Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Libro delle Fiabe (Illustrato)
Libro delle Fiabe (Illustrato)
Libro delle Fiabe (Illustrato)
E-book295 pagine3 ore

Libro delle Fiabe (Illustrato)

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Fiabe per grandi e piccini meravigliose fiabe 163 con alcune illustrazioni.
LinguaItaliano
EditoreGiuCast
Data di uscita15 feb 2019
ISBN9788832517606
Libro delle Fiabe (Illustrato)

Correlato a Libro delle Fiabe (Illustrato)

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Libro delle Fiabe (Illustrato)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Libro delle Fiabe (Illustrato) - Giuseppe Castrovilli

    Gesù.

    Il nero anatroccolo

    C’era una volta tanti anni fa un anatroccolo che era tutto nero.

    L’anatroccolo era diverso dai suoi fratelli e dalle sue sorelle perché era tutto di colore nero e era molto più grande e la mamma non si curava di lui come degli gli altri.

    Il nero anatroccolo si sentiva escluso, emarginato, come se non fosse anche lui figlio alla mamma e questo faceva stare tanto male al nero anatroccolo.

    Alla schiusa delle uova il nero anatroccolo uscì da un uovo più grande e non somigliava a tutti quanti gli altri anatroccoli, nemmeno papà anatra e mamma anatra assomigliavano a lui.

    Il nero anatroccolo era diverso anche nella grandezza e anche nella forma e non somigliava a nessuno della famiglia.

    A tutta la sua famiglia non gli piaceva il nero anatroccolo, gli facevano dispetti e facevano in tutti i modi affinché capiva che non lo volevano affatto bene, anzi facevano in tutti i modi affinché si allontanasse da loro.

    Un giorno il nero anatroccolo mentre erano nel lago a nuotare venne aggredito da dei gabbiani e nessuno corse in suo aiuto e il nero anatroccolo riportò anche delle ferite ma nessuno se ne interessava.

    Arrivò un giorno che mamma e papà anatra cacciarono il nero anatroccolo e lui se ne andò vagabondando poi per la terra.

    Il nero anatroccolo arrivò a una fattoria dove c’erano tacchini e faraone e voleva giocare con loro ma fu assalito dai tacchini e dalle faraone e dovette scappare via.

    Il nero anatroccolo era triste perché nessuno lo voleva bene e tutti quanti gli facevano solamente dispetti.

    Il nero anatroccolo iniziava a capire che non era un’anatra di quelle comuni ma di un’altra specie e non capiva come il suo uovo prima che lui nascesse fosse capitato nella covata dell’anatra.

    Il nero anatroccolo era deciso a girare tutto il mondo per vedere di che famiglia era, per trovare qualcuno che lo capisse, per vivere chissà insieme a quelli della sua specie.

    Un bel giorno il nero anatroccolo decise di arrivare al polo sud per vedere di trovare la sua famiglia e ci andò e incontrò una colonia di pinguini e vide che non erano della sua famiglia ma ci volle giocare insieme e i pinguini lo rifiutarono e lo cacciarono via.

    Allora il nero anatroccolo decise di andare al polo nord per vedere se lì viveva la sua famiglia ma niente, incontrò una colonia di pulcinella di mare, ma vide che non gli somigliavano e non erano della sua famiglia, volle giocarci lo stesso insieme però lo cacciarono.

    Allora decise di dirigersi verso l’estremo oriente in cerca della sua famiglia e incontrò milioni e miliardi di altre anatre ma non erano simili a lui e volle giocarci insieme ma tutti quanti lo schernivano e gli dicevano: Vattene via, non vogliamo giocare con te.

    Allora il nero anatroccolo decise di andare fino l’estremo occidente per trovare la sua famiglia e ci andò, trovò una colonia di dodo sull’Isola di Maurizio e volle giocare insieme ma lo rifiutarono e lo cacciarono via, trovò tantissimi altri animali e uccelli con cui voler giocare insieme ma non volevano giocare con lui e lo cacciavano ovunque esso andava.

    Il nero anatroccolo stanco e sfinito di aver girato il mondo in cerca della sua famiglia non sapeva più cosa fare e pensava come fosse possibile che lui era nato in un nido di anatre.

