sentiero: storie italiane e leggende metropolitane
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Anteprima del libro
sentiero - carlo battimelli
Il sentiero
storie verosimili italiane e leggende metropolitane
di
carlo battimelli
Chi sono?
"Come definire una persona che si dedica alla scrittura per esprimere se stesso ,gli altri e
gli accadimenti che lo hanno plasmato in una sorta di autoanalisi
Autodidatta scrive nel linguaggio parlato con le sue forme dialettali e gergali
.Che scrive,insomma come parla,ignorando la costruzione stilistica
Uno che si ritiene un primitivo
,qualcuno direbbenaive
Scrive prevalentemente in lingua napoletana
Vuole solo affermare a se stesso, la propria esistenza come persona
Nato a Napoli nel 1946 il 13 maggio
Ha cominciato a lavorare come benzinaio a 13 anni,nel 1968 si è trasferito a Milano dove
ha vissuto fino al 1971,
Attualmente vive a Bologna
Ama scrivere ,dipingere e occuparsi di politica
Non ha mai voluto fare delle sue passioni un "mestiere"
Gli piace soprattutto la provocazione
come mezzo di conoscenza
I suoi interlocutori… finiscono per diventargli amici."
Così mi ha descritto qualcuno leggendo le mie cose.
Premessa:
Chest’è a storia e tant’e nuie
nat’cu e pezze n’culo,
che doppo à resistenza hannu creduto
e cagnà e cose e stù Paese
Che comme diceva Antonio*
ò popolo ch’è stato sempre schiavo
primma o poi se leva stì catene
Je che nun tengo chiese int’ò giardino
penzo che st’ommo è stato nù grand’ommo
si pè libberà à gent’e stà nazione
è muorto tiseco m’priggione
Cu stà certezza song’iuto nanze*
A mia ,cu tutto che è cose pareno* ò cuntrario,
nunn’è nà speranza,è nà convinzione
:a’gente che ha fatto e stà democrazia
cosa mia
Che s’è vennuto à resistenza
Pè degnere a credenza*
Primma o poi ha storia le dà ò cunto*
*Gramsci,* andato avanti,* sembrano,*per riempirsi la dispensa -per arricchire
*riscuote
Gli orfani
Quello che si trovarono davanti era per loro, che avevano vissuto fin dalla nascita in un
convento, qualcosa che non si aspettavano
Conoscevano solo la descrizione che ne facevano i frati , le suore,ma soprattutto i libri ,di
quello che c’era fuori da quelle mura e cancelli troppo alti per loro.
L’ abbecedario…poi!
Bambini con le divise mai rattoppate.
Tutti ritti, allineati che cantavano canzoni di patria e di eroi.
Molti dai riccioli biondi,come i capelli del bambino Gesù vicino alla Madonna e a San
Giuseppe
Si mormorava nel convento che tutti quei bambini nei libri erano figli di questi santi,gli
orfani invece figli del peccato o della guerra che, dicevano i frati, erano opera del demonio.
Ecco perché loro erano tanto diversi
Per la verità c’erano due fratelli nell’orfanotrofio dai capelli rossi ,e un altro biondastro ,ma
aveva i capelli lisci
I disegni e le foto sui libri mostravano delle signore con vestiti sgargianti e i signori con
casacche nere alla guida di belle macchine,a volte su cavalli bianchi ; erano certamente
principi e principesse ; come quelli delle fiabe
Quello che colpiva di più la loro fantasia erano le fotografie delle case
Il mobilio, i letti , le tavole apparecchiate con vasi di fiori al centro e piatti ricolmi di cose
che dovevano, forse, essere buone ;loro non potevano saperlo,
Le sedie non come gli sgabelli di legno pesanti che dovevano trascinarsi sempre dietro:al
refettorio,in classe,in chiesa ,in tutti i posti dove c’era necessità di sedersi.
Per la verità anche i frati e le monache facevano lo stesso,tranne il priore;ma lui era il capo
dei frati aveva una sedia con spalliera in ogni posto
,Nino teneva per mano i fratelli, solo di cognome, si chiamavano Esposito tutti e tre:
Giovanni e Ciro più giovani di lui .
Ciro era il più piccolo.
