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Fidati: The Bailey Boys, #1
Fidati: The Bailey Boys, #1
Fidati: The Bailey Boys, #1
E-book267 pagine3 ore

Fidati: The Bailey Boys, #1

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Info su questo ebook

Mai fidarsi di un uomo che ti dice, "Fidati di me".

Jess. Non appena lo vidi, sapevo di esserci dentro fino al collo. E' un criminale gentiluomo. Un bandito con il sangue freddo. Mezza città era terrorizzata da lui e l'altra metà era sul suo libro paga. Ora si era focalizzato su di me...ma non mi lascio prendere, non importa quanto sia presa da lui. Non mi lascio coinvolgere.

Sono arrivata a Londra per mettere le cose a posto, e non per donare il mio cuore ad un pericoloso signore del crimine. Dice di non voler ferirmi...ma come posso fidarmi di un uomo come lui?

Dean. Mi trovo all'interno della più grande e pesante guerra tra bande che Londra abbia mai visto: gangster russi da un lato, polizia armata di manganello dall'altro. Poi apparve lei e tutto cambiò. Mi fa provare delle cose che non ho mai sentito prima e che ora non posso permettermi di provare. Ma mi è già più vicina di qualsiasi altra persona...e sto cominciando a sospettare che abbia un segreto che possa distruggerci entrambi.

Dal momento che la vidi capii di aver bisogno di lei, nuda e gemente sotto di me, ma non posso permettermi di cedere a questo bisogno. Non posso permettermi di preoccuparmene.

Molte vite dipendono da questo, inclusa la sua.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita16 lug 2019
ISBN9781071500958
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    Anteprima del libro

    Fidati - PJ Adams

    FIDATI

    mai fidarsi di un uomo che dice Fidati di me

    PJ Adams

    James Grieve Press

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    Indice

    TRUST

    Ultime pagine: notizie sull’autore, e piccanti riassunti degli altri libri

    TRUST

    1

    Non farlo. Solo...non.

    Non importa quanto possa essere allettante, facile, non bisogna mai tirare quel filo teso. Non bisogna mai avere l’intenzione di fare qualcosa di buono. Devi sempre lasciarlo in sospeso. Dimenticatene. Lascia che tutto rimanga in sospeso.

    Perché interrompere la calma se non hai una buona ragione?

    §

    Non sarei mai dovuta andare lì.

    Serenity House.

    Avrei dovuto fare finta che nessuno di loro esistesse, proprio come feci negli ultimi diciotto mesi. Famiglia, ricordi d’infanzia, vecchi legami e responsabilità... ho gestito tutto senza di loro per così tanto tempo, quindi perché tornare indietro ora?

    Non potevo sapere di certo che solo una semplice visita ai miei nonni in quella casa, così chiamata innocentemente dalla vecchia gente, mi avrebbe portata ad incontrare l’uomo che avrebbe messo sotto sopra la mia vita, e minacciato di farla a pezzi.

    Se avessi saputo, probabilmente non ci sarei andata, e non avrei mai iniziato a giocare con le vite della mia famiglia. Sarei stata salva, e non sarei stata la più saggia.

    Ma dov’è il divertimento in questo?

    §

    Alla fine, trovai il posto, nascosto in un bosco nei sobborghi di un paesino vicino a Epping, una parte dell’Essex che non avevo mai visitato prima. Mi fermai in un’area di parcheggio noiosa a fianco di una casa dai mattoni rossi con timpani stile olandese e con finestre strette. Un giardino ben curato circondava l’edificio, fiori primaverili appena appassiti e nuovi boccioli di rose.

    I residenti con i capelli argentati erano ancora avvolti dai loro cappotti e da coperte invernali e sedevano sulle panchine; un’anziana signora ricurva come un pastore con il suo bastone camminava a passo lento accompagnata da un’assistente sanitaria annoiata sulla ventina d’anni, a parte gli anelli al naso e i tatuaggi sul suo avambraccio scoperto.

