Un principe ribelle: Harmony Jolly
Di Ally Blake
5/5
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Info su questo ebook
Dopo essere stato abbandonato all'altare, il principe Hugo di Vallemont decide di allontanarsi dal regno per recarsi in Australia. In quella terra remota inizia una relazione con Amber Hartley, una donna lontanissima dalle convenzioni di palazzo, sfrontata, coraggiosa e pronta a battersi per ciò in cui crede. Quando inaspettatamente Hugo si trova a dover tornare a Vallemont per essere incoronato, è costretto a svelare ad Amber la propria appartenenza alla famiglia reale, che fino a quel momento le ha tenuto nascosta. La donna è ferita per non esserne venuta a conoscenza prima... tuttavia anche lei ha un segreto da confessargli.
Ally Blake
Autrice australiana, ha ballato e recitato in televisione prima di dare libero sfogo alla sua innata passione per la scrittura.
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Anteprima del libro
Un principe ribelle - Ally Blake
successivo.
1
Amber si sedette sulla scaletta del capanno aggrappato al fianco di Serenity Hill e intrecciando le mani dietro la testa osservò pigramente il panorama.
Una sottile foschia velava la distesa di lavanda che ricopriva quel versante della collina. I primi raggi del sole donavano una patina dorata all'orizzonte e illuminavano le chiome dei salici che crescevano lungo gli argini del Serenity Creek.
«Ci vorrebbe un po' di pioggia» borbottò. «Del resto la terra ne ha sempre bisogno.»
Ned le rivolse uno sguardo amorevole e lei gli diede una grattatina tra la folta pelliccia che gli copriva il collo, poi afferrò i suoi stivali di gomma di un giallo brillante, se li infilò sopra i calzoni del pigiama e tolse un grumo di fango da una delle api che Sunflower, l'amica che viveva nella roulotte viola poco più in alto, aveva dipinto per lei su un alveare. Subito dopo arrotolò la massa dei suoi lunghi capelli, li annodò, infilò la testa dentro un casco munito di una reticella di tulle che proteggeva il viso e da ultimo si mise i guanti elasticizzati.
«Sei pronto?» domandò a Ned, balzando in piedi. «Allora muoviamoci.»
Aveva compiuto solo pochi passi quando vide Sunflower scendere velocemente verso di lei. Con i piedi nudi che spuntavano sotto una gonna a fiori e i capelli color fragola svolazzanti attorno al viso da folletto, Sunflower sembrava essere stata portata sulla terra da un raggio di sole.
Anche lei, come molti abitanti di Serenity, era giunta lì, cercando un rifugio tranquillo.
Non avvezza a vedere anima viva a quell'ora, Amber si tolse il casco.
«Va tutto bene?» gridò.
«Ti porto delle notizie» rispose la donna, agitando una mano.
«Per averti costretta a emergere dalle coperte a quest'ora, devono essere molto belle.»
«Non tanto» rispose l'altra, buttando indietro il cappello da sole. «Non ne sono sicura, ma dicono che abbiano riaperto la Big House.»
Amber aguzzò lo sguardo benché Hinterland House, la villa enorme in stile toscano che tutti chiamavano Big House, che sorgeva sul versante opposto della collina, non fosse visibile.
«Grimm ha detto d'aver visto del fumo uscire dal comignolo un paio di settimane fa ma, siccome vive costantemente dentro una nuvola di fumo, non gli ho creduto. Poi Daphne ha assicurato d'aver visto delle lenzuola stese ad asciugare e mi sono venuti dei dubbi. L'altra notte, mentre il mio Johnno vagabondava intorno, ha notato una bella auto nera che saliva lungo il sentiero ed entrava nel garage. Sembra proprio che la famiglia sia tornata» concluse.
«Quale famiglia? Vedendo che la casa era sempre curata, pensavo appartenesse a qualche grande società.»
