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E-book515 pagine6 ore

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Info su questo ebook

Il terrorismo islamico, con una serie di attentati, prende di mira alcuni importanti centri di ricerca negli Stati Uniti e in Europa. Respinte le mire di espansione territoriale del Califfato, il nuovo fronte dei terroristi è la ricerca scientifica, in particolare due fra i suoi settori più avanzati: l’ingegneria genetica e la rilevazione delle onde gravitazionali. Entrambe sono accusate di empietà, poiché spingono l’uomo a portare i confini della conoscenza e della ricerca in territori che, per alcuni, appartengono soltanto al Creatore: l’origine della vita e l’origine dell’Universo.
Il Counter Terrorism Group, la centrale che coordina le agenzie antiterrorismo dei paesi dell’Unione Europea, sospetta che l’obiettivo del prossimo attentato possa essere l’osservatorio per la rilevazione delle onde gravitazionali di Pian delle Stelle, in Alto Adige, e mette in allerta l’Antiterrorismo italiano. Restano indirettamente coinvolti in questo allarme anche Gianni Loboscech, un giovane ingegnere dell’osservatorio, innamorato di una collega, e suo padre Paolo, colonnello dei carabinieri in pensione. La minaccia è reale, perché un reclutatore dell’isis, con l’appoggio di una cellula presente in Italia, sta addestrando uno studente di fisica, con l’obiettivo di infiltrarlo a Pian delle Stelle.
Sullo sfondo un’attesa e una riflessione. L’attesa di un nuovo segnale gravitazionale, parte di quell’astronomia multimessaggero che ci consente di conoscere un Universo sempre più lontano nello spazio e nel tempo. La riflessione riguarda la ricerca scientifica: fino a quale punto è lecito creare in laboratorio energie spaventose, rischiando che escano dal nostro controllo, e simulacri di vita, creando gravi problemi di bioetica?
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2019
ISBN9788832924800
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    Anteprima del libro

    Confine - Gianfranco Lucca

    Gianfranco Lucca

    Confine

    835 - Mysterious park

    Giovane Holden Edizioni

    www.giovaneholden.it

    Titolo originale: Confine

    © 2019 Giovane Holden Edizioni Sas - Viareggio (Lu)

    I edizione cartacea aprile 2019

    ISBN edizione cartacea: 978-88-3292-404-6

    I edizione e-book giugno 2019

    ISBN edizione e-book: 978-88-3292-480-0

    ISBN: 9788832924800

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Prologo

    Prima Parte

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    6.

    7.

    8.

    9.

    10.

    11.

    12.

    13.

    14.

    15.

    16.

    17.

    18.

    19.

    Seconda Parte

    20.

    21.

    22.

    23.

    24.

    25.

    26.

    27.

    28.

    29.

    30.

    Terza Parte

    31.

    32.

    33.

    34.

    35.

    36.

    37.

    38.

    39.

    40.

    41.

    42.

    Quarta Parte

    43.

    44.

    45.

    46.

    47.

    48.

    49.

    50.

    51.

    52.

    53.

    Quinta Parte

    54.

    55.

    56.

    57.

    58.

    59.

    60.

    61.

    62.

    63.

    64.

    65.

    66.

    67.

    Sesta Parte

    68.

    69.

    70.

    71.

    72.

    73.

    74.

    75.

    76.

    77.

    78.

    79.

    80.

    81.

    82.

    83.

    Settima Parte

    84.

    85.

    86.

    87.

    88.

    89.

    90.

    91.

    92.

    93.

    94.

    Ottava Parte

    95.

    96.

    97.

    98.

    99.

    100.

    101.

    102.

    Epilogo

    Nota dell’Autore

    Ringraziamenti

    A mia moglie Valeria,

    che rispetta con sopportazione e amore

    le ore che tolgo a lei per dedicarle alla scrittura.

    "Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo […] [1]

    Aristotele, Metafisica, a cura di Giovanni Reale. Bompiani, Milano, 2000. Libro I, 982b-983a

    [1] b Il titolo Metafisica non risale ad Aristotele, ma è stato introdotto in epoca successiva dai curatori delle sue opere, che hanno raggruppato sotto questo titolo alcuni suoi scritti autonomi. Giovanni Reale è stato un filosofo e storico della filosofia, e ha tradotto in italiano molte opere di Aristotele (Stagira, 384 a.C. – Calcide, 322 a.C) e Platone (Atene, 428/427 a.C. - Atene, 348/347 a.C.). È morto a Luino nel 2014.

    Prologo

    Spazio profondo, freddo e buio.

    Innumerevoli punti luminosi nella tenebra infinita.

    Una luce si accende, lontanissima testimone di un immane cataclisma cosmico, ultimo messaggio di una grande stella morente.

    Accelerate dal campo gravitazionale, molecole di gas e polveri sprofondano in un vortice senza fine, attratte da una voragine senza tempo.

    Tutto nel silenzio. Inconcepibili esplosioni di massa ed energia nel silenzio più assoluto. Non c’è aria nello spazio. E dove non c’è aria non c’è suono.

