Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Mi ami? Allora ti distruggo
Mi ami? Allora ti distruggo
Mi ami? Allora ti distruggo
E-book356 pagine5 ore

Mi ami? Allora ti distruggo

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

L’autrice, a distanza di anni e con l’oggettività che il tempo dona, intesse una narrazione intima ed intensa in forma di lettera indirizzata all’Uomo narcisista con il quale aveva avuto una storia. In un intreccio fra racconto e analisi della personalità narcisistica, e scandagliando le dinamiche che l’hanno portata ad abbracciare quella relazione “malata”, giunge a riesaminare tutti i fatti accaduti e trasforma l’esperienza vissuta in una preziosa risorsa per sé stessa. Si rivolge infine alle Donne che stanno vivendo o che potrebbero vivere una storia come la sua.

“Alcune Donne si innamorano del tormento che vedono negli occhi di un Uomo e sono attratte da quell’abisso. Anche a te quell’abisso ha attirato e intenti una sfida per conquistare quell’Uomo, sfida che anche lui ingaggia, ma non con te, con il proprio dolore irrisolto. Lui non ti vede, vede la possibilità di scagliare su di te quel dolore, e conquistandoti vuole vincere ai propri occhi.”

“Scegli cara Donna se vuoi morire a te stessa o vivere. Abbandona la via senza uscita della ricerca di un riscatto tentando di ottenerlo da lui. Non lo avrai mai. Rivolgiti a te per quel riscatto. Quando ti rendi conto che non ce la fai più, […] scegli di allontanarti definitivamente dal tuo narcisista comunicandogli la tua decisione senza assolutamente discuterla con lui. Smetti di tradirti. E fuggi.”

Cristina Fara nasce nel 1960. L’Amore per la Scienza la porta a conseguire la laurea in Biologia e l’abilitazione professionale presso l’Università di Torino. Per alcuni anni lavora in qualità di Biologa. Parallelamente coltiva profondi interessi di tipo Umanistico e Spirituale e lo studio analitico dei rapporti interpersonali, che la spingono ad abbracciare discipline attinenti a tali argomenti. Durante questo percorso conosce la teoria delle Costellazioni Familiari e Sistemiche, che ha scopi di risoluzione delle problematiche umane. Sceglie di abbandonare il lavoro di Biologa e abbracciare il campo delle Costellazioni, e a tale fine frequenta più corsi di formazione e specializzazione per poter comparare le metodiche e arricchire e approfondire la sua esperienza lavorativa, professionale e umana.
Lavora come Costellatrice.
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2022
ISBN9788830658936
Mi ami? Allora ti distruggo

Correlato a Mi ami? Allora ti distruggo

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Mi ami? Allora ti distruggo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Mi ami? Allora ti distruggo - Cristina Fara

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Sono una Costellatrice e guardo con la competenza di oggi una storia particolarmente intensa della mia giovinezza.

    Era la prima metà degli anni ’90. A quell’epoca il mio mondo era la biologia, vivevo a Torino e lavoravo in un ospedale di quella città.

    In quel periodo della mia Vita, quando riconoscevo un’esperienza impegnativa, avevo l’abitudine di scrivere su un quaderno tutto ciò che mi accadeva, dettagliando gli eventi e descrivendo le emozioni che provavo.

    Poco tempo fa ho avuto il desiderio di riprendere in mano le pagine sulle quali avevo riportato quella storia e, leggendo quanto avevo scritto, ho avuto l’ispirazione di trasformarla in un libro raccontandola sotto forma di lettera indirizzata alla Persona con la quale l’ho vissuta. Nulla di ciò che ho scritto è stato aggiunto ai fatti così come sono avvenuti, e nulla è stato tolto.

    A quell’Uomo mi rivolgo oggi come se fosse allora, un anno dopo l’interruzione del nostro rapporto durato esattamente sette mesi, e poco tempo dopo averlo incontrato per l’ultima volta.

