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Un futuro di nome Veronica
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E-book147 pagine1 ora

Un futuro di nome Veronica

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Info su questo ebook

Ci troviamo nel cuore delle Alpi, tra la fine del '500 e gli inizi del '600, nella piccola città di Morbegno, media Valtellina, punto strategico di comunicazione tra la Serenissima, i Grigioni e il nord Europa.

Tre generazioni si succedono alla guida di una conceria-laboratorio in un quadro segnato dalla peste e dalla presenza delle truppe del duca di Rohan...

Perseveranza e inventiva saranno sempre al loro fianco.
LinguaItaliano
Data di uscita7 mag 2019
ISBN9788831615686
Un futuro di nome Veronica

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    Anteprima del libro

    Un futuro di nome Veronica - Cecilia Paganoni

    21]

    I

    L’eredità

    Il giovane Pietro era l’unico erede e alla morte del padre mastro Silvestro Gervasio entrò in possesso della conceria e del laboratorio con annessa bottega. Erano situati in Morbegno, nella terra detta in Gandolina, nelle vicinanze del torrente Bitto. L'acqua era infatti indispensabile per la conciatura e la tintura dei pellami.

    Il laboratorio era di proporzioni modeste, eppure già ben avviato, vi lavoravano una ventina di maestranze: alcune addette alla conciatura dei pellami, altre alla tintura, e altre ancora alla confezione di manufatti, in particolare cordami per muratori, finimenti e selle per muli e cavalli, giubbotti in pelle per uomo e pesanti scarponi in cuoio con stacchette e senza (quelli con le stacchette si portavano d'inverno per potersi spostare con sicurezza sui percorsi ghiacciati). La clientela non mancava.

    Il ragazzo studiò con attenzione l'andamento dei vari settori ed esaminò scrupolosamente lo stato dei pellami così come la qualità e il tipo dei manufatti confezionati. Si impegnò con tutte le forze per dare un nuovo impulso, una nuova vitalità al laboratorio.

    Si preoccupò anche delle esigenze dei lavoratori con i quali aveva instaurato un buon rapporto, tanto da conquistare in poco tempo la loro fiducia e la loro stima. Questo laboratorio è un seme prezioso, se coltivato con cura può dare ottimi frutti! pensava.

    Superati i rigidi mesi invernali non perse tempo e decise di ingrandire il laboratorio utilizzando quel discreto gruzzolo che suo padre gli aveva lasciato in eredità. Pianificò inoltre di assumere più avanti nel tempo altre maestranze, per aumentare la produzione e confezionare nuovi manufatti che aveva notato visitando i mercati e le fiere di alcune importanti città italiane.

    Un colpo di fortuna

    La fiera di Bergamo era uno degli eventi che preferiva. Vi si era recato spesso, fin da piccolo con il padre, per l'acquisto di cuoio e pellami di vario tipo che provenivano in gran parte dai mercati orientali facendo scalo a Venezia. La sua attenzione fu subito attratta dai nuovi modelli di scarpe esposti in una bottega annessa ad un laboratorio. Erano scarpe bicolori, bianche e nere o bianche e rosse sia per uomo sia per donna. Le osservò a lungo e ne rimase affascinato, più le osservava più un pensiero si faceva strada nella sua mente.

    Ecco sono questi i manufatti che dovrei introdurre nella produzione del mio laboratorio per renderlo più competitivo e moderno! esclamò.

    Entrò nella bottega e chiese di poter provare un paio di scarpe bianche e rosse; in un batter d'occhio fu accontentato, le provò. Quelle scarpe gli stavano a pennello e per di più erano belle ed eleganti. Senza perder tempo decise di comprarne almeno quattro paia, due da uomo e due da donna.

    Certo sono piuttosto care… – disse il garzone – ma sono state confezionate con pellami di prima qualità e con grande cura. Sono scarpe alla moda, molto richieste in tutte le più importanti città!

    Bene, meglio ancora! replicò il giovane Pietro senza aggiungere altro e mettendo sul bancone l'importo richiesto con l'aggiunta di una piccola mancia.

    Si stava avviando verso l'uscita quando un pensiero gli balenò nella mente: La forma, mi serve la forma per confezionarle con facilità. Tornò sui suoi passi e rivolgendosi al garzone con un sorriso accattivante, gli disse: Vedo che qui accanto c'è il laboratorio… non avreste due paia di forme da vendermi?

    Il garzone si guardò attorno come se volesse accertarsi che non ci fosse nessuno poi, a bassa voce, rispose: Solitamente non le mettiamo in vendita ma, visto che lei è una persona a modo, posso guardare. Sparì per un attimo, entrò nel retrobottega e ne uscì furtivamente poco dopo portando sottobraccio un sacco di canapa contenente due paia di forme. Eccole signore, sono queste! disse, facendole rapidamente intravedere.

    Pietro le osservò ammirato e come trasognato mormorò: Questo è il mio giorno fortunato!

    Non vanno bene signore? incalzò il garzone che aveva fretta di concludere.

    Certo, certo! – rispose Pietro – Ecco, questi sono per voi, bastano? e così dicendo gli allungò alcune monete che il garzone cacciò con gesto rapido in fondo ad una tasca dei pantaloni.

