Predatori: trilogia dei misteri terreni-capitolo 3-
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LE VICENDE APPARTENENTI AL PASSATO, DA TUTTI FINO AD ORA CONOSCIUTE, SONO SOLO UN’UTOPIA PRECONFEZIONATA, UTILE AD AMMAESTRARE LE MASSE PRIMA DELLA FINE.
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Anteprima del libro
Predatori - Fabio Panebianco
RINGRAZIAMENTI
CAPITOLI 1/5
IL POPOLO DELLA NOTTE
titolo: PREDATORI
scrittore: FABIO PANEBIANCO
Didascalia...
CAPITOLO 1
06 APRILE 402 D.C.
Ore 18.06
Ormai sta calando il sole sull'improvvisato campo di battaglia: i visigoti sono stati quasi completamente sterminati e Pollentia ritorna proprietà dell'impero. La strategia, adottata dall'esercito romano invasore, ha messo alle strette i possenti barbari di Alarico: dopo una giornata di scontri, senza esclusione di colpi, le legioni hanno accerchiato i padroni di casa sul monte san Vittore, un luogo panoramico a picco sul fiume Tanaro. La lotta è diventata una carneficina quando, ormai allo stremo delle forze, gli scudi della fanteria romana sono avanzati: i padroni di casa, rimasti senza via di fuga per battere in ritirata, han subito così l'amara sconfitta.
Successivo allo scontro diretto, il comandante Stilicone è riuscito ad entrare nell'accampamento avversario: consapevole della vittoria meritata, ha perlustrato con due sottoposti l'accampamento ricco di bottini, trafugati agl'avversari delle battaglie precedenti. Mentre ancora si aggira curioso tra le tende, in cerca di oro e gioielli, nota una particolarità insolita che attira la sua attenzione. Il giorno precedente ha imposto un ordine, prima dello scontro, ai suoi uomini, e pare non sia stato rispettato: <
Uno dei due legionari al suo fianco, nonostante il grado più basso, risponde in completa confidenza: <
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Il sottoposto, non convinto, guarda di sbieco il superiore ed azzarda ancora: <
Stilicone, ormai stufo e stanco della battaglia, sbuffa con energia: mettendo in evidenza la stanchezza fa penzolare con sarcasmo le braccia davanti al soldato. L'altro centurione non fiata: ha capito benissimo, prima del discorso, dove vuole arrivare il più alto in grado.
<
Maximus, dopo la replica poco piacevole, si mette sugl'attenti e si congeda, allontanandosi velocemente per non rischiare di dover portarsi altri incarichi con se. L'arroganza nei confronti dell'imperatore romano, del nuovo regno d'occidente, è giudicata da lui fuori luogo, soprattutto per il fatto che Onorio è solo un bambino a cui è stato affidato prematuramente mezzo impero. Le sue scelte, purtroppo, sono in mano a consiglieri ed a infami come Stilicone, ovvero carrieristi che tengono solo al potere ed alla loro gloria personale.
<
conclude Stilicone, arrivato dinnanzi alla tenda del guerriero, capo dei visigoti. Il secondo soldato si allontana, lasciando il comandante entrare indisturbato nella tenda.
Il superiore, varcando la stanza, si toglie immediatamente l'armatura e si avvicina ad un catino, situato centralmente in quella camera da campo: dopo aver sciacquato la faccia, si asciuga con un panno bianco, accostato a fianco. Con ancora il telo al collo osserva intorno l'arredamento trascurato della sua momentanea dimora; successivamente, con spavalderia, gonfia il petto inorgoglito di essere cittadino romano e commenta: <
Si avvicina successivamente ad una sedia decorata, simile ad un rudimentale trono, l'unico oggetto degno del suo sguardo. Mentre si abbandona alla stanchezza, ode uno scricchiolio alle spalle, ma i riflessi sono ormai troppo lenti per voltarsi istantaneamente. Senza rendersene conto, due mani afferrano le sue braccia immobilizzandolo e scaraventandolo a terra.