    Leggere increspature dello spazio-tempo raggiungono la Terra, come piccole onde di un mare immenso. Raccontano di grandi masse in movimento, di campi attrattivi che si fondono in un’unica singolarità, di radiazioni ad altissima energia.

    Sulla Terra, telescopi ottici, radio-telescopi e laser-interferometri registrano le tracce degli eventi più violenti del Cosmo.

    In orbita, telescopi potentissimi spingono il loro sguardo sempre più lontano nello spazio, sempre più indietro nel tempo, alla ricerca dell’alba del nostro Universo.

    Sotto la superficie, in tunnel circolari lunghi decine di chilometri, fasci di particelle sono accelerati e fatti collidere per scovare la materia primordiale da cui è nato il Tutto.

    Esseri fragili si allontanano dal pianeta dove sono nati, portando nelle tute e nei veicoli spaziali l’aria necessaria per sopravvivere in un elemento che non è il loro.

    Al di là degli oblò, oltre le pareti trasparenti formate da diversi strati protettivi, c’è lo spazio, con la sua inconsapevole e mortale crudeltà. Sanno di rischiare la vita, ma ci vanno ugualmente.

    Molti seguono con ammirato stupore queste manifestazioni dell’ingegno umano.

    Molti, ma non tutti.

    Prima Parte

    1

    Domenica 12 novembre, Hinxton, Inghilterra

    Le tre del mattino.

    Dopo gli eccessi del venerdì e del sabato sera, anche a Hinxton, un piccolo centro a una ventina di chilometri da Cambridge, tutti stavano dormendo. Ma non l’uomo che occupava una camera al Red Lion Inn. Indossava jeans, una maglia nera girocollo, un giaccone scuro e un paio di anfibi militari. Le mani erano protette da leggerissimi guanti in lattice; da quando era arrivato nel piccolo hotel li aveva tolti solo per pochi minuti. Le camere, quasi tutte disabitate, erano distribuite in alcune graziose casette a un piano immerse nel verde di un prato, perfettamente accudito e al primo piano dell’edificio principale, che ospitava anche la reception e la sala da pranzo. La sua camera era al primo piano, con un minuscolo terrazzo affacciato sul tetto, quasi invisibile dalla High Street. Guardò meccanicamente l’ora, si avvicinò alla porta-finestra e la aprì senza fare alcun rumore. L’aria era fresca e profumava di erba. Le uniche luci erano quelle dei fari dei vialetti, a una decina di metri uno dall’altro. Uscì sul terrazzino, e si concentrò per cogliere eventuali movimenti, forse un altro ospite insonne a spasso nel giardino. Nulla. A duecento metri di distanza, verso sud, poco a destra della A1301, oltre i piccoli giardini e i bassi tetti delle villette, una debole ma diffusa luminosità interrompeva il buio della notte. Non poteva vedere direttamente la fonte di quella luce, ma non ne aveva bisogno: sapeva bene da dove provenisse.

    Rientrò nella stanza, prese la grossa borsa da palestra appoggiata sul pavimento, di fianco al letto, e tornò sul terrazzino. Cercò ancora, con il suo udito molto sensibile, di individuare eventuali suoni, ma l’unica risposta fu il silenzio. Attese ancora qualche minuto.

    Silenzio.

    Rilassante.

    Rassicurante.

    Amico.

    Fece scorrere la lampo e prese dal borsone il piccolo mortaio Commando. Era un’arma pesante meno di dieci chili, facile da trasportare e da usare, composta da canna, piastra d’appoggio, doppio piede di sostegno e sistema di puntamento. Grazie a un dispositivo di mira sofisticato, era in grado di colpire con grande precisione, con una traiettoria parabolica, un obiettivo a distanze fino a milleseicento metri. Impiegò poco più di trenta secondi per montarlo.

    Appoggiò con cura il mortaio una trentina di centimetri oltre la soglia della porta-finestra, controllò la stabilità della piastra e dei due piedi, regolò il sistema di puntamento e infilò il proiettile nella bocca dell’arma, lasciando che percorresse gli ottanta centimetri della canna. Era un classico proiettile per canna liscia, dalla caratteristica forma di pesce. Solo la carica non rientrava fra quelle standard.

    Era pronto.

    Lasciò trascorrere ancora alcuni minuti, immobile, respirando lentamente, osservando il buio e ascoltando il silenzio. Pensò al polverone che si sarebbe sollevato la settimana successiva e, per un attimo, gli venne da sorridere.

    Guardò ancora una volta in direzione della zona illuminata e la visualizzò nella sua mente, come l’aveva vista il giorno prima sia di giorno sia di notte, nei minimi particolari. Poi spostò lentamente la mano destra verso la base della canna, e premette il pulsante di sparo.

    2

    9,2 miliardi di anni dal Big Bang,

    4,5 miliardi di anni fa

    Il disco di gas e polveri in rotazione intorno alla stella non ha ovunque la stessa densità: alcune zone contengono più materia di altre.