Scendevano per la salita del presepe
una viuzza che dalla Sanità porta a Capodimonte
Leggevano i manifesti
Uno che proclamava lo stato d’assedio in città, con l’ordine di passare per le armi
ogni
cittadino che si fosse reso responsabile di azioni ostili al governo con rappresaglie di cento
civili per ogni tedesco ucciso.
Ebbero paura
Alla reggia di Capodimonte i frati raccontavano che ci veniva il re,la regina e i
principi,quando passavano le vacanze a Napoli
Loro non li avevano mai visti ;tanto che pensavano fosse un’altra favola raccontata dai
monaci.
Si domandarono cosa avessero combinato i napoletani contro il re per meritarsi quella
punizione :cento per un tedesco ucciso
Ma perché questa minaccia non erano amici con i tedeschi come asseriva fra Marco ?
Il bosco di Capodimonte
è un immenso giardino, allo interno del quale c’è il palazzo reale
E’ grandissimo
Tanto che i napoletani lo chiamano bosco di Capodimonte
. Quando i monaci li portava a visitare quello che loro chiamavano meraviglia,ai bambini
non è che facesse molto piacere ; anzi …
.Girare a bocca aperta per quei corridoi,salire quelle scale di marmo bianco,vedere quei
quadri con quelle facce che sognavano negli incubi la notte,ma soprattutto vedere quei
lettia baldacchino
dicevano i frati che confrontavano mentalmente con i loro:di legno e a
castello dove quello che dormiva di sotto spesso veniva svegliato di notte dal gocciolio della
piscia del compagno di sopra,nel caso di Nino…Ciro.
Quelle immense stanze li mettevano a disagio.
Rientravano sfiniti : dalla fatica,dalle spiegazioni e dalle domande che si ponevano
La stessa fatica che Nino sentiva in quel momento
Al di qua e al di la della strada cumuli di macerie,uomini e donne vestiti non come nei
libri;indossavano stracci.!
Forse più stracci delle loro divise,cucite e ricucite chi sa quante volte da suor Rosaria,.
Qualcuno con pantaloni e casacche verdastri.
Con badili e qualcuno servendosi delle sole mani cercavano di liberare la strada da quelle
pietre buttandole con violenza lontano su carriole,carretti e camion infangati.
Ogni tanto qualcuno si fermava e con un braccio cercava di liberarsi dalla polvere nera e dal
sudore che gli grondava dalla fronte impasticciandosi il viso inevitabilmente
.Un po’ come faceva Ciro alla recita di carnevale che per liberarsi dalla maschera di
Pulcinella che gli disegnavano sul viso con il carbone,finiva sempre con l’annerirselo del
tutto mettendo in risalto rigagnoli di lacrime a testimoniare qualcosa che i grandi gli
avevamo imposto ma che lui non condivideva.
cos’è stato...
domandò Nino ad una ragazza ,facendo un largo gesto con la mano
à….guerra !! centinaia e bumbardament…
La guerra!?
Ne aveva sentito parlare i monaci quando li riunivano in un grande salone nel seminterrato.
Spesso,anzi quasi sempre di notte,e li facevano sedere o sdraiare in un angolo.
Molti preferivano continuare a riprendere i sogni interrotti.
Nino restava sveglio a guardare attraverso il lucernario,una fessura rettangolare posta su di
una parete troppo grande per quella finestra dalla quale s’intravedevano bagliori che
sembravano fulmini e boati simili a tuoni
Ombre rosse che s’innalzavano al cielo per poi magicamente scomparire
lo incantavano,era abbagliato dal susseguirsi di luci e colori.
Come i fuochi d’artificio che i monaci qualche anno prima li fecero vedere da sopra il
terrazzo del refettorio,in occasione di una festa importante
I ragazzi che restavano svegli,quasi tutti, non avevano paura,anzi trovavano quello
spettacolo fantastico,meglio di quelle immagini in bianco e nero che nelle feste
comandate,con la presenza del priore e anche delle monache,proiettavano sulla stessa
parete.
Commentavano la magnificenza di quei colori e di quei bagliori e qualcuno preferiva non
tapparsi le orecchie ,come Nino,anche se sussultava ad ogni boato.
Pensavano tutti che al di la del convento si festeggiassero avvenimenti e feste come
dicevano i frati profane
che era meglio non vedere.
