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L'elefantino rosa
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E-book96 pagine1 ora

L'elefantino rosa

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Info su questo ebook

Biografia semiuomoristica di una donna con disabilità che ha sempre creduto di non esserlo.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mag 2021
ISBN9791220340038
L'elefantino rosa

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    Anteprima del libro

    L'elefantino rosa - Salvatore Coppola

    mani.

    Capitolo primo

    Sono stata sempre presa da una forte ansia di fare e mia madre da una fortissima ansia di lavorare, sarà per questo che con grande gaudio mio, ha deciso di farmi nascere qualche mese prima del previsto. Ero un esserino piccolo piccolo tutto unghie e peli mi diceva, del resto era l'anno della scimmia ed ho sempre amato le banane...Era dicembre, si aspettava Natale, io nacqui prima e, dalla comoda casetta dove venni alla luce, venni portata subito via per stare un po' dentro una calda incubatrice dove avrei potuto crescere ancora un po' tranquillamente. Ma erano altri tempi... Si nasceva in casa e le cure spesso non erano efficaci. Dopo tanti anni seppi che la nascita prematura e alcune disfunzioni dell'incubatrice mi avevano reso disabile: sordomutismo e tetraparesi spastica con forti limitazioni alla vista. Quando faccio qualcosa mi piace farla bene!

    Ci volle un po' però per accorgersi della cosa e se ne accorse mia madre, come succede spesso. Capiva che non sentivo e che ballonzolavo troppo ma per i medici ero una bimba bella, sana e pacioccona. Del resto mangiare era la mia occupazione preferita assieme al giocare e ridere.

    Quando finalmente ammisero che c'era qualcosa che non andava, non persi ne sorriso ne fame ma cominciò un lungo periodo di cure e terapie oltre che di ausili come dei pesanti occhialoni e protesi acustiche che mi permisero però di connettermi col mondo e di migliorare comunque la mia autonomia.Per i miei genitori cominciò un periodo faticoso per seguirmi in tutto questo con vari viaggi della speranza presso studi medici famosi e per la fisioterapia che ancora non si faceva bene dappertutto.Per fortuna non mi sono mai scoraggiata ed ho affrontato le terapie fisiche sempre come un divertimento.Difficile invece accettare di buon grado medicine e tentativi vari di migliorarmi con terapie ancora semi sconosciute a cui per fortuna i miei non mi hanno costretta.Così pian piano ho avuto qualche miglioramento divertendomi ma con tanta fatica mia e dei miei. Ricordo tanti viaggi, tante visite, lunghi periodi a Roma dove per fortuna c'era una cara zia che ospitava me e mia mamma quando andavamo a fare dei periodi di terapia in cui ci davano anche suggerimenti per il lavoro da effettuare a casa o in zona.Oltre ai normali giochi con i miei molti cugini, infatti, anche a casa facevo terapia e mi allenavo a camminare con le parallele.

    La nostra vecchia casa su quattro piani, ospitava tutti i maschi della famiglia (mentre l'unica sorella viveva a pochi metri), i tre fratelli di mio padre con i figli e gli anziani genitori, venuti su dal teramano anni prima che io nascessi a lavorare a Montegranaro dove allora era molto importante l'attività calzaturiera.Ancora adesso lo è come attività principale del territorio ma sono finiti i bei tempi in cui tutti lavoravano ed il paese era veramente ricco.

    Io ero la quinta nipotina del gruppo ma eravamo tutti più o meno della stessa età allora e ricordo con nostalgia quei tempi in cui ci si ritrovava spesso tutti assieme.Dopo arrivarono l'asilo e poi le elementari.Erano i primi anni in cui le scuole aprivano le porte ai disabili e, seppur con qualche anno di ritardo e qualche lotta anch'io cominciai a frequentare la scuola normale. Ricordo che il primo giorno, vi era tanta curiosità in tutto il personale scolastico che non era ancora convinto che potessi avere le capacità di seguire le normali lezioni.In seguito la mia prima insegnante mi confessò che stavano tutti li ad aspettarmi come a veder arrivare in aula un elefantino rosa.Per fortuna mi integrai bene e furono tutti sorpresi dalle mie capacità dialettiche pur con i miei problemi vocali e dalla mia capacità di seguire bene le lezioni ed imparare con facilità le cose.Vi furono grossi problemi per ottenere l'assistenza personale e per lo studio; all'inizio anche mamma doveva intervenire e chi mi assisteva spesso non faceva ciò che doveva o lo faceva male.Memorabile fu l'episodio di un'assistente che fece un compito in classe senza tener conto di ciò che le dicevo di scrivere pensando di esser più brava di me. Quando l'insegnante mi mise un brutto voto, le dissi che avrebbe dovuto darlo alla mia assistente e dare a me una seconda possibilità di svolgerlo.

    Bella la fanciullezza comunque. Non mi rendevo ancora conto delle future difficoltà e la vivevo serenamente come tutti i bambini facendo anche qualche marachella. Spesso arrivavo a scuola sulle spalle di mio cugino Roberto con grande divertimento mio e angoscia delle insegnanti che temevano mi facesse cadere.In quegli anni oltre al suo lavoro di muratore con i fratelli, mio padre rilevò un negozio di dischi in cui cominciò a vendere elettrodomestici assieme a mia madre che ne divenne titolare lasciando perdere il lavoro di cucitrice di scarpe,attività principale delle donne montegranaresi di quel tempo. Il negozio era nella piazza principale, allora fiorente di vita e di fronte alla parrocchia in cui operavano prima don Peppe Trastulli, amatissimo parroco a cui il mio comune ha dedicato una piazza e che diventò mio padre spirituale come di seguito don Leandro. Ero un po' la loro cocca visto che passavano molto tempo in negozio e venivano spesso a casa mia ad approfittare delle ottime doti di cuoca di mia madre. Don Peppe con la sua aria severa e sacerdotale e don Leandro con la sua rubiconda simpatia son stati i miei consiglieri e difensori quando combinavo qualche marachella. Don Leandro poi, portò in paese il movimento dei focolari di Chiara Lubich ed io fui una delle prime focolarine di Montegranaro.Il rapporto con don Leandro che dura tutt'ora, è ricchissimo di aneddoti di cui nel corso dei prossimi capitoli troverete traccia, per intanto posso dire che l'avermi introdotta in quell'ambiente, mi aiutò moltissimo a non sentirmi esclusa dalla vita sociale dei miei coetanei. Don Leandro mi ha sempre spronata

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