Fulvio e il libro magico
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Attenzione, però, perché i dintorni sono molto, molto pericolosi: in agguato c’è Sabellina, una strega orribile che non sopporta i gatti e che possiede un potente libro di incantesimi. E ancora, creature magiche tramano nell’ombra piani spaventosi…
Basteranno il coraggio e la fantasia di Fulvio, Sveva e i loro amici per sventarli?
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Anteprima del libro
Fulvio e il libro magico - Antonio d'Elia
1997.
Prologo
Lampi improvvisi schizzavano su un cielo blu-notte, disegnando figure inquietanti. Cumuli di nuvole cariche di pioggia preannunciavano l’imminente scatenarsi degli elementi naturali.
Folate di vento spingevano le foglie secche a esibirsi in una danza circolare sempre più vorticosa cui si univano, non invitati, fogli di giornali, brandelli di carta e perfino lattine vuote. Gli alberi, dalle lunghe chiome ondeggianti, dirigevano l’ouverture di una sinfonia che andava in crescendo.
Il vento, con un attacco inaspettato, introdusse i fiati. Quindi ci fu un silenzio denso di tensione, poi una goccia, poi un’altra e un’altra ancora; il ritmo di base divenne incalzante, acqua e vento rappresentavano il motivo dominante che, esaltato dai lampi, si concludeva con un assordante tuono.
Nell’aria aleggiava un profumo primordiale: l’odore del terreno che, arido per la siccità estiva, ora spandeva nell’aria le fragranze, mentre le erbe officinali rizzavano i loro curvi pennacchi e spargevano intorno le loro essenze. Finalmente la tempesta esplose in tutta la sua potenza. La pioggia divenne scroscio, come un rutilante ruscello, trasformando le strade in un fiume impetuoso. La tempesta avvolse la città coprendola con il suo manto di nuvole e pioggia.
Ma facciamo un passo indietro…
Quando si è anziani, spesso si passa il tempo a ricordare i momenti più importanti della propria vita. Non è raro che certi fatti che si raccontano come reali siano invece frutto di un desiderio che non si è mai trasformato in episodi concreti.
Nonno Giulio, ormai avanti negli anni, era seduto sulla sua poltrona preferita, immobile, con lo sguardo che fissava il vuoto, come in un’astronave, la sua mente viaggiava negli spazi siderali del passato.
Ogni pianeta rappresentava un pezzo della sua vita, osservato attraverso gli oblò della sua mente-astronave. Trascorreva ore costruendo improbabili storie. Il silenzio dominava sovrano in quella casa. Veniva interrotto in alcuni giorni per l’arrivo dei suoi due nipotini: Rocco e Samuele.
Arrivavano come una valanga nella tranquilla casa dei nonni. I gemelli erano differenti sia nell’aspetto fisico sia nella personalità. Rocco era cicciottello con un viso rotondo, una massa di capelli scuri e due grandi occhi neri; aveva un’intelligenza vivace e una voglia di comunicare straordinaria. Samuele aveva due meravigliosi occhi azzurri, che cambiavano di intensità a seconda del fascio di luce che li colpiva, capelli biondi su un viso d’angelo; era un tipo tranquillo e riflessivo.
C’era una grande intesa tra il nonno e i nipotini. I piccoli raccontavano della loro vita, degli amici, ecc. Soprattutto amavano ascoltare le storie che il nonno raccontava. Storie di animali parlanti, di streghe malvagie, di orchi affamati.
Nonno, raccontaci di Fulvio, la cavia peruviana, e dei suoi amici gatti,
chiese Samuele sedendosi ai piedi del nonno e posando la testa bionda sulle sue ginocchia. Allora il nonno si schiariva la voce, tirava fuori dal suo gilet un paio di occhiali, come se dovesse leggere, e cominciava…
1
L’inizio di una nuova vita
Sveva, uno dei protagonisti del nostro racconto, ormai avanti negli anni, ricordava come e quando era arrivata in quella casa.
Ricordava l’ultimo pomeriggio che aveva trascorso con i suoi fratellini; ricordava benissimo un’atmosfera di disastro annunciato. Scrutava il cielo di colore blu cobalto, che sembrava dovesse cascarle addosso da un momento all’altro… E ne era spaventata!
Faceva parte di un gruppo di cinque gattini. Avevano tutti un manto di pelo raso di colore rosso su di uno sfondo bianco. A giudicare dalle dimensioni, la cucciolata poteva avere due mesi di vita, giorno più, giorno meno.
Tutto il gruppo dei cuccioli, spaventato dalla tempesta in arrivo, aveva trovato rifugio nell’intercapedine della serranda, nella villa di una coppia di sposi che tollerava la loro invadenza. In verità non c’era molto spazio, e per quanto, com’è risaputo, i gatti siano capaci di restringersi come sardine, tuttavia non riuscivano a stare tutti in quell’anfratto.
