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Info su questo ebook

Lui è solo a un click di mouse da lei.

Raine Covington ha trovato l'amante perfetto. Ed è virtuale. Quando le parole sexy di Jack le appaiono sullo schermo del computer, lui riesce a sedurla in un attimo. Le immagini sensuali e dettagliate di loro due insieme alimentano le sue fantasie. La parte migliore? Niente doveri e nessun problema. E se Jack diventasse insistente basterebbe cancellarlo con un semplice gesto.



Allora perché lei si sente insoddisfatta?

Jack Harris è pronto a passare alla fase successiva. Vuole una vera relazione con una ragazza in carne e ossa, non parole di fuoco e sesso solitario. Ma quando finalmente il suo desiderio si realizza, Jack ha un'incredibile sorpresa: Raine è sì una bomba sexy, ma è anche una sua collega.
LinguaItaliano
Data di uscita11 lug 2016
ISBN9788858951866
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Autore

Samantha Hunter

Tra le autrici amate dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Virtualmente tua - Samantha Hunter

    successivo.

    1

    Di norma, Raine Covington amava uscire a passeggio nelle serate come quella. Da sola.

    Anche se era nota come la città delle streghe per la sua raccapricciante persecuzione di donne e uomini accusati di stregoneria, Salem aveva molto più da offrire, che non processi e leggende. Era una pittoresca cittadina costiera del New England, che per molti aspetti stava diventando una metropoli.

    Raine aveva sempre tratto conforto dalle stradine familiari e dalle case in stile colonico affiancate l'una all'altra. Tuttavia, in quel momento, non apprezzava affatto il paesaggio. Era troppo occupata a trovare il modo di sfuggire a Jerry Donnelly. Strinse la mascella e affrettò il passo.

    Jerry era un grafico conosciuto a un pranzo di lavoro dato in onore dei collaboratori esterni. A quel tempo, le era sembrato simpatico. Già, simpatico. Lo erano tutti fino a quando non cercavano di appoggiarti la mano sulla gamba sotto il tavolo. Aveva capelli biondi e occhi castani che gli davano un'aria innocente che le piaceva. Non le ci era voluto molto per scoprire che non lo era affatto.

    Finalmente, arrivarono a casa di Raine. La luce del portico illuminava i gradini e lei guardò la porta con aria ansiosa: ecco la sua via di fuga. Jerry si avvicinò, pronto a colpire, e lei fece l'unica cosa che le venne in mente per evitare il confronto.

    «Oh, Dio!» Si piegò in due tenendosi lo stomaco e assunse un'espressione di dolore.

    Stupito, Jerry indietreggiò.

    «Che cosa c'è?»

    Raine cominciò a respirare a fatica e gemendo si allontanò lentamente. Jerry fece per seguirla, ma lei tese una mano per indicargli di restare dov'era. «Oh, Jerry, mi dispiace tanto, ma devo entrare subito. Sto male, ho dei crampi allo stomaco. Buonanotte!»

    «Ma un momento fa stavi bene...»

    Senza più guardarlo, Raine entrò chiudendosi la porta alle spalle ed emise un sospiro di sollievo. Non era stata una fuga molto elegante, ma almeno aveva funzionato.

    Appoggiando la testa alla porta, si abbandonò alle emozioni. Fastidio, sollievo e... delusione. Voleva soltanto una buona compagnia, un po' di corteggiamento e, a essere fortunata, sesso decente. Ma era sempre più difficile trovarne in un uomo.

    Ce n'era soltanto uno di cui sentiva la mancanza se restava un giorno senza sentirlo. Solo uno in grado di farla sorridere e di non deluderla mai.

    Rider.

    Senza nemmeno cambiarsi, prese il computer portatile e si lasciò cadere sul divano. Lo accese e cominciò a digitare, sperando che non fosse troppo tardi.

    No, c'era ancora! Fece un sorriso, vedendo apparire le sue parole sullo schermo. L'aveva aspettata.

    «Ciao, bella, pensavo proprio che per stasera non ti saresti fatta viva. Hai dovuto lavorare fino a tardi?»