    Arrivederci e grazie! lo salutò Pietro uscendo e si avviò verso la vicina piazzetta dove lo attendeva il calesse guidato dal suo giovane garzone Giacomo.

    Meno male che siete arrivato, c'è troppa gente intorno e il cavallo comincia a dar segni di inquietudine!

    Troviamo allora un posto più tranquillo, spostiamoci un po’ più avanti, lungo la via. Ormai sono a buon punto, devo fare ancora alcuni acquisti, pochi a dire il vero. Ancora un po' di pazienza poi partiamo. Copri la sacca con la cerata e tieni gli occhi aperti!

    Certo, può stare sicuro, mi guarderò bene dai curiosi!

    Intanto Pietro, con passo deciso, si era diretto poco distante verso il magazzino di un mercante di pellami, vecchia conoscenza fin dai tempi del padre. Intravide l’uomo ma era quasi irriconoscibile: la fisionomia del viso era completamente cambiata, la pelle non era più liscia come un tempo, bensì tutta bitorzoluta e il naso aveva assunto la forma di una patata color vinaccia.

    Nel magazzino un odore nauseabondo di vino impregnava l'aria. Acquistò a buon mercato ottimo pellame bianco, nero e rosso e morbida pelle di camoscio in ottimo stato. Pagò il conto. Mille grazie – disse il mercante – sono gli ultimi pellami rimasti, finiti questi chiuderò bottega, per questo motivo le ho fatto un buon prezzo!

    In quel mentre vide la moglie affacciarsi sull'uscio del magazzino con uno sguardo accigliato, tenendo i pugni sui fianchi, come se volesse aggredirlo.

    Avrà ascoltato tutto dietro l'uscio come suo solito, quella strega! disse a denti stretti.

    Pietro gli sorrise e gli diede una pacca di incoraggiamento sulle spalle.

    Incamminandosi con la schiena curva sotto il peso del pellame sentì la voce stridula della donna che, infuriata, rimproverava aspramente il marito.

    Sei un buono a nulla, potevi farti pagare due volte tanto! Quelle pelli erano di ottima qualità e quel giovane era ben disposto a pagare, lo si leggeva nei suoi occhi. Che cos'hai nella testa? Tu lavori per gli altri, tra un po' moriremo di fame!

    Strega, strega! – replicò l'uomo con amarezza – non fai altro che spettegolare tutto il giorno con le comari tue pari!

    Per tutta risposta la donna uscì sulla soglia e cominciò a strillare e a imprecare ad alta voce, mentre l'uomo si consolò tracannando l'ultimo sorso di vino rimasto nel fiaschetto.

    Percorsi un centinaio di metri, Pietro raggiunse Giacomo che lo attendeva intento ad accarezzare la criniera del cavallo per tenerlo buono. Eccomi, per oggi le mie commissioni sono finite! Aiutami a sistemare quelle pelli sul calesse, poi possiamo intraprendere il viaggio di ritorno.

    Il peso del pellame non era da poco. Il garzone osservando quel viso dall'espressione soddisfatta e quegli occhi che parlavano da soli pensò che il padrone doveva aver concluso dei buoni affari e non esitò a chiederglielo.

    Allora com'è andata?

    Beh, non mi posso lamentare, ho trovato quello che cercavo ma il bello deve ancora venire, dovrò lavorare sodo per riuscire a realizzare il progetto che ho in mente!

    Pietro era indubbiamente un giovane deciso e dotato di grandi abilità e ne era consapevole, tuttavia non aveva intenzione di intraprendere un nuovo progetto senza prepararsi ad affrontare anche gli imprevisti che potevano modificare, se non addirittura stravolgere, le situazioni.

    Il garzone lo rassicurò: Noi abbiamo fiducia in lei, abbiamo capito che oltre alle buone capacità non manca di prudenza! Abbiamo bisogno di lavorare per poter mantenere le famiglie, può contare su di noi. Senza il posto di lavoro nel laboratorio come potremmo vivere? Il borgo non presenta tante alternative.

    Ho in mente numerose trasformazioni, sto pensando alla produzione di nuovi manufatti, quindi ci saranno nuovi posti di lavoro. Dovrò mettere sui piatti della bilancia entusiasmo, tanto impegno e cautela… disse come se stesse pensando fra sé e sé.

    Giacomo lo ascoltava, cominciava a intuire il peso delle preoccupazioni del giovane padrone, anche se non era di certo un povero squattrinato come lui!

    Il rientro

    Il viaggio di ritorno a Morbegno era lungo e i due alternavano momenti di silenzio a momenti di discussioni varie.

    Pietro per natura parlava con moderazione, il garzone invece si esprimeva a ruota libera, rivelando le preoccupazioni per la famiglia e in particolare per la giovane moglie e il bimbo appena nato.

    Purtroppo viveva con la famiglia patriarcale, composta da ben tredici componenti, in uno spazio alquanto esiguo. Avrebbe desiderato almeno una stanza tutta per loro, ma al momento non c'erano altre possibilità.

    Il cavallo procedeva sicuro lungo il tracciato, scartando di lato

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