La leggerezza del piombo
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Info su questo ebook
Un viaggio interiore, che conduce il lettore in um mondo ai più sconosciuto, dove il senso dell'equilibrio e dell'armonia si scompone e si ricompone in una continua trasformazione.
Diletta Ceccherini nasce a Pistoia nel 1982, aiuta gli altri a ricercare parole e linguaggi, dopo anni in cui parlare e comunicare è stata sempre una grande difficoltà.
La leggerezza del piombo è il suo libro d'esordio.
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Anteprima del libro
La leggerezza del piombo - Diletta Ceccherini
Diletta Ceccherini
LA LEGGEREZZA
DEL PIOMBO
Copyright 2019 © Diletta Ceccherini
Tutti i diritti riservati
ISBN:
Impaginazione e grafica: Arcadia Press
http://www.arcadiapress.eu
email: info@arcadiapress.eu
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Indice
Copertina
Frontespizio
Copyright
La leggerezza del piombo
1 - Quando il piombo decise che pesare pesava
2 - Un piombo di nome Petra
3 - Il piombo smentisce la legge di Archimede
4 - Quando il piombo conobbe la filosofia.
5 - Ciao Nonno…
6 - Donatella detta Dona
7 - Mancano ancora due ingredienti
8 - La leggerezza del piombo
9 - Il genere neutro del piombo
10 - La dottoressa dell’anima, Freud accidenti a te…
11 - La dottoressa del corpo
12 - Sotto la lente di ingrandimento il piombo è traforato
13 - Non dualità di mente e corpo
14 - Abbandoni
15 - Luna
16 - Le tre esistenze passato, presente, futuro
Post scriptum: giù la maschera.
Titoli di coda, attori e ringraziamenti
LA LEGGEREZZA
DEL PIOMBO
Alle ragazze, alle giovani donne, alle donne
che del corpo hanno fatto la gabbia dell’anima
"…Nella vita possono esserci bufere e notti buie, ma se riesci a superarle, più profonda sarà la sofferenza, più splendente sarà la luce del mattino della felicità.
La persona che sarà stata più triste splenderà di felicità più di tutti…"
Daisaku Ikeda
Date parole al vostro dolore; il dolore che non parla sussurra al cuore troppo gonfio e lo invita a spezzarsi.
da Macbeth
di William Shakespeare
CAPITOLO 1
Quando il piombo decise che pesare pesava
Questa è la storia del piombo, un metallo pesante, che un giorno decise che la propria pesantezza era divenuta insopportabile, talmente insopportabile da determinare di modificare la propria natura. Il mio peso mi farà affogare
Pensò Per sopravvivere dovrò diventare leggero
.
In fondo non l’aveva scelto lui di nascere piombo, non decideva lui di avere quel macigno sul cuore, chi lo aveva creato non si era posto minimamente lo scrupolo di dar lui un così alto peso specifico.
Guardava le farfalle e pensava a quanta fortuna risiedesse in quel volo leggero. Invidiava quel facile battito di ali.
Perché era nato proprio in quel luogo, si domandava, perché nessuno gli avesse chiesto se preferisse essere pesante e forte o magari nascere fragile e leggero?
La verità che il piombo non sapeva, era che quella da lui definita forza, era solamente il frutto di una scorza che nel tempo si era creato attorno, non era forte, era soltanto duro. Ogni minima crepa che si creava in quel guscio, in quella protezione, generava un aumento del peso sul cuore; il piombo richiudeva inconsapevolmente la crepa e si faceva sempre più duro e sempre meno forte. Si appesantiva proporzionalmente alle cose a cui rinunciava, alla chiusura verso il mondo, ma soprattutto alla perfezione ricercata in ogni ambito dell’esistenza.
Era perfettamente rotondo, non superava mai i limiti consentiti, se la sua pesantezza gravava sul cuore di qualche altro materiale lui si allontanava, aveva buoni amici ai quali mostrava solo la propria forza illusoria. Nessuno sapeva del macigno sul cuore, non lo poteva mostrare, se lo avesse fatto, sarebbe stato costretto a vederlo pure lui e si sarebbe accorto di essere soltanto duro e non forte.