    «No, sono uscita.»

    «Un incontro ravvicinato?»

    «No. Solo una serata noiosa.»

    Raine mentì, senza capire bene perché non volesse fargli sapere di essere uscita con un uomo.

    «Nilla, forse è ora di renderti la vita un po' più interessante.»

    «Credo che di recente lo sia stata abbastanza.»

    Nilla, il suo pseudonimo. Quando si era registrata sul sito stava mangiando dei Vanilla Biscuits, biscottini alla vaniglia, e non le era venuto in mente nient'altro. Alla faccia della creatività.

    «Oh, non saprei, Nilla. Dipende dai gusti. A me piace il piccante.»

    «Tieni duro, tigre. Lascia che prenda un bicchiere di vino e mi metta qualcosa di più comodo. Torno subito.»

    Saltando giù dal divano, Raine si avviò in camera a cambiarsi. Chattava con Rider, che non era il suo vero nome, naturalmente, da poco più di un mese. Lo aveva incontrato on line su Romance, un mondo virtuale interattivo, mentre faceva ricerche per la sua ultima rubrica, che sarebbe apparsa sulla rivista femminile Real Woman.

    Negli ultimi dieci anni era cresciuta professionalmente con la rivista, che di recente si era trasferita in un palazzo più prestigioso che dava su Salem Harbor per soddisfare le esigenze di spazio dovute all'aumento di personale. Aveva cominciato come collaboratrice esterna appena uscita dal college, in attesa di qualcos'altro, ma aveva scoperto di amare quel lavoro e di avere un talento per la scrittura. Alla fine, era stata assunta regolarmente.

    Dirigeva la rubrica Stili di vita, dove si occupava di argomenti vari, da come crescere un bambino fino alle ultime tendenze della moda. Si rivolgeva a collaboratori esterni per la maggior parte degli articoli, ma il punto focale restava la sua pagina sulle relazioni personali. All'inizio, aveva dato perlopiù consigli, ma si era poi trasformata in una vera editorialista. Scriveva dei problemi relazionali fra amici e parenti, di matrimonio, sesso, famiglia e genitori che lavorano.

    Versandosi un bicchiere di vino, pensò a come certe cose non cambiassero mai: gelosia, passione, malintesi, solitudine.

    Dato che erano sempre di più le lettrici che ponevano domande sui rapporti virtuali, si era messa a navigare su Internet... ed ecco che ne era rimasta coinvolta lei stessa. Aveva visitato d'istinto il sito Romance ed era così che aveva conosciuto Rider. Si erano capiti subito. In lui aveva trovato quel qualcosa che mancava negli uomini che frequentava di solito.

    Si sedette sul divano, avvicinò a sé il computer e fissò lo schermo. Chissà cosa stava facendo Rider, a che cosa pensava.

    Capiva sempre meglio che cosa attraesse uomini e donne in rete. Lei e Rider parlavano di tutto, condividevano fantasie intime senza quelle delusioni e aspettative che spesso affliggevano i rapporti reali. Lui sapeva essere profondo e romantico ed era sempre incredibilmente sexy. Una combinazione irresistibile.

    Di certo nella vita reale Rider, come tutti gli uomini, lasciava l'asse del water alzata e i peli della barba nel lavabo. Faceva promesse che non manteneva e guardava da un'altra parte quando una donna parlava di cose importanti. In rete, non ci si doveva preoccupare di niente di tutto ciò.

    Volendo, le sarebbe bastato premere un tasto per farlo sparire dalla sua vita. L'uomo ideale.

    All'inizio Rider aveva fatto parte del suo progetto di ricerca. Un esperimento. Le cose erano poi cambiate e sentiva che adesso stavano diventando... be', intimi. Parlavano tutte le sere, lunghe discussioni che la tenevano alzata fino all'alba. Ormai lo conosceva bene.