    In quegli anni, a livello popolare, di narcisismo non si parlava affatto e a livello specialistico l’osservazione di questo disturbo della personalità era certamente più limitato. Grandi passi sono stati fatti nell’analisi di tale patologia e oggi è possibile sbriciolarla.

    In questo scritto tratterò il narcisismo maschile. Molte delle caratteristiche descritte sono estendibili a quello femminile, ma tale versione merita un’analisi a parte che qui non è presente.

    Alla dettagliata presentazione della personalità narcisistica e ai commenti aggiunti alla mia storia, integrerò le conoscenze teoriche e l’esperienza che ho acquisito con il mio lavoro e che mi hanno permesso di comprendere quel mio precedente vissuto. Accennerò quindi a molti argomenti riguardanti le Costellazioni Familiari e Sistemiche, senza però entrare in modo approfondito nel merito delle spiegazioni che necessiterebbero.

    Concluderò con una lettera aperta alle Donne che hanno vissuto esperienze simili alla mia.

    Nella prima parte del mio scritto, ho scelto il corsivo per distinguere ciò che riguarda Fabio in prima persona dalle considerazioni teoriche.

    PARTE PRIMA

    1

    A te, Fabio:

    il mio scritto ha lo scopo che tu vorrai dargli.

    In questa lettera non c’è una sola parola che non corrisponda esattamente a ciò che oggi penso e provo riguardo a quanto è tra noi avvenuto. Molte mie considerazioni le percepirai dure. Questa durezza non è in me, è insita in quel che racconto.

    Ho deciso di scriverti perché non mi permetteresti di comunicarti ciò che desidero dirti guardandoci negli occhi. Leggendo queste mie parole in solitudine, non avrai la necessità di nascondere e mascherare le emozioni che potrebbero affiorare in te.

    In quanto ti esporrò ti vedrai descritto come un Uomo che per seguire una legge implacabile che lo domina e di cui è prigioniero, distrugge principalmente sé stesso, e deve distruggere tutto ciò che costruisce e chi lo ama. Sono certa che man mano che leggerai saprai riconoscerti.

    Tengo a sottolineare che non parlerò mai di colpe, ma di problematiche che si sono create nella tua personalità.

    Credo di essere una Persona intensa e ciò che mi ha attratto di te è che anche tu lo sei.

    Ho provato sentimenti di vario tipo nei tuoi confronti; sicuramente il dolore, in tutte le sue molteplici sfumature, è stato il sentimento dominante.

    Il nostro definitivo distacco mi ha dato modo di analizzare e collegare tutto ciò che di te, di me e di noi ho guardato e osservato.

    Ho deciso di scrivere con il massimo della schiettezza senza alleggerire né edulcorare nulla, a costo di sbagliare le mie interpretazioni. Voglio mostrare me stessa senza veli. Ho preso questa decisione per rispetto mio e per rispetto tuo.

    2

    Le tue esperienze di Vita a partire dal periodo prenatale hanno creato una graffiante versione di te che si contrappone alla tua Natura profonda. Sei nevrotico e contemporaneamente ricercatore della Pace; distruttivo e insieme desideroso di costruire; autolesionista ma nel perenne tentativo di proteggerti da te stesso; sofferente e con un gran desiderio di sollievo; onanista ma bisognoso di contatto; borioso e allo stesso tempo con una forte tendenza al nascondimento; convinto di essere furbo ma in realtà molto ingenuo. Presuntuoso ed estimatore dell’Umiltà. Chiuso come una roccia ma bisognoso di essere raggiunto. Attratto dalla Morte, profondamente colpito dai suicidi e attorniato da questi, e contemporaneamente attratto da una sfrenata sessualità. Rassegnato ma in cerca di riscatto. Infelice.

    In te sono presenti due Fabio, e l’uno si oppone all’altro. Uno pieno di rabbia e l’altro triste, malinconico e bisognoso di essere soccorso e compreso. Tu tenti di far combaciare queste tue parti senza ovviamente riuscirvi perché l’una è nemica dell’altra.