    Stavo rinunciando ad entrare.

    Lo sapevo, e rimasi appoggiata alla ruota della mia Mini, incapace o riluttante di muovermi.

    L’ultima volta che li avevo visti fu il giorno del funerale. Nonna e il Nonno non erano riusciti ad aspettare, Nonna era in uno dei suoi brutti giorni. Questo avvenne quando abitavano ancora nella loro casa, prima che l’Alzheimer prendesse il sopravvento e così Nonna sapeva esattamente cosa stesse perdendo: il funerale di sua figlia e di suo genero. Il Nonno non aveva voluto lasciarla da sola, così anche lui se ne stette alla larga. Sapeva già che si sarebbe seriamente ammalata; non aveva compreso appieno le sue condizioni, ma non voleva lasciarla.

    Così andai da loro direttamente dopo il funerale, indossando ancora l’abito nero, e la sciarpa rosa che era la preferita di Mamma – uno spruzzo di colore in barba alle norme, ma anche ciò che Mamma si sarebbe aspettata da me. Le era sempre stato impossibile ribellarsi. Gli feci visita in quel piccolo bungalow al mare e le raccontai di quel giorno, continuando a ripetere le stesse cose quando Nonna si confondeva ed io e il Nonno ci scambiavamo sguardi preoccupati.

    Raccontare di nuovo il funerale dei miei genitori, ripetendolo come in preparazione ad un esame fino a che veniva scolpito nella mia mente.

    E poi mi alzai e me ne andai senza dire un’altra parola.

    Non riuscivo a gestirlo. Nulla di questo.

    Me ne andai via per diciotto mesi e ora ero qui, seduta nella mia Mini, con il cuore palpitante e con un nodo in gola, non riuscivo ad alzarmi ed entrare per dire al resto della mia famiglia che ero dispiaciuta per essere stata così stronza.

    §

    Ma era esattamente il motivo per cui ero lì.

    Avevo bisogno di rimettere in sesto la mia vita, e per fare questo avevo bisogno di mettere le cose in chiaro, di fare ammenda.

    Avevo bisogno di smetterla di essere una stronza.

    Prendendo la direzione indicata dalle istruzioni biascicate e dalla mano ondeggiante di una donna alla reception, mi ritrovai in una grande e soleggiata sala d’attesa nel retro dell’edificio. La luce del sole attraversava trasversalmente il tetto vetrato, i residenti anziani sedevano in cerchi di piccoli gruppi su delle poltrone con i braccioli, e il posto profumava di te al latte, di ospedale e di una fragranza di mela.

    Rimasi all’ingresso, immobile. Dapprima non li vidi, poi scorsi da una porta a vetri che dava sul giardino una coppia con i capelli bianchi seduta uno di fronte all’altra. L’uomo anziano sedeva curvo in avanti sul tabellone dello Scarabeo, il mento appoggiato alla mano, oscillando lievemente – lo faceva sempre quando stava pensando. Inoltre, sapevo che avrebbe tirato fuori un pezzetto della sua lingua tra le labbra contratte.

    Mia nonna sedeva sulla sedia, guardando verso il giardino, sul suo grembo una rivista arrotolata. Sembrava debole, pallida, come se si stesse affievolendo.

    Abbassai la testa, e quando la rialzai di nuovo mi riconobbe. Nessun ripensamento ora.

    Lo guardai alzarsi e venire verso di me, con il suo passo allegro.

    Avresti dovuto chiamare prima, disse. Non ti avevo quasi riconosciuto.

    Ha sempre saputo come fare in modo di tramutare qualsiasi affermazione in un’accusa. Ne ero così abituata che non mi sono lasciata infastidire, tranne quando sono un fascio di nervi come oggi.

    Potevo sentire il suo sguardo travolgermi. Il piercing al naso, gli orecchini – quattro sul destro, tre sul sinistro – i tatuaggi che fuoriescono da sotto la scollatura della mia giacca di pelle consumata, i jeans strappati e le scarpe da ginnastica.