    In una di queste il campo gravitazionale costringe piccole particelle ad avvicinarsi, scontrarsi, fondersi in particelle più massicce.

    Il processo, una volta avviato, non si ferma più.

    Nello spazio si forma una grande massa eterogenea di materia fusa.

    3

    Giovedì 23 novembre, Den Haag,

    Olanda, Sede Centrale Europol

    Malcolm Jenkins, direttore Centrale di Europol, [1] sfogliò rapidamente la cartellina davanti a sé. Era sulla sessantina, corti capelli grigi, un volto squadrato, uno sguardo freddo e impenetrabile. Aveva l’aspetto di uno che preferiresti non avere come nemico.

    Guardò i due seduti davanti alla sua scrivania. Sulla destra c’era un tipo magro, sui cinquanta, con folti capelli neri, lineamenti raffinati, un’espressione velatamente ironica sul volto. Si chiamava Peter Drexler, ed era il direttore di CTG, [2] la centrale antiterrorismo dell’Unione Europea. Sulla sinistra c’era un uomo con i capelli rasati, visibilmente sovrappeso, un’aria un po’ triste sul viso grassoccio. Il suo nome era Antoine Bonancourt, ed era responsabile di ECTC, [3] l’agenzia creata nel 2016 per contrastare aspetti specifici delle attività terroristiche.

    Alle sedici e qualche minuto, Jenkins inforcò gli occhiali e cominciò a parlare.

    "Entrerò subito in argomento. L’undici marzo dello scorso anno un terrorista, armato di AK47, ha attaccato a Rockville, nello stato americano del Maryland, la sede del Craig Venter Institute, famoso per le ricerche sulla cosiddetta vita artificiale. L’uomo è stato ucciso, e ci sono stati due feriti fra gli addetti alla sicurezza. La notizia è stata tenuta sotto controllo e ha avuto scarso risalto sulla stampa. Il sette luglio, sempre dell’anno passato, a Batavia, a una trentina di chilometri da Chicago, una donna con una cintura esplosiva ha cercato di farsi saltare all’ingresso del Wilson Hall, il palazzo degli uffici del Fermilab. Come certamente sapete , il Fermilab è un centro di ricerca sulla fisica delle particelle elementari. In particolare, prima dell’attivazione dell’LHC del CERN di Ginevra, il suo collisore di adroni [4] era quello in grado di sviluppare le energie più elevate mai ottenute sulla Terra. Per fortuna la cintura non ha funzionato, e la donna è stata uccisa. Anche in questo caso la notizia del fallito attentato è passata quasi inosservata. Il dieci ottobre a Livingston, in Louisiana, un camion carico di esplosivo ha sfondato il cancello d’ingresso della struttura dove ha sede uno dei due interferometri LIGO [5] per la rilevazione delle onde gravitazionali. La reazione della sicurezza è stata tempestiva: l’uomo al volante ha percorso solo pochi metri, poi è stato raggiunto dai colpi degli agenti. Il camion è finito in un prato, fortunatamente senza esplodere. Come negli altri casi, sui giornali si è letto abbastanza poco."

    Malcolm Jenkins guardò da sopra gli occhiali i volti immobili degli altri due, poi riprese a parlare.

    Veniamo a dieci giorni fa, il dodici novembre. Hinxton, Inghilterra. Un proiettile di mortaio con all’interno una carica di antrace, è stato sparato contro un laboratorio del Sanger Institute, un centro di ricerca di biologia molecolare, a pochi chilometri da Cambridge. Malgrado fosse notte, alcuni ricercatori erano al lavoro e hanno respirato l’aerosol di antrace. Due di loro sono morti dopo due giorni per una grave polmonite, mentre altri tre si sono salvati per miracolo. I laboratori sono rimasti inagibili per quattro giorni, per consentire una decontaminazione completa. L’altro aspetto grave riguarda quanto era successo nei giorni precedenti: una pesantissima campagna di accuse false, sul web e sui media classici, sulle ricerche in corso in quell’Istituto. L’Istituto ha decisamente smentito tutto, ma prima che il danno d’immagine potesse essere ridimensionato c’è stato l’attentato.

    "Non è difficile pensare che molta gente abbia considerato questo attacco una specie di punizione divina," commentò Bonancourt.

    Esattamente, riprese Jenkins. Ci troviamo di fronte a quattro attentati condotti dal terrorismo islamico, di questo siamo certi, di cui l’ultimo particolarmente grave, anche perché, per la prima volta, l’attentato è stato preceduto da un’imponente campagna di disinformazione sulle ricerche condotte al Sanger Institute. Appare piuttosto evidente che i due fatti siano collegati. Inoltre quattro attentati, in quattro centri di ricerca di rinomanza mondiale, fanno pensare a qualcosa di diverso dall’azione di lupi solitari. In altre parole, ci deve essere una mente unica dietro tutto ciò.

    Jenkins guardò prima Drexler e poi Bonancourt.

