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Non Resistermi
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E-book205 pagine2 ore

Non Resistermi

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Info su questo ebook

La vita di Zara non è sempre stata rose, cioccolatini e vibratori... finché Talon, il Presidente della Hawks MC, non decide di corteggiarla.

Zara Edgingway è una segretaria di ventisei anni. Ha una figlia che la sa lunga e una migliore amica parecchio vivace, ma che è rimasta al suo fianco durante l'inferno che ha passato. Finalmente, il sexy vicino motociclista comincia a mostrarsi interessanto a lei.

Talon Marcus è il presidente del Hawks Motorcycle Club. Dopo aver trascorso due anni a sbavare dietro Zara, la sua solitaria ma energica vicina, decide di farla sua.

Quando il passato di Zara tornerà a farle visita, avrà bisogno non solo della protezione di Talon, ma anche dell'aiuto dei suoi fratelli. 

Se solo la smettesse di resistergli....

NB: primo libro di una serie.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita7 apr 2018
ISBN9781547515431
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    Anteprima del libro

    Non Resistermi - Lila Rose

    Capitolo Uno

    Con naso e gambe insanguinate, un labbro spaccato e il corpo scosso, presi il telefono e chiamai l’unica persona che sapevo mi avrebbe aiutato.

    «Ehi, bella, non chiami mai da casa... che succede?» la voce inizialmente gioiosa della mia amica, fu all’improvviso travolta dal panico.

    «Io-io, Dee, ho bisogno del tuo aiuto,» sussurrai e osservai mio marito svenuto sul letto alle mie spalle.

    Sul letto in cui mi aveva appena picchiato e stuprato.

    Sì, eravamo sposati; tuttavia, no voleva dire no. I gemiti di dolore significavano che qualcosa non andasse. Le urla significavano che la persona che le aveva causate dovesse fermarsi.

    Ma lui non lo aveva fatto.

    Mio marito aveva violato il mio corpo e la mia mente, rovinandomi in tutti i modi possibili. Volevo che pagasse per ciò che mi aveva fatto. Volevo che soffrisse.

    Ma ero spaventata e vidi una sola soluzione.

    Fuggire.

    «Arrivo, Zara,» Deanna sussurrò al telefono e poi riagganciò.

    Consapevole che mio marito fosse così ubriaco da non riuscire a svegliarsi, anche se la casa fosse esplosa attorno a lui, cominciai a preparare i bagagli.

    Deanna doveva aver percepito l’insistenza nella mia voce; di solito impiegava almeno mezz’ora per raggiungere casa mia, invece arrivò in quindici minuti. Mio marito non conosceva Deanna e ne ero contenta. Odiava che avessi degli amici; odiava che facessi parecchie cose, ed io come una sciocca gli avevo sempre dato retta. Perché all’inizio era diverso, mi aveva mostrato il mondo e mi aveva detto che insieme saremmo stati perfetti.

    Il cambiamento avvenne circa un anno dopo. Mostrò il suo vero volto, quello di un uomo che non avrei mai sposato se avessi saputo quanto potesse essere crudele. Tutto doveva andare secondo i suoi piani, non c’erano scelte.

    Deanna entrò correndo nella stanza da letto; le avevo dato una chiave mesi fa, temendo che potesse accadere qualcosa del genere. Guardò me e poi il letto.

    «Quel figlio di puttana.» Portò la mano dietro la schiena e ne estrasse una pistola.

    «No,» urlai, afferrandole il polso non appena la puntò a David.

    Deanna si voltò per fissarmi. «Guarda quello che ti ha fatto, tesoro. Lui—»

    «Ti prego, Dee. Devi capire che non voglio la sua morte sulla mia coscienza. Si incazzerà di più se non mi troverà al suo risveglio. Devo andarmene, tesoro. Ho bisogno di un posto in cui non possa trovarmi.»

    «Voglio fargli del male, Zara. Voglio distruggere quel fottuto porco.» Lacrime le riempirono gli occhi non appena vide il sangue scorrere sulle mie cosce da sotto la corta camicia da notte.

    Mi lasciai scappare un singhiozzo. «Voglio fargliela pagare nel modo peggiore... e se lo lascio, se scappo da lui quando pensa che non potrei mai farlo, sarà la vendetta perfetta. Ti prego, ti supplico, tesoro.»

    «Gesù,» scattò, togliendo la mia mano dal suo polso e prendendo le mie valigie. «Te la senti di camminare?»

    «S-sì.» Le risposi con un patetico sorriso e mi avvicinai alla porta.

    Non guardai indietro. David adesso faceva parte del mio passato e non meritava più niente da me. Nessuna considerazione, niente lacrime... niente.

    Deanna era la mia luce guida, il mio angelo da quando l’avevo conosciuta in biblioteca per il nostro club del libro. Da quella notte era diventata molto di più. Mi portò a casa sua; mi aiutò a pulirmi e poi cominciammo a ideare un piano.

