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Aranya - Draghi Mutaforma Libro I
Aranya - Draghi Mutaforma Libro I
Aranya - Draghi Mutaforma Libro I
E-book607 pagine8 ore

Aranya - Draghi Mutaforma Libro I

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Info su questo ebook

Incatenata ad un masso e gettata giù da una scogliera dal suo fidanzato, Aranya è condannata per alto tradimento nei confronti dell’Impero di Sylakia. Precipitare per una lega nelle mortali Terre delle Nuvole non era il destino che aveva immaginato. E se non fosse morta? E se potesse spalancare le ali e volare?

Molto tempo fa, i Draghi governavano l’Isola – Mondo sopra le Terre delle Nuvole. Ma i loro schiavi Umani riuscirono a liberarsi dalle catene della tirannia Dragoniana. Gli Umani raggiunsero tutte le Isole volando con le loro Dragonavi, colonizzando, costruendo e distruggendo. Ora, i Sylakiani che tutto conquistano hanno sconfitto anche l’ultimo baluardo della libertà, il Regno - Isola di Immadia.

Il Diavolo ha un nuovo nemico. Aranya, Principessa di Immadia. Drago Mutaforma.

LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2018
ISBN9781547521876
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    Anteprima del libro

    Aranya - Draghi Mutaforma Libro I - Marc Secchia

    Aranya

    Draghi Mutaforma Libro I

    ––––––––

    di Marc Secchia

    Copyright © 2014 Marc Secchia

    Tutti i diritti riservati. L’intero volume o una sua parte non può essere riprodotta in qualsiasi maniera senza esplicito consenso scritto dell’editore o dell’autore, salvo piccole citazioni nelle recensioni.

    www.marcsecchia.com

    ––––––––

    Mappa di Joshua Smolders

    Copyright © 2014 Marc Secchia & Joshua Smolders

    smojos@gmail.com

    Dedica

    Ad Angela in memoriam,

    Che è volata in cielo troppo presto,

    il suo uno spirito che s’innalzava.

    Indice

    Aranya

    Dedica

    Indice

    Mappa dell’Isola-Mondo

    Capitolo 1: Esiliata

    Capitolo 2: Il grifalco del vento

    Capitolo 3: La torre di Sylakia

    Capitolo 4: Una guerra minore

    Capitolo 5: Il macellaio di Jeradia

    Capitolo 6: La bambina scambiata

    Capitolo 7: Rinata

    Capitolo 8: Volatile

    Capitolo 9: Incursione

    Capitolo 10: Cavaliere

    Capitolo 11: Remoy

    Capitolo 12: Il terzo Martello da Guerra

    Capitolo 13: Tradizione di drago

    Capitolo 14: Guerra

    Capitolo 15: Cacciata

    Capitolo 16: La Caccia

    Capitolo 17: La rete si chiude

    Capitolo 18: Tradimento

    Capitolo 19: Fra’anior

    Capitolo 20: Prova

    Capitolo 21: Corsa verso Sylakia

    Capitolo 22: Tradita

    Capitolo 23: Gli Spiedi

    Capitolo 24:Poteri

    Capitolo 25: Origini

    Capitolo 26: Drago Magma

    Capitolo 27: Immadia

    Capitolo 28: Riunione

    Capitolo 29: A caccia dei cacciatori

    Capitolo 30: Battaglia di dragonavi

    Capitolo 31: Mutaforma

    Capitolo 32: Conseguenze

    Capitolo 33: Misteri

    Appendice

    L’autore

    Mappa dell’Isola-Mondo

    Versione completa disponibile su www.marcsecchia.com

    Capitolo 1: Esiliata

    ARANYA OSSERVÒ L’imminente distruzione del suo regno.

    Lenta, curiosamente bella, incorniciata dallo splendore di un’alba perfetta sopra l’infinita distesa di nuvole che si allargava sopra e sotto il punto in cui si trovava sui camminamenti della torre più alta del castello di Immadia, i puntini che si avvicinavano promettevano distruzione in ogni caso.

    Inevitabile, soverchiante distruzione.

    Sembravano una fila di lanterne di carta per bambini appese in alto in un grande vuoto, quelle lanterne che i bambini accendevano e lasciavano volare in alto ogni Giorno di Iride, nel solstizio d’inverno- solo che questi sarebbero presto diventati molto più grandi. Aranya aveva perso il conto dopo il sessantesimo puntino. Erano così tanti! Un’invasione su larga scala. Una forza che il Regno di Immadia non poteva sperare di contrastare. L’annientamento era assicurato a meno che Aranya, Principessa di Immadia, non si fosse votata all’esilio nella terra dei barbari Sylakiani, la sua vita in cambio di molte.

    Il suo abile orecchio colse un passo furtivo sulle pietre dietro di lei. Conosceva quella camminata. Suo padre era arrivato.

    Sparky, la chiamò, utilizzando il suo nomignolo preferito, che in quel momento risuonò nel suo essere come un’unica dolorosa nota battuta sul gong del dispiacere. Non dovresti stare qui fuori al freddo.

    Non sento freddo.

    Le mani del Re sistemarono un mantello di lana sulle sue spalle. Tu non hai mai freddo, vero, Sparky? Proprio come tua madre. Ora, cosa c’è di così importante da meritare che io abbandoni il mio letto caldo per affrontare l’alba?

    Aranya sentì le sue mani esitare prima di lasciarle le spalle. Il suo tono di voce si addolcì. Grazie per essere venuto, Papà. Lo apprezzo più di quanto pensi.

    Restava ancora quel silenzio tra loro che parlava di anni d’incomprensioni, di scontri e rimproveri, di dovere e dolore e perdita, ma più di tutto, di un amore dal profondo dell’anima.

    Il sospiro di Re Beran mentre si portava a spalla a spalla con sua figlia, una ragazza alta e di sedici estati compiute, parlava di tutto questo e anche di più.

    Dopo lungo tempo, con un gesto fluido, riuscì a dirigere lo sguardo di suo padre verso l’orizzonte a sud-est, verso la linea di puntini che attraversava la vasta, butterata faccia della luna gialla chiamata Iride, appena sopra la nebbia grigiastra e turbolenta della Terra delle Nuvole. Un lieve sussulto sfuggì dalle labbra di suo padre; un tremito scosse la sua figura. Senza pensarci, il Re si fece più vicino a lei. Quando lo guardò, Aranya fu sorpresa di vedere una lacrima scorrere sulla guancia barbuta del padre.

