Elezioni 2013. Sconfitto l'ambientalismo politico, quale ecologia in Parlamento. Le analisi dalla rete.
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Anteprima del libro
Elezioni 2013. Sconfitto l'ambientalismo politico, quale ecologia in Parlamento. Le analisi dalla rete. - Emanuele Bompan
Gli ebook della Rete dei giornalisti per l'ambiente
Sede: Google+
Autori:
Emanuele Bompan, Peppe Croce, Stefania Divertito, Sergio Ferraris, Andrea Fontana, Marco Fratoddi, Luigi Gaudio, Guido Grassadonio, Marco Pagani, Andrea Paracchini, Marina Perotta, Maria Ferdinanda Piva.
ISBN 978-1-300-81477-1
Prima edizione: marzo 2013
Quest’opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported.
Attribuzione: È necessario attribuire l’opera nel modo specificato dall’autore
Non Commerciale: È vietato qualsiasi uso commerciale dell’opera
Non opere derivate: È vietato modificare, trasformare o usare quest’opera come base di partenza
Per un ambientalismo internazionale
Emanuele Bompan
Avendo seguito da sempre questioni ambientali dagli angoli più impensabili del pianeta, dalle sabbie bituminose in Alberta, ai negoziati del clima in tutte le sue tappe, passando per la Blue Economy in Bhutan e le politiche ambientali cinesi, ho sempre avuto il privilegio di avere una visione globale delle questioni climatiche ed ambientali che interessano la nostra Terra. Ed ho sempre seguito – più come lettore – con interesse l'intricata questione ambientale italiana, dall'ecomafie alla questione del dissesto idrogeologico, dai movimenti per l'acqua ai referendum di Milano per l'ambiente, dal nucleare alla questione dell'Ilva.
Problemi di scala variabile con al centro sempre la medesima questione: come si può vivere in maniera sostenibile, preservando la nostra qualità della vita (non legato ai consumi, ma alla sicurezza e alle garanzie minime date dalla vita democratica), in rispetto degli animali e della terra, limitando il nostro impatto sul global change in atto? Questioni enormi, purtroppo troppo spesso nelle ultime pagine dei giornali, dell'agenda politica, o rilegati in trattati oscuri e poco divulgati.
Mancanza ancora più grave al variare della scala del problema, al suo crescere. Forti forse di un supposto campanilismo, gli italiani più consapevoli sono attenti ai problemi not-in-my backyard, alle questioni locali, come inceneritori, inutili autostrade, suoli contaminati, piccole e grandi mafie che hanno divorato il nostro territorio.
Eppure man mano che ci si allontana dal nostro centro di vita geografico, l'attenzione del pubblico scema, fino quasi a scomparire quando si parla di terre lontane eppure interfacciate alla nostra esistenza.
Già l'Europa con le sue fondamentali direttive sembra troppo lontana, non notiziabile, difficile da capire (e lo deve essere, difficile, le semplificazioni sono spesso menzognere o falsificatrici), anche per gli addetti ai lavori, persino – o sopratutto – ai politici stessi. Non parliamo delle reti sovranazionali di gruppi di interesse (ambientalisti, green corporation, movimenti politici transnazionali) sono sempre state snobbate dall'ambientalismo italiano recente. Penso alla debolissima visibilità del lavoro dei Verdi Europei, alla mancata presenza di esperti environmental policy maker italiani dentro la Commissione Europea, alla totale disattenzione della stampa ai negoziati internazionali e alle questioni energetiche di scala globale. La vecchia politica italiana e il suo mondo di think tank, rispetto ai nostri colleghi inglesi o americani è rimasta molto indietro.
Essendo un geografo per professione (oltre che giornalista) ed uno storico per passione, tendo sempre ad affrontare le questioni da una prospettiva di tipo storicista. Se infatti prendiamo il periodo 1988-1995 scopriamo un'Italia politicamente attiva sulle questioni ambientali a scala transnazionale. Dal movimento del nucleare, al partito dei verdi attivissimo in mezza Europa, passando per l'ENEA di Umberto Colombo, che seppe