Continuavano a scendere, facendosi prendere divertiti dalla velocità inevitabile che
prendeva il loro correre per la ripidità della strada
Si fermarono davanti ad una chiesa
Dentro una piccola folla imprecava,si dimenava,qualche donna si strappava i capelli e
mandava ingiurie al cielo strappandosi le vesti.
Qualche altra piangeva stringendo tra le mani il Rosario.
Qualcuno restava in silenzio continuando a guardare una fotografia che mostrava a San
Gennaro.
Il parroco lo teneva un tabernacolo raffigurante il santo più in alto che poteva passando
attraverso quella folla che sembrava indemoniata tanto urlava e si dimenava
Poi c’era qualcuno che tenendo in mano il breviario muoveva le labbra senza pronunciare
parola.
Ciro rideva con le lacrime nel vedere quella scena ,come faceva quando in convento al
vespro i frati li riunivano nel refettorio a dire il rosario.
Loro e i frati muovevano solo le labbra ripetendo con un mormorio indecifrabile quello che
il priore con una litania monotona ripeteva per un tempo indefinito.
Lui non riusciva a capire perché nessuno gridasse le preghiere,oppure tutti facevano come
lui che con il pensiero era da tutta altra parte ?
Non diceva niente a nessuno anche perché dopo il rosario, si mangiavano i confetti
Il parroco innalzava e dondolava quella testa del santo ripetendo una litania incomprensibile
.
Un santo che ,dicevano i frati, era il protettore della città .
Nino guardando le macerie che lo circondavano e com’ era vestita quella gente,si spiegò le
urla e le invettive contro il santo
Un po’ come faceva lui,quasi tutte le mattine ,quando svegliandosi in quel convento se la
prendeva con Gesù che aveva pregato la sera prima di fare un miracolo e farlo volare via da
quel posto
Perché non aveva accolto le sue preghiere?
era proprio vero,lui era figlio del peccato
Forse anche tutta quella gente era figlia del peccato.
Mai Nino ,avrebbe pensato di trovare il coraggio di fuggire dal convento,che per tutti gli
altri era il posto più sicuro e bello al mondo
Molto probabilmente perché conoscevano solo quello e anche per il fatto che tutto quello
che gli veniva detto o mostrato nei documentari e nei libri,e nei film in bianco e nero era un
qualcosa di estraneo,di irreale,a volte di pauroso.
Spesso la domenica,dopo il riposo,giù nel seminterrato si proiettava un film
Sulla parete dove stava il lucernaio,l’unica che fosse libera da libri e scaffalature,ma
purtroppo per la poca distanza dal proiettore lo schermo era poco più grande di quel buco e i
bambini dovevano allungare il collo ed aguzzare la vista per poter mettere a fuoco le
immagini
S’iniziava sempre con un documentario che mostrava un signore che fiero descriveva
episodi di eroismo e scene di uomini vestiti di nero che marciavano cantando litanie,un po’
come quelle che recitava il priore
Chi sa, pensava Nino se anche tra quella immensa folla ci fossero quelli che come loro
muovevano solo le labbra ma con la testa pensavano a tutt’altro?
A volte si parlava di uomini malvagi che avevano tradito Gesù e che mangiavano una volta
all’anno per tradizione bambini , questi mostri dovevano essere eliminati, giustamente
Altre volte lo stesso signore dietro una grande scrivania parlava di popoli selvaggi che
avevamo ospitato nel nostro impero che bisognava rendere civili come noi,ma che purtroppo
uomini cattivi volevano impedircelo,bisognava combatterli e punirli.
I film , gira e rigira erano quasi sempre gli stessi ,parlavano di Gesù,di eroi romani,e poi le
comiche di Ridolini,poi c’erano storie di signore nobili che per le loro opere di bene erano
diventate sante
Come quelle che a Natale e alla epifania venivano nel convento a farli visita portando
dolcetti,abiti dimessi dai figli,o raccolti in giro dalle loro conoscenti ,ma anche giocattoli ,a
volte gia rotti.
Per Nino e i suoi compagni che non ne conoscevano altri,quello era un giorno di festa e ogni
volta baciavano la mano della santa donna befana facendo l’inchino come aveva insegnato
loro il priore.