    Non aveva mai pianto.

    Il giorno è arrivato, disse lei. Il suo cuore sanguinava per Immadia ma ancora di più per lui. Il suo destino era di poco conto, se paragonato a ciò che poteva essere. Padre, il popolo ha bisogno di tutta la tua forza ora.

    Sono addolorato per te, figlia. Ho il tuo permesso - ?

    Chiedi quale sia la mia volontà in questa situazione? Aranya cercò di nascondere la sorpresa nel suo tono di voce ma non ci riuscì. Farò il mio dovere, Padre. Una sola vita -

    In cambio di molte, certo, disse Beran, la voce tesa per l’emozione, e la fine di un conflitto che ha insanguinato e prosciugato Immadia nelle ultime venti estati. Quante Dragonavi, Sparky? Ottanta? Un centinaio? Ognuna trasporta cinquanta guerrieri. Migliaia di guerrieri Sylakiani. Sin da quando il nostro alleato l’Isola di Rolodia è caduto, e con lei molte delle nostre Dragonavi, sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato. Come lo sai? L’hai...sentito?

    Mi sono svegliata presto.

    Entrambi sappiamo qual è la verità. Improvvisamente la avvicinò a lui, un abbraccio tanto inatteso quanto benvenuto. Certo, te lo chiedo, perché mi dispiace di averti trascurata così tanto ultimamente. Capisco la rabbia che brucia dentro di te. Ti chiedo perdono.

    Era stato impegnato nel recente matrimonio con Silha, prima Principessa dell’Isola Yaloi e ora Regina di Immadia, e nei due figli maschi che erano subito seguiti, nuovi eredi del regno, che seguiva la linea di successione maschile. Silha era incinta di nuovo. Aranya sentì una fitta di vergogna. Ed io ero gelosa, terribilmente gelosa di tutti voi - voglio bene ai miei fratellini, Papà, sul serio. È solo che Mamma mi manca tanto... mi dispiace aver reso tutto così difficile per te. Non lo sarà questa volta, prometto.  

    Il Re la tratteneva con le braccia distese ora. C’era una chiara espressione nel suo sguardo che la colpì per la profonda vulnerabilità e l’orgoglio che non aveva mai visto in lui prima. Improvvisamente, aveva paura di quello che lui stava pensando. Si accorse che i loro sguardi erano alla stessa altezza, ora. Suo padre non era basso. Come aveva potuto non accorgersene?

    Questo era il nascondiglio preferito di tua madre, disse. Anche Izariela amava le altezze. Stava sempre in alto. Molte mattine la trovavo qui su questa torre che ho chiamato come lei, vestita soltanto di un abito leggere senza badare a quanto facesse freddo. Osservava la Terra delle Nuvole e componeva le sue poesie. Non ho mai capito come potesse trovare ispirazione guardando delle nuvole tossiche. Una volta mi raccontò che sognava di poter volare lassù; volare libera e selvaggia come un Drago; amava i Draghi, come qualcun altro di mia conoscenza..

    Aranya fece un piccolo sbuffo di divertimento.

    Sparky è il soprannome che ti aveva dato lei. Diceva che eri nata con il fuoco dentro, anche se sei un’Abitante del Nord..

    Mi spiace di aver bruciato la tappezzeria la settimana scorsa, Papà.

    Lo so. Tua madre una volta mi bruciò mezza barba. Abbiamo dovuto dare qualche spiegazione alla corte quella volta. Il Re sospirò profondamente. Non te l’ho mai detto ma è stata assassinata – avvelenata. Mi dispiace che sia stata tu la prima a trovarla.

    La pelle ricoperta di squame, il sangue... ero solo una bambina, ma è impresso a fuoco nella mia mente.

    Lo so. Un veleno così raro che non è mai stato identificato, né abbiamo mai scoperto la verità sull’accaduto, Aranya. Tua madre è stata uccisa. È tutto quello che sappiamo.

    Non gliene aveva mai parlato. Aveva sempre creduto alla storia della malattia rara; avrebbe dovuto immaginarlo. Aranya comprese quello che suo padre le stava dicendo. Le sue parole facevano di lei un’adulta, una pari. Era pronta per sapere quelle cose. Mentre l’esercito di Dragonavi si stagliava sempre più grande contro l’immensità giallastra di Iride, la luna chiamata Giada Verde faceva capolino da dietro come un bambino che tirava la gonna della madre e la luce dell’alba arrossava i muri di granito striato e le torri della città di Immadia in una gloria bruciante, Aranya vide scolpito lì anche il suo destino. Le premonizioni avevano riempito il mondo.

    Oggi, tutto sarebbe cambiato. Se in bene o in male, nessuno poteva saperlo. Ma il male sarebbe venuto per primo.

    Manca anche a te, vero.

    Certo, ripeté, molto delicatamente. Ti sei quasi ammazzata cercando di guarirla. Quella è stata la prima volta in cui ho capito che hai dei poteri, Sparky.

    Lei rispose, amaramente. Tua figlia è dispiaciuta di essere un’incanta –

    Sciocchezze. Il Re sembrò stupito di averla scrollata così forte. Ma continuò, Quest’Isola-Mondo potrebbe essere ostile alla magia, Aranya, ma non saremo né io né tu a rinnegare i tuoi doni. Anche il fuoco è un dono.

    Lo era? Aranya non ne era così sicura.

    Beran disse, Se ti serve un permesso e sono io a dovertelo dare, allora te lo concedo adesso. Sii ciò che sei, figliola. Trova il tuo destino; afferralo con entrambe le mani. Rinnegare porterà solo dolore.

    Ma tutto quello che troverà un’incantatrice là fuori, è la morte.

    Sempre che non trovi un sentiero migliore, più nobile, consigliò il Re, saggiamente. E se nel farlo tirerai qualche barba ai Sylakiani, non dovrei esserne felice?

    Aranya rise.

    Vieni. Ho migliaia di ordini da inviare prima che arrivino quei dirigibili. Nasconderemo i tuoi quadri nelle caverne segrete, insieme ai grandi tesori dell’Isola di Immadia.

    Non definirei i miei quadri dei grandi tesori, Papà.

    Io sono il Re, spetta a me decidere. Le diede un’occhiata obliqua. Non lo dico abbastanza, Sparky, ma sono molto orgoglioso di te, sono sorpreso che il mio cuore non salti fuori e prenda il volo sopra la Terra delle Nuvole di sua spontanea volontà.

    Ora non essere sciocco.

