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La Solitudine degli Dei
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La Solitudine degli Dei
E-book111 pagine1 ora

La Solitudine degli Dei

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Info su questo ebook

Una favola distopica ambientata in un futuro distante che ricorda il passato mitologico in cui il Bene e il Male, personificati nelle figure antiche degli ultimi Dei, umani solo nell'aspetto, si contrappongono in una lotta silenziosa. La Domanda alla Vita, inseguita sin dall'inizio della storia, troverà una soluzione? Si deve fare attenzione a ciò che si chiede. Le risposte possono essere molteplici, perché non esiste una sola verità.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ott 2012
ISBN9788867515585
La Solitudine degli Dei

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    La Solitudine degli Dei - Miso Sabrina

    Sabrina·Miso

    La solitudine degli Dèi

    Youcanprint

    Self-Publishing

    Copyright © 2012

    Youcanprint Self-Publishing

    Via roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    Tel. 0832.1836509

    Fax. 0832.1836533

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Titolo | La Solitudine degli Dèi

    Autore | Sabrina Miso

    Illustrazione di copertina | Alessandro Castellani

    ISBN | 9788867515585

    Prima edizione digitale 2012

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941

    "E il Signore si pentì

    di aver fatto l’uomo sulla terra

    e se ne addolorò in cuor suo."

    Genesi 6,5

    Prologo

    E la vecchia cantava la storia che non deve essere dimenticata.

    Attorno al fuoco, la sua voce risuonava.

    "Cento anni hanno dormito,

    nel buio umido della terra.

    La natura li ha protetti, rigenerati,

    li ha riconosciuti come suoi figli.

    Ma essi l’hanno ingannata.

    Né vivi né morti,

    parassiti che si nutrono della vita.

    Celati in sembianze umane,

    il loro potere è vasto e oscuro.

    E dopo cento anni,

    sono tornati in cerca del sangue.

    Ne hanno bisogno,

    il loro corpo langue.

    Essi che sono Dio nelle vesti di Lucifero,

    la Morte con un viso d’Angelo.

    Coloro che erano i più temuti,

    i più amati, i più pregati.

    Ma in un mondo disabitato,

    anche un Dio perde importanza.

    Perché non c’è più nessuno

    a venerarlo, a temerlo e a nutrirlo.

    E’ la condanna per la lascivia

    con cui hanno sperperato il dono della vita.

    Morti che camminano,

    soli e per sempre assetati."

    I

    Doveva fermarsi. Anche se non poteva vedere il cielo, sapeva che presto il Sole sarebbe tornato spietato a invadere il mondo e non poteva rischiare di trovarsi senza riparo quando sarebbe accaduto. Strinse il mantello attorno alle spalle e passò un lembo sulla testa. Gli alberi crescevano rigogliosi e selvaggi, i rami così inestricabilmente aggrovigliati da formare una volta naturale compatta che impediva il filtrare della pallida luce della Luna. I suoi occhi erano abituati al buio sterile della notte, e si muoveva sicuro, sfiorando appena i tronchi degli alberi nascosti nell’oscurità.

    Quel luogo offriva una buona protezione, ma non sarebbe bastata. Ogni giorno bastava sempre meno. Ricordava che un tempo avrebbe potuto resistere al furore rovente dei raggi, ma non sapeva dire con esattezza quanti anni fossero passati dall’ultima volta in cui era riuscito a camminare in pieno giorno.

    Sfilò una mano da sotto il mantello e la pose sul tronco di un albero. Le lunghe dita bianche somigliavano penosamente a esili steli contro la massiccia corteccia scura della quercia. Sentì la linfa vitale scorrere forte sotto la pelle, e capì di aver scelto bene. Si inginocchiò e iniziò a scavare velocemente, le unghie affilate che affondavano nel duro terreno con estrema agilità. In poco tempo, ai piedi del tronco vi fu una fossa circolare profonda un metro, in cui si intravedevano le punte delle radici. Tornò a infilare le mani sotto al mantello, gettando uno sguardo tutto intorno, poi con un balzo leggero entrò nella buca. Prima di accovacciarsi, spinse la terra alzata poco prima sopra di sè, fino a ricoprirsi del tutto, e lentamente iniziò a piegarsi su se stesso. Sempre di più, assumendo la posizione fetale, avvolto nel mantello come in un bozzolo nero, i piedi nudi a contatto con le radici, la testa contro le ginocchia, sparì nell’oscurità.

    Il giorno scorreva lento. Voleva riposare, ne aveva bisogno, ma non riusciva a dormire. Le radici si avvilupparono delicate ai suoi piedi, e si collegò al flusso vitale della quercia. Il suo spirito entrò in essa, salì e salì, fino in cima, raggiungendo la punta di ogni singola foglia, e fu come sentire di nuovo il Sole sulla pelle. Il calore non più un nemico, la luce portatrice di vita e nutrimento.