    Dal suo computer scrissi ai miei genitori, informandoli che non fossi più sotto il controllo di David, ma avevo bisogno di tempo per assicurarmi che fossimo tutti al sicuro. Non potevo e non avrei mai messo a repentaglio la vita dei miei genitori o di mio fratello. Così mi trasferii con Deanna in un altro stato. Proprio lì scoprii che David mi aveva lasciato un ultimo regalo di addio... ero incinta. Sì, un regalo, perché il mio cuore ha sempre considerato Maya un dono speciale. Era il mio nuovo mondo e avrei fatto di tutto per proteggerla.

    Sei Anni Dopo

    Mi stavo godendo una passeggiata verso casa sotto il piacevole sole pomeridiano. Il mio capo aveva un impegno e mi aveva gentilmente dato il resto della giornata libera. Maya, la mia bambina di sei anni, era a un pigiama party. Così presi del cioccolato, un DVD, una bottiglia di vino, e della cucina cinese per cena. Deanna mi avrebbe raggiunto più tardi per trascorrere al meglio la mia serata di riposo.

    Girai l’angolo verso casa e rimasi paralizzata. Il mio fastidioso ma troppo sexy da toccare vicino era davanti alla porta dei miei altri vicini e stava parlando con Karen, la diciannovenne figlia dei Campbell. Abbassai la testa, pronta a sorpassarli, canticchiando una canzone per coprire le loro voci. Tuttavia, la risata di Karen si intromise, irritante come al solito. Ero così vicina alla libertà, ormai sorda a causa della mia stonata canzoncina, quando qualcuno mi afferrò il braccio e mi fece voltare.

    «Gattina,» Talon esclamò.

    I miei occhi si chiusero da soli apprezzando quel suono. Accadeva ogni volta che sentivo la sua profonda voce.

    «Uh, cosa? Oh, Talon?» arrossii e mi morsi il labbro inferiore.

    Rise. «Ho chiesto dov’è Maya.»

    «Oh, um, è a scuola. La sua classe ha organizzato un pigiama party,» lo informai. Sebbene non sapessi perché.

    «Giusto. Allora...» cominciò, ma si fermò non appena vide le mie buste. «Guarderemo 27 volte in bianco, mangeremo cinese, e berremo vino. Serata perfetta. A che ora vuoi che passi? Potrei portare il dolce.» Sorrise maliziosamente.

    Notai Karen alle sue spalle. Farfugliò qualcosa e andò via arrabbiata. Poi il mio sguardo si posò nuovamente sul fusto con i neri capelli scombinati che avevano bisogno di essere tagliati e gli occhi cioccolato.

    Non dimenticherò mai il giorno di due anni fa in cui mi trasferii nella mia casetta con tre stanze da letto. Fu sconvolgente scoprire che dall’altro lato della strada si trovasse la base dei motociclisti del posto, e che il mio vicino fosse proprio il loro capobanda. Avevo appena lasciato la casa di Deanna in cui avevo vissuto con Maya per quattro anni. Ero impaurita e sopraffatta, e anche un po’ alticcia dopo aver bevuto qualche bicchiere per festeggiare la mia nuova casa con Deanna. La mia amica andò via ed io mi misi a letto ma Maya continuava a svegliarsi a causa della musica ad alto volume che proveniva dai vicini. Dopo essersi riaddormentata per la terza volta, mi diressi—animata dal coraggio che mi aveva dato l’alcool—dal mio vicino, con indosso la mia camicia da notte rosa con un gatto sulla parte frontale e i miei anfibi. Bussai alla porta. Un tipo basso e peloso mi aprì e aggrottò la fronte.

    «Chi è il dannato proprietario di questo posto?» chiesi.

    «Yo, capo,» l’uomo esclamò alle sue spalle.

    E giuro che il mio cuore si fermò non appena Talon si avvicinò con il suo corpo muscoloso avvolto dai jeans e una maglietta bianca con un gilet di pelle sbottonato. Tutto, a eccezione di lui, scomparve.

    «Che succede, dolcezza?» si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia al petto.

    Chiusi gli occhi. Finché non ricordai che fossi lì per una ragione, e quella ragione era più importante di Mr Sexy.

    Non appena li riaprii, incrociai uno sguardo che avrebbe spaventato la maggior parte dei bambini. Un angolo della sua bocca si sollevò. «Mi sono appena trasferita nella casa accanto. Ho pensato wow, è il posto perfetto per ricominciare! Questo finché la tua maledetta musica non ha cominciato a fracassarmi i timpani di lunedì notte. Ho una figlia che comincerà una nuova scuola domani.» Feci un passo avanti. «Abbassa la musica. Adesso,» sibilai.

    «Wow, capo, la tua vicina è una gatta selvaggia,» qualcuno disse alle spalle dell’uomo. Le risate ricominciarono. Ignorai gli altri e continuai a fissare il loro capo.

    «Direi una gattina selvaggia.» Sorrise, osservando la mia camicia da notte. «Non preoccuparti, gattina. Abbasserò la musica. Tuttavia, ha un prezzo.»