    Vi prego di attivare le vostre strutture per approfondire questi casi. Dobbiamo sapere tutto, soprattutto quello che non è emerso nelle indagini ufficiali. Non lasciatevi sfuggire alcuna ipotesi di collegamento.

    Le polizie locali non saranno molto contente di riaprire i casi, disse Drexler.

    "Non ho parlato di riaprire i casi, e me ne frego delle polizie locali. Questa faccenda non mi piace per niente. Usate i vostri canali, mettete al lavoro la gente migliore che avete, passate al setaccio la vita e i contatti degli attentatori. Almeno dei primi tre, che sono stati identificati. Se facevano la spesa al mercato, voglio sapere tutto su chi gli vendeva la frutta e il pane. Se andavano al cinema voglio avere anche la radiografia di chi stava alla cassa. Se si infilavano le dita nel naso, voglio sapere quante volte al giorno. Non so se mi sono spiegato."

    Ci vorrà un po’ di tempo, disse Bonancourt.

    Ne abbiamo già perso troppo. Dite alle vostre squadre di stare attente a tutto ciò che possa apparire insolito, per quanto stupido possa sembrare.

    E per quanto riguarda l’ultimo attentato? chiese Drexler.

    Chi l’ha commesso non ha lasciato alcuna traccia. Almeno, questo è quanto ha detto la polizia inglese. In questo caso dovrete seguire una via più ufficiale; verificate tutto quello che hanno fatto, l’hotel da cui è partito il proiettile, l’istituto di ricerca… Forse, nei giorni precedenti l’attentato, qualcuno ha visto qualcosa che, al momento, è sembrato di scarsa importanza. Ci sono altri dubbi?

    Il tono della domanda era di quelli che non prevedono una replica, e i due fecero segno di no con la testa.

    [1] L’Ufficio europeo di polizia (Europol) è l’agenzia di contrasto alla criminalità dell’Unione Europea. Il suo obiettivo è fornire agli stati membri sostegno operativo, informazioni e competenze specifiche.

    [2] CTG è l’acronimo di Counter Terrorism Group, ed è la centrale che raggruppa e coordina le agenzie nazionali antiterrorismo dei paesi facenti parte dell’Unione Europea.

    [3] ECTC è l’acronimo di European Counter Terrorism Center, ed è stato creato il venticinque gennaio 2016, per contrastare in modo più efficace il terrorismo internazionale. Si concentra in particolare sull’individuazione dei foreign fighters, sulla ricerca delle fonti di finanziamento al terrorismo, sul traffico illegale di armi e sulla propaganda on-line dei terroristi.

    [4] Gli adroni sono le particelle presenti nel nucleo dell’atomo, i protoni e i neutroni, soggette alla interazione nucleare forte.

    [5] LIGO: Laser Interferometer Gravitational-wave Observatory. È in due siti separati: la costruzione del primo fu avviata nel 1994 a Hanford, nello stato di Washington, e quella del secondo nel 1995 a Livingston, in Louisiana. Entrambi sono entrati in funzione nell’agosto del 2002.

    4

    9,7 miliardi di anni dal Big Bang,

    4 miliardi di anni fa

    La grande massa comincia a raffreddarsi.

    I materiali più pesanti si separano da quelli più leggeri e sprofondano verso il centro.

    In superficie il magma inizia a condensarsi.

    Ora il pianeta ha una crosta solida.

    La Terra.

    Ruota intorno alla sua stella.

    Il Sole.

    La Terra primordiale è bombardata da milioni di tonnellate di corpi celesti.

    Fra questi, una categoria è più importante delle altre: le comete.

    Trasportano l’acqua.

    5

    Venerdì 1° dicembre, Bruxelles,

    Palazzo Justus Lipsius

    La giornata era fredda, ma gradevole, con cielo azzurro e grandi nuvole bianche spinte dal vento, come sovente accade a Bruxelles. Malcolm Jenkins aveva il fondato timore che la riunione di quella mattina, con i ministri degli interni dell’Unione Europea, sarebbe stata molto deludente. Nel senso che non ne sarebbe scaturita alcuna indicazione operativa per fronteggiare efficacemente quello che, a suo parere, era il nuovo fronte del terrorismo islamico.

    La riunione si aprì con la scontata esecrazione dell’attentato di Hinxton, dopodiché Jenkins lesse la relazione sugli attentati terroristici effettuati dall’inizio dell’anno. Per il momento ritenne prematuro divulgare il sospetto che ci fosse un legame fra gli attacchi ai quattro istituti di ricerca.

    Come aveva previsto, ci fu il consueto confronto dialettico fra i sostenitori della linea dura e i difensori dei sacri principi democratici. Una soluzione del problema di fondo, cioè come organizzare un efficace sistema di prevenzione, non sarebbe certo scaturita quel giorno. Anzi, per colmo di ironia, un ministro degli interni accusò di inefficienza gli apparati di sicurezza, responsabili di controlli insufficienti sui soggetti sospettati di radicalizzazione. Jenkins solitamente accettava le critiche, ma non sopportava l’ignoranza e la malafede.

