Scritti per l'Urbanistica
Di Matteo Tusa
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Anteprima del libro
Scritti per l'Urbanistica - Matteo Tusa
Giorgia
INTRODUZIONE
Il presente volume contiene alcuni articoli che a fine anni ’80 ho scritto per la rivista Siciliatempo
, rivista a diffusione regionale molto letta e apprezzata, che fu pubblicata fino alla morte del suo Direttore ed Editore, il compianto Dott. Mario Grispo.
Nel mettere ordine al server di studio, ho avuto modo di rileggerli, e ho considerato che sono ancora attuali.
Anche perché in quest’ultimo ventennio, l’Urbanistica è quasi scomparsa tra i cittadini comuni, che dovrebbero essere i principali attori nei processi di pianificazione, in quanto anima
delle città.
Resta qualcosa tra gli accademici e gli studenti, ma prevalentemente…in inglese e tra circoli ristrettì.
Faccio coincidere l’oblio dell’Urbanistica, all’avvento del Berlusconismo
, e cioè da quando è diventato uso comune e mentalità corrente, che in Italia tutto e permesso e anche se esistono le regole, queste possono non essere rispettate, tanto arriva sempre un…condono, che sistema tutto, in special modo, per quel che ci riguarda, in materia d’abusivismo.
Non c’è da meravigliarsi dunque se l’intero territorio italiano versa in precarie condizioni da moltissimi punti di vista.
In questi ultimi anni, si è sentito parlare di Smart City
di riammagliare
le periferie, e ancor più lontano nel tempo di piani perequati
.
Non credo di dimenticare cos’altro è stato fatto.
In uno di questi articoli ricordavo che per esempio l’Assessorato competente in Sicilia che (ha autonomia legislativa in Urbanistica) prima di chiamarsi al Territorio ed Ambiente
, sin dalla sua nascita si chiamava allo Sviluppo Economico
.
Ciò vuol dire che i politici fondatori della Regione Siciliana sapevano che senza un Urbanistica corretta, programmatoria e regolarizzatrice non può esserci sviluppo economico.
L’uso del territorio e in esso le città va regolamentato per lo svolgimento di una vita tranquilla, sana ed equa.
Il Territorio e le Città sono un Bene Comune, e come tali devono essere custoditi ed amministrati.
Mi piace ricordare che lo ius possidaendi non contiene in se lo ius aedificandi
: il diritto di proprietà sancito dalla Costituzione, non comporta automaticamente il diritto ad edificare: questo appartiene alla Collettività che lo amministra attraverso i suoi organi rappresentativi.
Preciso che non ho voluto rivedere gli articoli che seguono proprio per lasciar loro quel senso di vintage
che emanano e che purtroppo mostrano che a distanza di trent’anni…nulla è stato fatto per migliorare le condizioni di vita nelle nostre Città e nel Territorio italiano.
M.T.
1) PER UNA URBANISTICA CHE NON SIA SOLO VINCOLI
¹
In Italia, la grande richiesta di abitazioni nel periodo della ricostruzione post-bellica; seguita dalla notevole espansione edilizia generata dal boom economico degli anni Cinquanta, nascose il problema della salvaguardia dell'ambiente. Infatti, la legislazione urbanistica precedente agli anni Settanta parlava di «verde» nel senso di zone agricole o con particolari valori paesaggistici da proteggere. Non era cioè contemplata la possibilità di una programmazione organica della difesa e del miglioramento delle bellezze naturali.
Peraltro le indicazioni sul rispetto della natura furono ampiamente disattese dallo sviluppo indiscriminato delle città (causato dal considerevole incremento demografico e dal fenomeno dell'urbanesimo), dal proliferare delle seconde case e dalla localizzazione incontrollata di industrie che, fra l'altro, non adottarono misure preventive contro l'inquinamento causato dai residui nocivi della produzione. Il territorio nazionale fu saccheggiato come se la natura fosse un bene inesauribile.
Le conseguenze, a volte disastrose, di questo atteggiamento hanno fatto sì che negli ultimi anni si sia sviluppata una sensibilità nuova nei confronti dell'ambiente e il successo dei «Verdi» alle ultime elezioni politiche ne ha dato un'eloquente testimonianza. Questa sensibilità è supportata da una coscienza civica che si è andata diffondendo gradualmente, determinando un interesse per il bene comune prima molto scarso.
D’altra parte, i rischi di gravi dissesti ecologici hanno assunto toni allarmanti, come attestano, per esempio, gli studi del Worldwatch Institute di Washington, la prestigiosa organizzazione che ogni anno elabora un rapporto sullo stato del pianeta adottato da quattrocento università americane. Il rapporto 1988 del Worldwatch Institute fa una diagnosi preoccupante della «salute» della terra: l'inquinamento