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Anteprima del libro
Blog - Daniela Lentini
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Crisalide e Farfalla
C’è un ciondolo sul mio bracciale.
In realtà ce n’è più di uno di ciondolo.
Ogni ciondolo rappresenta qualcosa di significativo per me.
Ogni passo della mia vita aumentano i ciondoli che appendo; simboleggiano scoperte, incontri e capisaldi.
Il primo ciondolo che ho appeso in assoluto è stata una R.
E quella rappresenta per me la più grande risorsa della vita umana:
La Resilienza.
Hanno seguito A, di Assertività e una D, per ricordarmi chi sono.
A distanza di qualche tempo la D si è sciolta ed è andata perduta.
L’ho interpretato come un segnale. Mi lasciava comprendere che non era più necessario tenerla con me, poiché oramai ho capito chi sono e sono presente a me stessa.
La A invece perdura, non se ne può fare a meno nella vita, è il timone.
«L’Assertività è un elemento centrale delle abilità di comunicazione. Essere assertivi significa saper esprimere se stessi e far valere il proprio punto di vista rispettando le idee ed i diritti degli altri.
L’Assertività è basata sul rispetto reciproco, è uno stile comunicativo efficace e diplomatico. Essere assertivi dimostra che rispetti te stesso perché sei disposto a farti valere per difendere i tuoi interessi e ad esprimere sia i tuoi pensieri che il tuo modo di sentirti. Dimostra anche che sei consapevole dei diritti e dei bisogni degli altri e sei disposto ad adoperarti attivamente per la risoluzione di conflitti.»
Fonte: https://www.itcc.it/
Ed è su questo bracciale che è appesa una farfalla.
Una farfallina piccola, a misura del mio polso.
A chi me lo chiede, spiego che quella farfalla rappresenta Libertà.
Libertà interpretata, nello scorrere degli anni, in modalità via via diverse:
prima da partner e vincoli,
poi da preconcetti.
In età matura comprendo che queste contengono un unico grande e profondo denominatore comune, la libertà più difficile:
Essere se stessi.
Ed è l’augurio che di solito faccio ai miei alunni quando li lascio a spiccare il volo verso le scuole Medie:
Il coraggio negli anni di essere sempre voi stessi.
Perché spesso essere se stessi richiede proprio coraggio.
Inteso come audacia, come forza di accettare i propri limiti, o di compiere scelte, e farsi carico sulle spalle della responsabilità di queste.
A volte rimanere fedeli a se stessi richiede delle scelte tanto impopolari da rischiare di rimanere soli.
È il noto prezzo salato della Coerenza.
Libertà
che sia senza o insieme a un partner,
che sia come individuo in un Paese Civile,
che sia in Amicizia o nelle Relazioni Umane,
che sia nel Lavoro, e nella possibilità di averne uno che si ama,
Libertà è, in generale,
avere la possibilità di esprimere se stessi.
In tutte le forme,
Scevri da giudizi
E sul binario del rispetto.
«Ed anche il tuo secondo libro è finito.
Se dovessi dare un nome ai due, il primo lo chiamerei crisalide
, ed il secondo logicamente farfalla
: si nota una serenità raggiunta o un So quello che voglio. Non so se esiste, ma deve essere così!
»
Con queste parole mi congedava mio cugino nel dirmi che aveva completato la lettura di entrambi i miei libercoli.
Ne fui commossa.
Aveva còlto in pieno, tramite i miei scritti, quell’importante e fondamentale passaggio decisivo della mia vita - svoltosi a suon di pensieri, esperienze, dolori e letture - che mi ha concesso di trasformarmi in ciò che sono:
Una Donna Libera.
Vivo nella convinzione che anche se diviene farfalla, questa non dimentica mai di essere stata crisalide.
La vita è un’evoluzione continua
verso una versione di sé
sempre migliore.
Il mio bracciale attende ancora molti ciondoli.
Non Ora, Non Qui
Tre giorni di emicrania, sei oki, e la sensazione di essere sbagliata. E sbagliata la battaglia.
Tre giorni di emicrania, sei oki, e chiedere intorno per sentirmi dire un po’ le stesse.
