La vendetta del Falco
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Anteprima del libro
La vendetta del Falco - Andrea Bertussi
Albatros
Nuove Voci
Ebook
© 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma
www.gruppoalbatrosilfilo.it
ISBN 978-88-567-8118-2
I edizione elettronica novembre 2016
Dedicato alle persone che amo di più al mondo,
la mia famiglia, a mio Padre che mi aiuta da lassù,
a mia Madre che mi sta vicino ogni giorno,
a mia sorella che mi aiuta a sorridere,
e alla mia simpaticissima cagnolina.
Cari lettori,
questo è il mio primo libro come scrittore,
spero vi piaccia.
CAPITOLO PRIMO
L’INIZIO
Finalmente
, pensò John mentre saliva sulla sua auto, nel parcheggio sotterraneo della Makimoto Corporation. Aveva passato tutta la giornata pianificando con i suoi collaboratori quello che avrebbero dovuto fare durante la sua assenza. Poi finalmente era venuto il momento di congedarsi da loro, dopo averli salutati era sceso nel parcheggio e aveva scambiato qualche parola con il custode. Il buon vecchio Jack lavorava come custode alla Makimoto Corporation da almeno trent’anni, per tutti oramai non era solo un vecchio amico, ma anche una specie di zio, sempre allegro, che aveva una buona parola con tutti.
Dopo aver inserito un CD di musica country, la sua preferita, accese il motore e partì. Mentre stava uscendo dalla città pensò a quanto fosse fortunato, lui era una delle poche persone al mondo ad aver realizzato il proprio desiderio. Fin da ragazzo aveva avuto un sogno, non aveva desiderato la ricchezza, la fama, il successo, queste cose per lui non erano mai state importanti. Certo se le avesse avute sarebbe stato meglio, non era certo un ipocrita da dire che non gli avrebbero fatto comodo, ma anche se non ci fossero state la sua vita sarebbe continuata ugualmente. L’unica cosa che aveva sempre desiderato con tutto il suo cuore, tutta la sua mente e tutto il suo corpo era trovare l’amore, quello vero, quello con la A maiuscola. E finalmente tutto ciò si era avverato, era riuscito a trovare quello che cercava. Katrin era entrata nella sua vita per caso.
Il primo appuntamento tra John e Katrin non era stato determinato da un’attrazione di uno dei due verso l’altra, bensì era stata la logica conseguenza di una serie di imprevisti che erano successi tra di loro. Tutto era iniziato quando mister Takashi, il Presidente della Makimoto Corporation, era venuto negli Stati Uniti per visitare la sede americana della società, John come capo della sicurezza aveva il compito di dirigere la scorta del Presidente. Una sera, durante un ricevimento organizzato in onore di mister Takashi, mentre John e i suoi collaboratori cercavano di fare spazio in mezzo alla folla di giornalisti e fotoreporter, perché il Presidente potesse passare, aveva inavvertitamente colpito con un gomito Jack, il cameraman che filmava i servizi di Katrin, facendo cadere la telecamera che teneva in mano. Lei aveva subito iniziato a imprecare e sbraitare nei suoi confronti, dicendo che non sarebbe finita lì, che era solo un bestione violento, che non aveva rispetto per gli altri, che l’avrebbe pagata cara quell’aggressione, che l’avrebbe denunciato, che tutti i suoi ascoltatori avrebbero saputo quello che le aveva fatto. Non poteva fermarsi per chiederle scusa, aveva solamente potuto sentire le sue minacce, alla fine prima di entrare si era girato, come per farle capire con un cenno, con uno sguardo, che era stato un incidente. Quando però i loro sguardi si erano incrociati, anche se solo per un breve momento, in lui era scattato qualcosa di magico, di imprevisto. Una sensazione meravigliosa aveva iniziato a invadere il suo corpo. Il pensiero di quella giovane donna arrabbiata, dallo sguardo fiero, con il volto che aveva l’espressione di chi è sicuro di sé, era rimasto presente nella sua mente per tutta la sera, assieme al senso di colpa per quello che involontariamente aveva fatto. Quella notte, dopo essere rientrato in albergo, si era seduto sul terrazzo della sua camera fumando una sigaretta dietro l’altra, pensando a quella donna, a come poteva scusarsi, a come rimediare al danno involontariamente causato, ma soprattutto a come fare per poterla rincontrare.