    Sono consapevole che durante la nostra frequentazione io abbia stuzzicato le tue due personalità.

    I tuoi stati d’animo sono volubili e mutevoli. Per giustificare a te stesso la tua instabilità emotiva, cerchi sempre una colpa esterna a te. Mal tolleri avere torto e aspiri in modo spasmodico ad avere sempre e comunque ragione. Questo ti succede perché la tua emotività straripa e pertanto l’intelligenza analitica non riesce a permetterti un’analisi obiettiva di ciò che ti accade. Carichi le situazioni che vivi dell’emozione debordante che in quel momento provi, e con quella interpreti gli eventi che ti accadono; ciò ti impedisce di dare i giusti significati alle situazioni della tua Vita. In altre parole, tutto quello che colpisce la tua emotività assume una densità che per te diventa impossibile da sostenere, per cui ti muovi in base alle tue emozioni incontrollate e non a delle corrette riflessioni. Apparentemente sembra il contrario perché riesci molto bene a celare i tuoi turbamenti.

    Se una Donna ti attrae, le dichiari rapidamente l’Amore che credi di provare per lei ma che in realtà è soltanto invidia mascherata da ammirazione. Di lei invidi soprattutto ciò che tu non sei in grado di fare: amare. Contemporaneamente, malgrado tu senta fortemente il desiderio di essere amato, senti il bisogno di rifiutarla proprio perché ti ama e non lo tolleri. Inoltre, per i motivi che ti descriverò, provi piacere a dare dolore alle Donne.

    Cerchi di governare e nascondere le tue reazioni masochistiche, ma non ci riesci, così come non riesci a trovare da solo una cura interna a te.

    Nel rapporto con te Fabio, ho riconosciuto innumerevoli tratti riconducibili alla patologia narcisistica e ho maturato la convinzione personale che tu sia un narcisista. In tutte le pagine che seguono, quando ti definirò narcisista e quando ti collegherò alla patologia narcisistica, lo farò sulla base della mia opinione criticabile o smentibile.

    Per arrivare a te descriverò innanzitutto le due forme nelle quali tale disturbo della personalità si può presentare: narcisismo overt (estroverso) e narcisismo covert (introverso). In seguito, prima di presentarti un’analisi degli eventi che a mio parere sono alla radice del tuo narcisismo, ti esporrò un quadro generale relativo alla genesi di questa patologia.

    2.1. NARCISISMO OVERT

    Il narcisista overt è istrionico, esibizionista e disinvolto, quindi manifesta apertamente il suo narcisismo.

    Rifiutando una Vita monotona e ripetitiva, è alla costante ricerca di nuove esperienze. Accoglie volentieri le relazioni sociali, ma le vive con superficialità e senza empatia.

    Svolge il proprio lavoro con efficienza e punta alla carriera, mostrando una sicurezza apparentemente inscalfibile.

    È platealmente intollerante alle critiche e ha una percezione grandiosa del proprio sé. In realtà si sente onnipotente perché vuole sentirsi tale, di fatto sotterraneamente si sente tutt’altro che onnipotente.

    Chi non lo ammira viene da lui sminuito e allontanato. Ciò dimostra che l’elevata autostima che ostenta è in realtà fragile: di fatto è una Persona profondamente insicura. Si avvicina con fare seduttivo alle Donne che vuole conquistare, ma è ben attento a mantenere la giusta distanza emotiva. Sfugge l’intimità temendola come possibile minaccia alla grandiosità che ostenta: in un rapporto profondo rischierebbe di vedersi smascherato. È mosso da una razionalità calcolatrice, molto più che dai sentimenti. Le emozioni che esprime sono prevalentemente recitate.

    La fase iniziale della relazione è quella durante la quale dà il meglio di sé. Di fatto sta soltanto recitando e gettando le basi della trappola nella quale presto la Donna cadrà. In questa prima fase fa emergere principalmente il partner e si pone adorante nei suoi confronti: lo fa sentire al centro dell’attenzione e lo lusinga con espressioni e atteggiamenti ben lontani dal suo reale sentire. Contemporaneamente lo attornia della propria magnificenza e soltanto fintamente lo mette sul piedistallo: immediatamente dopo averlo conquistato pretende di essere lui adorato e si mostra terribilmente offeso se questo non avviene.