Appena alza lo sguardo, mette a fuoco il responsabile di quell'incursione senza preavviso. Di fronte trova un giovane individuo, che l'osserva con uno sguardo penetrante: le pupille, color dell'oceano, lo squadrano glaciali, mentre la bocca semiaperta non scandisce alcun suono.
<
Lo sconosciuto, al posto di rispondere, rimane immobile con il viso sorridente: successivamente con un balzo si fionda di nuovo contro, addentandolo ferocemente al collo. Stilicone rimane immobile, con gl'occhi persi nel vuoto, come se avesse smarrito l'uso dei muscoli di tutto il corpo.
L'aggressore, dopo circa una trentina di secondi, si rialza con la bocca ancora grondante di sangue del romano e, asciugandosi con il palmo della mano, commenta: <
<
romani>>.
CAPITOLO 2
04 AGOSTO 1151 D.C.
Ore 22.43
La recita dei salmi rimbomba all'interno delle mura della chiesa: presso un piccolo paesino, ai piedi delle montagne, un gruppo di crociati è radunato in preghiera. La struttura, edificata presso il minuto borgo, è stata costruita per volere dei cavalieri Templari anni prima. La decisione, riguardo il luogo di culto isolato dai grandi centri popolati, non riguarda lo sfoggio della gloria di Dio a favore dei pochi fedeli di montagna: il reale motivo racchiude un'utilità ben più pratica, ovvero l'esigenza di un tetto a disposizione dell'ordine, in un punto strategico dove i monaci guerrieri possano radunarsi durante il viaggio verso la Francia, sostando la notte in caso di orario tardo, prima di proseguire il cammino verso il valico dell'Agnello.
I guerrieri sono adesso disposti di fronte all'altare, tutti in ginocchio: nella cerchia dei presenti ci sono un po' tutte l'età, ognuno di loro chiede perdono e inneggia canti al supremo Signore, loro guida e unico vero consigliere in quel periodo buio, nel quale ha avuto fine la seconda crociata senza successo.
Nonostante sia notte fonda, e la forte stanchezza incomincia a farsi sentire, il gruppo non si scompone, continuando imperterrito nella preghiera; nel bel mezzo del raccoglimento, quando ormai ognuno di loro è assorto nel rito canoro, un rumore alla porta rompe l'intonata melodia, richiamando i membri con i mantelli bianchi alla circospezione.
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<
I colpi diventano sempre più insistenti e forti, fino al punto di provocare evidenti vibrazioni al portone in legno: Pietro, senza tanti convenevoli, sguaina la spada e ribatte al superiore con gran foga: <
L'anziana guida non risponde, alzando lo sguardo fa un cenno di assenso, ben visibile a tutti i compagni, nell'imitare il ragazzo: ognuno simultaneamente estrae la nobile arma, creando magistrali giochi di luce nella penombra, grazie alle lame perfettamente lustrate.
<
giustizia, verso i profanatori della sua casa>>, commenta il capo dei Templari, pronto a dar battaglia a chi ha osato oltraggiare la chiesa con arroganza.
Dopo pochi istanti non si ode più alcun rumore: Geremia allunga la mano sulla folta barba e ragiona; spalanca poi gl'occhi e abbassa il tono della voce, comunicando il dafarsi ai suoi uomini: <
Il gruppo di mantelli bianchi si avvicina lentamente, mantenendo le orecchie attente al minimo rumore. Quando sono ad un passo dalla serratura, la porta viene completamente sradicata dai cardini, come fossero stati di burro, travolgendo tre guerrieri, in quel momento più vicini degl'altri all'uscita.
Con mano alla spada, i monaci si preparano a dare battaglia agl'intrusi, Pietro si butta per primo nella mischia, contro gl'invasori senza ritegno.
Incredibilmente gl'avversari non sono muniti di alcuna arma e, senza problemi, si avventano contro i crociati ad una velocità impressionante. Anche gl'altri cavalieri avanzano nella mischia mentre il comandante, più arretrato, osserva l'evolversi della battaglia, cercando di capire chi sia il nemico di fronte.