Non era mai stato molto bravo con le donne. Quando si trovava davanti a una donna che gli piaceva, la sua grande timidezza lo rendeva impacciato, incapace di dire le parole giuste, di fare la cosa giusta, così spesso si ritirava senza nemmeno essere riuscito a dire una sola parola. Questa volta, invece, la situazione era diversa, il desiderio di rivedere quella donna, di poterle parlare, di stare anche se solo per un attimo assieme a lei, era più forte della sua timidezza che lo aveva sempre fatto sentire sconfitto in partenza.
Alla fine quella che era sembrata la soluzione più banale era diventata la situazione ideale. Aveva deciso che le avrebbe mandato dei fiori, accompagnati da un biglietto con cui si scusava sinceramente, si dichiarava pronto a risarcire lei e il suo cameraman dei danni che aveva causato. Per ultimo la invitava a cena, per poter chiarire tutto e farle capire che quello che era successo non era dipeso dalla sua volontà, che era stato solo un increscioso incidente, causato dalla situazione in cui si trovavano e dalla sua imperdonabile distrazione.
Il giorno dopo era andato subito a comprare dei fiori, a prenotare il ristorante, a organizzare la serata. Aveva scelto fiori semplici ma molto colorati, anche il ristorante era accogliente e tranquillo, ma non era uno dei posti famosi della città. Non voleva sembrare uno sbruffone. Voleva apparire ai suoi occhi come era in realtà, un uomo semplice e umile. Poi era andato al lavoro, dopo aver accompagnato mister Takashi all’aeroporto ed essere rientrato a casa si era seduto sul divano, rimanendo lì fermo immobile aspettando che venisse sera, senza nemmeno pranzare. Per tutto il tempo dell’attesa fu pervaso da emozioni contrastanti, passava velocemente dalla felicità che gli procurava immaginare come sarebbe stato bello passare la serata con lei, alla tristezza che gli procurava pensare cosa avrebbe provato se avesse rifiutato l’invito, se non si fosse presentata, se non l’avesse vista arrivare. Poi, dopo essersi preparato, era uscito e si era avviato verso il ristorante.
Era arrivato nel locale con circa mezz’ora di anticipo, ma in fondo era giusto così pensò tra sé, era sicuramente meglio arrivare un po’ prima piuttosto che in ritardo. Entrato nel locale si era seduto al bar, aveva ordinato qualcosa di leggero ed era rimasto in attesa di vederla entrare, fissando in continuazione la porta d’ingresso del ristorante.
Quando Katrin aveva visto quel grosso imbecille urtare la telecamera di Jack, era andata su tutte le furie. Non ci aveva visto più. Erano lì solo per fare il loro lavoro, era stufa dell’arroganza di certe guardie del corpo. Ma quando quell’uomo in lontananza si era girato, incrociando il suo sguardo, nei suoi occhi non era riuscita a vedere cattiveria e arroganza, bensì aveva percepito umiltà e senso di colpa, questo però non era certo sufficiente a farlo apparire migliore ai suoi occhi.
Quella sera, dopo essere rientrata nel suo appartamento, aveva pensato per tutto il tempo a come fargliela pagare, a come farsi risarcire dei danni materiali e morali, poi stanca della giornata appena passata era andata a dormire.
Quando la mattina dopo il campanello aveva suonato, Katrin stava ancora dormendo. Chissà chi è che viene a rompere le scatole così presto stamattina
aveva pensato. Mentre ancora assonnata apriva la porta, vedendo quel fattorino con un mazzo di fiori per lei, aveva pensato che forse si trattava di un ammiratore segreto, di uno spasimante e perciò li aveva accettati volentieri, con il sorriso sulle labbra. Sono fiori semplici ma molto belli
aveva pensato. Li aveva presi e posati sul tavolo, la curiosità di sapere chi li aveva mandati era veramente grande, perciò aveva staccato velocemente il bigliettino e si era messa a leggerlo. Quando aveva capito chi gli aveva mandato quei fiori era andata su tutte le furie, aveva pensato che John dovesse avere ben poca considerazione di lei. Se pensava che bastasse un mazzo di fiori e un invito a cena per risolvere la situazione, si sbagliava di grosso. Il primo pensiero era stato quello di non accettare l’invito a cena, di rispedire indietro i fiori, facendogli capire molto chiaramente dove poteva metterseli. Poi, però, era stata assalita dalla curiosità e aveva deciso di accettare, voleva capire che cosa le avrebbe detto, in che modo pensava di poterne uscire. Tanto lei non aveva niente da rimetterci, e lui, per bene che gli fosse andata, avrebbe solamente peggiorato la situazione. L’ironia della sorte era che se quello fosse stato un normale invito, sarebbe stato l’appuntamento ideale per una donna come Katrin, i fiori erano quelli che le piacevano più di tutti gli altri, il ristorante rientrava tra quelli che considerava perfetti per un appuntamento galante. Comunque, in ogni caso, in qualsiasi modo fosse finita, quella cena sarebbe stata l’inizio della sua rivincita. Gli doveva far capire che lei non era una persona che si poteva facilmente abbindolare. Quel bestione avrebbe dovuto imparare a sue spese che non sarebbe uscito tanto facilmente da una situazione del genere. Alla fine di quell’incontro avrebbe dovuto rendersi conto che in qualche modo lui avrebbe dovuto pagare per quello che aveva fatto, e il conto sarebbe stato salato.
