Tra realtà e fantasia: storie di vita
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Anteprima del libro
Tra realtà e fantasia - Cosetta Movilli
Visone
PRESENTAZIONE
Ho sempre pensato che la fantasia sia stata la molla che ha permesso all’umanità di evolversi, di differenziarsi dagli altri esseri viventi; realtà e fantasia spesso s’intrecciano senza un confine preciso e, quando questo avviene, emergono ricordi ed emozioni, paure e suggestioni, tipiche dell’infanzia; scattano imperiose nella mente adulta evitando l’elaborazione mentale concreta che sottrae la credenza e le leggende metropolitane al mondo reale.
Con la fantasia intersechi parte della realtà, di ciò che vivi, con i sogni, con ciò che vorresti o che non vorresti, e i miei racconti non sono altro che il frutto di questi intrecci che spero provochino bagliori anche in chi li legge.
Ogni riferimento a fatti accaduti o personaggi esistenti è puramente casuale.
Cosetta MOVILLI
PRESENTAZIONE
Fotografare è diventato un mio stile di vita. I miei scatti nascono da profonde riflessioni e dallo stato d’animo del momento.
La prossima foto è già nella mia mente e la macchina fotografica è il mezzo in grado di materializzare ciò che ha attirato la mia attenzione, riuscendo a rendere concreto il mio pensiero. C’è una linea immaginaria che collega il soggetto, il mirino, l’occhio, la mente ed il cuore.
Fotografo la vita, le espressioni delle persone, la bellezza della natura e tutto ciò che non resterà solo su carta patinata, ma rimarrà per sempre un momento della mia esistenza. Non mi interessa se una foto è ritenuta più o meno bella ma quello che riesce a suscitare nelle persone.
Guardiamo senza vedere
fu detto durante una lezione di psicologia e fotografia e mi sono reso conto di quanto sia vera questa espressione.
La fotografia è il grimaldello necessario a scardinare la corazza dell’anima.
Sergio VISONE
IL BRAVO RAGAZZO
"Aveva il respiro affannato ed il cuore che batteva talmente forte da sentirlo martellare persino nelle tempie. Ormai il dado era tratto, lo sapeva perfettamente, quindi non restava che portare a termine ciò che, intenzionalmente, aveva iniziato. La mano penetrò, inconsciamente, dentro la tasca della giacca ed il contatto immediato con la fredda canna del revolver lo fece scivolare in un sospiro tranquillizzante.
Sì, doveva essere più fiducioso, più sicuro di se stesso, doveva credere in ciò che, freddamente e con determinazione, aveva progettato da diverso tempo.
Si guardò intorno, nessuno lo aveva notato: era un perfetto sconosciuto, un comune e scialbo viaggiatore. Il cuore riprese il suo ritmo regolare e il respiro si fece meno affannoso man mano che si avvicinava alla banchina. Si mise in fila insieme agli altri passeggeri con la speranza di imbarcarsi presto per poi, finalmente, rilassarsi. Mentre aspettava di salire a bordo, l’attenzione si diresse verso una giovane coppia che amoreggiava teneramente e la sua mente non poté fare a meno di ripercorrere gli accadimenti che lo avevano portato a compiere quella scelta, se scelta si poteva chiamare.
Loredana era sempre nei suoi pensieri; l’aveva amata e desiderata nel momento stesso in cui i loro sguardi si erano incrociati. Per lei avrebbe rivoltato il mondo e, in un certo senso, l’aveva quasi fatto se tutto, poi, non fosse precipitato inesorabilmente verso un punto di non ritorno, un punto tale in cui la sua vita valeva meno di niente e la quotidianità sinonimo di angoscia.
Tutto era iniziato due anni prima quando aveva deciso di passare le vacanze estive in un campeggio. Aveva montato la tenda e si accingeva ad andare a darsi una sciacquata quando la incrociò. Era appena uscita dalla doccia, indossava l’accappatoio come se portasse un abito da sera e l’asciugamano in testa come uno splendido cappello che, improvvisamente, si tolse facendo dondolare la testa in modo tale che i capelli, bagnati, si disponessero sulle spalle e lungo la schiena naturalmente. In quel momento un raggio di sole filtrò dai rami e la luce illuminò il suo viso: era bellissima. Lei lo vide, i loro sguardi s’incrociarono e lei gli sorrise. Era una visione talmente affascinante che rimase incantato a guardarla camminare, ancheggiando impercettibilmente ma in modo deciso, fino a quando non sparì del tutto dalla sua vista. Rimase lì come un cretino e, in quel preciso momento, decise che avrebbe saputo il nome di quella creatura che lo aveva ammaliato.
E lo seppe.
Loredana lavorava in uno stabilimento balneare, facendo i turni con altre due ragazze. Un lavoro duro cui avrebbe rinunciato molto volentieri se avesse avuto la possibilità di trovarne uno un po’ più rilassante. Aveva sempre desiderato aprire una propria attività commerciale ma le mancava la capacità economica per poter, anche minimamente, rischiare. Prendere un prestito in banca non se ne parlava nemmeno: non possedeva niente di materiale, come un immobile su cui poter sperare in un’ipoteca. Aveva, però, un padre, per modo di dire, sempre ubriaco, irascibile e litigioso che sperperava anche quei pochi soldi che Loredana, tanto faticosamente, portava a casa.