Si dice che da piccolo avesse paura di molte cose, ma quella che più lo terrorizzava fosse l’abbandono, pare che una maestra elementare avesse chiamato i costruttori del piccolo piombo ed avesse detto loro, è un piombo di rara fattura, ma già così piccolo teme la morte, parla della morte, cercate di alleggerirlo perché è troppo piccolo per essere così pesante! Solo chiacchiere, ricordi della sua costruttrice sbiaditi e confabulanti, ma quale paura dell’abbandono, lui aveva sempre fatto da sé, anzi più stava solo meglio si sentiva. Be' ad eccezione di qualche inezia, il terrore di dormire da solo in casa fino alla maggiore età, tollerare frustranti e dolorosi legami con materiali dell’altro sesso pur di non restare solo, rinunciare ad un posto di lavoro lontano da casa per paura di non sostenere la distanza dal suo mondo…insomma piccole cose.
Per non farla troppo lunga arrivò un giorno, dopo una serie di eventi nefasti, uno di quei giorni nella vita di un materiale dove si deve decidere se restare così come siamo o cambiare, un giro di boa nella regata, ecco proprio un giorno di determinazione. Lui determinò, determinò che quella pesantezza doveva finire, che si sarebbe alleggerito fino a volare come le farfalle, che avrebbe vinto tutta la maledetta forza di gravità che lo schiacciava a terra (come gli astronauti sulla Luna), decise di perdere peso.
Piccolo sciocco piombo, convinto che per togliere il macigno sul cuore bastasse eliminare peso, se avesse chiesto consiglio… Forse doveva fare il giro del mondo nell’oscurità per capire che si deve iniziare dalle cause e non dagli effetti. Incontrare una buona medicina che lo guarisse.
Tornando a quel giorno, il piombo decise che per alleggerirsi dovesse fare una cosa difficile ma possibile, che richiedesse costanza e disciplina, in una data e in un tempo che non hanno spazio e dimensione il piombo decise di smettere di mangiare.
CAPITOLO 2
Un piombo di nome Petra
Colpo di scena nella storia, che noia pensare ad un materiale grigio e tondo, diamo colore e forma al protagonista, collochiamolo in una cittadina e iniziamo il percorso di alleggerimento.
Petra aveva 18 anni, era bellina, ma non bella, era simpatica ma non divertente, era intelligente ma non brillante e si potrebbe continuare per ore a definire cosa fosse ma non a sufficienza.
Ovviamente nessuno la definiva così, era tutta farina del suo sacco, che poteva pensare di se stessa una fanciulla con il cuore oppresso dal peso del piombo? Viveva in una cittadina di provincia, dove tutti conoscono tutti, dove le persone spesso si dividono in base a schemi come la scuola frequentata, la compagnia con cui ci si ritrova e dove ci si ritrova, quelle categorie sociologiche basate su scatole prive di contenuto.
Petra frequentava il liceo scientifico, era brava, ma per esserlo studiava ore su ore, non aveva la capacità di imparare in modo intuitivo come la sua migliore amica Donatella detta Dona. Petra non aveva nemmeno la capacità di viaggiare sulla media sufficiente, lei doveva avere voti alti, doveva eccellere per sentire quel peso ridursi e perciò studiava ossessivamente. Lei una delle più brave della classe, un giorno della quarta superiore, decise di smettere di mangiare.
Ma come era arrivata a maturare una cosi saggia determinazione?
Petra aveva una storia difficile, ma non tanto più difficile di altre storie, non raccontiamo bugie, non era di povera famiglia, non era malata, non le era mancato nulla per fare una vita dignitosa.
Magari sì, veniva da una famiglia complicata, piena di doveri, pervasa dal senso di colpa che si passava come la palla nel football, un terreno esplosivo come quello dei vulcani, ma nulla più.
Certo se si nasce con qualche strato di pelle in meno, si sente tutto di più, il bene ed il male, il peso e il senso di colpa, se la pelle non protegge adeguatamente bisogna correre ai ripari e Petra aveva sopperito creandosi una bella scorza dura. Era forte, lo era sempre stata, talmente tanto forte che sembrava dura. Probabilmente era dura più che forte, ma lei non lo sapeva, millantava nel suo mondo capacità di fronteggiare qualsiasi cosa, problemi, responsabilità, dolori erano