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I Racconti del Mantequero: Serie del Mantequero, #4
I Racconti del Mantequero: Serie del Mantequero, #4
I Racconti del Mantequero: Serie del Mantequero, #4
E-book234 pagine3 ore

I Racconti del Mantequero: Serie del Mantequero, #4

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Info su questo ebook

… Nel sud della Spagna all’inizio del ventesimo secolo, la gente dei villaggi credeva ancora in questa particolare bestia fantastica. Qualche volta la chiamavano mantequero, e qualche volta sacamantecas; era un mostro che sembrava un uomo, ma che viveva in luoghi selvaggi e si nutriva della manteca umana o grasso…

Alcune persone ci credono ancora . . .

Questo libro è una raccolta dei tre racconti del Mantequero: Mantequero, Scomparsa e I Peccati del Padre, con l'aggiunta di due nuovi: Il Primo Mantequero e L'ultimo Mantequero.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita2 mar 2020
ISBN9781071532553
I Racconti del Mantequero: Serie del Mantequero, #4

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    Anteprima del libro

    I Racconti del Mantequero - Jenny Twist

    I Racconti del Mantequero

    Di Jenny Twist

    Jenny Twist, Copyright © 2014

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    L’autore è l’unico detentore dei diritti di copyright. L’autore può far valere i suoi diritti di copyright in maniera estensiva.

    La licenza di questo e-book riguarda esclusivamente il proprio divertimento personale. Questo e-book non può essere rivenduto, riprodotto o trasmesso con nessun mezzo in nessuna forma o passato ad altre persone senza il permesso specifico dell’autore. Se vuoi condividere questo libro con altre persone, per favore, acquistane un’altra copia per ogni persona a cui desideri darlo. Se stai leggendo questo libro e non lo hai acquistato, o non è stato acquistato per il tuo uso esclusivo, sei pregato di restituirlo al tuo fornitore e acquistare la tua copia. Grazie per aver rispettato il duro lavoro di questo autore.

    Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a persone vive o morte è puramente casuale.

    ––––––––

    Meriti

    Editore: Emily Eva Editing

    http://emilyevaediting.weebly.com/

    Artista di Copertina: Novel Prevue

    http://www.novelprevue.com/cover-art.html

    ... Nel sud della Spagna all’inizio del ventesimo secolo, la gente dei villaggi credeva ancora in questa particolare bestia fantastica. Qualche volta la chiamavano mantequero, e qualche volta sacamantecas; era un mostro che sembrava un uomo, ma che viveva in luoghi selvaggi e si nutriva della manteca umana o grasso...

    Alcune persone ci credono ancora . . .

    INDICE

    Il Primo Mantequero

    Mantequero

    Scomparsa

    I Peccati del Padre

    Interludio

    L’Ultimo Mantequero

    Sulle Storie

    Sull’Autore

    Il Primo Mantequero

    Sebastian aveva nove anni quando avevano catturato il Mantequero.

    Era stato un anno terribile. Le piogge primaverili non erano mai arrivate e un vento caldo soffiava dal mare e faceva appassire i raccolti. L’uva era appassita sulle viti. I pomodori erano piccoli e rugosi. Anche i fagioli non erano mai arrivati a maturazione.

    La gente aveva iniziato a rubare quello che poteva dal proprietario della terra. Sapevano che gli avrebbero sparato se li avessero catturati, ma se non avessero rubato le loro famiglie sarebbero morte comunque. Quindi rubavano.

    La lunga estate continuava e le persone affamate soffrivano per il caldo soffocante, portando acqua nei campi per cercare di salvare le poche colture rimaste. Le case erano come forni e di notte dormivano di fuori, sui tetti e sui balconi.

    E poi, quando sembrava che le cose non potessero andare peggio, arrivò il Mantequero fra di loro per rubare quel poco grasso che gli era rimasto intorno alle ossa.

    Nessuno lo vide, ma tutti sapevano che era arrivato. Sebastián udì le donne che sussurravano fra di loro, raccontando di come Rubén Abalafeo avesse sentito un rumore di notte di una persiana che sbatteva e di come avesse trovato la madre la mattina successiva, magra come uno scheletro, che fissava il vuoto incapace di raccontare cosa le fosse successo. O di Geraldo Plácido, che aveva sentito qualcosa arrampicarsi sui muri della propria casa e aveva chiuso le finestre giusto in tempo.

    Dopo ciò tutti si chiudevano in casa quando faceva buio e si assicuravano che le persiane e le porte fossero ben chiuse. Notte dopo notte si rannicchiavano insieme nel caldo soffocante, spaventati di fare entrare l’aria fresca in caso qualcosa di molto peggiore potesse entrare con lei.