Quando Katrin entrò nel ristorante vide che era seduto al bar, stava bevendo un aperitivo leggero, accompagnato da qualche oliva. Eccolo, pensò Katrin appena vide John, il suo nemico era lì davanti, e lei era pronta per affrontarlo, per dare battaglia con tutte le sue forze e tutte le sue risorse. Appena John con la coda dell’occhio la scorse, sentì una fortissima sensazione, bella ma strana, come un brivido che gli pervase tutto il corpo, qualcosa che non aveva mai provato prima; non riusciva a capire cosa fosse e da cosa dipendesse, ma in fondo non gli importava molto, perché tutto ciò lo faceva sentire felice. Sapeva che non sarebbe stato facile scusarsi, farle capire che era stato un incidente, ma lui ci avrebbe provato in tutti i modi possibili. A John non interessava quanto gli sarebbe costato rimediare all’errore che aveva commesso, l’unica cosa veramente importante era riuscire a destare una buona impressione nei confronti di Katrin. Nella sua vita non aveva mai visto niente di più affascinante. Era la donna più bella che avesse mai incontrato. I suoi capelli corti e biondi. Gli occhi celesti. Quel viso dai lineamenti non perfetti, che riuscivano a esprimere una dolcezza che traspariva da ogni centimetro della sua pelle. Quel corpo esile ma perfettamente modellato. Tutte queste sue qualità lo avevano praticamente mandato in tilt. John si alzò dallo sgabello dove era seduto e andò verso di lei.
«Buonasera», le disse, poi continuò: «Mi chiamo John, sono felice che abbia accettato il mio invito, dandomi così la possibilità di potermi spiegare e scusare».
«Buonasera», rispose lei con tono duro e sostenuto, «sono Katrin, non si faccia illusioni di poter risolvere tutto con dei fiori e un invito a cena». Lo fissò per un attimo in modo forte e severo, poi disse: «Ho accettato il suo invito solo per vedere quale stratagemma utilizzerà per uscire da questa situazione», poi sempre fissandolo continuò: «Se pensa che io sia una povera scema con la gonna si sbaglia di grosso».
Non era certo un buon inizio, pensò tra sé John, ma era pur sempre un modo per rompere il ghiaccio, perciò continuò: «Ho prenotato un tavolo, se vuole possiamo accomodarci».
Lei annuì e lo seguì. Così iniziò il loro primo incontro. Il clima freddo e ostile che aveva caratterizzato la prima parte della serata da parte di lei a poco a poco, con il passare del tempo, diventò sempre più sereno e amichevole.
Una volta arrivati al tavolo fece sedere per prima lei, poi si accomodò anche lui. Le chiese se voleva prendere un aperitivo prima di ordinare la cena, lei rispose di no, evidenziando ancora una volta il fatto che dal suo punto di vista non era una cena di piacere, anzi praticamente era il contrario. Allora John fece subito segno al cameriere che desideravano ordinare. Lasciò ordinare Katrin per prima, prese la stessa cosa anche lui, come per farle capire che aveva degli ottimi gusti. Fu John a scegliere il vino dopo averle chiesto se preferiva rosso o bianco.