    Sono tuo padre, spetta a me decidere. Mentre le metteva un braccio attorno alle spalle, il Re la condusse per la stretta scalinata che portava giù nel castello. Sei la copia di tua madre, Aranya. Da lei hai preso la bellezza, sicuramente non da tuo padre.

    Ma se solo potessi avere metà del tuo coraggio, Papà...

    Dovrò ammainare la bandiera di Immadia, disse il Re, guardando l’asta di venti piedi che decorava la torre di Izariela. Il rosso di Sylakia sventolerà qui, domani. Rosso come il sangue.

    Come una sola persona, si volsero indietro a guardare il sorgere dei soli, le corone degli astri gemelli facevano la loro abbagliante apparizione sopra le Terre delle Nuvole a oriente. Le Dragonavi erano visibilmente più grandi, forme e dimensioni più chiare mentre viaggiavano contro il vento prevalente verso l’isola di Immadia, una delle più settentrionali isole dell’Isola-Mondo. Nel cortile più sotto un soldato iniziò a suonare il gong d’allarme con colpi feroci.

    Dong!Dong!Dong!

    Ancora e ancora, colpì il grande gong d’ottone, risvegliando gli abitanti di Immadia al loro nuovo futuro.

    Il Re disse, Questo è un giorno terribile per la nostra gente, Aranya. Ma tutto quello che riesco a pensare è che nulla colmerà il vuoto che la tua perdita lascerà nel mio cuore.

    * * * *

    Verso mezzogiorno dello stesso giorno, cinquanta forti Martelli di guerrieri Sylakiani sfilarono nel cortile del castello con passo pesante. Fila dopo fila di guerrieri con il loro elmo e vestiti di rosso, armati di martello da guerra con l’impugnatura a due mani tipico dei Sylakiani marciarono mostrando una disciplina che era tanto rigida quanto inquietante. Nella sua mente, Aranya aveva immaginato incendi e saccheggi e soldati arroganti che trascinavano le donne di Immadia in stanze buie; bambini che gridavano e martelli che si alzavano e si abbattevano per portare solo morte, morte, morte.

    Non ci fu nulla di tutto questo.

    I grandi dirigibili, chiamati Dragonavi, oscurarono il castello con la loro ombra oblunga. Lunghi centocinquanta piedi, le enormi, multi-segmentate sacche d’idrogeno, circondate da una rete, tenevano sospese sotto di loro delle navicelle per il trasporto del carico o dei guerrieri- fino a cinquanta uomini per navi larghe come quella. Un Martello per nave - quella era la regola. Le gru a cavalletto erano disposte a babordo e tribordo della cabina. Solitamente le gru di poppa e prua erano dotate di balestre, armi enormi che potevano sparare accuratamente frecce di sei piedi a una distanza di duecento piedi e di più. La testa di un grifalco del vento urlante, simbolo di Sylakia, era posta sui lati sporgenti, e decorava i pettorali di ogni guerriero Sylakiano. Gli arcieri erano pronti sulle gru sopra le loro teste. Le massicce balestre da guerra erano cariche, pronte a far piovere missili infuocati sulla città al minimo segno di resistenza.

    Aranya stava in piedi alla destra del padre, un passo indietro, vicino all’enorme bandiera verde simbolo della resa allargata nel cortile, dove non poteva non essere vista dall’alto. Darron, Comandante del Castello e il più anziano ufficiale per rango delle forze di Immadia, occupava la sinistra di suo padre. Ai suoi occhi grigi non sfuggiva nulla. Aranya conosceva il Comandante brizzolato da che aveva memoria. Lui la guardò in quel momento e annuì, quasi a volerle dire, Forza, Principessa. Lei annuì di rimando.

    Bandiere verdi sventolavano sui camminamenti. I Sylakiani avrebbero rispettato quelle bandiere. Arrendersi significava vivere. L’Isola di Rolodia aveva scelto di combattere. I plotoni di Sylakiani avevano macellato fino all’ultimo uomo, donna o bambino. Avevano sgozzato greggi e mandrie, avvelenato i laghi terrazzati. Poi avevano bruciato tutto. Di Rolodia non era rimasto nulla se non cenere al vento.

    Tutti nell’Isola - Mondo sapevano come i Sylakiani avevano conquistato le Isole al di sopra della Terra delle Nuvole. Soltanto Herimor, un enorme ammasso di Regni-Isola a sud di quel vuoto chiamato Fossa, resisteva. Nessuno osava invadere Herimor. Spuntoni di roccia abitati da uomini che si diceva cavalcassero gli indomabili grifalchi, incantatrici folli, dozzine di vulcani attivi e Isole che cambiavano posizione a seconda delle lune- erano più favole che fatti quelli che circondavano Herimor. C’erano altre Isole sopra la Terra delle Nuvole, si ricordò, alcune a nord persino di Immadia, e molto lontano verso oriente dove sorgono i soli, che erano troppo piccole e povere per attrarre i conquistatori. Dopotutto, la roccia di meriatite che bruciavano per produrre idrogeno e far volare le Dragonavi era rara e costosa. Invadere era un progetto gravoso.

    La meriatite era la ragione per cui i Sylakiani erano qui.

    I soldati marciarono per raggiungere la loro posizione e si disposero lungo i quattro lati del cortile. Improvvisamente, caddero su un ginocchio solo. Battevano i manici dei martelli sul lastricato di pietra, una rapida cadenza che sembrava un unico colpo di tamburo. Il chiaro, dolce suono dei corni da guerra dei Sylakiani risuonò in mezzo al frastuono. Il crescendo rimbombava fragorosamente per tutto il cortile.

    D’improvviso, calò un silenzio di tomba.

    Ignathion, Primo Martello da Guerra di Sylakia! annunciò uno dei soldati.

    IGNATHION! Un migliaio di pugni ricoperti di metallo colpì i pettorali delle armature.

    Un uomo enorme fece il suo ingresso nel cortile. Alto molto più di sei piedi e dalle spalle ampie, il deliberato incedere pesante dei suoi stivali sembrava scuotere il terreno, anche se Aranya sapeva che era impossibile. Si guardò intorno, brevemente, scuro di pelle e ancor di più negli occhi, prima di marciare dritto verso la bandiera verde. Guardò torvo il Re di Immadia.

    In un frusciare di piedi e armamenti il Re di Immadia, la Regina, la Principessa Aranya e tutti i non- Sylakiani presenti si prostrano, le braccia allungate, nella posizione tipica di un miserabile che si arrende. Il silenzio divenne così spesso che si tagliava con il coltello.