    Sapevo cosa stesse pensando.

    Alzai le mani come per difendermi, e dissi: Non sono venuta per scroccare denaro, Nonno. Onestamente.

    Non avevo mai visto uno sguardo così freddo sul suo volto. Vorrei crederci, disse.

    È vero. Volevo solo vedervi entrambi.

    §

    Nonna arrivò in soccorso.

    Incrociammo entrambi lo sguardo e non appena lei se ne accorse spostò di scatto lo sguardo verso il giardino. Per un momento si guardò attorno nell’androne, poi ci notò e fu la cosa più strana. Sembrava che non vedesse per niente il Nonno, ma quando il suo sguardò si focalizzò su di me la sua espressione impaurita si affievolì e i suoi tratti formarono un sorriso asimmetrico.

    Stell? disse, la sua voce era debole ma ancora capace di farsi sentire nella stanza. Stell, sei tu?

    Il Nonno mise una mano sul mio braccio, e quando lo guardai la sua espressione si era affievolita, come se avesse dimenticato la sua ostilità iniziale.

    Ha passato il peggio negli ultimi sei mesi, disse. Senza sapere dove fosse, senza sapere chi fossi io per la metà del tempo. Dovresti...

    Non c’era bisogno di finire la frase. Avrei dovuto essere lì. Non avrei dovuto lasciare che la mia vita si muovesse a spirale dopo l’incidente. Non avrei dovuto cercare di perdere me stessa.

    Stell?

    Andammo verso di lei.

    Non sta bene, disse il Nonno. Annuì verso il tabellone dello Scarabeo e aggiunse: devo fare ogni mossa al posto suo ora.

    Mi sono inginocchiata di modo che i miei occhi fossero allineati con i suoi, allungai le braccia e le presi una mano nelle mie. Non sono Stella, dissi. Sono Jess. La figlia di Stella. Ricordi?

    Perché in queste situazioni parliamo sempre più forte e più lentamente? Non era né sorda né stupida. Solamente non riusciva a ricordare. Non riusciva a ricordare suo marito. Non riusciva a ricordare sua nipote. Non riusciva a ricordare che sua figlia, Stella, era morta in un incidente d’auto diciotto mesi fa quando una pezza da piedi è passata con il rosso a 112 chilometri all’ora su una Audi rubata.

    Presto, Stell. È così bello...

    Vederti, il Nonno finì la frase per lei, prima di aggiungere: Dimentica le parole. Sa ciò che vuole dire. Rimane frustrata.

    Il Nonno gesticolava sulla sedia mentre rimproverava qualcuno. Dunque, come sei riuscita a mantenerti?

    Oh, va bene, dissi sedendomi.

    Realizzai che non potevo avvalermi di una conversazione affidabile. Non volevano sapere di come avessi toccato il fondo, di come per la maggior parte dei diciotto mesi mi ero sballata con una sostanza oppure con un’altra dopo aver abbandonato l’università...la mia vita. L’ultimo contatto che avevamo avuto fu quando il Nonno mi pagò le multe e le spese per la consulenza legale alcuni mesi fa e...

    Ora sono pulita, gli dissi, incapace di incontrare il suo sguardo. Sono a posto. Lo sono stata da quando mi hai mollato. Cosa mi dissi – è una cosa che devo capire da sola.

    Non vivere solamente la tua vita, Jessica. Vivila bene, ragazza.

    Egli annuì.

    Dunque, come ti stai gestendo, Nonna? Stavo usando ancora quella voce, quella per la gente stupida e sorda. Mi sentii immediatamente male, ma chiaramente Nonna non ci fece caso.

    Oh, Stell, quanto tempo. Ora Nonna si era movimentata un po’, e mi disse: Puoi dirgli di andarsene ora, Stell? Mi sta sempre intorno...non vuole proprio...

