Il richiamo dell'angelo
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Il richiamo dell'angelo - Carla Balossino
più.
1
Se c'era una cosa che Giada non sopportava, era il non riuscire ad avere il controllo delle proprie emozioni, l'essere in balia di un'altra persona, non avere la forza di mandare tutto a quel paese
riprendersi la propria vita e, diciamola tutta, la propria dignità.
Ma che ne sapeva lei di lui, quando era iniziata quella storia? E poi, cosa le aveva preso? Lei non era mai stata una donna facile
. Aveva avuto così poche relazioni che non si era resa conto in che situazione si stava cacciando. Il fatto era che, Marco, non le aveva detto come stavano realmente le cose, o meglio, aveva omesso il particolare più importante, e cioè, di essere sposato. Le aveva raccontato di essere separato e in attesa di divorzio.
In una città come Torino erano cose che potevano succedere, non ci si conosceva uno ad uno come nei paesi. E poi, lui, non portava la fede. Era entrato nella sua galleria d'arte sfoderando il sorriso migliore che aveva, era rimasto un bel pò davanti ad un dipinto astratto rosso e grigio, affascinato dalle sfumature e dall'atmosfera di quello che, per Giada, rimaneva il quadro più bello che aveva dipinto negli ultimi mesi.
Lui era un uomo attraente, non bello ma affascinante. Sui trentacinque anni, alto e imponente, con folti capelli castani, tagliati piuttosto corti e vestito con sobria eleganza; un pò all’inglese, come piaceva a Giada: Marco Ferri, buongiorno...sarei interessato a questo quadro, è molto bello, è forte
, direi quasi seducente se non si mette a ridere..."
Giada si era messa sulla difensiva non appena l'aveva visto entrare: troppo sicuro, troppo convinto, quel troppo che a lei non era mai piaciuto.
Sì, l'ho dipinto in un momento particolare della mia vita, un periodo di transizione...di cambiamento radicale. Si può notare dalle sfumature rosso scuro in questa zona...vede si mescolano a quelle grigie dando la sensazione di sentimenti contrastanti che in qualche modo si sovrappongono...
Aveva imparato la lezioncina a memoria, doveva raccontare che quelle righe e quelle ombre avevano un significato direttamente collegato alla sua vita mentre, in realtà, era semplicemente un quadro che le era riuscito particolarmente bene.
Com'era iniziata la loro storia, Giada non lo ricordava neppure tanto bene. Lui aveva acquistato il suo quadro, e aveva voluto che lei lo consigliasse per arredare il suo nuovo appartamento perché, gli aveva spiegato, era separato da qualche tempo, rimanendo sul vago. Poi le aveva mandato dei clienti, alcuni avevano solo curiosato, altri avevano acquistato dei dipinti. Infine, un pomeriggio si era presentato in galleria dicendo di volerle mostrare il suo ufficio, perché era un bel pò di tempo che pensava di ristrutturarlo e che avrebbe visto bene i dipinti, astratti e informali di Giada, alle pareti vecchie e spoglie che fino a quel momento avevano rappresentato i locali dello studio di ingegneria e architettura Ferri & Costa.
Giada aveva ovviamente accettato con entusiasmo. Il lavoro non era mai abbastanza in quel periodo e poi, Marco Ferri, un pò le piaceva. Aveva cominciato a trovarlo simpatico e non era un uomo presuntuoso come le era parso in principio, anzi. Chiedeva il suo parere, ascoltava attentamente i consigli che lei gli dava sull'arredamento, sull'accostamento dei colori; era interessato a tutto quello che lei pensava e diceva.
E poi era così educato, le apriva le porte, si alzava quando lei arrivava e le aveva mandato un mazzo di rose gialle, che erano i suoi fiori preferiti...chissà come aveva fatto a scoprirlo? Non c'era voluto molto perché Giada si innamorasse di lui. Ma la loro storia, in realtà, era sempre rimasta in superficie. Cosa ne sapeva in fondo? Era stato sposato, ma non parlava mai della ex moglie e della sua vita precedente. Giada avrebbe dovuto capire che era una cosa piuttosto strana.
Un giorno, per caso, mentre stavano pranzando al ristorante Arcadia in Galleria Subalpina, un uomo si era avvicinato al loro tavolo, con l'intenzione di salutare Marco, ma lui, vedendolo, si era subito alzato, andandogli incontro e Giada non era riuscita a sentire niente di ciò che si erano detti.
Un collega, sai... abbiamo fatto anche l'università insieme, era un bel pò di tempo che non ci vedevamo, non sapeva che mi ero separato...ma hai assaggiato il sushi? Ti piace, tesoro?
Lui aveva tagliato corto
e lei non aveva avuto nessun dubbio.
Spesso Marco si fermava a dormire da lei, qualche volta accadeva che lei si fermasse nel nuovo appartamento di lui in via Gramsci, non molto lontano dalla galleria di Giada che si trovava all'inizio di via Lagrange. Lei però preferiva sempre dormire a casa sua, così, al mattino, aveva tutte le sue cose a portata di mano e, a dirla tutta, si sentiva più a suo agio. Certo, alcune volte non si vedevano, magari anche per due o tre giorni consecutivi, ma si sentivano al telefono e si inviavano dei messaggi. Era una relazione adulta, quindi, a Giada, sembrava perfetta così com'era.
2
Il giorno che ricevette la telefonata, ormai era tardi, in tutti i sensi.
Qualcuno aveva chiamato in galleria, chiedendo di lei. La voce di una donna aveva domandato a Giada, senza tanti giri di parole, cosa pensasse di fare e se era al corrente che Marco Ferri fosse sposato e che avesse una figlia. Giada, all'inizio era rimasta confusa, aveva pensato prima a uno scherzo, poi, allo sfogo da parte di una ex, ma a poco a poco, mano a mano che le ore passavano, aveva cominciato a comprendere di cosa stesse parlando quella donna: Marco Ferri era spostato da otto anni, aveva una figlia e non era mai stato separato in vita sua. All'improvviso, il suo intero mondo le era crollato addosso. Quei meravigliosi ultimi sei mesi non erano stati che menzogna, tradimento, una presa in giro. Ma come aveva fatto a cascarci in quella maniera?
Giada, mentre i minuti di quell’interminabile giornata passavano, si era chiesta se non fosse stata sua la colpa, e cioè, di non essere mai andata a fondo della questione. Non aveva mai fatto domande dirette a Marco sul suo precedente matrimonio, non aveva voluto sembrare inopportuna, curiosa, voleva dargli l’impressione di essere una donna sicura di sé. Ma poi, si era resa conto che aveva preferito volontariamente non scavare troppo nella sua vita. E ora? Ora, si rendeva conto che era stata una storia troppo perfetta per essere vera.
Aveva aspettato che fosse lui a