Tre giorni di emicrania, sei oki, e la paura forse di avere davvero torto.
Tre giorni di emicrania, sei oki, e domanda che mi assale.
Tre giorni di emicrania, sei oki, e quasi quasi lascio stare, stravolgo tutto oppure non pubblico.
Tre giorni di emicrania, sei oki, per essere ancora più sicura, alla fine, di quello che sto facendo.
E non solo qui, ma nella vita.
«Se pubblichi un testo in cui parli liberamente di uomini e sesso, legittimerai, chi legge, a sentirsi autorizzato ad avvicinarsi a te cercando solo sesso.
L'errore, certo, non è in te che pubblichi e scrivi, è di chi leggendo interpreta. Ma ciò non toglie che sarai tu a pagarne le conseguenze, e tu a risponderne».
Sedute su una spiaggia, davanti a un mare calmo d’Ottobre, sotto il sole bollente e la sabbia umida. Siamo io e mia madre, che parliamo adorabilmente su un asciugamano di fortuna. Abbiamo tolto le giacche, le felpe, le pashmine, ridiamo libere mentre il mare scroscia sotto. Un signore pesca. Una tizia passeggia col cane, il vento non c’è e l’aria è di Maestrale.
La frase mi arriva come un pugno dritto in faccia. Proprio così, sotto quell’aria calda inaspettata di fine ottobre ad occhi chiusi. Quando credi che la tua vita sia in equilibrio ormai e che tu sia realizzata esattamente come sei e come volevi essere.
Non ti attaccano i giudizi degli altri, o i pareri degli uomini spaventati dalla tua testa e dalla tua energia. Ma quella donna, quella lì, è ancora capace di farti sussultare col suo rimprovero dall’aria severa. Perché così mi sono sentita: come una bambina che alza la testa dal banco e qualcuno le dice che sta sbagliando.
Ci ho messo pochi secondi a realizzare che non sono più una bambina; e poi a ricevere quel rimbrotto più come un’offesa che non come una valutazione.
Ma come, proprio tu? Proprio tu che sei la prima Donna che ho conosciuto. Se sono ciò che sono lo devo molto anche a te, e proprio tu che mi hai cresciuta mi fai l’appunto come la stessa gente che io rigetto?
Ed è qui, secondo me, che si percepisce quella strana sensazione di essere ormai adulti: quando quel rimprovero non ti appare più come ramanzina, ma come paura.
La paura di un genitore.
È in quei momenti che prende forma lo scarto generazionale: sia lui genitore che te figlio avete chiaro che la strada è costruita, e che lui può solo guadarti camminare.
Passi la vita a subirli quegli ammonimenti; a porti domande quando divieni più cresciutello mentre li incassi; infine a viverli, in ogni caso, come l’ultima parola dell’Autorità.
Quando, tutto a un tratto, li ascolti e non ti appaiono più come moniti, ma come preoccupazione. E sorridi.
E così ho sorriso dentro, ma solo dopo.
Spiega lo Psicologo del Rock dalla sua pagina Facebook: diventi adulto quando avvengono tre tipi di emancipazione.
- Economica, trovi un lavoro che ti sostenga.
- Fisica, lasci la casa dei tuoi genitori.
- Emotiva, accetti di poterli deludere e compi le tue scelte.
(https://www.facebook.com/lopsicologodelrock/)
Ho discusso lungamente, ho infervorato le mie argomentazioni, con le lacrime agli occhi ho posto domande scomode.
"Ha ragione il mio psicologo", penso poco dopo, le mie emicranie hanno origine tensiva e nascono da pensieri pulsanti, proprio come lei, questa bastarda, l’emicrania. Che si aggrappa, che non ti fa dormire, che mi ha fatto ricoverare spesso, che mi ha condotto a TAC urgenti e risonanze, quella farmaco-resistente, quella che mi faceva piangere dal dolore, quella da La testa al muro, quella che chiamano Emicrania da Suicidio
.
Si aggrappa a un lato della testa questa stronza, e non ti abbandona, finché non decide lei. Almeno così credevo.
Scoprire le origini della tua emicrania