    Una tristezza profonda gli calò sul cuore e il nero che vedeva di fronte a sé lo avvolse. Rimpiangeva l’uomo che era stato e odiava ciò che era diventato. Avrebbe voluto poter rimanere lì per sempre, fondersi in un unico essere con l’albero che ignaro gli stava già offrendo la sua vita. Avrebbe rinunciato al suo corpo e alla sua mente, ma avrebbe guadagnato un’esistenza quasi infinita, priva di pericoli ed emozioni, scandita da ritmi semplici e ripetitivi.

    Si irrigidì, in preda al panico. Doveva resistere, doveva continuare a cercare, lo aveva giurato quando si era risvegliato. Sarebbe potuto rimanere nel ventre umido e freddo della Casa con gli altri fratelli che avevano scelto di non svegliarsi più, ma lui aveva deciso che era più importante trovare la Risposta. L’oblio per Cam non era mai stato una scelta. Era stato uno degli ultimi a chiudersi nel terreno, contrario a quell’esilio nel buio, vuoto e inutile.

    Quando si era risvegliato, aveva trovato un corpo più vecchio, più spento. Poteva di nuovo muovere le gambe, ma erano più magre e meno veloci di come le ricordava. Poteva di nuovo respirare, ma il petto si allargava con più fatica per far entrare l’aria. Poteva di nuovo vedere il cielo, ma sarebbe stato per sempre una distesa nera, illuminata da minuscoli puntini opalescenti, lontani come echi di sogni di cui rimaneva solo un vuoto ricordo. Sentiva che la vita non sarebbe più stata quella di un tempo, e aveva preso la sua decisione.

    Cam era vissuto a lungo. Aveva assistito al tramonto di innumerevoli generazioni umane, osservando il mondo cambiare anno dopo anno per adattarsi a una società sempre più caotica e dilagante. Aveva camminato sulla terra senza fatica, spostandosi lungo interi continenti come un fantasma, tra la gente ignara della sua presenza. Aveva nuotato fin nelle profondità oceaniche, al fianco di creature antiche nascoste nella notte infinita degli abissi. E aveva assaporato la dolcezza della vita sciogliersi sulle sue labbra.

    Cam era vissuto a lungo, e come gli altri della sua specie aveva portato la morte sul suo cammino. Se ne era reso conto troppo tardi, e forse troppo tardi aveva deciso di porre rimedio.

    Durante il Risveglio, in quel torpore che lo riportava al mondo, aveva trovato lo scopo che avrebbe mosso il suo cammino. Era stata una decisione solitaria, e ormai non restava quasi nessuno con cui potesse condividerla. Molti fratelli avevano commesso l’errore di lasciare la Casa senza adeguate protezioni e avevano trovato la morte nei raggi letali del Sole. Altri avevano trovato riparo sotto alberi rigogliosi e non avevano più fatto ritorno. Altri ancora erano semplicemente rimasti nella terra protetta della Casa, senza uscirne più. Era solo uno colui che ancora deteneva il potere tra di loro, solo uno che portava ancora avanti la missione di perseguimento della specie: Enoch il vecchio. Si diceva fosse l’unico sopravvissuto della Seconda Generazione, nato in tempi remoti e mutato per mano di uno dei primi della loro specie, poi scomparso nelle nebbie del tempo. Sebbene nessuno di loro avesse più un aspetto giovane, Enoch sembrava antico quanto la Terra. Una figura così esile da sembrare evanescente, la pelle sottile, tirata sugli zigomi al punto da sembrare trasparente, sotto cui le vene blu disegnavano diramazioni sfocate. I capelli gli cingevano il capo in un perfetto semicerchio e ricadevano in lunghe ciocche leggere, limpide come la neve, sulla schiena. La sua potenza era perfettamente celata dietro l’aspetto ingannevole di quel vecchio corpo. Cam lo teneva a distanza, limitandosi a fare rapporto quando gli veniva richiesto, e l’esito era sempre lo stesso: nessuna traccia di vita umana. Cam avrebbe riferito lo stesso anche se avesse trovato qualcosa, e ogni volta che era in partenza sperava sempre, disperatamente, di tornare con una bugia.

    Giorno dopo giorno, senza tregua, Cam perlustrava i territori intorno alla Casa, cercando di allontanarsi quanto più possibile permettevano la durata della notte e i boschi circostanti, e potevano passare anche settimane prima che facesse ritorno. Camminava dal tramonto all’alba, sentiva attraverso le piante durante il giorno. La ricerca continuava senza che riuscisse a percepire forme di vita come ne esistevano duecento anni prima. Solo qualche animale di taglia inferiore, insetti e piccoli pesci, sopravviveva. Molte specie si erano estinte quando ancora l’uomo dominava la Terra, ma dopo che Loro si rivelarono e la Caccia ebbe inizio, ci volle poco perché tutti gli animali sparissero dal pianeta, seguiti inesorabilmente dalla razza umana.

    Cam non poteva permettere al suo corpo di fermarsi prima di aver trovato la Risposta. Nutriva nel profondo la speranza che qualche essere umano fosse sopravvissuto in quel mondo deserto. Continuava a ripetersi che qualcuno

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