Il viaggio di Narciso
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Narciso, improvvisamente strappato alla vita, si ritrova intrappolato in un vortice surrealista, che cambierà radicalmente il suo modo di concepire l'esistenza.
Sibilla avanza esitante nel passato e nel presente, tra Grecia e Parigi, alla ricerca della sua strada, delle sue inclinazioni sessuali, delle sue ambizioni sociali.
Dio, il Diavolo e l'Angelo complottano per manipolare e incrociare i destini di Narciso e Sibilla.
Siamo noi padroni del nostro destino o siamo solo burattini manovrati da forze capricciose, come accade nella mitologia greca?
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Anteprima del libro
Il viaggio di Narciso - Isabella Marques
Il viaggio di Narciso
Della stessa autrice
La seconda vita di Ippolito Bontampis, 2011
Isabella Marques
Il viaggio di Narciso
A Sara.
***
Mentre mescola delicatamente lo zucchero nella sua tazza di caffè, Sibilla guarda senza prestare molta attenzione la folla di passanti che le passa davanti. Si accorge che una bruna alta rallenta alla sua altezza, e sta rovistando nervosamente nella sua borsetta. Irritata, la donna non trova quello che sta cercando. Solleva il viso, dà uno sguardo alla terrazza, dove si trova Sibilla, poi si avvicina con passo deciso. È una donna molto bella: un metro e settantacinque, snella, elegante, bei lineamenti. Con tono brusco, la bruna le chiede se ha d’accendere. Tra due dita con le unghie smaltate, a pochi centimetri dalle labbra, tiene una sigaretta sottile, con un filtro bianco. Sibilla osserva la bocca carnosa, dipinta di rosso vivo, che si apre leggermente su una dentatura perfetta. Si scusa per il tempo che impiega per trovare il suo accendino tra il disordine della sua borsa. Finalmente, estrae l'oggetto, un piccolo Bic nero, che porge alla bruna. Quest'ultima non fa alcun movimento per afferrarlo e resta immobile in attesa. Sibilla farfuglia di nuovo qualche scusa accendendo la sigaretta con mano tremante. La bruna inspira un grande boccone e getta il fumo verso il cielo in una lunga spirale. Di nuovo, si china verso Sibilla ma questa volta sorridendole, poi la ringrazia prima di allontanarsi sotto il rumorio dei tacchi. Sibilla segue con lo sguardo la graziosa silhouette perdersi tra la folla. Immagina una scena nella quale la donna si sarebbe seduta al suo tavolo per conoscersi. Sibilla, più audace che nella realtà, le avrebbe detto: «Andate di fretta?» Ecco che cosa avrebbe risposto la bella bruna:
––––––––
«No, niente affatto.»
«Allora sedetevi, per favore. Gradite un caffè?»
La donna avrebbe accettato volentieri. Lei le avrebbe raccontato la sua vita straordinaria di attrice, o piuttosto da ricca ereditiera...
Il cameriere interrompe il suo sogno ad occhi aperti: ha finito il suo servizio e deve incassare. Sibilla lascia a malincuore la bella ereditiera. Dalla sua tasca estrae una piccola pila di monete gialle, prova a dare l'esatto importo ma non ne ha abbastanza. Sorride imbarazzata al ragazzo il quale le restituisce uno sguardo freddo e impaziente. La giovane donna lo riassicura: nel suo portafoglio ha una banconota da dieci euro. Lo stoico cameriere non brontola, afferra la banconota, le restituisce il resto sbattendo le monete sul plexiglass del tavolo, poi continua il suo giro, vassoio in mano, verso i tavoli vicini. Sibilla controlla l'ora sul suo cellulare: nove e un quarto. Deve affrettarsi se vuole trovare un buon posto nella sala conferenze.