    Inoltre scredita i riferimenti affettivi del partner al fine di diventare il suo unico polo, isolarlo e averlo al suo pieno servizio.

    Terminata la favola, inizia a mostrare il suo disprezzo verso il partner colpendolo pesantemente e facendo di tutto per farlo sentire manchevole e inadeguato. A suo sentire nessuno potrà mai essere alla sua altezza.

    Chi è caduto nella sua trappola, vi precipita sempre più in profondità anche a causa del disorientamento che lui è bravissimo a indurre: le parole e i comportamenti svalutanti e aggressivi vengono alternati a momenti in cui ancora elargisce amabilità.

    Dal punto di vista sessuale non sempre ma spesso è un discreto amante.

    Non si impegna minimamente a nascondere i suoi plurimi, reali e/o virtuali, tradimenti. A fronte di specifiche domande al riguardo, si giustifica con ridicole scuse che presupporrebbero la stupidità altrui. Verso la conclusione della relazione dirada la sessualità con il partner ufficiale, che attrae a sé solo quando le altre distrazioni non sono disponibili.

    Esaurito definitivamente l’interesse per il partner, lo abbandona accusandolo di non averlo sufficientemente capito, apprezzato e amato.

    In tale categoria si possono annoverare i narcisisti che agiscono convinti di essere guide spirituali o leader carismatici: individui pieni di sé che si autoproclamano e sostengono di avere delle capacità superiori, di detenere una verità assoluta e di sapere come fare a salvare il mondo e le Persone.

    2.2. NARCISISMO COVERT

    Il narcisista covert a prima vista sembra essere tutt’altro che un narcisista. Il suo desiderio di emergere e il suo senso di superiorità sono infatti sotterranei. È un talentuoso camaleonte abile a trasformarsi per mimetizzare la sua vera natura in relazione a chi ha di fronte e per ottenere ciò che vuole.

    In pubblico assume un atteggiamento dimesso, timido ed estremamente educato. Dato che teme fortemente il rifiuto, spesso si sottrae alle relazioni sociali, millantando motivazioni apparentemente apprezzabili.

    A differenza dell’overt, cerca di nascondere l’intolleranza alle critiche che riceve.

    Ha una scarsa autostima che a tu per tu compensa mostrandosi magnificamente vittima e di questo si fa grande. Le sue disgrazie sono sempre peggiori di quelle di tutti, soprattutto di quelle del partner.

    Lamenta di essere circondato da Persone che non lo capiscono e non lo apprezzano sufficientemente e sostiene di dare molto senza ricevere nulla in cambio. Declama la propria eticità.

    Non è dotato di grandi capacità seduttive, ma proprio l’impaccio che mostra si trasforma in un’arma di seduzione.

    Nelle prime fasi della relazione riesce a creare un’apparente alleanza intima ed emotiva, e sfoggia un passato e un presente difficili, esibendoli come un valore aggiunto. A differenza dell’overt, inizialmente fa emergere sé stesso. Il suo obiettivo è attivare nel partner il senso di accudimento.

    Non è un caso che attiri soprattutto Donne che hanno sviluppato, a causa delle loro esperienze pregresse, la cosiddetta sindrome della crocerossina e che di conseguenza si agganciano a Persone problematiche. Molto spesso si tratta di Donne con una forte conflittualità materna.

    Dopo aver legato a sé il partner, che si immola come suo salvatore, a poco a poco gli sottrae ogni energia. Mostrandosi molto bisogno, lo inchioda in una relazione assolutamente sbilanciata e lo trattiene a sé facendogli credere che la sua presenza e il suo sostegno siano per lui irrinunciabili. Di fatto non coglie mai il supporto che gli viene donato, perché non ne è in grado. Inoltre induce abilmente nel partner il senso di colpa non mostrandosi mai sufficientemente salvato e tanto meno riconoscente. Irretito da questi atteggiamenti confondenti, il partner sente di non potersi più sottrarre da quella relazione nella quale deve dare tutto sé stesso.