    Impallidii e indietreggiai, il mio coraggio svanito.  «Co-cosa?»

    Gli uomini risero ancora più forte.

    «Solo un bacio, piccola.»

    «Talon!» Una donna ringhiò tra la folla divertita.

    «Sei un... porco,» dissi, e me ne andai. Qualche minuto dopo, abbassarono la musica.

    Da quel momento, non importava quante volte provassi a evitare Talon Marcus, continuavo a imbattermi in lui e riuscivo sempre a mettermi in ridicolo—una cosa che lui adorava. Lo capivo dal suo sorrisetto compiaciuto o dalle risate alle mie spalle, perché sapeva che effetto avesse sulla mia libido. Gli piaceva tormentarmi con i suoi giochetti... e va bene, a volte piaceva anche a me, in fondo, molto in fondo. Perché ogni volta che succedeva qualcosa, mi faceva sentire desiderata.

    Comunque, provare simili sensazioni mi spaventava, e in cambio, mi trasformava in una fifona, così per schivare l’uomo che invadeva i miei sogni, trascorrevo parecchio tempo con mia figlia da Deanna.

    Un esempio del perché dovessi stare alla larga dalla sua bellezza era l’episodio accaduto quattro anni fa. Maya era da Deanna mentre io stavo tornando a casa per occuparmi di qualche commissione e dare una sistemata senza che mia figlia combinasse altri casini. Ero appena scesa dalla mia auto quando Talon apparve per magia dal nulla.

    «Gattina.» Sorrise.

    Aprendo gli occhi, gracchiai, «Talon,» e provai e girargli intorno. Ovviamente, lui non me lo permise e si collocò proprio davanti a me.

    «Che cosa fai questa sera?» chiese, ed io osservai le sue mani scostare lentamente una ciocca dei miei lunghi capelli mossi dietro le mie spalle. I miei occhi rimasero incollati sulla sua mano quando con delicatezza le sue dita cominciarono ad accarezzarmi il braccio—desiderai non avere una camicia per sentire la sua pelle sulla mia—fino alla mia mano. Poi intrecciò le dita con le sue.

    «Gattina,» ridacchiò.

    Scuotendo il capo, sollevai lo sguardo e fissai il pericoloso motociclista.

    Dio, gli piaceva stuzzicarmi.

    Tuttavia, anche se il mio corpo amava essere provocato, non ero più quella ragazza.

    La ragazza che rischiava.

    Era una supposizione, ma ero piuttosto certa che Talon Marcus, presidente del Hawks Motorcycle Club, fosse un enorme rischio... un gigantesco rischio per il mio cuore.

    «Sono,» mi leccai le labbra secche, spalancando gli occhi quando osservò la mia lingua con il suo magnetico sguardo, «Sono occupata... è stato davvero... bello vederti, Talon, ma devo andare,» farfugliai, e poi per mia... sfortuna, corsi verso la porto di casa mia seguita dalla sua profonda risata.

    Una volta dentro, chiusi velocemente la porta e mi appoggiai nel tentativo di calmare il mio respiro affannato. Negli ultimi sei mesi avevo visto spesso Talon apparire dal nulla per parlarmi, per chiedermi che programmi avessi, e ogni volta mi comportavo come una ragazzina idiota che aveva appena incontrato il ragazzo per cui aveva una cotta.

    Non importava quanto il mio corpo desiderasse spassarsela con lui, la mia mente era razionale e sapeva che le relazioni portassero solamente guai.

    Almeno era quello che continuavo a ripetermi.

    «Zara?»

    Ritornai al presente e risposi, «Io—ah. No, non credo. Cioè, non sono molto di compagnia, e aspetto un’amica—»

    «Va bene, vorrà dire che dovremo fare in fretta.» Ammiccò.

    Alzando gli occhi al cielo, mi allontanai, però questo non gli impedì di darmi una pacca sul sedere e passarmi davanti con una risatina.

    Borbottai qualcosa mentre tornavo a casa, ignorando i commenti degli altri motociclisti dall’altro lato della strada che stavano ridendo, ancora una volta, di me.

    Due ore dopo avevo già fatto un bagno e indossato il mio pigiama di flanella con i gattini neri e rosa. Deanna mi aveva inviato un messaggio un’ora prima per dirmi, Ehi, pazzerella. Non so se ce la farò. Ti faccio sapere.

    Così mi sedetti attorno alla piccola tavola da quattro posti accanto alla veranda per mangiare il cibo cinese riscaldato. Ho sempre pensato che fosse più gustoso in questo modo.

    Tuttavia, proprio in quel momento, suonarono alla porta. Forse alla fine Deanna è riuscita a venire. Attraversai il piccolo salotto, arredato con un divano con stampa floreale e una sedia. La televisione si trovava su un mobiletto nero appoggiato alla parete, e una cassa di legno fungeva da tavolino al centro della stanza. Niente era abbinato ed era così che mi piaceva. Avevo

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