    Lo sguardo sul volto di mio Nonno mi fece venire un altro nodo alla gola.

    Quello è il Nonno, dissi, cercando di parlare in modo normale. Lui è tuo marito, Nonna. Sei sposata con lui da più di cinquant’anni.

    Nonna stava scuotendo la testa. No, non è giusto. Non può essere. Sono impegnata con Eddie. Edward Bailey. È proprietario di mezza Londra, lo è. I gemelli Kray non sono nulla in confronto al mio Eddie. Iniziò a sembrare scossa. "Dov’è Eddie? Sarebbe dovuto venire a farmi visita ora".

    Il Nonno si accostò, dandole un colpetto sul braccio. Va bene, amore. Sarà qui presto, ne sono sicuro. Poi verso di me, aggiunse: Lei continua a parlare di lui. Si ricorda meglio i giorni in cui lo corteggiava nei primi anni Sessanta piuttosto che gli ultimi vent’anni.

    Questo Eddie Bailey? Chi è? Un gangster? Non avevo dimenticato che aveva citato i Kray, due fratelli che avevano gestito la maggior parte di Londra nei vivaci anni Sessanta. Una volta avevo visto un film su di loro.

    Il Nonno annuì. Gliela rubai da sotto il naso, disse. Poteva essere stato cattivo, ma me lo doveva. I Baileys si prendevano sempre cura delle loro cose.

    Guardai mio Nonno sotto una luce diversa, realizzando che c’erano delle cose nella sua vita di cui non sapevo nulla. Cosa stava dicendo?

    Sei rimasto in contatto con lui?

    No, non negli anni, disse. "Ho sempre sperato di sapere cosa ne sarebbe stato di lui. Ora probabilmente sta su qualche spiaggia in Spagna, se è andato così lontano. Qualche volta mi immagino cosa farebbe lei se venisse a farle visita".

    Non ti dispiacerebbe?

    Si fermò un attimo a riflettere prima di rispondere. In questi giorni è la cosa migliore per lei, quando ritorna con la mente a quel periodo del suo passato. È sveglia ed elegante. Per il resto del tempo è solamente persa e confusa. Mi distrugge il cuore. Credo che una visita da parte di Eddie la renderebbe più felice di quanto non possa sperare ora, così no, non mi dispiacerebbe, se questo la farebbe tornare in sé. Sai che cosa intendo?

    Vuoi che cerchi informazioni? È l’ultima cosa che potrei fare: curiosare, fare alcune domande, vedere se riesco a rintracciare questa vecchia fiamma. Vedere se posso rimettere in sesto qualcosa?

    Quale possibile danno potrebbe succedere?

    Appena dopo, Nonna mi fissò ancora una volta con quello sguardo sfavillante, e capii a cosa si riferisse il Nonno quando diceva che i ricordi la riportavano in vita.

    È un tipo feroce, Eddie, mi disse lei. Sempre nei casini, e l’ha sempre fatta franca. Poteva ammaliare una tata sfilandole le mutandine. Tutto ciò che doveva fare era sfoderare uno dei suoi sorrisi, un occhiolino, e poi avrebbe detto: Fidati di me".

    Si avvicinò di più, poi, come un artiglio afferrò il mio braccio con la mano, prima di aggiungere: Mai fidarsi di un uomo che ti dice 'Fidati di me'.

    §

    2

    Per prima cosa ritornai per vedere Maureen. Era una vecchia amica di famiglia, e dall’incidente si occupò delle proprietà commerciali.

    Mentre guidavo, pensai a tutto quanto sotto una luce diversa. A tutte le case e le attività commerciali che Papà aveva posseduto e dato in affitto... Da dove proveniva il capitale? In teoria ora tutto era mio, ma era tutto vincolato da accordi fiduciari e legali. Considerando come mi sono comportata negli ultimi diciotto mesi era probabilmente meglio così. Sospettavo che il Nonno avesse gestito la cosa: chiaramente non credeva che fossi ancora pronta per questo tipo di cose.

