una storia da niente, come tante altre, né più né meno che come tante altre, per me diviene la favola della Bella Addormentata nel Bosco. C’è chi dice però che le favole non esistono. Sono solo frutto della fantasia degli scrittori. È proprio vero. Guai se fai l’errore che ho fatto io. Ti fai male. Ma male veramente. Meglio non pensarci, altrimenti divento pazza per davvero.
Oltre questo difetto comunque ne ho molti altri…. Sono disordinata, testarda, impulsiva, a tratti anche isterica, rompiscatole, presuntuosa, permalosa, capricciosa… sono una bambina che vorrebbe provare a diventare grande senza crescere mai. Ma sa che non può. Per questo, forse, felice veramente non lo sarà mai.
Sono andata via di casa qualche anno fa per dimostrare a mia madre, in particolare, che pretendevo di più dalla vita di quello che avevo avuto, alla ricerca di una libertà o forse di qualcosa che neanche io saprei dire. E invece mi ritrovo schiava di una solitudine senza fine che non so come riempire.
Sembra quasi non ce ne sia una che mi vada bene. In materia di sentimenti, poi, una catastrofe!!
Coi miei mi sento quasi tutti i giorni per chissà quale strano caso, ma preferirei non farlo perché tanto ogni volta finiamo per litigare alla grande, anche sulle più frivole sciocchezze…. Ci appiccichiamo proprio su tutto. Giovedì scorso, roba da non crederci, addirittura sulla scelta del rosso fuoco come colore per la mia camicetta. Mamma continuava a ripetere che un colore così è tipico delle puttane. E non esisteva verso di farle capire quanto fosse assurdo il suo pensiero. Ha smesso di blaterare solo quando le ho fatto notare che era lo stesso rosso, esattamente lo stesso, del tailleur che indossava ad una festa di fine anno una quindicina di anni fa, e non poteva controbattere… avevo una foto per testimoniarlo. Ad ogni modo questa è mia madre … una donna difficile… impeccabile ed intransigente … capace di risolverti tutti i problemi con il minimo sforzo facendoti sentire, senza volerlo, una nullità al confronto… una donna invidiata, raffinata, elegante … una mamma però che non ho mai compreso forse fino in fondo. E che probabilmente non comprenderò mai. Ma a cui voglio comunque un bene tremendamente grande, anche se non ci riesco mai a dimostrarglielo.
Ora tocca a mio padre … anche se sinceramente lui, in questo momento, preferisco non menzionarlo. È stato sempre un uomo normale. Non banale. Ma normale. Né più né meno. Tante volte guardando lui ho odiato l’essere «normale». L’essere come tutti che sfociava nell’essere nessuno. Ma ci sono cose che nella vita tu devi accettare comunque. E così smetti di domandarti se ne vale la pena oppure no.
Cambiamo argomento và, che forse è meglio.
Che poi cambiare?! Come se per il resto andasse meglio!
Sul lavoro c’è sempre qualcuno che deve dire qualcosa dopo di me e su di me. A quel qualcuno ti verrebbe voglia di piantare un casino di volte un paio di forbici dritto al centro del petto, ma poi la devi soffocare quella rabbia, perché altrimenti ti metti nei guai, e quindi ti devi stare zitta. In silenzio…. Visto che non puoi permetterti di parlare. Già, non ti puoi proprio permettere di parlare. E aspetti con ansia il giorno che la vita si ricordi di farlo al posto tuo. Ma non è la stessa cosa. La soddisfazione non è la stessa. Purtroppo. E purtroppo sembra non ci sia altra scelta. Anche se però qualcuno un giorno mi ha fatto notare, con mia grande sorpresa devo dire, che proprio mongola non sono stata ad accettare, in fin dei conti, tutto così passivamente…. Ascoltando un punto di vista un tantino diverso ho capito come sul lavoro non avessi mai avuto in realtà una condotta abbastanza … come dire …. «responsabile».
E ripensandoci effettivamente non me ne sono fregata un granché di