Gl'intrusi, invisibili come ombre, scavalcano privi di difficoltà gl'avversari: senza rendersene conto tutto il gruppo di esperti guerrieri, con la croce rossa sul petto, viene trucidato in una manciata d'istanti, simile ad una pila di carte da gioco cadute a terra dopo essere state innalzate per la realizzazione di un fragile castello.
Geremia assiste, rimanendo di stucco alla negativa evoluzione: è senza parole, alla fine, nel riconoscere ogni suo uomo steso al suolo e barbaramente ucciso.
Il branco di sanguinari, ormai a strage conclusa, si raduna intorno al superiore con la spada ancora sguainata, sistemandosi in cerchio e squadrandolo come prossima preda da adescare.
Uno solo degl'invasori si avvicina poi al crociato mostrando un fiero sorriso, dal quale si scorgono i canini più pronunciati del normale: <
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Dalla ferita sgorga fuori il liquido vitale, in parte sul pulito mantello bianco, imbrattandolo tutto di rosso fuoco. Il servo di Dio rimane di pietra, sarebbe stato dissanguato se il suo aggressore non si fosse fermato.
<
Geremia, come ipnotizzato, fissa il vuoto e lento risponde al giovane carnefice: <
<
Geremia non si pronuncia ma, prima di una reazione estrema nei suoi confronti, uno degli intrusi si fa avanti e interviene: <
Al finire della frase, entra un nuovo individuo nella basilica, il quale raggiunge gli assassini adesso sistemati di fronte all'altare. Il personaggio appare vestito in modo insolito: un lungo mantello nero addosso copre il fisico e lunghi capelli celano in parte il volto.
Prima di parlare alza lo sguardo verso il crocifisso e commenta: <
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<
Al finire della frase, Geremia sembra tornare in se e replica: <
Il giovane sanguinario, agl'ordini dell'ambiguo personaggio, dopo l’intervento si avventa di nuovo sul crociato e assorbe in pochi secondi tutto il liquido vitale rimasto, abbandonando poi in terra il corpo privo di vita.
Eseguito l'ordine richiesto dal superiore, il ragazzo si avvicina al suo padrone e azzarda una domanda: <
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CAPITOLO 3
05 AGOSTO 2017
Ore 21.34
La luce solare incomincia a fare capolino dietro le montagne, le antiche mura dei fortini lentamente assumono una nuova moltitudine di colori ruggine, in chiaro scuro, che regalano un fascino impareggiabile al paesino di Vinadio, ambita meta turistica nel periodo estivo.
Nella zona bassa, ai piedi del borgo, un'antica struttura a pianta larga viene oggi sfruttata per i concerti dal vivo: essendo ancora intera la muraglia, su ogni lato, la musica rimane ben contenuta e la dispersione non abbassa la qualità sonora, nonostante l'alto volume dell'esibizioni canore.
Ormai è tutto pronto ed il pubblico aspetta impaziente, di fronte al palco, l'arrivo degl'artisti: nel momento in cui le luci si spengono, nuove ombre varcano la scena, imbracciando le chitarre e prendendo posto davanti alle persone, che circa un'ora prima hanno pagato il biglietto per lo spettacolo.
I fari, sistemati in ogni angolo sopra la struttura, s'illuminano: varie tonalità di colori sgargianti incrociano sui musicisti, i quali incominciano a dare sfogo alla loro bravura; ogni spettatore è in delirio, la passata attesa è ripagata profumatamente dallo scenario offerto e dall'egregia melodia strumentale.
Alla conclusione di ogni pezzo, il cantante e prima chitarra cambia lo strumento a corde, andando a riempire l'aria di un grintoso motivo rock, che incita l'adrenalina ed alimenta una carica incredibile, apprezzata nel modo più assoluto dalla platea scatenata. Al bar fiumi di birra scorrono ininterrottamente ed il sound elettrico si diffonde in tutta la vallata. Nonostante l'aria di montagna, di fronte al movimentato scenario non si sente alcuna frescura: la massa di fan, uno attaccato all'altro, cerca di cogliere ogni singolo istante dello spettacolo in corso.