Per quasi dieci minuti, percorre i corridoi dell'edificio prima di trovare finalmente il grande anfiteatro dove si svolgerà la conferenza. Si siede frettolosamente nel mezzo di una fila quasi vuota, poi appoggia la borsa e il cappotto sul sedile accanto a lei. Tre file la separano dal palco. La stanza è ben lungi dall'essere piena. Un centinaio di persone sono sparse qua e là, avendo avuto cura di mantenere la distanza tra di loro. Sibilla getta uno sguardo al suo vicino più prossimo sulla sinistra, quattro posti più lontano. Una donna di circa sessant'anni. I suoi capelli grigiastri sono raccolti in uno chignon, occhiali fini che appoggiano su un piccolo naso dritto, di medie dimensioni a giudicare dall'altezza del suo busto. La sua camicetta è di un tessuto viola scintillante, dove si riflettono le luci della stanza. Lei tiene un taccuino sulle cosce e con la mano destra gioca con la matita, a volte la rosicchia, o la gira nell'aria come il bastone di una ragazza pompon. Seduta sulla sua poltrona, la donna si rivolge a Sibilla con un educato cenno della testa, alla quale la giovane risponde imbarazzata con un sorriso.
«Permettete?» chiede la sessantenne indicando con la penna il posto vicino a Sibilla.
«Eh, sì... naturalmente, prego,» risponde Sibilla rimpiangendo già quella debolezza.
La donna si contorce, scivola con difficoltà lungo gli schienali della fila, infine cade rumorosamente nell'incavo del sedile. Appoggia la mano sul braccio di Sibilla e le sussurra con un tono di confidenza, assumendo un'aria di complicità:
«Siete venuta per Belamant, scommetto...»
Sibilla le risponde con un sì a fior di labbra, mentre si chiede perché la sfortuna l'abbia fatta sedere nella stessa fila di questa chiacchierona. Dopo un breve silenzio, la sessantenne ricomincia:
«È incredibile! Non sono mai puntuali! L'ultima volta è iniziata con oltre un'ora di ritardo. Sono dovuta andare via prima della fine. Solo perché sono in pensione, non significa che possa perdere tempo. Ho un programma molto impegnativo, sapete! Tra le mie attività sportive, culturali e di beneficenza: un vero e proprio programma da ministro!»
Ricalcava le parole molto
e vero e proprio,
articolando in maniera esagerata le sillabe e trascinando le vocali.
Sibilla vorrebbe cambiare posto ma, per paura di essere scortese, rimane e dentro di sé inizia a pregare affinché il presentatore annunci il primo intervento, il prima possibile.
Un lungo tavolo coperto da una tovaglia bianca si estende per tutta la lunghezza del palcoscenico. A intervalli regolari, corrispondenti a ogni schienale della sedia, piccoli cavalletti bianchi indicano in nero i nomi dei partecipanti. Sibilla conta i cavalletti. Ce ne sono dieci. Dalla sua posizione, può leggere i nomi. Si ferma dove si trova scritto: Narciso Belamant. Per quale ironia della sorte è stato chiamato con questo nome? È proprio il suo nome che l'ha reso ciò che è? In un certo senso, quest'uomo non aveva altra possibilità che diventare un seducente guerriero. Esso non si adatta per niente, secondo Sibilla, al personaggio dello scrittore filosofo.
Consulta il programma. Belamant deve intervenire alle dieci, subito dopo i quindici minuti della sessione di apertura. Non è ancora iniziata, anche se ora sono già le nove e cinquanta. Molte persone si muovono tra il palco e la prima fila, con il loro telefonino incollato all'orecchio. Ci si alza e ci si siede, una hostess passa per posare delle bottiglie d'acqua e dei bicchieri sul tavolo. Si possono percepire onde di nervosismo che rendono l'atmosfera nella stanza sempre più elettrica. Verso le dieci e cinque, una donna sale sul palco, scivola dietro la scrivania a sinistra del palco, e appoggiandosi al microfono, annuncia l'inatteso ritardo del signor Narciso Belmant. Il programma sarà in parte modificato: il professor Hans Krüger dell'Università di Potsdam sarà il primo a intervenire.