    Il covert pretende assoluta ammirazione, ma la sua pretesa è abilmente celata. Se il partner non mostra atteggiamenti di apprezzamento quando lui decide di volerli ricevere, reagisce adombrandosi, e lo manipola e aggredisce talvolta in modo subdolo e non manifesto, talaltra in modo plateale, senza però mai dare un’esplicita spiegazione.

    Mancando dell’elemento istrionico è un pessimo amante, ma non se ne rende conto ed è in grado solo di descriversi come un insostituibile amatore.

    È traditore seriale ma nasconde i suoi tradimenti.

    Riversa sull’altro le proprie frustrazioni e quando si concede, con la sua presenza o sessualmente, lo fa come se stesse facendo un favore al partner. Infine sospende la sessualità, ammesso che ci sia mai stata; in alcune delle sue relazioni infatti non inizia neppure una vita sessuale.

    Dato che è scarsamente o per nulla in contatto con le proprie pulsioni profonde e non tollera la perdita di controllo, vive l’abbandonarsi all’atto sessuale come una minaccia per il proprio sé leso, e quindi preferisce una sessualità solitaria stimolata da immagini mentali o virtuali sulle quali proietta un illusorio controllo. Questo atteggiamento lo conduce molto più spesso di quanto non si creda a forme di impotenza che attraverso la scusa, dichiarata con superbia, di non volersi concedere, almeno in un primo momento riesce a nascondere.

    Quando decide di concludere la relazione, lo fa senza neppure informare il partner.

    Se due sono le forme in cui tale patologia si manifesta, l’esito sulla relazione di entrambi i profili è il medesimo.

    L’obiettivo del narcisista è avere il controllo totale del partner e sfruttarlo senza dare nulla in cambio; se gli chiede scusa, è soltanto perché ha imparato che farlo è un buon modo per illuderlo con il miraggio di un cambiamento che mai avverrà. Il partner deve essere sempre a sua disposizione e questo lo fa sentire potente. Contemporaneamente con il suo atteggiamento servizievole, ai suoi occhi il partner perde importanza.

    La relazione non si concretizza mai perché realizzarla non è il suo obiettivo. Quando questa termina, le responsabilità vengono interamente scaricate sul partner. L’overt dichiara tali responsabilità in modo più esplicito, il covert lo fa in modo indiretto.

    I danni psicologici a carico del partner del narcisista covert sono più pesanti di quelli patiti dal partner dell’overt, essendo il primo in grado di manipolare in modo più subdolo.

    Esiste una categoria emergente di narcisisti che potremmo definire narcisisti online.

    Le radici del loro narcisismo sono quelle classiche, ma la modalità del loro agire è via Skype, Meet, Whatsapp, Telegram, Facebook.... La rete che gettano tramite internet permette loro di gestire i preliminari senza troppa fatica e pescare le prede con le quali in seguito si renderanno operativi.

    I più pigri poi hanno la possibilità di rifornirsi del quotidiano nutrimento narcisistico senza neppure alzarsi dalla postazione del loro computer, godendo nel mostrare il sopraggiunto disinteresse nei confronti delle loro conquiste sedotte e abbandonate.

    Tu Fabio, a mio parere, sei un narcisista covert, anche se incarni alcuni aspetti del narcisismo overt.

    Nel tuo modo di porti emergono infatti due personalità che solo in apparenza sono contrapposte: la prima estremamente timida, imbarazzata, impacciata, sottomessa; la seconda fortemente sprezzante, scostante, offensiva, mortificante.

    2.3. GENESI DEL NARCISISMO

    Il trauma alla base della patologia narcisistica (se c’è patologia, c’è trauma) molto frequentemente va ricondotto ad un’esperienza di abbandono vissuta in età precoce.