    Signore, rispose con tono volutamente polemico, mi permetto di ricordarle alcuni dati sul paese di cui è ministro dell’Interno. Nel suo paese sono presenti attualmente circa ottomila individui giudicati potenzialmente pericolosi. Di questi si conoscono nome e cognome, abitazione, parentela, frequentazioni, eventuali reati già commessi. Per sapere esattamente e tempestivamente cosa fanno o si accingono a fare, bisognerebbe seguirli ventiquattro ore su ventiquattro. Ciò significa tre squadre di due agenti ciascuna, otto ore di sorveglianza per ogni squadra. Se non sbaglio i conti, vuol dire dedicare sei agenti specializzati per ogni personaggio sospetto, e quindi un totale di quarantottomila agenti per tenere sotto controllo tutta questa gente. Stiamo parlando di circa la metà delle forze di sicurezza di cui lei dispone. A meno di pensare che sia anche visto come un modo per ridurre la disoccupazione, dubito che il suo governo approverà l’assunzione di decine di migliaia di nuovi agenti. Senza considerare i tempi necessari per addestrarli.

    Il ministro arrossì leggermente, ma non osò ribattere.

    Quanti potenziali terroristi sono monitorati efficacemente, in paesi come la Germania, la Francia, l’Inghilterra o l’Italia? chiese un altro ministro.

    Alcune centinaia, rispose Jenkins.

    Quindi, se ci riferiamo all’esempio di prima, più o meno il dieci per cento.

    Esattamente. Anche sugli altri sono effettuati dei controlli, ma in assenza di riscontri dopo un po’ di tempo vengono sospesi.

    Significa che dobbiamo starcene qui ad aspettare che qualcuno del restante novanta per cento ci faccia saltare in aria? domandò un altro ministro.

    Beh… non proprio. Abbiamo comunque occhi e orecchie in funzione un po’ dappertutto.

    Infiltrati?

    Non solo, anche semplici informatori.

    Nella sala ci fu qualche momento di silenzio, poi un ministro con l’aria particolarmente preoccupata fece una domanda sensata: Mister Jenkins, come ne usciremo, se ne usciremo?

    Il direttore di Europol lo guardò con un leggero sorriso, poi si appoggiò più comodamente allo schienale della sedia e tolse gli occhiali.

    "Prima di rispondere alla sua domanda, vorrei che fosse ben chiara una cosa. Ci siamo abituati a pensare all’undici settembre 2001 come all’inizio dell’offensiva terroristica. In realtà da molto prima gruppi terroristici avevano agito in tutto il mondo, per motivazioni e rivendicazioni che potremmo definire locali. L’attentato alle Torri Gemelli segna però l’inizio della guerra di una parte dell’Islam all’Occidente, con lo scopo di fare sentire in pericolo e vulnerabili tutti i paesi che ne fanno parte. Quando, nel 2017, è stata cacciata da quasi tutti i territori del sedicente Califfato, l’ ISIS ha riconsiderato i suoi legami con Al-Qaida e con i Talebani. Grazie all’intervento della coalizione guidata dagli americani e dai russi, ha perso la guerra sul territorio, ma non ha abbandonato le azioni terroristiche. Quello su cui dobbiamo essere tutti d’accordo è che questa non è una guerra come le altre, e bisogna trarne le conseguenze. Vi propongo alcune considerazioni, perché, se governi e forze di sicurezza non condividono i presupposti, continueremo a parlare molto e a concludere poco."

    Jenkins capì di aver catturato l’attenzione di tutti i presenti.

    "Vedete, a prescindere dalle motivazioni e dai milioni di morti che hanno causato, noi occidentali abbiamo sempre considerato la guerra come un evento drammatico, talvolta lungo, ma con un inizio e una fine, coincidente con la vittoria di una parte e la sconfitta e la resa dell’altra. Questo vale, ad esempio, per le due guerre mondiali, 1914-1919 la prima, e 1939-1945 la seconda. Per molti terroristi islamici invece la guerra è la condizione abituale, non conoscono il significato della parola pace. Nascono, studiano, vivono e muoiono impregnati di odio verso l’ altro paese, l’ altra etnia, l’ altro popolo, l’ altra religione. La prospettiva temporale non ha importanza: conquisteremo Roma, la bandiera nera sventolerà su San Pietro. Quando? Fra un anno? Un secolo? Un millennio? Non importa, l’unica certezza e che così avverrà. In questo modo anche le più severe sconfitte sono ininfluenti, e i fanatici seguaci continuano a combattere fiduciosi che la vittoria sugli infedeli, prima o poi, arriverà."

    Jenkins fece una breve pausa.