    L’uomo si presentò, Io sono Ignathion, Primo Martello da Guerra di Sylakia, conquistatore di mille Isole. Difficilmente avrebbe avuto bisogno di alzare la voce per farsi sentire in tutto il cortile. Vedo che Immadia ha scelto la via della saggezza in questo giorno. In nome del Supremo Comandante di Sylakia, accetto la resa dell’Isola di Immadia.

    Aranya sentì lo sguardo del Primo Martello da Guerra come un peso che la schiacciava. Non osò respirare.

    Sia noto che la vostra sleale alleanza con l’isola di Rolodia non sarà dimenticata, né perdonata, Ignathion ringhiò. Per quello pagherete a caro prezzo, ve lo assicuro. Alzati, Re Beran. Da ora sei al servizio di Sylakia.

    Suo padre si alzò. Anche Aranya fece lo stesso.

    Quale membro della tua famiglia offri, Re Beran?

    Beran si schiarì la gola. Secondo le leggi di guerra, offro mia figlia, la Principessa Aranya di Immadia, perché sia tuo ostaggio, Primo Martello da Guerra.

    Soltanto lei sapeva quanto costasse a suo padre.

    Mentre lei faceva un passo avanti, Ignathion la scrutò con le labbra arricciate, come a dire che lei non era nulla di più che un altro oggetto in mezzo al bottino delle sue conquiste. Aranya nascose l’ansia e la frustrazione. Voleva che vedesse una giovane donna, alta e slanciata, vestita di un ampio abito violetto di seta di Helyon, il colore della famiglia reale di Immadia, con i capelli intrecciati racchiusi nella retina sotto l’obbligatorio foulard che le incorniciava il viso e nascondeva fino all’ultima ciocca dalla vista di tutti. Il suo abbigliamento era adeguato, tipico di tutte le donne delle Isole, forse più grazioso di molti, perché per una donna lasciare scoperti in pubblico i capelli era spesso considerato inopportuno. Non poteva trovare nulla da ridire sul suo aspetto, quello era sicuro.

    Ma i suoi capelli erano un’altra delle questioni di cui non aveva parlato con suo padre, insieme al fatto che i suoi poteri stavano crescendo- crescendo fino al punto di diventare incontrollabili. Aranya nascose un ghigno. Capelli folli; poteri folli. I Sylakiani non avevano idea di che tipo di ostaggio avrebbe potuto essere.

    Ma era di poco conforto.

    Un grazioso trofeo per la mia stanza dei trofei, tuonò Ignathion. Portatela via. Incatenatela nella mia Dragonave.

    La furia artigliò Aranya a quelle parole. Un trofeo? Un’altra testa di animale da impagliare e appendere al muro? Fuoco le scoppiettò davanti agli occhi. Come sempre, la rabbia fece divampare il fuoco dentro di lei, un’impetuosa tempesta che doveva a tutti i costi controllare... Aranya alzò gli occhi al cielo e rabbrividì, lottando per contenere la rabbia.

    Vide una dozzina di dirigibili ancorati sopra la città. Altri ancora, molto più di cento Dragonavi, ondeggiavano fuori dalle mura. Molte erano state svuotate del loro carico di soldati che avevano preso posizioni strategiche all’interno e tutto intorno alla città. Ma una Dragonave catturò la sua attenzione. Sventolava il vessillo dei Martelli Cremisi, il primo reggimento notoriamente feroce di Sylakia; leggendari guerrieri che si diceva bevessero il sangue delle loro vittime in battaglia. Più veloce di quanto pensasse una lingua di fuoco sfuggì dal suo controllo.

    BRAAAAOOOOMM!

    La Dragonave esplose in una palla di fuoco.

    Abiti in fiamme, pezzi di corda e legno piovvero sulla città. Echi su echi ritornavano dalle montagne gelate che circondavano la capitale di Immadia a nord e ad est.

    Aranya barcollò. Fu tutto ciò che riuscì a fare per rimanere in piedi. Proprio come quando aveva cercato di curare la madre morta, usare i poteri le prosciugava le energie. Da un angolo dell’occhio si accorse di come Re Beran la guardava. Sapeva. Lei sollevò il mento ben disegnato e tenne lo sguardo fisso sulla prua.

    Gli occhi di Ignathion si strinsero mentre piegava la testa per osservare il relitto. Non poteva aver visto la spirale di fuoco lassù, pensò Aranya. Era invisibile. Le veniva da vomitare. Così tanti uomini, morti...

    Uff, sbuffò Ignathion. Qualche idiota si è avvicinato troppo all’idrogeno mentre fumava. I suoi occhi grigio pietra ritornarono su Aranya. Portate via l’ostaggio. Beran, apriamo il tuo miglior barile di birra mentre discutiamo i termini della tua resa. Partirò per Sylakia prima del tramonto dei soli. Il Comandante Supremo del Mondo- Isola vorrà essere messo al corrente delle sue recenti vittorie. Gonfiò il petto massiccio e colpì con il pugno i pettorali dell’armatura. Lunga vita a Sylakia!

    LUNGA VITA A SYLAKIA! ruggirono i soldati.

    * * * *

    A parte le manette che le circondavano polsi e caviglie, i Sylakiani trattarono Aranya in modo cortese. La Dragonave del Primo Martello da Guerra fu fatta scendere per permetterle di salire a bordo senza utilizzare la scala di corda. Né la lama dritta che portava al fianco sinistro né il coltello a due punte tipico di Immadia le furono sequestrati immediatamente - forse era quello il codice d’onore dei Sylakiani di cui aveva sentito parlare? Molto più probabilmente, avevano pensato che una donna potesse fare ben poco con una spada contro la mole dei corpulenti Martelli Cremisi di Sylakia che la controllavano con quella calma vigile propria di soldati veterani. Aranya s’incupì. Anche se non fosse stata incatenata, non avrebbe lottato con loro. Aveva dato la sua parola.

    In più, aveva il più tremendo dei mal di testa.

    Si appollaiò su una sedia lasciata per lei in una cabina piccola e spoglia e attese. Dopo poco, apparve un servitore per portarle ristoro. Aranya scelse un succo di frutto viola. Con un po’ di fortuna il succo avrebbe placato la fame crescente e il gusto acidognolo le avrebbe schiarito la mente. Guardò fuori dall’unico oblò sopra la cuccetta e vide i soli che si spostavano verso ovest. Aranya si sforzò di non mostrare alcun segno di debolezza. Voleva disperatamente piangere.

