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Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli”: Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione
Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli”: Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione
Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli”: Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione
E-book99 pagine1 ora

Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli”: Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione

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Info su questo ebook

Una ricostruzione storica della vicenda del Laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli di Roma: dall’idea di teatro integrato, aperto a ragazzi disabili e non, alla realizzazione del laboratorio nel 1981, perseguita con passione da Piero Gabrielli, fino agli anni del consolidamento.
Con lo sguardo di una teatrante e formatrice, che si occupa di pedagogia e inclusione, l’autrice delinea gli aspetti metodologici salienti per un’ipotesi di trasferibilità della buona prassi.
Un’occasione per ripercorrere l’evoluzione del diritto alla piena partecipazione da parte delle persone disabili attraverso il gioco del teatro e per riflettere sul potere dell’arte di far vedere le diversità oltre gli schematismi socio-culturali, i pregiudizi e i facili pietismi.
LinguaItaliano
Data di uscita23 mar 2019
ISBN9788832549928
Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli”: Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione

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    Anteprima del libro

    Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli” - Maria Teodolinda Saturno

    Maria Teodolinda Saturno

    Il laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli

    Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione

    Maria Teodolinda Saturno

    Il laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli

    Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione

    Progettazione grafica | Impaginazione

    Grafalba

    llustrazione di copertina

    Naim Ida

    Camilla Soddu

    © 2019 | Diversi tutti | Tutti i diritti riservati.

    Il presente volume è coperto dai diritti d’autore;

    nessuna parte può essere riprodotta in qualsiasi forma o trasmessa con qualsiasi mezzo senza che vi sia un’autorizzazione scritta da parte di chi ne detenga i diritti d’autore.

    Per qualsiasi richiesta si faccia riferimento

    al seguente indirizzo di posta elettronica:

    diversitutti@gmail.com

    https://diversitutti.wordpress.com/

    UUID: 3b56c800-4c6e-11e9-8273-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice generale

    Introduzione

    Teatro ed Handicap

    Parte I

    1. Piero Gabrielli e i Mille bambini di via Margutta.

    2. Le tappe di una storia.

    2.1 Né animazione né psicodramma: semplicemente partecipazione.

    2.2 Il debutto di uno spettacolo in un vero teatro: la verifica del palcoscenico.

    2.3 L'interruzione e la rinascita del Laboratorio.

    2.4 Nuove premesse: il protocollo d'intesa e l'interdisciplinarietà.

    2.5 Gli anni del consolidamento e della diffusione.

    Parte II

    1. Gli obiettivi.

    2. Le fasi di lavoro.

    2.1 Le selezioni mirate alla costituzione di un gruppo interessante.

    2.2 Il contratto: impegnarsi per non deludere il credito di fiducia.

    2.3 Prima fase. Diventare gruppo.

    2.4 Seconda fase. La comprensione del testo e le improvvisazioni.

    2.5 Terza fase. Le prove e il debutto dello spettacolo.

    Conclusioni

    Bibliografia

    Sitografia

    Videografia

    Note

    Introduzione

    Questo lavoro è la tesi conclusiva del percorso di specializzazione sulle attività di sostegno, com­piuto da chi scrive, presso l’Università degli Stu­di Ca’ Foscari di Venezia, nell’A.A. 2003-2004.

    Perché pubblicare, oggi?

    L’idea di Piero Gabrielli è ancora attuale e, per certi versi, eversiva: portare alla ribalta la possi­bilità di una partecipazione attiva dei ragazzi di­sabili, insieme a tutti gli altri, nel più prestigioso palcoscenico della città di Roma, attraverso il gioco del teatro.

    Il testo, mantenendo il lessico tecnico specchio dei tempi, consente di ripercorre le tappe storiche essenziali di questa esperienza e di cogliere, sul nascere, una manifestazione dell’idea di inclusio­ne, quale possibilità di incidere sul modo di ve­dere la disabilità, trasformandone le paure, i pre­giudizi, i pietismi.

