I fiori di Edo

Di Bruce Sterling

Fantascienza - racconto lungo (35 pagine) - Il futuro che attendeva il Giappone avrebbe trovato la gloria nella tecnologia, ma solo dopo aver sofferto la sconfitta più atroce. Finalista al Premio Hugo e al Premio Nebula

Edo è l'antico nome di Tokyo, una città funestata da continui incendi, tanto da spingere i poeti a chiamarli "i fuochi di Edo". L'era di Edo, o era degli Shogun, terminò brutalmente con l'arrivo delle navi da guerra americane nella baia di Tokyo, che costrinsero a cannonate il Giappone a entrare nella comunità commerciale mondiale, portando quella tecnologia che un giorno avrebbe arricchito il Giappone.

In questo drammatico momento di transizione è ambientato questo splendido racconto di Bruce Sterling, nel quale si confrontano la tradizione giapponese e lo spettro di un futuro grandioso ma anche terribile.

Racconto finalista al Premio Hugo e al Premio Nebula.

Bruce Sterling, texano nato nel 1954, è stato il fondatore del movimento Cyberpunk ed è una della figure più influenti della fantascienza. Curatore della leggendaria antologia Mirrorshades, autore di romanzi come Isole nella rete, La macchina della realtà (con William Gibson, uno dei primi romanzi steampunk), Caos USA, ma anche di saggi seminali come Giro di vite contro gli hacker. Da sempre interessato alla tecnologia e ai suoi effetti sulla società e sull'essere umano, collabora con Wired, Repubblica, La Stampa. insieme alla moglie Jasmina Tešanović. Da alcuni anni vive a Torino. Ha vinto il Premio John Wood Campbell Memorial nel 1989, due volte il Premio Hugo (1997 e 1999), il Premio Locus e il Premio Arthur C. Clarke.

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 5 nov 2019
• ISBN: 9788825410396

Anteprima del libro

a cura di Silvio Sosio

Bruce Sterling

I fiori di Edo

RACCONTO LUNGO

Traduzione di Annarita Guarnieri

ISBN 9788825410396

© 1987 Bruce Sterling

Titolo originale: Flowers of Edo

Edizione ebook © 2019 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

Versione: 1.0

Font League Spartan Bold by Micah Rich, SIL Open Font Licence 1.1

Traduzione: Annarita Guarnieri

Copertina: Franco Brambilla

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Indice

Copertina

Il libro

L'autore

I fiori di Edo

Capitolo 1

Capitolo 2

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Il libro

Il futuro che attendeva il Giappone avrebbe trovato la gloria nella tecnologia, ma solo dopo aver sofferto la sconfitta più atroce. Finalista al Premio Hugo e al Premio Nebula

Edo è l'antico nome di Tokyo, una città funestata da continui incendi, tanto da spingere i poeti a chiamarli i fuochi di Edo. L'era di Edo, o era degli Shogun, terminò brutalmente con l'arrivo delle navi da guerra americane nella baia di Tokyo, che costrinsero a cannonate il Giappone a entrare nella comunità commerciale mondiale, portando quella tecnologia che un giorno avrebbe arricchito il Giappone.

In questo drammatico momento di transizione è ambientato questo splendido racconto di Bruce Sterling, nel quale si confrontano la tradizione giapponese e lo spettro di un futuro grandioso ma anche terribile.

Racconto finalista al Premio Hugo e al Premio Nebula.

L'autore

Bruce Sterling, texano nato nel 1954, è stato il fondatore del movimento Cyberpunk ed è una della figure più influenti della fantascienza. Curatore della leggendaria antologia Mirrorshades, autore di romanzi come Isole nella rete, La macchina della realtà (con William Gibson, uno dei primi romanzi steampunk), Caos USA, ma anche di saggi seminali come Giro di vite contro gli hacker. Da sempre interessato alla tecnologia e ai suoi effetti sulla società e sull'essere umano, collabora con Wired, Repubblica, La Stampa. insieme alla moglie Jasmina Tešanović. Da alcuni anni vive a Torino. Ha vinto il Premio John Wood Campbell Memorial nel 1989, due volte il Premio Hugo (1997 e 1999), il Premio Locus e il Premio Arthur C. Clarke.

1

Un sottilissimo velo di nubi alte splendeva come la lampada notturna di una geisha vista attraverso una zanzariera logora. Il cielo ricordava un antico panno di seta sbiadita.

Due uomini sudati correvano verso sud trainando un risciò dalle ruote di ferro in direzione di Ginza. Quello era il Distretto Kabukiza, le cui strade erano fiancheggiate da basse botteghe di legno con il tetto di piastrelle. Si trattava di negozi modesti: bottai, spacci di tabacchi, fabbriche di stoffe ordinarie dove l'acre odore della tintura filtrava dalle persiane di canne e dalle finestre di carta. Dietro le botteghe si annidava un labirinto di vicoli in cui erano accatastate le misere abitazioni di legno dei cittadini, con le pareti coperte di convolvolo e il tetto di paglia secchissima che pullulava d'insetti.

Era tardi. Kabukiza non era un distretto di geishe e gli onesti lavoratori dormivano. Le strade fangose mancavano d'illuminazione, a parte la luce della luna e qualche rara lampada accesa nelle case. I due uomini che tiravano il risciò avevano la loro lanterna, che ondeggiava in modo precario appesa al palo che serviva per trascinare il veicolo. I due trottavano svelti, evitando le pozzanghere più grosse e i tratti più fangosi, ma le file di campanelle