    Molto più tardi, un’anziana servitrice di Immadia di nome Beri apparve per annunciarle che era stato affidato a lei il compito di accudire Aranya durante il viaggio di quindici giorni verso l’Isola di Sylakia. Aranya conosceva Beri soprattutto per la sua reputazione d’incrollabile onestà e integrità. Aveva portato a bordo diversi bauli pieni d’indumenti e una valigetta di pelle che conteneva pennelli, matite e i preziosi attrezzi da disegno di Aranya.

    Non ho potuto portare i tuoi dipinti, Principessa, si scusò Beri.

    Potrei darti un bacio, Beri.

    Molto inappropriato, sbuffò la servitrice, ma una punta di rosa accese le sue guance rugose.

    Mentre i soli gemelli si abbassavano nel cielo, magnifici e dorati, e Aranya voleva urlare soltanto per interrompere la noia, improvvisamente iniziarono ad abbaiare degli ordini all’esterno della Dragonave. Qualche momento dopo, sentì un uomo annunciare che il Primo Martello da Guerra era a bordo.

    Salpiamo, giunse il grido. Su le ancore. Azionate le turbine.

    Tutto a un tratto la porta della piccola fornace di metallo cigolò e si aprì. Aranya conosceva la procedura. Aveva volato molte volte su una Dragonave. Quando era più piccola, aveva assillato suo padre perché le raccontasse tutto. Il fuochista avrebbe gettato blocchi di meriatite spezzettata nella fornace, non troppa e nemmeno troppo velocemente. La roccia si sarebbe poi fusa e sarebbe filtrata in una camera secondaria, scaricando la parte rossa bollente in un bagno acido. Questa reazione produceva l’idrogeno che era essenziale per alimentare la Dragonave, usato sia per galleggiare in aria sia per far girare le grandi turbine che facevano muovere il dirigibile. Se le scorte di meriatite erano quasi finite, cosa che succedeva spesso, dieci soldati a turno avevano il compito di muovere manualmente le turbine, di solito pedalando su un marchingegno stranamente chiamato il massacratore, ospitato nella zona comune dei soldati.

    Un forte colpo alla porta fece sobbalzare Aranya in catene. Un soldato entrò e s’inchinò cortesemente. Le disse, Ordini del Primo Martello, Principessa di Immadia. Potete assistere alla partenza dalla gru a poppa.

    Vi sono...grata.

    Le guardie la condussero verso la poppa. Dopo aver aperto una piccola porta leggera, si ammassarono sulla gru, leggermente dietro e sotto le sei turbine che facevano muovere la Dragonave. Aranya si accorse della presa salda sulle manette ai polsi. Il suo sorriso ironico ricevette come risposta severi scrolli di testa. Vietato saltare.

    Il terreno si allontanava in un silenzio che l’aveva sempre sorpresa per essere una Dragonave in movimento. No, c’erano dei piccoli rumori - lo scricchiolio dei sacchi di idrogeno stracolmi con la rete contenitiva, il cigolio dei puntelli che sostenevano il peso, lo sbuffare della fornace e un gemito di protesta mentre le ali stabilizzatrici, che davano ai dirigibili quel nome fantasioso, si allungavano. Le ali erano regolate più per seguire il vento che per dare stabilità alla Dragonave. Quale ironia, pensò Aranya, che nella cultura di Sylakia, che apparentemente odiava e rinnegava i Draghi a tal punto che il solo menzionarli voleva dire andare incontro alla morte, che il loro principale mezzo di trasporto tra le Isole si chiamasse Dragonave.

    Diligentemente, l’Isola di Immadia le si rivelò. Grigi tetti di ardesia circondavano su quattro lati i tradizionali cortili interni delle case. Le tende brillanti del mercato risposero al suo cenno, e infine le meravigliose torri e torrette del castello che era sempre stata la sua casa. I suoi occhi seguirono i camminamenti crenellati e le postazioni delle catapulte mobili con una ribelle, possessiva rabbia. Sarebbe tornata. Non sarebbe stato per sempre - arrivederci.

    Aranya riuscì a scorgere Re Beran e la Regina Silha, ciascuno con in braccio uno dei suoi piccoli fratelli gemelli, che stavano in cima alla Torre di Izariela. Significativo. Il cuore in petto perse un colpo mentre li vedeva alzare le braccia, i palmi rivolti verso l’alto in quel gesto che voleva comunicarle il loro amore. Avrebbe voluto rispondere, ma non poteva alzare le braccia incatenate.  

    Una nebbiolina le appannò la vista. Aranya sbatté le palpebre finché non sparì.

    La Dragonave si alzava più velocemente ora, guadagnando controllo sul vento, il terreno che si allargava sotto di lei mentre la sua famiglia diventava un puntino in un castello lontano. Le montagne imbiancate di neve che circondavano la città formavano una spettacola e splendente fortificazione per la terra marrone della stagione fredda, interrotta dai puntini bianchi delle pecore giganti alla ricerca di un cespuglio di anemiche piante marroni, prima che le brevi piogge primaverili portino il verde su ogni campo e insenatura rocciosa. Ai confini dell’Isola erano diffusi i laghi terrazzati, sostenuti da grandi muri di pietra senza soluzione di continuità costruiti dai predecessori per raccogliere le scarse piogge di quelle terre aride. Immadia aveva tre livelli di laghi terrazzati. Altre Isole ne avevano molti di più.

    Al di sotto dei laghi terrazzati, si infrangeva contro le scogliere a strapiombo alte mezza lega- o forse molto di più perché nessuno sapeva quanto fosse veramente profonda le Terra delle Nuvole- il sempre presente e infinito ammasso di nuvole di gas velenoso che si allungava fino all’orizzonte e oltre, bianco e grigio e turchese in alcuni punti, una tappezzeria in continuo cambiamento che nascondeva quello che gli abitanti delle Isole credevano essere la terra dei demoni e mostri, o un’infinita fossa dell’inferno. Oh, si raccontavano storie di mostri che erano spuntati dalle Terre delle Nuvole, molte storie, ma la verità era che nessuno sapeva, perché niente o nessuno poteva sopravvivere al veleno in quell’atmosfera.

    La prua della Dragonave puntò piuttosto decisamente verso est, diretta all’arcipelago di Isole di Gemalka, famosa per le sue miniere di granata e diamanti e per la deliziosa trota arcobaleno che viveva nei suoi laghi terrazzati. Attraversarono l’ombra dell’Isola di Immadia, diventata lunga molte leghe a quell’ora della sera.