    Infatti tempo prima successe che quando la mamma del nero anatroccolo aveva fatto l’uovo, per nasconderlo lo nascose nel nido dell’anatra e poi non riuscì più a trovare dove l’aveva messo l’uovo e rimase nel nido delle anatre fino alla schiusa delle uova. 

    Il nero anatroccolo andò ne lago a farsi una nuotate e a un tratto gli appare uno stormo di oche selvatiche giocare nel lago e volle andarci anche lui a giocare, e così fu.

    Quando il nero anatroccolo arrivò dalle oche selvatiche vide che nessuno lo respingeva, anzi gli dissero: Su dai nero anatroccolo divertiti anche tu a giocare con noi.

    Il nero anatroccolo era finalmente felice e contento che qualcuno voleva giocare con lui e vide che tutte le altre oche selvatiche gli somigliavano e allora capì che aveva trovato la sua famiglia.

    La mamma del nero anatroccolo subito lo riconobbe e corse da lui per abbracciarlo e dirgli che gli voleva assai bene e che era felice che non gli era successo niente.

    Il nero anatroccolo allora capì che era un’oca selvatica e non un’anatra e gli raccontò alla mamma che aveva anche girato tutto il mondo in cerca di lei e di tutta la famiglia.

    Tutte le altre oche selvatiche erano tutte parenti al nero anatroccolo, chi era lo zio, chi il cugino, chi il nipote, chi il cognato, chi il suocero, insomma era una grande famiglia. Il nero anatroccolo fu molto soddisfatto di essere riuscito a trovare la mamma e tutta la famiglia, e vissero felici e contenti.

    Il gatto con le orecchie a sventola

    C’era una volta un gatto con le orecchie a sventola e ogni sera miagolava e si nascondeva dietro la tenda di una porta di casa.

    Un bel mattino quando il gatto ancora dormiva dietro la tenda della porta, un bambino lo spaventò a morte e il gattino impaurito subito iniziò a correre e fuggì via.

    La mattina seguente quando ancora tutti quanti dormivano il gatto si andò di nuovo a mettere dietro la tenda della porta ma questa volta si era portato con sé una mazza di scopa casomai qualcuno avrebbe cercato di nuovo di spaventarlo. Il mattino all’alba passa di nuovo lo stesso bambino e voleva di nuovo spaventare il gatto, ma mentre il bambino si dirigeva verso la porta, da dietro la tenda il gatto esce con una mazza della scopa e questa volta è lui a impaurire il bambino e a farlo scappare via dalla paura.

    Il bambino ogni volta che vedeva il gatto si metteva a ridere perché il gatto aveva le orecchie a sventola.

    Il gatto si sentiva essere preso in giro dal bambino e un giorno disse: gliela farò pagare.

    Intanto il gatto dedicava tutto il giorno ad acchiappare qualche topo o qualche passerotto e molto spesso ci riusciva.

    Il bambino osservata il gatto dalla finestra tutto il giorno e pensava come poter far spaventare il gatto.

    Il gatto al bambino era un po’ antipatico per via delle sue orecchie a sventola e questo al gatto gli dava fastidio.

    Il bambino tirò fuori la fionda da dentro il diretto del tavolino e dalla finestra lanciò con la fionda tre pezzi di pane duro di cui l’ultimo pezzo andò a colpire il gatto ferendolo.

    Il gatto giaceva a terra ferito con il pericolo che potesse passare un’automobile e lo poteva schiacciare.

    Il bambino corse subito giù per le scale della casa dove abitava e andò a vedere il gatto a terra se ancora si muoveva.

    Il gatto non si muoveva più e l’unica cosa che si muoveva del gatto erano le sue orecchie a sventola che fecero capire che il gatto era ancora vivo.

    Il gatto allora iniziò a muovere talmente forte le orecchie a sventola che iniziò a volare come un uccello fino sopra il tetto della casa del bambino.

    Il gatto allora volò ancora più lontano fino la collina e capì che senza le sue orecchie a sventola probabilmente sarebbe stato già morto.

    Il gatto con le orecchie a sventola sventolava orgogliosamente le sue orecchie.

    Il bambino corse subito dalla mamma e gli andò a dire tutto quello che era successo.

    Così da quel giorno il gatto con le orecchie a sventola sapeva anche volare.