    Ma quello che li spaventò più di tutto fu ciò che accadde a Rosalita, la figlia di José María Carmen. Un tempo era stata la ragazza più carina del villaggio, e molti giovani le avevano messo gli occhi addosso per prenderla in moglie. Aveva i seni larghi e fertili e un seno prosperoso, e il duro lavoro non la spaventava. Perfino ora, quando tutti facevano la fame, lei era ancora piuttosto morbida. Si diceva che suo padre fosse abbastanza bravo a trovare il cibo nella terra del padrone e che addirittura rubasse la carne nei nidi delle aquile.

    Rosalita aveva obbedito al padre e si era chiusa dentro, ma una notte, incapace di respirare per il caldo, aveva aperto le persiane per la disperazione e il Mantequero era entrato.

    Josè rientrò a casa quella notte e trovò la sua bella figlia completamente priva di grasso.

    Sebastian udì i sussurri inorriditi delle donne. Era proprio pelle e ossa e i suoi seni erano sacche vuote, appesi come alette. Di sicuro il Mantequero le ha fatto visita. Beh, sarà stata una bella festa per lui, disse Lola Gonzalez, unendosi frettolosamente al gruppetto mentre parlava. Probabilmente sarà sazio per un po’.

    Il giorno dopo il funerale di Rosalita, José María Carmen andò nel retro della cucina, ruppe il gesso sopra il camino e prese la pistola di suo padre dal suo nascondiglio. La tolse dall’involucro e la osservò attentamente. Era stata messa via pulita e oliata, tirò il grilletto con un lieve click e si mosse in modo fluido e silenzioso. Quella sera portò i suoi cani nella foresta e la provò su alcuni fagiani.

    Ora che Rosalita era morta c’era sono un’altra persona nel villaggio che avesse un po’ di grasso rimasto sul corpo, era Esperanza, la moglie del fornaio. Il fornaio era un uomo molto ricco, con il suo appezzamento di terreno e un’aia dove teneva i polli e una scrofa.

    Lui era magro di ansia. Trascorreva le notti seduto nell’aia, a difendere la propria ricchezza dai vicini affamati. Ma sua moglie era grassoccia come una pernice. E perché ne? Aveva tutto il pane che riusciva a mangiare e anche le uova e occasionalmente la carne. Se il Mantequero fosse tornato, lei sarebbe stata di sicuro la sua prossima vittima.

    Ma Esperanza era intelligente quanto ricca. Pagò il fabbro per mettere serrature adeguare a tutte le porte e pesanti lucchetti alle finestre, e sigillò porte e finestre con aglio selvatico. Si diceva perfino che avesse corrotto il prete per farsi dare l’acqua santa per respingere il Mantequero, ma nessuno aveva effettivamente assistito alla transazione, quindi forse non era vero.

    ~ * ~

    Passarono diverse settimane senza alcun segno del Mantequero e la gente iniziò a pensare che se ne fosse davvero andato via per sempre. Con cautela iniziarono a riaprire le persiane di notte e a far entrare la tanto desiderata aria fresca. Anche Esperanza stava iniziando a chiedersi se le sue precauzioni fossero un po’ estreme. Magari poteva aprire una sola finestra sul lato sopravvento?

    La sola persona che non credeva che il Mantequero se ne fosse andato era José María Carmen. Ogni notte sedeva nell’ombra nel vicolo davanti alla casa del fornaio, con i suoi due cani uno da un lato e uno dall’altro e la pistola di suo padre sulle gambe. Silenziosi i suoi occhi frugavano gli angoli bui della piazza; con le orecchie pronte a cogliere qualsiasi suono insolito.

    Poi, alla fine, la sua occasione arrivò. Stava sonnecchiando, la testa piegata sulla pistola, le mani posate leggermente sul calcio, quando qualcosa – un lieve rumore – lo fece sussultare.

    Non vedeva nulla, solo l’ombra dell’albero di mimosa che ondeggiava contro il muro bianco della casa di fronte. Guardò a destra e a sinistra. Entrambi i cani puntavano in avanti, rigidi, coi nasi in direzione delle mura della casa. Guardò ancora. C’era un’ombra più scura che si muoveva fra le ombre di rami e foglie? Una sagoma più compatta? Una sagoma come quella di un uomo? Si muoveva in modo inquietantemente non umano, come un rospo – un movimento strisciante e poi uno strano cedimento. Guardava, affascinato, l’ombra che si faceva strada sulla pallida facciata della casa.