    Ma Aranya tenne il suo sguardo fisso sull’Isola di Immadia finché la sua casa non fu solo un puntino all’orizzonte, finché le Terre delle Nuvole non inghiottirono i soli al tramonto e la sua scorta, rabbrividendo, la invitò a tornare nel calore della sua cabina.

    Il corpo di Aranya non era freddo. Ma il suo cuore era di ghiaccio.

    Capitolo 2: Il grifalco del vento

    ALLO SCOCCARE PRECISO dell’ultima ora del pomeriggio, misurata dalla clessidra appesa al muro, alla vigilia del terzo giorno lontano da Immadia, il servitore Sylakiano portò con la consueta cortesia impalata e formale il terzo invito a cena del Primo Martello da Guerra. Beri, aprendo la porta per la terza volta, rispose che la Principessa declinava gentilmente l’invito per problemi di salute.

    L’uomo, incapace di trattenere un sorrisetto, aggiunse, Il Martello da Guerra desidera comunicare alla figlia dell’onorevole Re Beran che esige la sua presenza entro l’ora del tramonto dei soli.

    Beri annuì. La Principessa verrà.

    Il servitore si ritirò con il più lieve degli inchini.

    Aranya lanciò il calice di legno contro il muro della piccola cabina, desiderando che fosse di fine cristallo invece che di legno squisitamente intagliato. Rimbalzò direttamente addosso a lei e la colpì sulla guancia.

    Si toccò lo zigomo graffiato. Ouch! Lui esige? Schifoso barbaro Sylakiano che mi minaccia - e tu come hai osato accettare -

    Huh, rispose Beri tirando su con il naso. Ti ho cambiato i pannolini quando eri bambina, ragazza. Non essere impudente con me. Ti trascinerà lassù con o senza la tua preziosa dignità. Rifiutato tre volte? Un insulto. È un uomo orgoglioso; tanto orgoglioso quanto quel bastone testardo di tuo padre. Eri malata la prima sera, sicuro. E a letto ieri mattina. Ma adesso? Sarebbe stata pura cattiveria e ben oltre la donna che sei. Non farmelo fare di nuovo.

    Aranya scostò di lato le coperte di lana finemente lavorate e si alzò in piedi. Ma la rabbia contribuì a far aumentare il dolore alle tempie. Si sedette con un gemito.

    Principessa? Aranya?

    Beri- oh merda di pecora- hai ragione. Mi dispiace.

    Certo, ho ragione. Ma Beri addolcì il suo rimprovero con un sorriso che le attraversò le guance fino ad arrivare agli occhi. Ha barattato volentieri le tue armi in cambio di un allentamento delle tue catene. Questo non è il comportamento di un bruto Sylakiano.

    Aranya lanciò un’occhiata alla sua servitrice più anziana, sentendosi come se avesse sei anni anziché sedici, irritata dall’essere stata rimessa in riga. Beri era una di quelle che aveva sempre espresso la sua opinione e la sua saggezza era nota per essere vasta quanto le Terre delle Nuvole e sottile quanto un pugnale a doppia punta di Immadia. Aveva servito la famiglia reale per quattro generazioni. Suo padre aveva scelto bene. Le avrebbero permesso di tenere Beri anche a Sylakia, durante il suo esilio? Quanto la conosceva Beri?

    Beri, come devo comportarmi con quell’Ignathion? Che cosa mi consiglieresti?

    Che indossassi qualcosa di più appropriato di una camicia da notte, rispose lei aspramente. Sbrigati e cambiati, ragazza.

    Lavata frettolosamente con una salvietta inzuppata in una tinozza di acqua fresca, cambiata, profumata e agghindata nel suo vestito di seta di Helyon, Aranya esaminò il suo aspetto nello stretto specchio che Beri aveva portato di nascosto insieme ai suoi effetti personali. Il turbante violetto in abbinamento accentuava la profondità color ametista dei suoi occhi - occhi ansiosi, pensò, desiderando apparire più sicura e con la situazione sotto controllo, non controllata da...ora ecco un’altra barzelletta da fiera degna di qualsiasi giullare. Sicura? Avere il controllo di cosa, esattamente? Di questo vento che la schiaffeggiava come se la sua vita fosse spazzatura scartata alla mietitura del raccolto, dell’indesiderata protezione di un reame che non aveva bisogno di una Principessa nella linea di successione?

    Quella di tenere in ostaggio era una ridicola formalità.

    Si studiò i graffi recenti. Zigomi incavati, si era appena lamentata Beri. Non aveva mangiato molto da quando avevano lasciato le coste di Immadia. La prospettiva di una cena le fece brontolare lo stomaco come una lince di montagna che moriva di fame. Sembrava che i Sylakiani avessero gatti ancora più grandi delle linci di Immadia, gatti chiamati rajals...

    Sbrigati, adesso. Beri la spinse verso la porta, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Basta farsi belle- non che ti sia mai fatta bella. Non fare aspettare Ignathion."

    Le sue guardie dalle facce scure come la melma la seguirono, una davanti e una dietro, per scortare la Principessa di Immadia nella cabina frontale finemente arredata della Dragonave - la cabina di navigazione. La porta era aperta. Guardando all’interno vide il Primo Martello da Guerra di Sylakia, conquistatore della sua terra natale, in piedi con le braccia incrociate dietro la schiena, osservando con atteggiamento meditabondo dalla finestra di vetro alta fino al soffitto un’Isola che lei capì solo più tardi essere Gemalka. La sua statura era così imponente, i capelli tagliati corti quasi fioravano il soffitto.

    Ad Aranya tremò la gola. Raddrizzando la schiena, fece per entrare, i passi attutiti dallo spesso tappeto di pile. Lui non si voltò immediatamente e lei ne approfittò per dare diverse occhiate agli appartamenti di Ignathion. Il suo sguardo cadde sulle mappe e gli strumenti di navigazione, pile ordinate e pulite di diari e almanacchi che erano necessari per navigare correttamente e studiare le correnti e il clima, mappe lunari con dettagli di ogni aspetto delle complesse interazioni tra le cinque lune e un’ulteriore biblioteca di volumi rilegati a mano sullo scaffale opposto. Si rese conto che se tutto quello apparteneva a lui, allora Ignathion doveva essere un uomo intelligente e ben istruito. Un bruto ben istruito. I suoi occhi si spostarono sul tavolo, apparecchiato per due, di cui apprezzò la perfezione artistica del tocco di fiori di campo bianchi che decoravano ciascun posto. Bianco come l’amicizia, notò. Insolito. Piatti della più fine, delicata porcellana, bicchieri decorati di tale fattura che la tavola di suo padre ne sarebbe stata orgogliosa - l’artista in lei riusciva a notare anche i minimi dettagli.