    Il cane dalle zampe d’oro

    C’era una volta un cane di nome Edoardo che durante il freddo d’inverno vagava per le strade della città.

    Un giorno il cane mentre vagava per la città incontrò un altro cane che stava abbaiando per la fame e la sete.

    I due fecero subito amicizia e nell’angolo della strada c’era un fuoco acceso e si andarono a riscaldare.

    La fame si faceva sentire e non sapevano cosa fare per potersi procurare qualcosa da mangiare.

    Edoardo allora decise di andare dietro le cucine dei ristoranti a vedere se potesse trovare qualcosa da mangiare, ma nulla.

    Allora Eduardo si incamminò verso il fiume dopo essere entrato con le zampe nel fiume uscì che aveva le zampe tutte d’oro.

    Edoardo non sapeva come tutto questo poteva essere successo però si ritrovò con le zampe d’oro, e che aveva fame.

    Quando tornò indietro dall’amico il consiglio che egli gli diede fu quello di tagliarli una zampa e con l’oro della zampa si potevano comprare qualcosa da mangiare.

    Edoardo non ne voleva sapere di tagliarsi una zampa, anche perché sapeva che camminare a tre zampe non sarebbe stato per niente facile.

    La fame era comunque assai e Edoardo alla fine decise di tagliarsi una zampa e con i soldi dell’oro comprare qualcosa da mangiare.

    Edoardo si tagliò una zampa con l’aiuto del suo amico e insieme andarono con l’oro a comprarsi qualcosa da mangiare.

    Camminare a tre zampe non era poi qualcosa di impossibile per un cane.

    Il giorno seguente i due avevano di nuovo fame e l’amico di Edoardo consigliò a lui di tagliarsi un’altra zampa, così con l’oro si potevano comprare ancora qualcosa da mangiare.

    Edoardo non voleva nemmeno saperne niente e disse: questa volta è meglio morire di fame che farmi tagliare una zampa, anche perché poi non riuscirei più a poter camminare.

    La fame era brutta assai e alla fine Edoardo decise di tagliarsi l’altra zampa.

    Tagliarono l’altra zampa e con i soldi l’amico andò a comprare qualcosa da mangiare e non si presentò più da Edoardo, era scomparso con il mangiare.

    Edoardo era rimasto solamente con due zampe e ciò non gli permetteva più di poter camminare.

    Allora Edoardo inizio a piangere E disse: povero me, povero me che vado sempre a capitare con gli amici, vatti più a fidare di qualcuno.

    Edoardo dopo qualche giorno morì sia di fame che di freddo e morì con due zampe d’oro che gli erano rimaste.

    L’amico di Edoardo dopo che lui era morto tornò indietro e tagliò anche le altre due zampe d’oro e con i soldi dell’oro andò a comprarsi qualcosa da mangiare.

    Così finì la storia di Edoardo il cane con le zampe d’oro.

    Il merlo magico

    C’era una volta un merlo che si diceva era magico.

    Il merlo ogni mattina appena spuntava l’alba si metteva a cantare con gioia ed allegria il nuovo giorno ed era sempre molto contento.

    E cantava Buongiorno e che sia un buon giorno, buongiorno, buongiorno, buongiorno.

    Un giorno il merlo si alzò e non riusciva più a cantare.

    Cosa strana per il merlo perché da sempre tutte le mattine cantava.

    Egli si chiedeva perché mai non riusciva più a cantare, andò dal dottore a fare una visita medica perché mai non riusciva più a cantare le dolci melodie che cantava quotidianamente.

    Il dottore gli fece notare che egli aveva una molletta alla gola e per quel motivo non riusciva più a cantare.

    Il merlo si ricordò che quel giorno aveva steso i panni e aveva dimenticato una molletta dei panni appiccicata alla sua gola.

    Dopo che tolse la molletta dalla gola il merlo notò che aveva dei poteri magici e cioè tutto quello che diceva si avverava.

    Se per esempio il merlo diceva oggi piove, dopo qualche minuto iniziava a piovere anche se il meteo diceva che era bel tempo e che non ci sarebbe stata alcuna pioggia, anche se era periodo di siccità che non poteva mai piovere.