Ad un certo punto della strada le macerie finirono,al loro posto c’erano delle montagne di
roccia nera,e tutte caverne scavate,come quelle che avevano visto nei libri che parlavano di
uomini primitivi
All’imbocco delle caverne coperte marroni ,come quelle del convento,facevano da porte
S’intravedevano: letti e mobili, come nelle case,ma non erano case,come avevano visto nei
film degli uomini civili
Fuori su sedie poggiate al muro erano sedute delle signore vestite a festa che parlavano con
soldati strani ,non erano quelli vestiti di nero,ma altri.
Nino che di natura era curioso si avvicinò ad una ragazza che se ne stava da sola mangiando
qualcosa,o dicendo il rosario ,visto il movimento della bocca
chi sono quei soldati?
"come chi sono…ma da dove vieni!?….non li vedi sono gli alleati quelli che sono venuti a
liberarci...a civilizzarci…"
"ah quelli?!..... quelli…..ho visto al cinema il loro capo…
Andiamo!! Andiamo!! disse ai fratelli
vi ricordate cosa diceva quel signore dal
balcone…..ci sono i cattivi che sono nemici…che non vogliono essere civili ,che credono a
un altro Dio… non a Gesù...che a Pasqua si mangiano i bambini cristiani….e dai…
muoviti!"disse a Ciro che si era incantato a guardare quella ragazza .
Non ne aveva mai vista una così bella,sembrava una madonna .
Non come quelle signore tutte vestite di nero,che vedevano la mattina a messa .
Pensò in quel momento che la madre doveva essere così : giovane e bella...non come quelle
altre;infatti quelle non era mai riuscito ad associarle al pensiero di madre .
Non era alta,,bruna ,con dei capelli tagliati alla maschietta e degli occhi nerissimi
Poco più che una bambina
Con lo sguardo lontano,e quel vestito a fiori,bello ma forse troppo grande per lei.
Un po’ come i calzoncini che portavano in dono le signore a Natale…sempre troppo lunghi
e inadatti per il convento
Come quel vestito sgargiante che il ragazzo associò a feste
Lei continuava a masticare,un po’ come facevano loro all’orfanotrofio la domenica quando a
pranzo avevano a volte la carne,continuavano a tenerla in bocca masticando lentamente per
riempirne la lunga assenza e la fame
Mentre faceva questa considerazione un militare si avvicinò alla ragazza e dopo aver parlato
alcuni minuti, gli mostrò il contenuto aprendo un sacchetto di tela bianco ,come quello che i
frati li obbligavano a tenere appeso al letto per riporvi la biancheria sporca.
La ragazza chinò la testa in segno di consenso trascinando il militare per mano all’interno
della grotta .
Alcuni secondi dopo fece capolino dalla tenda
guagliù…viene a cà
facendo segno con la mano ai ragazzi di avvicinarsi.
a vulit à ciucculata…?
mostrando un pacchetto di carta argentata..tiè.. …
lasciò il
pacchetto sulla sedia e richiuse la tenda.
I ragazzi divoravano quel ben di dio,correndo ancora di più per quella discesa,come se non
gli fosse stata regalata,ma che l’avessero presa di nascosto
Era troppa e troppo buona per essere vera...divoravano per non farla sparire
Come in orfanotrofio quando fra Marco dava a loro tre dei dolcetti o un confetto in
più.,rispetto agli altri. Ingurgitavano tutto immediatamente quasi vergognandosi di questo
trattamento di favore e anche per evitare che i compagni scoprissero il loro piccolo segreto.
Gli orfani 2
Arrivarono in fondo alla strada
Un bivio
Da una parte una lunga stradina che sembrava più un cunicolo,tanto era stretta, dall’altra
davanti a loro un ampia scalinata
sono stanco…stanco…stanco!!!
cominciò a lamentarsi Giovanni,girando in tondo a quella
che una volta era una fontana
Sedettero ai bordi del primo scalino
La gente era strana
Bassi a destra e a sinistra
Le porte e le finestre sembravano quelle disegnate da bambini come loro,forse da bambini
ancora più piccoli tanto erano approssimate
Fuori a queste porte: bancarelle,pentoloni fumanti,pollai,e corde tenute distanti dai muri con
delle assi di legno, con una infinità di cose appese ad asciugare
La gente si muoveva distratta parlando e muovendosi lentamente ,come se non avesse altro
da fare,nessuna meta da raggiungere
Da una grossa pentola fumante ,una signora che stava a malapena seduta su di uno sgabello
tanto era grassa,riempiva scodelle di liquido rosso