    I soldati si ritirarono. Con sua crescente sorpresa, Aranya sentì i passi che indietreggiavano lungo lo stretto corridoio che portava a poppa. Non proteggevano il loro comandante? Oppure lui non aveva bisogno di protezione da quelli come lei?

    Aranya, Principessa di Immadia, brontolò lui, voltandosi. I suoi movimenti erano agili per essere un uomo gigantesco ma misurati come se fosse costantemente consapevole della sua statura enorme.

    La mano destra di Aranya si allungò automaticamente. Appoggiando la sinistra sotto la mano che lei gli aveva offerto, Ignathion la sollevò in alto, soffiò una volta sopra le dita per indicare che non voleva farle del male, disegnò due volte un cerchio di pace con l’indice destro davanti al serio viso barbuto, poi le baciò il centro esatto del palmo, tra le linee della vita, tre volte.

    Sopra gli zigomi pieni di cicatrici, segnate alla maniera dell’élite guerriera di Sylakia con il simbolo del grifalco duramente conquistato, gli occhi di Ignathion erano grigi come la tempesta che si preparava sopra le Terre delle Nuvole.

    Annunciò, È un grande piacere poter finalmente conoscere la figlia del mio migliore e più onorevole rivale, Re Beran.

    Inarcando leggermente le sopracciglia, Aranya rispose, Primo Martello da Guerra, sono onorata del tuo invito anche in questo momento di dolore e perdita per il Regno di Immadia.

    Concordo, rispose lui. Con perfetta galanteria, la fece accomodare. Chiamami Ignathion, per favore.

    Per quanto mi riguarda, Aranya è sufficiente.

    Aranya era stata istruita alle minuzie delle buone maniere e del comportamento di corte comune nell’Isola - Mondo, e aveva trascorso del tempo in diverse Corti e Palazzi Governativi, quindi leggeva facilmente i segnali - e per questo era sconcertata. Perché le trattava come un suo pari? Perché mostrava un tale onore e rispetto per qualcuno più giovane di lui in età? E poi, era un ostaggio, che presto sarebbe stato rinchiuso nell’ignobile Torre di Sylakia, il famoso palazzo dove Sylakia teneva prigionieri i suoi ostaggi politici? Un bel numero di ostaggi, le era sembrato di capire, data la loro ondata di recenti e vittoriose conquiste. Perché Re Beran era il suo rivale più onorevole? Sicuri che l’Isola di Immadia fosse miserabile polvere da calpestare con i suoi stivali da conquistatore? Nonostante questo, Aranya sorrise tra sé, Re Beran aveva dato un gran da fare a Ignathion per venti estati e causato indicibili fastidi al Supremo Comandante di Sylakia, Thoralian.

    Ha! Il suo Papà poteva essere onorevole ma era anche astuto. E lo era anche sua figlia.

    Quindi sfruttò le sue capacità, ed evitò e sondò ed aggirò le cortesi domande di Ignathion durante le prime cinque portate di una cena superba, che lei consumò di gran cuore, finché non posò forchetta e coltello, sorrise ampiamente a lei dall’altra parte del tavolo e disse, "Tu, Aranya, mi ricordi fortemente una donna che ho amato tempo fa. A quel tempo io ero soltanto un semplice Terzo Martello da Guerra, al comando di tre Dragonavi scarse e un Martello di duecento soldati. Quella giovane bellezza era una leggenda di un reame lontano, corteggiata da re e principi e nobili di una potenza crescente chiamata Sylakia, che comprendeva soltanto sei Isole all’epoca. Le sarebbe piaciuta la trota arcobaleno, come a te. Un’altra porzione?

    Aranya, sorpresa di trovare il suo piatto vuoto, accettò con un cenno del capo. Ignathion la servì con perizia. Ritornando a sedersi con quel sorriso irritante, persino compiaciuto, che increspava i suoi tratti, aggiunse, Quella bellezza veniva da Fra’anior. Magari la conoscevi?

    Ad Aranya scivolò la forchetta e fece cadere un pezzo di pesce al burro ed erbe sulla tovaglia immacolata.

    Eravamo diventati intimi, raccontò, salvando il fuggitivo pezzo di pesce e mettendolo da parte, quando un’astuta volpe di scogliera rubò l’incomparabile Izariela di Fra’anior da sotto i nostri nasi e la portò via velocemente nella sua fortezza del Nord. Fu uno scandalo enorme; forse fu l’unica azione riprovevole che Re Beran abbia mai compiuto - un audace rapimento da una fortezza sorvegliata, un aperto invito alla guerra per Fra’anior e una folle fuga per sfuggire alle Dragonavi di venti Isole- tutto per un amore che ardeva più luminoso della fornace di una Dragonave. Aranya, tuo padre è un bandito e un pirata.

    Per la prima volta in quattro giorni, un sorriso genuino le arricciò le labbra.

    Ignathion puntò la forchetta verso di lei. Quello. Quello è il sorriso che ricordo. Ma mi fa male vedere Re Beran sottomesso, Aranya. Dodici anni! Nessun’altra Isola è durata nemmeno due estati contro di me ma - lui è una vecchia volpe di scogliera, quell’uomo. Una trota sfuggente con la più alta integrità e l’istinto in battaglia di un Drago. È stato sconfitto soltanto perché Rolodia l’ha tradito - non lo sapevi?

    Aranya scosse la testa. I suoi pensieri erano ancora concentrati sul fatto di aver sentito paragonare suo padre a una trota, a una volpe di scogliera e a un Drago nella stessa frase. Tradito? Dal suo più vecchio amico, il Re dell’Isola di Rolodia? Doveva averlo ferito molto.

    Sono stato profondamente sconvolto dalla notizia della morte di tua madre, Aranya.

    È stata avvelenata.

    Lo so. È mio dovere studiare i miei nemici. So come succede che si bruci una barba. E anche la tappezzeria.