Mentre la gente eccitata balla e canta, senza fermarsi, priva di preavviso la musica viene interrotta, come se l'impianto abbia smesso di funzionare per un guasto: i musicisti si guardano sbalorditi ed incominciano a controllare i vari collegamenti alle casse. Nel bel mezzo dell'imprevisto sale sul palco uno sconosciuto, dirigendosi a passo lento verso il microfono: persino il cantante resta di stucco nel costatare l'invasione non prevista. L'individuo incurante afferra poi il microfono con disinvoltura e, al posto di usarlo, lo scaraventa in terra provocando un rumore assordante, che rimbomba fastidiosamente tramite gl'altoparlanti: il violento gesto fa dedurre che la corrente non è andata via ma è stata semplicemente scollegata l'alimentazione agli strumenti musicali. Dopo il plateale gesto, l'intruso alza semplicemente le braccia verso il cielo, avvicinando poi i palmi delle mani fino ad unirli di fronte alla massa meravigliata.
Dall'estremo opposto del fortino, due spettatori appoggiati al bancone del bar si drizzano immediatamente e si dirigono verso la porta d'ingresso, serrandola successivamente con una catena insieme ad un lucchetto, abbandonato in terra dopo aver aperto i cancelli. Allo scatto della rudimentale serratura, l'arto destro, del protagonista improvvisato del momento, ruota unendo le dita fino a formare un pugno chiuso.
Nel momento in cui il braccio viene abbassato energicamente, un consistente numero di persone, rimaste nell'ombra al fondo, aggredisce gli spettatori che fino a pochi minuti prima si godevano lo spettacolo: i violenti sanguinari si lanciano contro gl'innocenti inconsapevoli, addentandoli al collo e succhiandogli la linfa vitale.
Urla di dolore fanno eco nella vallata, macchiando di orrore la nottata: il sangue zampilla dalle calde vene gonfie, alimentando la catena di morte sui corpi inermi. Qualcuno riesce a scappare, ma arrivato dinnanzi al portone d'ingresso serrato, si trova in trappola: nonostante le varie prove nel forzarlo, i fuggitivi rimangono impotenti con le spalle al muro. Gli assalitori continuano indisturbati a fare strage, concludendo anche la fuga dei più veloci, come topi in trappola assaliti da bestie feroci.
I cantanti hanno sfoggiato la loro ultima esibizione, anche loro sono rimasti vittime, della morsa mortale, prima ancora di fuggire dalla scena.
Il personaggio misterioso, che ha dato vita al cambiamento di programma, fissa l'evolversi della carneficina: sul viso porta una maschera ed indosso un saio nero assicurato alla vita da un cordone argentato, simile a quello usato dall’ordine dei rancescani. Il cappuccio, di tessuto vile, copre completamente il capo, celando interamente la sua identità.
CAPITOLO 4
06 AGOSTO 2017
Ore 03.21
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Le bambine dormono tranquillamente nella loro cameretta e la moglie, Monica, è al suo fianco completamente rilassata. Persino la temperatura in casa è gradevole: anche se una forte umidità ed il torrido caldo in questi giorni non da tregua, all'interno dell'alloggio il climatizzatore è regolato sul minimo e riesce a mantenere una vivibilità piacevole, consentendo un facile relax in completa tranquillità.
Il ragazzo continua a girarsi e rigirarsi senza successo, sembra incredibile come s'ingigantiscano i pensieri quando il riposo non arriva: a disturbare ci sono anche i piccoli problemi che continuano a ballare liberi nell'aria, invisibili e fastidiosi come fantasmi, ardui provocatori di tensioni che non lasciano spazio alla quiete.
Ormai arreso, il giovane tira su il capo e spalanca gl'occhi: osserva lento il buio intorno a se, sospira poi rumorosamente, provando a rimediare una soluzione al problema, da qualche notte rimasto irrisolto.
Tra un movimento e l'altro, la compagna si accorge del marito ancora sveglio: a causa del sonno leggero si desta voltandosi verso di lui, intuendo immediatamente della veglia non volontaria: <
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Fabio, ormai completamente sveglio, decide di alzarsi. Mentre infila le ciabatte, ribatte ancora alla donna a fianco: <