    "Un’altra considerazione. A parte i tentativi dei terroristi di allargare la propria influenza sul territorio, ad esempio il Califfato, non ci sono eserciti, marine e aviazioni a confrontarsi e combattersi. Ciò di cui stiamo parlando, cioè il rischio di attentati, riguarda migliaia di persone, molto spesso reclutate e radicalizzate attraverso il web, sparse in tutta Europa. Parte di queste sono inserite in strutture organizzate, in grado di pianificare azioni complesse, anche contro obiettivi presidiati. Altre invece, i cosiddetti lupi solitari, colpiscono in maniera autonoma, con azioni programmate pochi giorni prima, seguendo le esortazioni, lette sulla rete, a colpire con qualsiasi mezzo a disposizione i crociati inermi. In passato la maggior parte degli episodi di radicalizzazione era legata a presupposti ideologici maturati nelle scuole islamiche, mentre oggi assistiamo al rapido reclutamento di soggetti problematici, spesso con precedenti penali, e per questo motivo radicalizzatisi in carcere. Veniamo a un problema molto concreto. Il punto debole di ogni azione di contrasto a un atto terroristico è l’imprevedibilità: non sai chi, dove, come e quando colpirà. Mentre il punto di forza risiede nel fatto che l’attentatore, se non è un kamikaze, cerca di garantirsi una via di fuga per mettersi in salvo. Quindi il problema, oltre alla sorveglianza attenta, è chiudere ogni minima possibile via di fuga, far capire al potenziale attentatore che in ogni caso non la scamperà. Questo è il sistema in uso, ad esempio, in occasione dei comizi in piazze o teatri. È evidente, però, che se l’attentatore è un kamikaze, questi non si preoccupa della propria sorte, ma solo di uccidere. E ora arrivo alla risposta alla domanda come ne usciremo, se ne usciremo. Lasciatemi dire con franchezza che ne usciremo solo se, in alcuni campi, faremo una serie di cose che oggi non facciamo, mentre in altri agiremo in modo esattamente opposto a quello attualmente utilizzato."

    Nella sala si udì un brusio, ma nessuno dei presenti si azzardò a interromperlo. Malcolm Jenkins prese dalla tasca interna della giacca un foglietto e lo osservò per qualche secondo.

    Dieci punti. Primo: i paesi che finanziano o chiudono un occhio verso i terroristi devono essere isolati politicamente ed economicamente. Si sa benissimo chi sono, ma ci sono troppi interessi economici ed energetici che ci legano a loro. Secondo: nessuna indecisione o scrupolo sul piano della prevenzione e della repressione. La maggior parte di questi fanatici sono ben noti, alcuni entrano ed escono tranquillamente dalla galera, vengono espulsi e ritornano con un altro nome nel paese da cui sono stati cacciati.

    Non possiamo rinnegare la nostra fede nelle leggi, nei valori democratici e nei diritti civili, lo interruppe un ministro.

    "Non dico questo, ma non possiamo nemmeno combattere con le mani legate contro chi se ne frega delle nostre leggi, della democrazia e dei diritti civili. Terzo: una battaglia durissima sul piano ideologico. L’idea che l’Islam fanatico, radicale e liberticida vincerà deve essere contrastata, ridicolizzata e smontata pezzo per pezzo. Non penso sia difficile trovare e propagandare considerazioni forti che mostrino quanto sia folle, antistorico, velleitario e irrealizzabile l’obiettivo dei terroristi. Quarto punto: la loro propaganda esalta le azioni terroristiche, sia quelle dei gruppi d’assalto sia quelle dei lupi solitari. Ma la pubblicità maggiore, lasciatemelo dire, gliela fanno i nostri media: dopo ogni attentato la parola più utilizzata nei titoli dei giornali e dei telegiornali è terrore."

    Sta proponendo una censura sulle notizie? chiese un ministro.

    "No, signore, sto sollevando un problema di comunicazione. I fatti, evidentemente, sono fatti, ma il modo in cui sono comunicati sembra fatto apposta per solleticare l’autostima e l’orgoglio di questi fanatici assassini e favorire il proselitismo."

    Non ci fu alcuna replica, ma Jenkins non si illuse che la sua opera di persuasione sarebbe stata facile.

    "Quinto punto: ci sono molte storie, documentate, di genitori disperati per aver perso i propri figli, affascinati da questa ideologia di morte. Ragazzi partiti per la Siria, l’Iraq, la Libia, senza sapere a quali atrocità sarebbero andati incontro, e soprattutto senza sapere che, se successivamente avessero voluto abbandonare la lotta armata, sarebbero stati considerati dei disertori, e giustiziati. Ragazze attirate per diventare spose del jihad, e di fatto utilizzate come schiave sessuali. Ebbene, a queste storie, quando si ha la fortuna di venirne a conoscenza, deve essere data la massima diffusione e notorietà, sul web, sui giornali, su tutti i media. Sesto: l’unico modo per contrastare la rapidità di spostamento delle persone e la velocità di diffusione dei messaggi sul web consiste in uno scambio completo, continuo e immediato di informazioni fra tutti i paesi, ad esempio la segnalazione di ogni movimento di un foreign fighter. Settimo: un’unica banca dati europea contenente i profili di tutte le persone sospettate di radicalismo. Devo dire che oggi, purtroppo, questo livello di condivisione è insufficiente."