    Ma Maureen si era sempre presa cura di me. Si era assicurata che stessi bene in quest’ultimo anno e mezzo, dandomi soldi quando ne avevo bisogno – non abbastanza per fare cose stupide, ma sufficienti per essere al sicuro.

    È stata Maureen a dirmi che Nonna stava peggiorando e che se avessi voluto fare qualcosa per migliorare le cose beh le mie occasioni stavano terminando.

    Dunque come vanno le cose? Mi ha accolta Maureen, porgendomi un latte macchiato e una ciambella glassata.

    L’ho raggiunta al suo fianco adeguandomi al suo passo. Era la cosa più vicina alla ginnastica che faceva: una camminata veloce attraverso il Lower Park con una ciambella e un caffè. Cammina e brucia, diceva sempre.

    Oh... Sapeva come stava Nonna, ma trovavo ancora difficile raccontarlo a parole.

    È peggiorata velocemente, non è vero? disse Maureen. Il sole riempiva di macchie il terreno al di sotto di grandi alberi, e uno scoiattolo scorrazzava proprio davanti a noi prima di arrampicarsi su un cestino per rovistare tra i rifiuti. Una volta che l’Alzheimer ha preso piede.

    Vorrei averla vista prima, capisci?

    Maureen annuì, e diede un morso alla sua ciambella. Scommetto che ci sono molte cose che avresti voluto fare in modo diverso, eh?

    Non volevo incrociare il suo sguardo. Anche se era la sola a sapere la metà di quello che avevo fatto, mi conosceva troppo bene.

    È molto triste, le dissi. Entrambi.

    Mi studiava, aspettando che andassi avanti.

    Se ne stanno lì a giocare con dei giochi da tavolo dove il Nonno è l’unico che è in grado di fare una mossa, così muove anche per lei.

    È così dolce.

    Non sa neanche chi è! Per tutto il tempo lei rimane persa nel 1960, aspettando che il suo ex fidanzato venga a trovarla. E il Nonno...lo acconsente. Qualsiasi cosa pur di renderla felice.

    È una cosa...molto bella da parte sua, credo.

    Ha anche detto che gli farebbe piacere se questo suo ex fidanzato venisse a trovarla. Ha detto che è una cosa del genere che la fa andare avanti. Gli ho detto che cercherò di rintracciarlo, ma è stata una cosa impulsiva – volevo solo impressionarlo, credo. Non so se farlo sarebbe una cosa buona oppure se peggiorerei solo le cose.

    Fai quello che più ritieni giusto, Jess. Non puoi fare di più. Chi è lui? Questa vecchia fiamma.

    Un tipo che si chiama Eddie Bailey. Sembra un bravo seduttore. Una sorta di gangster, da quello che dicono. Sai nulla di lui?

    Stavo cercando di andarci piano con le domande. Discreta. Se il denaro ricavato dai vecchi affari dei miei genitori era sospetto, Maureen doveva saperlo: per anni li aveva aiutati a gestire le cose. Sembrava un’ottima possibilità per scoprirlo.

    L’ex uomo un Bailey? disse ora. "Lui e Nonna? Bene, non lo sapevo questo! Rise, scuotendo la testa. Non mi meraviglia che lasciassero Londra".

    Credi che dovrei dimenticarmene? Il Nonno sembra quasi entusiasta che lui venga a trovarla se riesco a trovarlo. Vuole soltanto renderla felice in qualsiasi modo. Non riesco a immaginare come possa solo il pensiero di un ex fidanzato riportarla in vita...

    Maureen stava scuotendo la testa. "Non so come siano ora, ma negli anni Sessanta non avresti voluto aver nulla a che fare con la famiglia Bailey. I Richardson, i gemelli Kray, i Bailey... Gestivano tutti i club e i racket. Amavano mettersi insieme alle pop star e ad altri tipi affascinanti ma non avresti mai voluto far parte del

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