    Questa volta, Aranya dovette appoggiare il pugno sul tavolo per placare il tremore della mano. Bruciasse sotto le Terre delle Nuvole, c’era qualcosa che questa bestia non sapeva di lei? Si sentiva male. Lui sapeva! Sapeva qualcosa, o quantomeno lo sospettava. Perché stava giocando con lei - la stava minacciando? Voleva comprarla? Trasformarla in una lepre appesa per il collo nella trappola del suo cacciatore, ottenendo in cambio la sua vita? Perché? Che cosa poteva volere da una sua prigioniera? Abbassò lo sguardo, sperando che quell’improvviso terrore non fosse stato troppo visibile.

    Ignathion si mosse irrequieto mentre il servitore entrava con la pietanza della sesta portata, un petto di pollo con una leggera dose di curry servito su un letto di riso allo zafferano. L’aroma del curry le fece venire l’acquolina in bocca.

    Dopo che il servitore se ne andò, Ignathion la servì ancora una volta e le riempì il calice di spesso succo di frutta violaceo.

    Il silenzio tra di loro divenne insopportabilmente teso.

    Nel tentativo disperato di mettere Ignathion fuori strada, Aranya domandò, Sai perché è stata uccisa mia madre, Primo Martello da Guerra? È stata opera di Sylakia?

    No, ringhiò lui. Non osare accusarmi- Ignathion cercò di calmarsi con uno sforzo. La presa dalle nocche bianche sulla tovaglia si rilassò. Molto bene, mi sono guadagnato questo rimprovero. Aranya, tua madre era una donna rara. Il veleno è il segno distintivo di Herimor - e poche altre Isole che potrei indicare, diciamo... Quello che voglio farti capire è... per gli Astri di Sylakia, è difficile da dire. Mi sono rivolto duramente a Beran in pubblico in modo che tutti i Sylakiani capissero che ho trattato anche un vecchio Principe e amico Apprendista allo stesso modo che tutti gli altri miei nemici.

    Aranya strizzò gli occhi. Quindi, suo padre e Ignathion erano stati apprendisti insieme in una Corte straniera? Così tanti legami intrecciati; così tante vite. A che gioco stava giocando Ignathion? Che cosa gli stavano raccontando, quali eranoi fili semi -nascosti nella loro conversazione? Stava forse insinuando che anche se aveva messo così in imbarazzo Beran, nel suo cuore provava tutt’altro?

    Alcuni Sylakiani non si fidano delle Principesse straniere, Aranya, e le vedrebbero volentieri precipitare nell’oblio. I Sylakiani sono un popolo superstizioso. Non si fidano degli stranieri, in particolare quelli con gli occhi strani.

    Occhi? Quella sottile enfasi voleva dire capacità, vero? Se quella era un’offerta di tregua, oppure un patto di amicizia segreta in nome dei suoi genitori, non poteva rifiutarla - oppure sì? Perché aveva descritto le alternative molto chiaramente. Essere scoperti. Denunciati. Poche parole dette alle persone giuste avrebbero portato la testa di una sospetta incantatrice a essere separata per sempre dalle spalle.

    Dopo aver inumidito la gola secca, Aranya si offrì, La fiducia è sempre una questione spinosa, Ignathion. Ma apprezzo veramente i fiori che hai scelto per la tavola.

    Ignathion alzò il calice, Concordo. La somiglianza con tua madre è impressionante, Aranya. Brindiamo alla memoria di Izariela di Fra’anior...insieme.

    Così aveva fatto un pericoloso passo avanti nel futuro, pensò Aranya. Sorseggiò il suo succo. Il Primo Martello da Guerra avrebbe voluto qualcosa da lei. Non era un uomo frivolo. Ignathion era un maestro nelle strategie a lungo termine, suo padre l’aveva avvertita. Teneva veramente i suoi genitori in alta considerazione? Perché aveva accennato alla differenza tra amicizia e dovere? Un pensiero la colpì: lui aveva già le sue due tradizionali mogli. Le usanze di Sylakia non ne permettevano di più, quindi non avrebbe dovuto cercarla. Se fosse stato per uno dei suoi due figli che stava preparando quella sottile trappola per una Principessa in esilio? Il cuore pulsava irregolare in gola mentre Aranya pensava al controllo che quell’uomo aveva sulla sua vita. Ma il suo senso del dovere lo obbligava di certo a portarla al sicuro a Sylakia. E allora, perché quegli avvertimenti velati? C’erano altri pericoli, più sottili, che la attendevano a Sylakia? Pericoli particolari per qualcuno con degli occhi insoliti?

    Aveva molto su cui riflettere.

    Aranya gli sorrise sopra il bordo del calice, cercando di ignorare la maestria con cui lui aveva condotto quel gioco elegante. Ignathion, quando il Primo Martello da Guerra avrà conquistato tutte le Isole sopra le Terre delle Nuvole, dove rivolgerà il suo nobile occhio? Oltre la Fossa?

    A Nord della Fossa c’è solo un quarto del mondo conosciuto, rispose lui.

    Nuovi territori; nuove conquiste.

    A volte vorrei solo la fine di tutte le guerre. Un altro po’ di pollo? Uno scorcio dell’uomo dentro di lui, anche se velocemente nascosto ancora una volta. E una non-risposta a piani di Sylakia. Furbo. Permettimi di condividere con te i miei ricordi di quel pirata delle Terre delle Nuvole che presumeva di farsi chiamare re.

    Aranya aggrottò un sopracciglio incuriosita, Sorprendimi.

    * * * *

    Durante la notte, le rimanenti ottanta Dragonavi della flotta di Sylakia sfuggirono a una minacciosa tempesta, ancorate con solide gomene vicino al terreno quanto fosse più sicuro. I fulmini erano sempre un pericolo per i dirigibili. Ma con pochissime parti in metallo esposte all’atmosfera, il pericolo maggiore era di solito il vento. Raffiche taglienti potevano far precipitare un vascello sfortunato nelle profondità delle Terre delle Nuvole, uccidendo tutti gli uomini a bordi in pochi minuti. Anche i rabbiosi grifalchi erano una seccatura perché potevano forare il pallone di una Dragonave e provocare la perdita del prezioso idrogeno. Se una Dragonave era attaccata in un punto lontano da un porto sicuro, o esauriva la meriatite, una morte veloce era assicurata.

    Aranya dormì poco quella notte, incatenata al letto sotto lo sguardo sempre vigile di due guerrieri. Evidentemente, la fiducia di Ignathion non era così cieca quando si fermarono a quindici piedi o giù di lì dal solido massiccio di Gemalka. Sognò di ritrovare sua madre, che Izariela

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