Katrin man mano che passava il tempo rimaneva sempre più piacevolmente impressionata da John. Per tutta la cena si era comportato in modo galante. Aveva compiuto una serie di gesti gentili, anche i discorsi che faceva dimostravano che in fondo quel bestione era una persona gentile ed educata. Aveva anche fatto alcune battute e raccontato un paio di barzellette che l’avevano fatta molto ridere, senza mai essere volgare o andare fuori dalle righe. Certo era normale che si comportasse in una certa maniera se aveva deciso di risolvere la situazione, però quando compieva quei gesti, faceva quei discorsi, diceva quelle battute, lo faceva in modo così naturale e spontaneo, che era impossibile che fosse tutto costruito ad arte per la situazione. Perciò vedere quell’uomo seduto di fronte a lei, dall’aspetto forte e deciso, abituato a sfidare il pericolo ogni giorno a causa del suo lavoro, rivelarsi anche gentile, educato, rispettoso di lei e delle persone in generale, le aveva fatto cambiare idea su di lui durante la serata. Era l’uomo che aveva sempre sperato di incontrare, da un lato dava sicurezza a una donna con la sua forza e determinazione, dall’altro la poteva far sentire amata grazie ai suoi modi gentili, educati e rispettosi. A fine cena lui l’aveva accompagnata a casa, le aveva chiesto se voleva fermarsi a bere qualcosa, ma lei aveva rifiutato. Se prima della cena pensava che John fosse un nemico a cui farla pagare cara, dopo aveva completamente cambiato idea, anzi era felice di rivederlo il giorno dopo, non le sarebbe nemmeno dispiaciuto di conoscerlo meglio.
Per John quella serata era stata fantastica, Katrin era entrata ancora di più nel suo cuore e nella sua mente, era la donna ideale, sapeva essere forte e tenergli testa, ma allo stesso tempo dava quasi l’impressione di essere debole e indifesa, dura e ferma sulle sue posizioni, ma anche dolce e sensuale. Praticamente era la donna che ogni uomo avrebbe sognato di avere come compagna, per la quale avrebbe sfidato il mondo ogni giorno pur di renderla felice. Alla fine della serata si erano lasciati dandosi appuntamento per il giorno successivo negli studi televisivi dove lavorava Katrin. Così John avrebbe avuto la possibilità di spiegare quello che era successo, chiedere scusa al cameraman che aveva inavvertitamente urtato quella fatidica sera, quantificare insieme a lei a quanto ammontavano i danni e decidere in che modo avrebbe potuto risarcirli.
Così era terminato il loro primo incontro. Quell’uomo, che prima della cena Katrin odiava e disprezzava con tutte le sue forze, alla fine della seppur breve serata trascorsa assieme appariva ai suoi occhi come un uomo migliore, una brava persona, umile e sincera. In fondo al suo cuore per la prima volta pensava che forse tutto quello che era successo era stato veramente uno sfortunato incidente causato dalle circostanze. Anche l’incontro del giorno dopo si era concluso in maniera positiva, Jack aveva accettato le scuse di John e i danni erano stati completamente risarciti.
Una settimana più tardi, il destino li aveva fatti incontrare casualmente a una mostra di pittura postmoderna, così avevano anche scoperto di avere degli interessi in comune. Poteva sembrare strano che un professionista del suo livello, che per molti anni era stato uno spietato killer, con alle spalle un allenamento costante e una preparazione mirata alle sfide fisiche, potesse interessarsi a certe passioni. John aveva iniziato a coltivare nuovi interessi quando si era reso effettivamente conto di cosa in realtà era e cosa realmente stava facendo, era il periodo in cui aveva pensato per la prima volta di lasciare l’agenzia. Dedicarsi a certe cose gli permetteva di distrarre la mente, in modo da non diventare un automa nelle loro mani.
Dopo aver visitato la mostra avevano cenato di nuovo insieme, per la seconda volta, sempre nello stesso ristorante in cui erano andati la prima. Tre giorni più tardi John si era procurato due biglietti per il teatro, era sicuramente la scusa buona per invitarla aveva pensato, infatti Katrin aveva accettato subito senza pensarci neppure per un attimo. Così piano piano, un passettino dopo l’altro, era iniziata la loro meravigliosa storia d’amore. Con il passare del tempo si erano incontrati sempre più spesso e il sentimento che li legava era diventato di giorno in giorno sempre più forte e indissolubile. Però, benché i loro incontri fossero sempre più numerosi e frequenti, a causa dei loro impegni di lavoro non erano mai durati più di un giorno o di una notte.