    Non avrebbe sparato finché non fosse stato sicuro. Non voleva colpire uno dei suoi vicini per errore o mettere in allarme il Mantequero senza ucciderlo. In silenzio, con la massima attenzione, alzò la pistola alla spalla ed afferrò il grilletto. Avrebbe avuto una sola possibilità. Se l’avesse mancato, non avrebbe mai avuto il tempo di ricaricare prima che la creatura fuggisse.

    Lì! Era lì! Senza dubbio – la sagoma di un uomo che portava qualcosa sulla schiena. E udì le parole dette in un sussurro. Fammi entrare, Esperanza. Per favore di che vuoi che io entri.

    Senza un attimo di esitazione, José María Carmen tirò il grilletto. Lo sparò partì, con un rumore assordante nella piazza addormentata, rimbombando sui muri delle case ed echeggiando lungo i vicoli.

    La sagoma cadde come un sasso. José María Carmen si alzò per guardare, ma le sue gambe erano diventate rigide per essere stato seduto sulla pietra e potè solo avanzare lentamente, ricaricando l’arma mentre procedeva.

    Non c’era nulla! Il Mantequero è scappato!

    Alzò lo sguardo e vide qualcosa con la coda dell’occhio – qualcosa che si contorceva in terra come un serpente. Fece un segnale ai cani che balzarono in avanti.

    Mentre inciampava verso il luogo dove aveva visto la sagoma contorcersi udì i suoni del villaggio che si svegliava intorno a lui – una voce gridò. In nome di Dio, cos’era quello?

    E un’altra, Qualcuno sta sparando. Santa Madre di Dio, sono gli uomini del padrone che vengono ad ucciderci tutti.

    Ci furono altre proteste assonnate, meno articolate, ma José le ignorò tutte e continuò a camminare girando l’angolo fino alla strada successiva. E lì c0erano i suoi cani, fermi sopra la figura scura dell’uomo steso a terra, con le zampe fermamente piantate sul suo petto, i denti scoperti in un ringhio basso.

    José arrivò da loro e guardò in basso al volto dell’assassino di sua figlia. Rimase scioccato da quanto giovane sembrasse. Sembrava poco più che un ragazzo. E aveva un viso così bello!

    Il ragazzo era terrorizzato, spostava lo sguardo da un cane all’altro e poi a José. Per favore, sussurrò, lasciami andare. Andrò via e non tornerò più. Per favore. José aveva alzato la pistola ma non poteva sparare. Si ritrovò a guardare il bel viso del ragazzo, incantato. Le sue mani iniziarono a scendere lentamente verso i fianchi.

    Improvvisamente gli fu tolta la pistola dalle mani e fu spinto da parte. Cadde in ginocchio sui ciottoli e udì un altro colpo di pistola, e quando rialzò lo sguardo, il bel viso del giovane era diventato un ammasso sanguinolento.

    Non devi mai guardarli negli occhi, sibilò il fornaio mentre rimetteva la pistola nelle mani di José. Non lo sai? Ti possono incantare.

    Malgrado le sue spaventose ferite, il Mantequero stava ancora dimenandosi ed emettendo grugniti mentre gli uomini del villaggio lo trascinavano lungo la strada verso stradine trasversali.

    ~ * ~

    Sebastián, che aveva visto l’intera scena da una finestra al piano superiore, aspettò che gli uomini fossero scomparsi e poi corse giù senza far rumore e uscì in strada. Pensava di aver visto qualcosa che cadeva quando il Mantequero era caduto dal muro.

    Ed infatti, lì ai piedi dell’albero di mimosa c’era un’ombra scura. Si chinò a guardare, pieno di eccitazione per essere l’unico a sapere di questo tesoro, ma era solo una vecchia borsa di pelle. Furioso per la delusione, la prese e la lanciò lontano, poi corse a raggiungere gli uomini che trascinavano il Mantequero per le viuzze laterali.

    Voleva vedere cosa gli avrebbero fatto.

    ~ * ~

    E fu così che Ignacio, rientrando da una battuta di bracconaggio appesantito da tre conigli e un fagiano, inciampò nella borsa mentre attraversava la piazza mentre si dirigeva verso casa. Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno stesse guardando, ma il villaggio era stranamente silenzioso. Prese la sacca e la esaminò. Era bella; realizzata in pelle di vitello con cuciture pulite, lucido ed elastico. Con un ultimo sguardo intorno vi infilò il suo illecito bottino e se la mise in spalla, pensando a quale gran fortuna avesse avuto.