    Gli argomenti variavano, a volte erano solo conversazioni casuali, a volte intime. Dapprima era stato un po' imbarazzante vedere scritte sullo schermo le proprie sensazioni più recondite, ma poi era stato come costruire un loro piccolo mondo, come se lei fosse l'eroina del proprio romanzo d'amore. Nella vita reale, non aveva la possibilità... o la faccia tosta di essere audace e divertente come sapeva essere on line. Ma lì, le inibizioni sparivano senza rischi. Che cosa c'era di meglio? Scosse la testa per distogliersi da quei pensieri e scrisse.

    «Scusami se ci ho messo tanto. Allora, ti è venuto in mente qualche altro gioco?»

    «No, credo di avere chiuso, per il momento. Era stato solo un modo per divertirmi nei periodi di calma sul lavoro. Penso che per un po' mi immergerò nella realtà. E tu?»

    Raine sbuffò, seccata, perché aveva sperato che lasciasse perdere l'argomento, visto che lei lo aveva ignorato già diverse volte prima di allora. Un'altra irritante caratteristica maschile: se non era ciò che volevano sentirsi dire, gli uomini si rifiutavano di raccogliere il messaggio detto forte e chiaro.

    Rider aveva accennato alla possibilità di passare alla fase successiva, riferendosi un po' troppo spesso alla vita reale, e l'idea non le andava per niente. Tuttavia, sapeva dalle sue precedenti interviste che quello era anche il momento chiave, che arrivava puntuale in ogni storia d'amore. Dovevano vedersi di persona o no? Non aveva idea di che cosa fare.

    «Ci sei ancora, Nilla?»

    «Sì, ci sono. Ero assorta nei miei pensieri, tutto qui. Scusami.»

    Raine guardò le parole apparire sullo schermo che riluceva nella stanza buia.

    «E a che cosa stai pensando?»

    «Di essere stata solo un mezzo per distrarti durante il lavoro. Un brutto colpo per il mio ego.»

    «Il gioco mi ha distratto dal lavoro. Tu sei tutta un'altra cosa.»

    «E cioè?»

    Lei trattenne il fiato, pentita di avergli posto quella domanda, che le era venuta spontanea.

    «Ti libero il volto dai capelli e ti guardo negli occhi. Ti infilo le mani dentro la camicia, sulla schiena, e ti massaggio le spalle nude, poi ti stringo forte a me. Non so, sto ancora cercando di capire chi sei. Ma sei qualcosa di speciale. Tu stuzzichi la mia curiosità, Nilla. E non capita spesso, perlomeno non a me.»

    Con un sospiro tremante, Raine chiuse gli occhi. Non lo avrebbe mai creduto, se non l'avesse provato lei stessa. Era incredibile come potessero essere vivide ed erotiche quelle parole digitate sullo schermo. Non c'erano suoni, eppure poteva sentirle una per una come se lui gliele sussurrasse all'orecchio.

    Si inarcò leggermente, come se Rider la stesse davvero stringendo a sé, e immaginò di sentire il suo alito caldo sul volto. Forse era da troppo tempo che non faceva sesso reale.

    Jack si mise comodo e aspettò di vedere come avrebbe risposto alla sua confessione. Su, Nilla, parlami. Non riusciva a capire perché quella donna gli facesse un simile effetto. Era come ipnotizzato. Da settimane preferiva restare seduto sul divano con una birra, teso ed eccitato, a scrivere pagine e pagine di conversazione, facendo sesso virtuale e qualsiasi altra cosa gli venisse in mente, invece di uscire e portarsi a letto una donna reale.

    La situazione cominciava a innervosirlo, non era nel suo stile. Niente di quella faccenda era nel suo stile. Non era un nottambulo, ma conduceva una sana vita sociale che ultimamente era andata in malora. Gli piaceva uscire, conoscere donne, divertirsi con gli amici. Da qualche mese non frequentava nessuna ragazza in esclusiva, ma forse era perché passava troppo tempo davanti al computer. Nelle ultime due settimane, il suo amico Greg lo aveva chiamato un paio di volte per invitarlo a uscire e lui aveva trovato delle scuse, dicendo che doveva lavorare, quando in realtà non voleva perdere il suo momento con Nilla.