    Ancora inedito appare lo sforzo di chi scrive, nella proteica veste di teatrante, studiosa di pedagogia teatrale e, allora, specializzanda insegnante di sostegno, di cogliere gli elementi di forza e di potenziale trasferibilità dell’esperienza, i quali – come semi vitali – possono essere accolti da chi volesse ispirarsi alla pratica di teatro integrato.

    Infine, ma non per ultimo, il rammarico che una parte considerevole delle fonti, reperite all’epoca su internet, non sia più accessibile; le parti riportate nel presente studio, come tessere di una storia, vengono fortuitamente sottratte all’oblio.

    Nel pubblicare si è intervenuto lo stretto necessa­rio per aggiornare l’elaborato con le informazio­ni, soprattutto di natura documentale e bibliogra­fica.

    Si coglie l’occasione per ringraziare, con il prof. William Bertozzo, relatore di questa tesi, tutti i docenti del Corso di Specializzazione presso cui l’autrice si è formata, per gli insegnamenti a cui continua ad attingere quotidianamente nella pratica di insegnante di sostegno e di formatrice a sua volta nei corsi di specializzazione.

    Roma, 12.7.2018

    Teatro ed Handicap

    Per lo staff del Laboratorio teatrale integrato, come per lo stesso Piero Gabrielli, la conferma di aver fatto un buon lavoro risiede nella domanda del pubblico che, ormai, si ripete costantemente alla fine di ogni nuovo spettacolo: «Quanti e qua­li sono i ragazzi con handicap?»

    In sostanza, lavorare per l'integrazione consiste nel non esporre la persona per la sua diversità, nel creare un mix sapiente in cui ognuno possa esprimere al meglio le proprie potenzialità senza creare una linea di spartizione fra normo e diver­samente abili: il dubbio attanaglia, scalfendo le certezze, di chi assista in sala. Cosa significa, ve­ramente, essere diverso? Che senso ha delimitare i confini incerti della rassicurante normalità?

    Questo però non è l’unico modo di usare il teatro come strumento a favore dei soggetti diversa­mente abili e per un effettivo esercizio della de­mocrazia.

    I diversamente abili, laddove non ci siano barrie­re, possono usufruire del teatro in qualità di spet­tatori.

    Proprio in occasione di una conferenza stampa per l’apertura della stagione 1981-82, in cui l’allora direttore dell’Argentina, teatro stabile de­lla città di Roma, Luigi Squarzina, in collabo­razione con l’Assessorato ai Servizi sociali del Comune[1], annunciava la campagna di abbona­menti speciali per i portatori di handicap, Piero Gabrielli riusciva a scippargli la promessa di un possibile uso del teatro da parte di ragazzi, con e senza handicap, più estensivo e diretto; da quel breve scambio di battute, prese avvio l'avventura del Laboratorio teatrale integrato.

    Già dagli inizi del ‘900, alcuni specialisti aveva­no individuato, nel teatro, una fondamentale ri­sorsa terapeutica per i soggetti in difficoltà. Il fi­lone di studi e sperimentazioni fu brillantemente inaugurato dallo psicologo Jacob Levi Moreno; il teatro si apprestava a diventare anche un impor­tante strumento di cura e di riabilitazione clinica.

    Benché da allora la società abbia subito profonde trasformazioni, non sempre all’insegna di un ef­fettivo progresso dell'uomo, nel riconoscimento del diritto alla dignità umana dei soggetti in diffi­coltà, le conquiste sono state importanti, anche se non ancora del tutto soddisfacenti.

    Sorgono, nell’ultimo trentennio, significative ini­ziative di compagnie di teatro professionale che si avvalgono dell’apporto di attori, anche o esclu­sivamente, diversamente abili. Le contraddizioni ed i dubbi mettono in luce un dibattito aperto che investe scelte etiche prima ancora

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