    Se per esempio il merlo diceva domani si sposano 50 merli, il giorno dopo si sposavano 50 merli anche se non c’era nessuna prenotazione in chiesa di matrimonio.

    Se per esempio il merlo diceva ci sarà un forte terremoto, subito dopo appena detto del terremoto avveniva un terremoto tremendo.

    Un bel giorno durante i giorni della merla a fine gennaio il merlo mentre passeggiava sugli alberi incontra una bella merla, i due si conobbero e il merlo gli disse quanto sei meravigliosa, vorrei che tu sia la mia compagna merla, e così avvenne.

    Durante i giorni ultimi di febbraio il merlo magico era veramente contento di stare insieme alla sua nuova amica e disse quanto vorrei altri giorni di questo mese come questo insieme a te, e successe che febbraio quell’anno non fu solamente di 29 giorni ma anche di 30 giorni e addirittura anche di 31 giorni.

    Per la prima volta nella storia si ebbe il mese di febbraio anche di 30 giorni e di 31 giorni.

    Il merlo magico disse come vorrei che tutti i mesi siano come questo mese, e così avvenne che tutti i mesi dell’anno diventarono tutti febbraio con 31 giorni.

    Nacquero al merlo magico e alla sua amatissima compagna dei merli e nacquero tutti quanti il 30 e il 31 di febbraio.

    Per la prima volta si ebbe qualcuno che era nato il 30 e il 31 febbraio.

    Il merlo magico infine disse come vorrei che i mesi dell’anno tornassero come erano una volta. E così avvenne che i mesi dell’anno tornarono come erano una volta.

    Questa è la storia del merlo magico e della sua compagna e di tutti i suoi figli nati il 30 e il 31 di febbraio.

    Il merlo magico e la sua compagna e tutti figli suoi vissero felici e contenti e il compleanno lo festeggiavano quando ci sarebbe stato di nuovo il 30 e il 31 di febbraio.

    Il merlo magico continuava come tutte le mattine ad alzarsi e a canticchiare.

    L’ultima cosa che disse fu che speriamo i figli miei stiano sempre tutti quanti bene, e si avverò quello che il merlo magico aveva auspicato.

    Così finisce la storia del merlo magico.

    Il topolino che visse due volte

    C’era una volta un topolino se ne stava tutto lieto nella sua tana.

    Un bel giorno mentre il topolino si recava prendere un po’ di formaggio fu assalito da un gatto, il topolino correva veloce ma il gatto fu molto più veloce di lui e lo acchiappò, lo prese con le sue zampe, lo mise nella padella perché voleva friggerlo.

    Il topolino gridava aiuto, aiuto ma nessuno lo ascoltava.

    Tutti gli altri topolini che da fuori la loro tana sentivano l’altro topolino gridare aiuto non potevano fare niente.

    Il cane però a sentire il topolino in difficoltà intervenne, con una zampata fece volare il gatto nell’altra stanza.

    Il cane liberò il topolino da dentro la padella e lo lasciò di nuovo libero.

    Il topolino aveva giurato che la prossima volta faceva molta più attenzione quando andava a prendere il formaggio perché il gatto era sempre in agguato.

    Il caro topolino aveva visto un bel pezzo di formaggio in cucina e zitto zitto aveva pensato di andarlo a prendere.

    Tutti gli altri topolini gliela avevano sconsigliato di andare in cucina prendere il pezzo di formaggio ma lui non ne volle sapere niente.

    Quieto quieto il topolino si incamminò verso il pezzo di formaggio, appena arrivato a rosicare il formaggio apparve di nuovo il gatto che afferrò il topolino con i denti appuntiti e lo azzannò a morte.

    Il topolino era morto, non si muoveva più, l’aveva talmente azzannato che uno dei denti appuntiti aveva traforato il cuore del povero popolino.

    Gli altri topolini rimasero tutti quanti spaventati da quello che gli era successo al povero loro amico. 

    Il gatto giocò ancora un poco con il topolino morto e poi lo lasciò a terra stecchito.

    Pochi attimi più tardi apparve una fatina dai guanti dorati e dalle trecce di capelli d’oro e portava sul cappello una stella argentata e aveva anche gli occhiali.

    La fatina s’era dispiaciuta tanto di quello

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1