Il calciatore
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Info su questo ebook
Daniela Ghidini è nata a Milano, dove vive, e collabora con una Società di consulenza di viaggi; ama viaggiare e conoscere il mondo. Il calciatore, frutto di un’assidua frequentazione dell’ambiente calcistico e della conoscenza personale dell’autrice con il protagonista, è la sua prima opera letteraria pubblicata.
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Anteprima del libro
Il calciatore - Daniela Ghidini
Viola
…
Capitolo 1
Era l’ultima domenica di agosto, fuori stava albeggiando e il sole già caldo filtrava attraverso le fessure della persiana inondando la stanza di un piacevole tepore.
Lui, Gioele, era ancora lì disteso sotto le lenzuola, gli occhi socchiusi ma la mente già sveglia col pensiero a quella prima domenica di campionato: il suo primo incontro dopo una stagione disastrosa.
Quel maledetto infortunio al ginocchio l’aveva immobilizzato per parecchi mesi senza dargli la possibilità di giocare un’intera partita con i suoi compagni di squadra.
«Ciao, io vado…» un sussurro la voce di Sara, che era lì, ferma sull’uscio, con la valigia in mano.
Quasi si era dimenticato di lei, immerso com’era nei suoi pensieri.
«Abbi cura di te» solo questo le disse.
La salutò con un cenno della mano e lei scomparve chiudendosi la porta alle spalle.
Una storia durata due anni, vissuta con passione ma logorata dalle continue incomprensioni.
Cosa l’aveva colpito di Sara, si chiedeva.
Sicuramente la sua bellezza, i lunghi capelli biondi, gli occhi azzurro cielo e quel suo sorriso accattivante ma, e c’era un ma… la sua immaturità aveva rovinato tutto.
Ne avevano parlato a lungo la sera precedente e lei non riusciva ancora a comprendere, dopo tanto tempo insieme, quel suo calcio
, come lo chiamava, le partite la domenica, gli allenamenti tutti i giorni, le trasferte, le poche vacanze insieme.
E poi, con quella scena al parco il giorno prima… aveva superato ogni limite. Dài, corri, muoviti, sembri una ballerina
gli aveva urlato isterica…
Non aveva ancora capito quanto fosse importante la sua attenzione alla forma fisica, una minima distorsione avrebbe potuto compromettere la sua presenza alla partita. D’altra parte non aveva mai letto comprensione nei suoi occhi ma solo insofferenza.
Disdegnava lo stadio, niente sport, niente calcio; amava solo feste e mondanità.
All’inizio era stata una bella storia. Si erano conosciuti a una festa organizzata dalla Sirio e quindi lei sapeva fin dall’inizio chi fosse e cosa facesse ma sicuramente non si era innamorata di lui bensì di quello che rappresentava e adesso ne era convinto: un uomo famoso e con buone possibilità economiche che le avrebbe aperto le porte dei vip.
Peccato averlo capito così in ritardo.
Non era stato quindi il grande amore ma una storia destinata a finire perché erano troppo diversi. Cosa avrebbero potuto costruire insieme???
Ma adesso basta, fine di un rapporto che non aveva più senso e basta amori sbagliati o, meglio, basta amori, non aveva il tempo né la voglia di pensarci e poi, col suo carattere, quando una storia si chiudeva era fine per sempre.
***
Adesso era finalmente solo, libero di vivere la vita a modo suo, di dedicarsi completamente alla sua ragione di vita, il calcio.
Giù dal letto, una bella doccia e poi via allo stadio.
Ore 19.30, si ritrovarono tutti nello spogliatoio. Fuori, gli spalti erano gremiti di tifosi. Grandi striscioni inneggiavano al ritorno della Sirio.
«Ciao Gioele, ci siamo finalmente!!!» lo salutò il suo amico di sempre, Ande.
«Finalmente» gli rispose con quella luce di entusiasmo negli occhi, che già gli conosceva a ogni inizio partita.
Si girò poi a cercare i suoi compagni di sempre e vide Jorge, Massimino, Ruggi, della vecchia guardia, e molte nuove leve. Uno fra tutti attirò la sua attenzione, Samir, giovanissimo algerino dai lunghi capelli neri e dallo sguardo attento, un po’ spaesato ma impaziente di dimostrare il suo valore in campo: si rivedeva un po’ in lui, ai suoi esordi, e gli fece una grande tenerezza. Gli si avvicinò presentandosi: «Ciao, io sono Gioele, benvenuto nella grande squadra della Sirio».
«Grazie» rispose il ragazzo «ti ho seguito moltissimo e mi piace come giochi, peccato il tuo infortunio, sei stato veramente sfortunato ma sono sicuro che ripartirai alla grande».
Ed ecco il mister, Franco Ramirez, entrare nello spogliatoio. Lui conosceva bene i suoi ragazzi, i loro difetti e le qualità, erano ormai tre anni che li allenava supportato da Ivan, il preparatore atletico russo. Eccolo anche lui raggiungerli. Non avrebbe mai dimenticato, Gioele, il giorno in cui lo conobbe, quando arrivò alla Sirio con Ramirez, e quanto lo odiò all’inizio per i tour de force cui li sottoponeva.
Non dava loro tregua, era martellante, sempre pronto a riprenderli per ogni errore… se sbagliavi dovevi ripetere, ripetere fino all’esasperazione… Solo dopo comprese quanto il suo metodo fosse importante per la loro preparazione.
Un breve discorso di rito del mister, come era nella sua consuetudine: «Bene, siamo tutti qua per un nuovo inizio di campionato, quest’anno dovremo fare l’impossibile, come sempre, ed essere i migliori per noi stessi e per tutti coloro che credono in noi. E adesso andiamo!».
Che personaggio! Certo di poche parole ma di molti fatti, sempre disponibile, pronto a sostenerli verso tutti, ma anche rigoroso nel riprenderli quando non rispettavano