    Jenkins attese che i commenti di approvazione terminassero, prima di riprendere a parlare. Quando si parlava di collaborazione, nessuno si tirava indietro, soprattutto se restava un impegno generico.

    Ottavo punto: sulle piattaforme internet prolifera ogni forma di estremismo. Qualsiasi gruppo di fanatici, qualsiasi individuo psicopatico o irresponsabile, può postare materiale di propaganda, proclami e appelli a compiere azioni criminali, e anche video che mostrano esecuzioni e che incitano alla violenza. I giganti che controllano la rete si sono per anni rifiutati non solo di bloccare questi siti, ma anche di fornire alla polizia le indicazioni necessarie per risalire ai responsabili, ed è anche per questo motivo che internet è diventato il terreno dove nasce e progredisce il processo di radicalizzazione, creando le premesse per gli atti di terrorismo. Oggi qualcosa comincia a cambiare, ma occorre fare di più. Nono: è fondamentale la collaborazione di ogni cittadino nel segnalare comportamenti anomali, cambiamenti nelle abitudini e nello stile di vita di soggetti sospetti. E infine il decimo punto: la lotta al terrorismo islamico non sarà vinta se la comunità islamica non respingerà con forza l’ideologia estremista, emarginando e denunciando gli estremisti. Sono convinto che la grande maggioranza dei musulmani voglia vivere in pace, rifiutando l’interpretazione più violenta del Corano e rispettando le leggi del paese che li ospita, senza che questo significhi abdicare alla propria identità religiosa. Però, se questo è vero, questa grande maggioranza silenziosa deve essere un po’ meno silenziosa, e uscire allo scoperto.

    Mi perdoni se la interrompo nuovamente, disse lo stesso ministro che aveva parlato poco prima, ma, in concreto, cosa dovrebbe fare?

    "Mi rendo conto che non sia facile, ma dovrebbe condannare esplicitamente la guerra santa, isolare socialmente gli imam e i personaggi che ogni giorno incitano a combattere i cosiddetti infedeli, non mandare i propri figli a studiare dove si instilla l’odio verso di noi, denunciare vicini, conoscenti, amici e parenti che fanno opera di esaltazione e proselitismo del terrorismo. Ecco, ho terminato questa specie di decalogo delle iniziative da intraprendere contro il terrorismo. Ciò che vi ho detto porta a una sola conclusione: la partita più importante deve essere giocata sul piano della prevenzione. Ma su questo aspetto, benché qualcosa sia stato fatto, siamo ancora largamente insufficienti."

    Fu il ministro degli interni italiano a fare la domanda successiva.

    Quindi, a suo avviso, le leggi che abbiamo a disposizione non sono sufficienti per combattere il terrorismo.

    Il suo paese, signor ministro, ha una delle leggi più utili per contrastare il radicalismo islamico e la sua evoluzione terroristica. Ma in generale, in tutti i paesi dell’Unione Europea, compreso il suo, siamo lontani da una legislazione che consenta alle forze dell’ordine e alla magistratura di opporsi in modo adeguato alla barbarie.

    Sta auspicando l’adozione di leggi speciali?

    "Mi rendo conto che la parola speciali, in Europa, evochi ricordi di una parte di storia che vorremmo poter cancellare, ma non ne farei un problema di terminologia. Forse la parola più giusta, lasciatemelo dire un po’ provocatoriamente, è leggi di guerra. Perché mi pare chiaro che una parte, sia pure minoritaria, del mondo islamico ci abbia dichiarato guerra, e noi non possiamo voltarci dall’altra parte e dire che siamo per la pace."

    Lei sta auspicando che l’Occidente rinunci a tutto ciò che ci differenzia da questi fanatici assassini, disse il ministro degli interni francese.

    No, signore, me ne guarderei bene. Sto soltanto dicendo che, con realismo e buon senso, dovremmo prendere in considerazione l’idea di rinunciare a qualche pezzetto di libertà a favore della sicurezza.

    Come Jenkins aveva previsto e temuto, non fu presa alcuna decisione risolutiva, e la riunione si sciolse con il generico impegno a far funzionare bene le leggi che già ci sono. Era disgustato e, mentre gli altri andavano a pranzo, decise di fare due passi per smaltire la rabbia.

    Quando più tardi guardò l’orologio, vide che era ora di tornare al palazzo con quel nome strano. Alle quattro sarebbe iniziata la riunione pomeridiana ristretta, con l’intervento del dottor Lingfield.

    6

    10 miliardi di anni dal Big Bang,

    3,7 miliardi di anni fa

    L’atmosfera della Terra è ricca di metano, idrogeno, ammoniaca e vapore acqueo, e attraversata di continuo dai fulmini.

    Complesse reazioni chimiche portano alla formazione di zuccheri, aminoacidi e piccole quantità di acidi nucleici.

    I primi mattoni di quella che sarà la vita fluttuano negli oceani primordiali per milioni di anni.