«Oh, no!» Gli occhi di Sunflower danzarono. «Appartiene alla famiglia Van Halprin, famosa per la sua ricchezza, il potere e la terribile sfortuna. Tutti i suoi membri sono morti in modo tragico uno dopo l'altro. La sola sopravvissuta è stata Anna, la figlia minore, che era molto bella e che a ventuno anni rimase sola nella grande casa finché, come in una favola, arrivò un principe di un altro stato che la sposò e la portò via. Da allora la magione è rimasta chiusa.»
«E adesso la principessa della favola è tornata?»
Sunflower scosse la testa. «La persona che il mio Johnno ha visto al volante della macchina era un uomo. Taglio di capelli alla moda e bello come un dio. Dicono che sia lui.»
Lui chi? Amber sapeva che avrebbe dovuto domandarlo, ma non riuscì a parlare. Impallidì, un ronzio le colpì le orecchie e le sue mani si bagnarono di sudore.
Per fortuna la porta della sua capanna era chiusa, perciò non aveva ragione di agitarsi tanto. Lo sguardo della sua amica non poteva perforare le pareti e vedere...
«Dev'essere il figlio di Anna!» proruppe Sunflower, eccitatissima. «L'erede al trono. Il Principe Alessandro Giordano in persona.»
Amber gemette. Un principe.
«Non capisci? In qualità di erede delle proprietà Van Halprin, il Principe Alessandro possiede Hinterland House e tutta la terra che vedi, dalla cima ai piedi della collina, compresa quella su cui ci siamo stabilite noi.»
Amber dovette deglutire. «Caspita. Credevo che la terra appartenesse al comune. È ciò che mi hanno dato a intendere.» E lei, immensamente grata di ottenere il permesso di occuparne un pezzetto, non aveva mai fatto delle domande. «Stai dicendo che il Principe Alessandro possiede tutti i terreni che circondano Serenity Hill?»
Sunflower annuì lentamente. «Corrono anche altre voci.»
C'erano sempre dei pettegolezzi, soprattutto in città piccole come quella. Avendo avuto dei genitori la cui priorità era stata essere coinvolti in tutto quello che succedeva nel mondo, Amber aveva sviluppato un totale disinteresse per le chiacchiere della gente.
Sunflower continuò a raccontare. «Sembra che abbia avuto una riunione con il consiglio comunale un uomo corrispondente a questa descrizione: alto, aitante, raffinato, bellissimo e con un accento straniero.»
Il vento si era rinforzato e sebbene il sole splendesse, Amber rabbrividì.
Molte persone si erano accampate, erigendo delle tende da indiani sui fianchi della collina, o piazzandovi delle roulotte. Lei era arrivata da poco tempo a Serenity e non conosceva la storia di quel posto, ma era ferrata in legge.
«Il comune occupa questa terra da decenni, tanto che ha costruito case e strutture, dotandole d'acqua e di elettricità» replicò. «Dovrebbe avere un diritto chiamato uso capione. Il posto è segnalato perfino sulle mappe come punto d'interesse turistico.»
«Uso capione?»
Un colpo proveniente dal capanno impedì ad Amber di spiegarle. «Credo che Ned voglia fare colazione» affermò con la maggior calma possibile, arretrando verso la porta.
Sunflower si allontanò. «Vai pure. Io corro ad avvertire tutti quanti. Se ti capita, fallo anche tu. Questa sera al tramonto ci riuniremo intorno a un falò.»
«Ci sarò, così ci rivedremo. Ma adesso è meglio che vada a vedere che cosa combina Ned.»
In quel momento Ned irruppe correndo dal campo, il manto disseminato di fiori. Amber lo spinse in fretta dentro il capanno, entrò a sua volta e si appoggiò contro la porta con il cuore che le batteva a raffica.
Le bastò allungare il collo per riuscire a vedere una porzione della minuscola camera da letto. Le lenzuola erano attorcigliate, la coperta di lana multicolore era ammucchiata sul pavimento e sul materasso giaceva il corpo di un uomo.