    Mantequero

    Dedica:

    A Tara Fox Hall mia collega autrice e carissima amica

    ––––––––

    June era sull’orlo del precipizio, il vento le sferzava i vestiti mentre guardava giù nel precipizio. Molto più in basso, il fiume era un sottile serpente d’argento. Un’aquila volteggiò sotto di lei, con le ali tinte di rosso dalla luce del sole al tramonto. Come ti sentiresti? Si chiese. Come sarebbe sporgersi in avanti e semplicemente lanciarsi nel vuoto? Si immaginò scivolare sulle correnti d’aria calda, fluttuare, scendere gradualmente giù, giù... dovrei solo piegare le gambe e arcuare in aria le braccia. Inconsapevolmente, piegò le gambe.

    No! forti dita le afferrarono le spalle e la tirarono via dall’orlo.

    Lei si voltò a guardare il suo presunto salvatore e sorrise.

    Era un giovane uomo, alto per essere uno spagnolo, e pallido, con l’arrogante bellezza che molti giovani spagnoli hanno. I suoi occhi erano così scuri che sembravano quasi neri sotto le ampie ciglia.

    Ciao, Bella, disse.

    ~ * ~

    Riusciva a credere a malapena di averlo fatto. in tutta la sua vita, non era mai stata prima d’ora in vacanza da sola.

    Da bambina, non andavano quasi mai in vacanza. Non c’erano mai soldi. A parte le occasionali gite di un giorno al mare, si ricordava solo un disastroso soggiorno in camper a Rhyl. Aveva piovuto tutta la settimana, e suo padre camminava nello spazio angusto, consumato dalla rabbia repressa, mentre lei e sua sorella sedevano in un terrore muto in attesa che esplodesse. Non molto tempo dopo se ne andò per sempre e non ci furono vacanze da allora, mai più.

    Quando lasciò casa per andare all’università, aveva a malapena i soldi di cui vivere, di certo niente soldi per le vacanze. E quando finalmente ottenne un lavoro come professoressa, aveva i soldi, ma nessuno con cui partire. Così era andata ai viaggi scolastici, ottenendo sempre il posto perché lei era insegnante di lingue e poteva fungere da interprete. Era stata a Parigi e Roma, Venezia e Atene, portando bande di adolescenti sregolati in luoghi di cultura e spendendo tutte le sue energie per tenerli in fila e nelle camere da letto assegnate.

    Non c’era stato niente di tutto questo per lei quando era adolescente. June era stata una bambina grasse ed era diventata ancora più grassa mentre cresceva. Non riusciva a ricordare il numero di volte che qualcuno aveva trovato divertente cantare i versi iniziali di ‘June Is Bustin' Out  All Over’ quando entrava in una stanza.

    Aveva avuto una breve, gloriosa fioritura quando, all’età di dodici anni, aveva sviluppato il seno prima di chiunque altra della classe e aveva ricevuto per un breve periodo molte attenzioni da parte dei ragazzi che avrebbero voluto indagare dietro i capanni delle biciclette. Ma lei non glielo aveva permesso. Non sapeva allora che sarebbe stata la sua unica possibilità. Che sarebbe cresciuta e cresciuta come l’elefantessa Topsy, solo di lato, fino a che sarebbe stata larga quanto alta e nessun ragazzo avrebbe voluto baciare una ragazza così grassa, anche se avesse avuto un seno magnifico.

    Grazie a Dio almeno era conosciuta come Signorina Blacker e non June.

    Era brava nel suo lavoro. Avrebbe potuto non conoscere mai l’amore e il matrimonio e i figli, ma era brava nel suo lavoro, e i ragazzi la rispettavano. La sua sezione era sempre quella che si comportava meglio a scuola e tutte le sue classi rendevano meglio agli esami. La sola ragione per cui non era ancora stata nominata Capo Dipartimento era perché era grassa. La gente grassa non viene promossa. La gente grassa viene considerata pigra e stupida. Era stata scavalcata già tre volte, e si era rassegnata a restare al suo livello attuale. Non le importava poi tanto. La promozione significava più responsabilità, più questioni amministrative e meno insegnamento sul campo. Dopotutto, perché era diventata una professoressa, se non per insegnare?

    Quando, all’inizio, aveva capito quanto sarebbe diventata grassa, aveva provato ogni dieta possibile, esercizio fisico, Weight Watchers. Nessuna aveva fatto alcuna differenza. Poteva perdere qualche chilo, ma non appena ricominciava a mangiare normalmente il peso ricominciava ad aumentare – lentamente, inesorabilmente – fino a che superava il limite della bilancia e doveva comprare i suoi vestiti da Evans, il negozio specializzato nelle taglie forti. Alla fine, aveva deciso che avrebbe preferito rimanere grassa piuttosto che essere costantemente a dieta e triste per il resto della sua vita. La sua vita era migliorata da allora in poi.

    Le sue sorelle non avevano ceduto al micidiale grasso.

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