Sibilla non ne può più della sua vicina invadente. La sessantenne ha appena iniziato un lungo monologo su Marx, gli eccessi del comunismo verso il totalitarismo stalinista, su come Trotskij avrebbe potuto salvare la Russia, persino l'intera Europa... Nonostante la sua preoccupazione a non offenderla, Sibilla finisce col fingere di avere un'impellente urgenza. Si alza di fretta, facendo cadere metà del contenuto della sua borsa tra i sedili. Maledicendo dentro di sé questo giorno che inizia malissimo, raccoglie le sue cose, inizia a spostarsi il più discretamente possibile, poi fugge dalla stanza quasi correndo. In ogni caso, questo Krüger, che si è lanciato in un lungo discorso, è di una noia mortale, e lei pensa che non gli manchi molto.
Entrando nel bagno delle donne, si trova faccia a faccia con la bruna alta con la sigaretta incontrata prima in birreria. Colta dalla sorpresa lascia cadere di nuovo la sua borsa non ancora chiusa, spargendo tutto il contenuto sulle piastrelle bianche. Sibilla lancia un'imprecazione, questa volta ad alta voce. Vedendo la donna girarsi verso di lei, arrossisce.
«Avete bisogno di aiuto?» con voce cortese si preoccupa la bella bruna.
«Ehm... no, tutto ok, grazie... sono così maldestra,» dice scusandosi.
«Partecipate alla conferenza?»
«Sì... e voi?»
«Soprattutto. In realtà, sono venuta per Narciso. Narciso Belamant... sono sua sorella. Inoltre, sono sorpresa che sia in ritardo. Non è nelle sue abitudini.»
«Sì, è vero, in genere è piuttosto puntuale.»
«Ah? Lo conoscete?»
«No, no! Non di persona, risponde Sibilla. Io sono quella che lo aiuta nella carriera... in realtà, scrivo anche... infine, finora ho pubblicato un racconto. Non mi aspetto di pubblicare un best-seller, ma comunque... vorrei che vostro fratello sia il personaggio principale del mio prossimo libro. Ho letto tutto di lui e su di lui!»
Immediatamente si pente delle sue osservazioni infantili e ingenue. Le sembra di leggere una benevola derisione negli occhi verdi della sua interlocutrice.
«Interessante, molto interessante... l'idea gli piacerà molto, ne sono sicura!» Il mio nome è Elena, disse la donna, allungando la mano.
«Piacere, io... mi chiamo Sibilla... Sibilla Marceau.»
«Come il mimo?» Chiede Elena, sollevando divertita un sopracciglio.
«Come il mimo,» conferma Sibilla, che lo ha sentito centinaia di volte.
«Sono seduta in prima fila, davanti a Narciso... Non c'è nessuno accanto a me. Venite se volete, ci conosceremo meglio e vi presenterò a Narciso durante la pausa pranzo. Gli racconterete del vostro progetto.»
Sibilla è così sbalordita che per un momento rimane senza parole, guardando allo specchio il riflesso di Elena. Poi pensa alla sua vicina invadente e ritiene che questa proposta sia arrivata al momento giusto.
«Sì ... sì ... certo, con grande piacere, è molto gentile da parte vostra,» borbotta alla fine.
«Benissimo! Allora, vi dico a presto.»
Elena Belamant esce con un movimento leggiadro, lasciando dietro di sé un profumo sottile e voluttuoso. È sicuramente un profumo molto costoso, di Guerlain o Chanel. Sibilla lo assapora per qualche istante, ancora sotto l'incantesimo di questo strano incontro.
***
Narciso Belamant non era mai arrivato, nessuno sapeva dove si trovasse e gli altri oratori non erano riusciti a trattenere abbastanza gli invitati, che erano venuti principalmente per Belamant. Verso le undici e mezzo, Sibilla ed Elena avevano deciso di lasciare insieme il grande anfiteatro. Una volta in strada, Elena aveva tentato più volte di raggiungere Narciso dal suo telefono cellulare, ma senza successo. Immediatamente si attivava la segreteria telefonica. Sibilla aveva invitato Elena a pranzo. La