Un ciuffo di capelli gli cadeva su un occhio, le spalle larghe si sollevavano e si abbassavano a ogni respiro e il profilo sul cuscino era di una bellezza incantevole.
E pensare che fino a pochi minuti prima era stata tra le braccia di quell'Adone e aveva sorriso, notando quanto profondo fosse il suo sonno.
Lui aveva dichiarato di chiamarsi Hugo, di essere un turista di passaggio e lei gli aveva creduto. Era stato il suo sguardo diretto a convincerla, insieme all'accento straniero. Tra l'altro, poiché si sarebbe trattato solo di una breve avventura, non aveva avuto motivo di preoccuparsi, invitandolo ad alloggiare presso di lei.
E invece...
A quanto sembrava il clandestino con cui aveva convissuto per un paio di settimane era niente altro che il Principe Alessandro Giordano, proprietario della terra su cui lei e i suoi amici si erano installati illegalmente.
Tre settimane prima
Quel mattino, aspirando il profumo di lavanda, Amber aveva avvertito un brivido di freddo. Era il segno che aspettava per cominciare a svuotare le arnie. Il miele raccolto al momento giusto sarebbe stato ricco di sapore e dolce. Se avesse aspettato, la colonia avrebbe cominciato a mangiarlo, oppure si sarebbe infilata più a fondo nell'arnia, rendendo impossibile la raccolta.
Per fortuna nel pomeriggio la temperatura si era alzata, perciò le api sarebbero state calme e il miele caldo sarebbe fluito facilmente.
Dopo aver calzato il casco, gli stivali, la tuta e i guanti, si accorse che Ned non era al suo fianco, ma siccome era sordo, evitò di fischiare.
Forse, quel bricconcello, pur sapendo di disubbidire, era salito sulla collina per fare visita ai suoi amici. Eppure gli aveva fatto capire chiaramente d'essere responsabile per lui.
Stava per avviarsi, quando lo vide tra due alberi più in basso guardare con grande interesse il capanno. Mentre gli si avvicinava, capì perché.
Dalla porta del capanno spuntavano i piedi e la parte inferiore del corpo di un uomo addormentato. La T-shirt si era arrotolata, mostrando uno stomaco piatto e la peluria scura che scompariva dentro i jeans.
I capelli un po' lunghi gli cadevano sulle sopracciglia corrugate mentre sognava. Il resto del viso era coperto di barba, ma i tratti sembravano cesellati. Era un vichingo moderno che proveniva da chissà dove.
Doveva essere un turista. Non il solito raccoglitore di frutta, o il tipo che arrivava a Serenity per divertirsi, o per nascondersi. I suoi indumenti erano troppo costosi e l'aspetto era rassicurante.
La gente non passava per Serenity per caso. Ci veniva di proposito. Perciò, chi era quel tizio?
Amber continuò a osservarlo come se volesse imprimerselo nella memoria e di colpo realizzò di essersi insediata da molto tempo in quel posto un po' selvaggio, frequentato da hippies e da placidi artigiani, nessuno dei quali però le aveva mai comunicato dei fremiti.
Emozionata, allungò una mano per prendere Ned che le rivolse uno sguardo contento.
«Per quale ragione ridacchi?» gli domandò ad alta voce, dimenticando che lo sconosciuto non era sordo come il cane.
Il bell'addormentato balzò a sedere come se fosse stato spiritato e afferrò con le mani gli stipiti della porta, rischiando di far crollare l'intera struttura.
Seduto sembrava ancora più alto e più forte e Amber fu costretta a guardarlo e ad aspettare.
L'uomo scosse la testa per togliersi i capelli dagli occhi, le diede una rapida occhiata e saltò fuori dal capanno con tanto impeto da inciampare nei propri piedi mentre dalla bocca gli usciva una sequela d'imprecazioni.
Parlava in italiano, o in francese? Comunque fosse, era il suono più sensuale che Amber avesse mai udito. La sua voce profonda e leggermente roca le scivolò dentro come melassa.
Dopo aver ruotato su se stesso, lui