    La percezione di un Bambino o di un Adolescente di venire gravemente abbandonato può essere generata da plurime circostanze che hanno come denominatore comune una Madre assente: la Morte precoce di questa, una sua lunga o cronica malattia, un suo allontanamento volontario o involontario, una Madre anaffettiva, evitante o comunque in qualche misura abbandonica.

    Ho trattato il caso di una Donna il cui Marito era stato concepito poco tempo prima che sua Madre perdesse la Figlia primogenita. Quella Mamma, sconvolta dal lutto, aveva vissuto la seconda gravidanza mossa da pulsione al suicidio e desiderio abortivo. Il Figlio, divenuto adulto, si è trasformato in un Marito violento e grande traditore.

    La percezione di abbandono può anche essere determinata da un allontanamento forzato dalla Madre immediatamente dopo il parto, come avviene nel caso di nascite premature cui segue per il Bambino un tempo di permanenza in incubatrice, oppure nel caso di nascite che richiedono un periodo in terapia intensiva neonatale. Infatti anche in queste circostanze i naturali bisogni affettivi del Neonato rimangono frustrati. Figure sostitutive come le infermiere, per quanto valide possano essere, non gli bastano per maturare un legame affettivo sano e sicuro.

    Nella maggioranza dei casi gli individui che hanno sviluppato un disturbo narcisistico, da piccoli non si sono mai potuti pienamente concedere l’affidarsi ai propri Genitori, affettivamente assenti o indifferenti ai loro bisogni.

    Un trauma vissuto durante l’infanzia incontra l’incapacità del Bambino di comprenderlo ed elaborarlo. Tale difficoltà è in varie misure presente anche nell’età adolescenziale.

    Gli schemi relazionali che un individuo imposta sono facilmente riconducibili agli stili di attaccamento che nelle prime fasi della sua Vita ha maturato nella relazione con le figure di accudimento e in special modo con la Madre. Lo stile di attaccamento si traduce in credenze ed aspettative che vengono replicate nelle future relazioni e che tendono a rimanere invariate nel corso della Vita; le credenze vengono tradotte in comportamenti verso l’altro, le aspettative influenzano le interpretazioni dei comportamenti altrui e definiscono ciò che dall’altro ci si aspetta.

    Fabio, dato che ritengo che il trauma alla base del tuo narcisismo sia da ricondursi al tuo vissuto neonatale, ti parlo principalmente di tale radice.

    La prima aspettativa biologica del Neonato è la vicinanza del corpo della Madre e quando gli accadimenti sono sani e naturali, questo contatto è garantito.

    Per lui è fondamentale poter accedere alla prima grande esperienza subito dopo essere stato partorito: l’abbraccio materno, il bacio materno. I gesti di una Madre desiderosa di accoglierlo, amarlo, proteggerlo e accudirlo, lo fanno sentire al sicuro.

    L’adulto che è stato un Bambino negato al contatto e al bacio, manca di quei ricordi.

    È un dato scientifico che il Neonato (primo mese di Vita) e l’Infante (0-2 anni) si nutrono, dando al nutrimento un significato globale, soltanto in piccola percentuale di cibo fisico, e in percentuale di gran lunga maggiore di contatto e calore. Non per nulla in alcuni orfanotrofi mal gestiti i Bambini nutriti soltanto di cibo fisico deperiscono e nei casi più estremi muoiono.

    La cura del contatto è un nutrimento biologico essenziale.

    Il Bambino, pur non avendo consapevolezza razionale, così come conserva una memoria inconscia dell’eventuale mancanza o scarsità di latte nel periodo neonatale e oltre, memorizza a un livello profondo il senso di mancanza di calore e vicinanza. Di fatto è stato dimostrato che l’assenza di contatto con la Madre compromette fortemente la futura capacità di risposta emotiva.

    Studi scientifici recenti hanno messo in correlazione la nascita prematura e la permanenza in incubatrice con il rischio della comparsa di comportamento autistico.