Qualche volta era andata a prenderlo alla stazione di polizia, qualche altra, in ospedale; ogni volta doveva portarlo a casa, toglierli i vestiti maleodoranti di alcool, lavarlo e metterlo a letto. A lei, però, faceva tenerezza, suo padre non l’aveva mai picchiata, mai una volta le aveva alzato le mani addosso e questo le bastava per continuare ad amarlo ed accudirlo e, soprattutto, per continuare a giustificarlo ogni volta che le rubava i soldi per l’alcool ed il gioco.
Loredana sognava un avvenire diverso. Un negozio tutto suo da poter gestire a suo piacimento. Aveva sempre rinunciato a tutto da quando era morta sua madre; suo padre, da allora, aveva iniziato a bere e a sperperare il denaro con quei terribili videogiochi ed ora, più che mai, aveva bisogno di lei.
Quel giorno, quando i loro sguardi s’incrociarono, la ragazza ebbe una leggera emozione, un piccolissimo, impercettibile tuffo al cuore. C’era qualcosa di particolare in quel ragazzone biondo dal fisico muscoloso e ben fatto che si era incantato a guardarla. Se n’era accorta e le aveva fatto piacere.
Quel ragazzone biondo non si era perso d’animo e appena aveva potuto, si era informato sulle generalità di quella creatura che era sempre nei suoi pensieri.
Iniziarono a frequentarsi e quando si resero conto che il loro rapporto funzionava, decisero di stare insieme. Lei non si poteva allontanare dalla sua città a causa di suo padre ma lui, che faceva il militare e abitava in un’altra cittadina, decise di fare il pendolare: per amore non sarebbe stato un sacrificio.
Il fischio della nave lo scosse dai ricordi e s’incamminò, con gli altri passeggeri, per l’imbarco. Salì sulla nave senza problemi esibendo il biglietto e il passaporto, quando glielo chiesero. Tutto tranquillo. Poteva tirare un sospiro di sollievo. S’incamminò verso le cabine avvicinandosi, sempre più, a quella che gli era stata riservata secondo il numero scritto sul biglietto d’imbarco. Una volta inserita la chiave, entrò richiudendo dietro di sé la porta. Era una bella stanza ampia; dall’oblò si poteva vedere il mare e le nuvole, quasi fossero un tutt’uno. Si buttò sopra il letto, senza neanche togliersi il giacchetto, con la speranza di fare una buona e rilassante traversata. Il sonno s’insinuò nei suoi pensieri, possedendolo all’istante.
Loredana era davvero speciale.
Avevano acquistato assieme il negozio di cravatte; era l’unico in città. Lui le aveva dato i soldi ma le avrebbe dato tutto ciò che gli avesse chiesto. Raggiungeva Loredana al punto vendita, la sera, quando tornava dal lavoro. Ma qualcosa gli diceva che era tutto troppo bello, che non poteva durare.
Il padre di Loredana era sempre più alcolizzato; aveva un continuo bisogno di giocare e di bere e, di conseguenza, un continuo bisogno di denaro. Era capitato, diverse volte, di averlo trovato in negozio vicino al registratore di cassa; lo sguardo si era abbassato quasi provasse un senso di colpa e poi si era allontanato bofonchiando. Aveva redarguito molte volte Loredana cercando di farle capire che non era il caso che suo padre si facesse vedere vicino alla cassa. Avevano anche litigato e non era servito a niente, Loredana lasciava fare a suo padre tutto ciò che voleva, quasi fosse un bambino piccolo viziato.
I conti, però, non tornavano; la merce si vendeva, eccome! Il negozio aveva diversi clienti, era molto frequentato e gli acquirenti non guardavano il prezzo se la merce gli piaceva. E lui non si spiegava come mai i soldi, anziché aumentare, diminuivano.
Un giorno lo chiamarono in banca per comunicazioni urgenti.
Mentre si dirigeva, in macchina, verso l’istituto di credito, si chiedeva quale potesse essere il problema; il direttore era stato vago e lui non capiva: il negozio andava bene, quale potevano essere le difficoltà? Quest’incognita lo rendeva ansioso. Era un militare e proprio questo mestiere lo aveva reso ligio di fronte alle proprie responsabilità; affrontare con disciplina, severità e rispetto le questioni era il suo unico modo di vivere. Poi aveva capito. Il direttore, senza mezzi termini, gli aveva detto che il negozio era in rosso
.
Ma com’è possibile? Debiti? Direttore lei si deve sbagliare per forza! Il negozio va bene come può essere?
E invece i debiti il negozio ne aveva, e come! Soprattutto con la banca, se non avesse riportato in attivo, in poco tempo, i passivi che vertiginosamente continuava ad avere con l’istituto, gli avrebbero ipotecato il negozio e non gli avrebbero più fatto credito.
Era uscito disperato; si vergognava profondamente perché non aveva mai avuto questo tipo di difficoltà, il suo stipendio gli bastava e quando non era sufficiente, evitava spese superflue. Era un bravo ragazzo che proveniva da una famiglia di onesti lavoratori.
Devi dire a tuo padre di non mettere piede in negozio e devi smetterla di dargli i soldi!
Ma come faccio?
Non lo so ma se non la fai finita, ci ritroviamo nei debiti e senza attività. Alla fine la banca mi toglierà anche il mio stipendio.
Lei aveva continuato. La banca aveva ipotecato il negozio e i creditori esigevano i loro soldi.
Era disperato. Aveva persino pensato di uccidere il padre di Loredana ma poi cosa avrebbe risolto? Loredana lo avrebbe odiato per