    Vulcani di fango ribollono dalle sorgenti idrotermali sui fondali marini, formando rocce di lava vulcanica.

    La roccia è ricca di carbonati inorganici, molto porosa, con miliardi di piccolissime cavità.

    Ogni cavità è l’ambiente ideale per accogliere, riparare e difendere piccole quantità di composti organici.

    È in una di queste che inizia l’attesa.

    7

    Venerdì 1° dicembre, Bruxelles,

    Palazzo Justus Lipsius

    Il dottor Wayne Lingfield era alto e magro, con radi capelli biondicci e occhi azzurri. Da quando, il mese prima, aveva compiuto cinquant’anni, si era deciso a portare un paio di occhiali con la montatura leggerissima. Sua moglie gli aveva detto che gli stavano bene, perché erano adatti al suo viso, e lui aveva fatto finta di crederle.

    Era arrivato in anticipo al numero 175 di Rue de la Loi, nel quartiere europeo di Bruxelles, e decise di aspettare qualche minuto prima di entrare. Osservò con calma il palazzo, un edificio imponente e con molte vetrate, come altri del centro: la sede del Consiglio dell’Unione Europea e del Consiglio Europeo.

    La giornata era fredda, ma il cielo aveva un colore azzurro intenso, con le poche nuvole spinte dai venti veloci in alta quota. Alcuni anni prima era già stato a Bruxelles da turista, con sua moglie e una coppia di amici, ma questa volta, se era fortunato, avrebbe solo avuto il tempo di fare una breve visita alla Grand Place. Guardò ancora l’orologio: era ora di entrare.

    La sala in cui fu accompagnato era piuttosto piccola e disadorna. Lungo le pareti tavolini, divani e poltrone; al centro un tavolo rotondo, su cui erano appoggiati tre bricchi termici da caffè, due bottiglie d’acqua, cinque tazze e altrettanti bicchieri. Al tavolo erano sedute quattro persone, una donna e tre uomini. Un tipo con corti capelli grigi e l’aria di essere un militare gli indicò la sedia libera, quella davanti a lui.

    Grazie di aver accettato il nostro invito, dottor Lingfield. Mi chiamo Malcolm Jenkins, e sono il direttore di Europol. Alla mia destra c’è Peter Drexler, responsabile della centrale antiterrorismo dell’Unione Europea. Alla mia sinistra Antoine Bonancourt, direttore di una sezione speciale dell’antiterrorismo. E infine, la dottoressa Gudrun Helvorssen, responsabile della Internet Referral Unit, una branca di Europol che si occupa di crimini informatici. Vi presento il dottor Wayne Lingfield, direttore delle ricerche del Sanger Institute, nonché docente di biologia molecolare all’Università di Cambridge.

    Ci fu qualche parola di saluto, ma l’atmosfera era visibilmente tesa, e mancarono le consuete espressioni di cortesia che, in genere, si rivolgono a chi ha viaggiato.

    Quando erano passati cinque minuti dalle quattro del pomeriggio, Malcolm Jenkins cominciò a parlare.

    La riunione che sta per iniziare è classificata al massimo livello di segretezza; pertanto nessuna notizia e nessuna indiscrezione su quanto ci diremo dovrà uscire da questa sala.

    Inforcò gli occhiali, aprì una cartellina, e per una decina di minuti ripeté la storia degli ultimi quattro attentati. Al termine si rivolse allo scienziato. Dottor Lingfield, si è fatto un’idea del motivo per cui è stato convocato qui?

    Sì, un’idea me la sono fatta.

    Bene, questo renderà il seguito più facile. Ci troviamo di fronte a quattro attentati del terrorismo islamico, l’ultimo dei quali ha rappresentato un salto di qualità, sia sul piano organizzativo sia su quello dello sfruttamento mediatico. Mi riferisco alla campagna di notizie false, che ha preceduto l’attentato di Hinxton. Si rivolse alla donna: Dottoressa Helvorssen, a lei la parola.

    Gudrun Helvorssen era una bella donna, sulla quarantina, alta ed elegante, con gli occhi chiari e una simpatica coda di cavallo che la faceva apparire più giovane di quanto probabilmente fosse. Si schiarì la voce, e iniziò a parlare.

    "Come ha detto Mister Jenkins, sono la responsabile della Internet Referral Unit di Europol. Per darvi un’idea del nostro lavoro, solo nell’ultimo anno l’unità da me diretta ha smascherato più di diecimila messaggi diffusi in rete, inneggianti all’estremismo e al terrorismo, in una decina di lingue, su una trentina di piattaforme on-line. Più del novanta per cento di questi messaggi deliranti sono stati rimossi dalle piattaforme, dai providers e dai social media. Dovete sapere che uno dei mezzi più utilizzati per diffondere false notizie su internet sono algoritmi automatici che si muovono all’interno dei social media, come ad esempio Twitter, diffondendo programmi che sembrano generati da utenti umani, senza esserlo. Avete presente quando dovete

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