    Il principio base della teoria psicologica dell’attaccamento (Dott. Bowlby) che ha preso piede negli anni Sessanta, è proprio quello secondo il quale il Bambino antepone al soddisfacimento dei propri bisogni fisiologici la ricerca e il mantenimento della vicinanza con il caregiver: la Madre o una figura accudente stabile in grado di sostituirla.

    Secondo tale teoria l’attaccamento al caregiver rappresenta la base del corretto sviluppo di un Bambino, la sua principale spinta motivazionale ed esplorativa, la matrice delle sue relazioni future.

    Il fatto che per il Neonato e in seguito per l’Infante il bisogno di contatto abbia la precedenza sul bisogno di nutrimento, è stato dimostrato da alcuni famosi esperimenti condotti sui piccoli di scimmia (Dott. Harlow). Ai cuccioli allontanati dalla Madre e fatti crescere in completo isolamento, venivano fornite due madri artificiali: la prima formata da fili metallici e dotata di un biberon contenente latte; la seconda rivestita con un morbido tessuto spugnoso. I piccoli si avvicinavano alla madre metallica soltanto per nutrirsi, mentre sviluppavano attaccamento per la madre morbida e passavano la maggior parte del tempo appoggiati a lei.

    Da questi esperimenti sono inoltre emersi i pesanti effetti della separazione precoce dalla Madre: da adulte le scimmie manifestavano gravi forme di depressione e panico, e quando venivano reinserite in un gruppo non erano più in grado di integrarvisi.

    Le prime osservazioni nell’ambito della teoria dell’attaccamento hanno permesso di rilevare che tre sono le fasi di risposta emotiva di un Bambino alla separazione precoce dalla Madre (Dott. Robertson): protesta, disperazione, distacco.

    Nella fase di protesta il Bambino con il suo inconsolabile pianto esprime il disagio e la rabbia per la mancanza della Madre e ne reclama la presenza. Nella fase di disperazione acquisisce atteggiamenti depressi e diminuisce la reattività nei confronti degli stimoli esterni; tale fase corrisponde a quella del lutto, reale o simbolico che sia. Nell’ultima fase si adegua alle cure delle figure sostitutive e mostra insensibilità all’eventuale ritorno della Madre.

    Si ipotizza che ancor prima di nascere il Feto possieda delle rappresentazioni interne riferibili ai concetti astratti di buono e cattivo (Dr.ssa Klein). Quelle rappresentazioni verranno poi applicate agli oggetti esterni che incontrerà nel mondo a seconda della risposta che questi gli daranno.

    Inoltre il Feto, a prescindere dalla qualità dei suoi futuri rapporti con la Madre e in seguito con la realtà circostante, possiede delle immagini inconsce della Madre e del suo seno, gli oggetti deputati a soddisfare i suoi bisogni primari. E la sua aspettativa è quella di trovare tali oggetti in versione positiva.

    Contemporaneamente il Neonato, pur instaurando fin da subito un rapporto di interazione e di regolazione reciproca (io Bimbo vedo come reagisci tu Mamma e mi regolo di conseguenza, e viceversa) crede di essere un tutt’uno con la Madre (non distingue nettamente il proprio corpo dal suo) e sente di vivere in simbiosi con lei. Tale percezione nasce con l’impianto nell’utero materno e prosegue nei tre/quattro mesi successivi alla nascita. In quei mesi, se lei lo asseconda nei suoi bisogni, il Neonato interpreta la Madre come quella parte di sé che li soddisfa, e percepisce sé stesso onnipotente.

    I due aspetti che ho appena descritto (l’essere un tutt’uno con la Madre e l’aspettativa di ricevere cure da lei), sembrano contraddirsi tra loro, ma in realtà sono coesistenti nella psiche di un Neonato. Ciò che accade è che il primo aspetto è predominante nel periodo perinatale, per poi diminuire progressivamente a favore del secondo, fino ad annullarsi.

    Un’altra aspettativa dell’Infante è che sia la Madre ad allattarlo. Questa necessità corrisponde ad un bisogno di Amore

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1