Il temporale si avvicinava inarrestabile, ogni gattino tentava di infilarsi nel gruppo, ma se uno ci riusciva, un altro veniva espulso e capitava, naturalmente, che l’altro fosse sempre lo stesso, cioè il più piccolo. Continuarono questa manfrina per parecchio tempo, sotto lo sguardo divertito dei padroni di casa.
I gattini si preparavano a trascorrere una giornata come le altre, ma una frase cambiò l’atmosfera: Tra un po’ verranno a prendere la piccola,
disse la padrona di casa seduta nella veranda.
Le orecchie dei gattini si rizzarono all’istante!
Si guardarono l’un l’altro per capire chi di loro fosse considerata la piccola dalla donna.
La piccola, dunque, era destinata a vivere in una famiglia.
La cosa non dispiaceva. Infatti, nei giorni precedenti, parlandone tra loro, qualcuno affermava che sarebbe stata una fortuna essere allevati dagli umani: il cibo era assicurato, non c’erano pericoli, non bisognava difendere il territorio, poche regole, tante coccole, insomma, si viveva da nababbi! Tuttavia, quella notizia li spaventò ugualmente.
Una macchina parcheggiò proprio nei pressi della finestra sulla quale avevano trovato rifugio. I padroni di casa accolsero con calore la nuova arrivata e senza indugio si portarono sotto la finestra sulla quale i gattini si erano illusi di trovare un sicuro rifugio. Venne appoggiata una scala accanto alla intercapedine nella quale si erano nascosti. Convinti di essere invisibili, inizialmente rimasero immobili, poi, presi da un irrefrenabile panico, si scatenarono in un fuggi fuggi generale. La più piccola ebbe un attimo di smarrimento che le fu fatale. Venne bloccata e presa per la collottola, a tenaglia, da una mano decisa a non mollarla.
Si divincolava, si contorceva come un serpente in tutte le direzioni. Cercava di artigliare – se possiamo definire artigli quelle le piccole protuberanze sulla punta delle zampe – miagolava con tutta la voce che aveva in gola. Poi, la tenaglia la passò, come un pacco, in mani più tenere.
Un buon profumo avvolse e impregnò della sua fragranza tutto il manto della gattina. Un profumo che sapeva di buono e stimolava immagini di paesi lontani, mentre il calore di quelle mani le procuravano una sensazione di calma, tranquillità e sicurezza. La voce della signora era calda, armoniosa e gentile.
Dopo alcune carezze, che la calmarono, fu infilata in una specie di tana dalla quale era impossibile fuggire, perché chiusa da un cancello di plastica. Poi la tana cominciò a muoversi, per cui la piccola dovette accucciarsi per non ruzzolare facendosi male. Attraverso una grata che le impediva la fuga, la gattina vide allontanarsi la casa e i suoi fratellini.
Fu un viaggio breve, durante il quale la gattina continuò a miagolare, mentre la donna alla guida della macchina le rivolgeva parole tenere per calmarla.
Giunsero infine nella nuova casa. La gabbia venne aperta. La gattina sgusciò velocemente fuori. Fece alcuni passi, poi si fermò. Guardò in giro e non sapendo che direzione prendere, si limitò a miagolare. Era il suo modo per chiedere aiuto ai fratellini.
La donna la sollevò delicatamente e mentre l’accarezzava le parlava con dolcezza: Questa sarà la tua nuova casa. Vedrai, qui ti vorremo tutti bene,
tentando in tal modo di calmarla.
Poi avvicinò la gattina a una grande gabbia nella quale un mucchio di peli si muoveva nervosamente, avanti e indietro, emettendo versi mai sentiti. Non era un miagolio, ma un suono che si avvicinava più al verso di un uccello, che allo squittire di un topo.
Questo è Fulvio, il tuo nuovo fratellino! È buono, affettuoso e socievole. Il nome gli è stato attribuito per il colore rossiccio dei suoi peli.
Fulvio, dall’interno della gabbia, osservò il nuovo arrivato. Era un coso piccolo la metà di una ciabatta. L’aspetto gli ricordava la sua sorellina Sirio, una gattina persiana con cui aveva vissuto per alcuni anni e che poi era scomparsa.
A guardarla attentamente sembra della stessa razza di Sirio, pensò la cavia. Notò che questo animale aveva un manto rosso e tigrato e il pelo raso. Era talmente piccolo che a mala pena arrivava alla base della gabbia.
Hai visto, Fulvio, questa gattina è rossa come te! Sembra di origine nordica e sarà la nostra principessa, perciò si chiamerà Sveva.
Mentre la donna parlava, Fulvio continuava a blaterare. Non sembrava molto entusiasta del nuovo arrivato. La cavia era un tipo abitudinario, non