    «Devo essere impazzito» borbottò fra sé. «Ormai sono vecchio e disperato.» Certo, trentaquattro anni non erano poi una tragedia. Le righe che apparvero sullo schermo fugarono i suoi pensieri.

    «Sospirando mi scosto leggermente da te. Ti prendo la camicia ai bordi, te la sfilo e ti appoggio la testa sul petto, succhiandoti la pelle, dandoti dei piccoli morsi.»

    Provando un moto di eccitazione, Jack sospirò. In fondo, era un essere umano. Avere una donna che gli diceva quelle cose era pur sempre meglio di niente. Ma non era il massimo. Ignorò il dubbio che lo rodeva e fece per rispondere, ma apparve un'altra riga, e poi un'altra...

    «Ti passo le mani sullo stomaco e scendo sul tuo ventre eccitato, ti stringo e ti accarezzo, godendo del contatto. Rider, ti voglio... voglio farti impazzire...»

    Jack scosse il capo, sorpreso di come gli battesse forte il cuore. Da molto tempo aveva familiarità con l'informatica, suo padre lo aveva aiutato ad assemblare il suo primo computer quando era un ragazzino.

    Era letteralmente cresciuto con Internet, da sempre faceva parte della sua vita... ma mai, mai era stato così. Quello era un mondo interamente nuovo, un tipo di realtà diversa.

    Stringendo forte la mascella, Jack si apprestò a replicare.

    «Ormai da più di un mese mi fai impazzire tutte le notti e buona parte del giorno. Adesso desidero che tu mi faccia impazzire di persona, Nilla. E voglio ricambiare.»

    Niente. Il cursore rimase sospeso come un silenzio pesante fra di loro.

    Trattenendo il fiato, Raine digitò: «Rider, tutto bene? Stasera mi sembri diverso».

    Scuotendo la testa, Jack si passò le mani sulla faccia. Gli era difficile non tentare di rintracciarla. Durante il giorno, pensava a lei, a qualcosa che si erano detti, e subito si eccitava, il che non era sempre conveniente.

    Sognava di lei la notte. Di conoscerla. Di trovarla.

    Era un esperto della sicurezza in Internet e aveva le capacità per riuscire a rintracciarla, ad andare oltre al suo pseudonimo e scoprire chi fosse veramente. Accidenti, al suo livello di competenza localizzarla non sarebbe stata neanche una sfida. Anche in caso di pseudonimi, era facile trovare l'indirizzo, il provider e fare poi un paio di telefonate.

    Quello che la maggioranza delle persone non capiva dell'era miracolosa di Internet era che il metodo più comune di pirateria informatica non veniva attuato tramite il computer, ma scoprendo le informazioni nel modo più tradizionale: parlando a chi era in grado di dirti quello che avevi bisogno di sapere.

    Quasi tutti erano riluttanti a dare il numero della loro carta di credito on line, ma non ci pensavano due volte a passarla a un cameriere che spariva con la carta per cinque minuti.

    La cosa non mancava mai di stupirlo, ma erano quelle caratteristiche sociali e psicologiche a rendere interessante il suo lavoro.

    Sarebbe bastato premere un paio di tasti, inserire qualche richiesta casuale e nel giro di poche ore avrebbe appreso chi era Nilla, dove abitava, dove lavorava e probabilmente qualsiasi altra cosa volesse sapere. Ma non lo avrebbe fatto e la colpa era del suo dannato senso dell'etica. Il suo compito era quello di far rispettare le regole, non d'infrangerle di persona. Anche se la tentazione era grande.

    «Nilla, piccola, sono bloccato. Questo è il problema. Come se tu mi avessi legato.»

    «Con le manette? Potremmo anche provarci... se è questo che vuoi.»

    Jack cominciò a sudare. Lei riusciva a fargli quell'effetto solo con le parole. Chissà come sarebbe stata nella realtà? Fra loro c'era una specie di strano legame, anche se non capiva come fosse accaduto né che cosa avrebbe dovuto fare in proposito.

    Si abbassò la mano all'inguine e rovesciò la testa

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