Ora finalmente avrebbero trascorso una intera settimana insieme. In quel cottage di montagna, isolati dal mondo, in mezzo alla neve, senza il pericolo che qualcuno potesse disturbare il loro idillio d’amore. Per tutta la settimana, mentre l’orologio scandiva lentamente il passare del tempo, con i giorni, le ore, i minuti e i secondi che sembravano non passare mai, John aveva immaginato e fantasticato su come tutto sarebbe stato meraviglioso. Il solo fatto di passare dei giorni assieme a lei, isolati dal resto del mondo, avrebbe trasformato anche l’evento più banale in qualcosa di meraviglioso. Loro due, lì, da soli, con il grande amore che li legava, pronti a darsi completamente l’uno all’altra. Doveva essere magnifico svegliarsi al mattino sapendo di averla accanto, fissarla negli occhi consapevole che avrebbero passato una meravigliosa giornata assieme. Facendo di primo mattino lunghe camminate nel bosco, immersi nella tranquillità e nella pace che la natura di quei luoghi incontaminati offriva, poi avrebbero passato delle intere ore a sciare indisturbati, al pomeriggio si sarebbero seduti sulla veranda del cottage, ammirando e contemplando il meraviglioso spettacolo che la natura di quei luoghi sperduti offriva ogni giorno. Alla sera per prima cosa avrebbero acceso il caminetto, guardando l’uno negli occhi dell’altra, riscaldati dall’atmosfera e dal calore che quel fuoco offriva loro. La notte l’avrebbero passata facendo l’amore, questo li avrebbe resi ancora più consapevoli, se mai ce ne fosse stato bisogno, di appartenere oramai in maniera inscindibile l’uno all’altra, con tutto il loro cuore, tutto il loro corpo e tutta la loro mente, e che niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerli: questo avrebbe reso ancora più magico il loro rapporto.
Mentre stava svoltando a destra per imboccare il sentiero che lo avrebbe condotto fino al cottage, quando i metri che doveva ancora percorrere per raggiungere la sua meta erano ridotti a poche centinaia, si sentì pervadere tutto il corpo da una serie di emozioni contrastanti. Una sensazione di felicità per quello che avrebbero vissuto assieme in quei pochi giorni al cottage percorreva tutto il suo corpo con una forza e una intensità incredibili e inimmaginabili. Poi però in lui emergeva una specie di alternanza fra emozioni diverse, una nuova sensazione si fece strada nella sua mente, era come un senso di paura, forte e intenso, aveva la stessa intensità dell’emozione che prima invece lo aveva reso felice. Iniziò a temere che quello che stava per vivere in realtà fosse solo un bel sogno, da cui presto si sarebbe purtroppo svegliato. Questa alternanza di sensazioni lo aveva portato da una immensa felicità iniziale a una altrettanto forte sensazione di malinconia. Un tempo lui, che aveva fatto del proprio istinto e del suo intuito un’arma di difesa e di protezione, avrebbe percepito tutto questo come qualcosa di negativo, come un campanello d’allarme assolutamente da non sottovalutare. Ora invece non ci aveva fatto caso più di tanto, non gli aveva dato importanza: non sapeva ancora che presto avrebbe pagato questo suo abbassare la guardia, e che il conto sarebbe stato molto salato.
Oramai erano passati più di tre anni da quando se n’era andato dall’agenzia. Nei primi tempi aveva tenuto alta la guardia, era stato se possibile ancora più vigile e attento di quanto non lo fosse stato nel periodo della sua vita in cui ne aveva fatto parte. Pronto a prevenire qualsiasi sorpresa gli avessero riservato, a debellare tutti i pericoli, a fronteggiare ogni imprevisto. Poi però i giorni, i mesi, gli anni erano passati, senza il minimo segnale che l’agenzia o qualcuno dei suoi nemici volesse farsi vivo e in qualche modo decidesse di pareggiare i conti in sospeso con lui. Così piano piano, senza nemmeno accorgersene, aveva iniziato ad abbassare il livello di attenzione. Certo sembrava strano che l’agenzia avesse deciso di lasciar andare via uno dei suoi uomini migliori, ma in fondo era stato meglio per lui. Quello che non aveva previsto era che i suoi nemici potessero basare tutto il loro piano su questo