Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il nuovo e l'antico
Il nuovo e l'antico
Il nuovo e l'antico
E-book165 pagine2 ore

Il nuovo e l'antico

Valutazione: 4 su 5 stelle

4/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

“Il Nuovo e l’Antico” è un sogno lungo tre generazioni, in cui gli incubi della stirpe prendono vita, trascinando nel mondo onirico i personaggi principali, Roderigo e Rinaldo, nonno e nipote. Coinvolti in una guerra tra nani e umani che si combatte sullo sfondo, la vera contesa tra i due ha presto inizio. Dopo il primo, aperto conflitto, il nonno scompare per divenire il costante avversario avvolto nell’ombra. Rinaldo incontrerà un popolo fatato, che gli donerà un riottoso aiutante, Krognoc, più bisognoso di aiuto del suo padrone. Mostri, che incarnano ora l’inconsapevolezza, ora l’inganno e la privazione, tormenteranno i due nuovi compagni di viaggio, sino a che proprio le sofferenze patite non li avranno fortificati in vista dell’ultimo scontro. Là, li attende l’avo, intenzionato a carpire la vita del suo disceso per prolungare la propria, solo poiché non è stato capace di viverla a suo tempo. La storia di ogni uomo che desideri conquistare la propria personalità; la storia di tutti coloro, che tentano d’impedirlo. Il racconto della lotta di un bambino che prova a liberarsi dal giogo tramandato da generazioni. Troverà intorno a sé feroci carcerieri, pronti a tutto pur d’impe- dirglielo. Il riscatto potrà giungere solo unito all’accettazione.
LinguaItaliano
Data di uscita18 gen 2019
ISBN9788867829057
Il nuovo e l'antico

Correlato a Il nuovo e l'antico

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Il nuovo e l'antico

Valutazione: 4 su 5 stelle
4/5

1 valutazione0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il nuovo e l'antico - Francesco Tenucci

    FRANCESCO TENUCCI

    Il Nuovo e l’Antico

    Francesco Tenucci

    Il nuovo e l’antico

    Editrice GDS

    Via Pozzo 34

    20069 Vaprio d’Adda – Mi

    www.gdsedizioni.it

    Ogni riferimento descritto nel seguente romanzo a cose, luoghi o persone sono da ritenersi del tutto casuali.

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Il mio cuore piange,

    mentre la mente lo osserva gelida ed inflessibile.

    A tutti coloro che mi hanno preceduto,

    che possano riposare in pace.

    A tutti coloro che mi seguiranno,

    che possano perdonarmi.

    CAPITOLO I

    Il fuoco

    Il vecchio s’era assiso già da qualche tempo nella sua accogliente poltrona in cuoio borchiato, avvolto nella vestaglia che assomigliava molto a una palandrana, tanto che lo copriva fin oltre le estremità calzate con comode babbucce di velluto rosso.

    I capelli incanutiti gli cadevano in disordine sulle spalle, almeno quelli che gli erano rimasti, lo sguardo perso, fisso ed assorto, le mani ancora forti, aggrappate ai braccioli scuriti. E oltre, le fiamme. Unica illuminazione della vasta sala, si riflettevano negli occhi vitrei che l’uomo non poteva staccare, mentre il suo spirito, unendosi alla loro danza suadente, vagava nella memoria ai tempi remoti della sua giovinezza.

    Sì, adesso sai rivedeva giovane e anche allora i capelli, sebbene ancora castani, gli arrivavano alle spalle. Si stava arrampicando su per un pendio che la pioggia e la presenza di numerosi sassi rendeva particolarmente sdrucciolevole. Si aiutava anche con le mani, dopo che i ginocchi erano stati più volte trafitti e sbucciati da pietre e terra. Camminava a quattro zampe per vincere la forte pendenza, e sudava ed ansimava, nonostante il freddo gelido dell’inverno inoltrato, ma non sentiva la fatica, sospinto dal desiderio di non arrivare tardi.

    La battaglia stava per cominciare ed egli non voleva mancarla.

    All’alba di quella stessa mattina, il Re, lasciata la sua tenda, s’era mosso silenzioso intorno ai bivacchi donde si levavano le volute nebbiose dei focolari morenti. Aveva, infatti, ordinato che i fuochi dell’attendamento restassero vivi per tutta la notte dal momento che il nemico conosceva bene la loro posizione. La brina, però, ne aveva affogato la vita e dappertutto si ergevano dal suolo evanescenti colonne perlacee che si allargavano a pochi metri da terra, stendendo una cortina d’argento sull’accampamento.

    Gli uomini si destavano, movendosi lentamente, intorpiditi e irrequieti, scontenti di dover combattere nella stagione più ostile contro ogni regola e consuetudine bellica. Anche per questo detestavano gli assalitori che li avevano strappati dall’affetto delle famiglie e dal riposo invernale, dopo le lunghe fatiche dell’intero anno. Si limitava a ciò il malanimo che provavano verso il nemico, dato che il sangue non era ancora scorso per abbeverare il mostro dell’odio. Sopito, paziente, attendeva ghignante, certo che, di lì a poco, si sarebbe lautamente saziato e che, dal primo, molti, abbondanti pasti sarebbero scaturiti. Ad ogni macabro convito sarebbe aumentato l’appetito dei combattenti, fino a che la morte non avesse divorato i più, lasciando ai superstiti solo dolore e disgusto.

    Nani dannati!, li maledì il Re.

    Nani dannati…, ripeté, mormorando, il vecchio rimembrante. mentre un ciocco si spaccava al centro incenerito dal bruciore della brace ardente.

    Che dici, nonno?, lo richiamò alla realtà la voce acuta di un ragazzo che s’era avvicinato, inaudito, posando la mano calda di gioventù su quella fredda del maggiore.

    Il vecchio sobbalzò, ritraendosi e scrutando con terrore il volto del giovane che sussultò a sua volta. Lo fissò come se un maledetto nano fosse spuntato dal pavimento per aggredirlo alle spalle.

    Per diversi momenti l’avo non comprese chi e perché l’avesse trasportato dalla cima del colle fresco ed arioso, al buio di quel luogo silenzioso e tetro, quindi comprese e s’accasciò contro lo schienale, emettendo un sospiro gemente e rilasciando le braccia rinsecchite. Teneva gli occhi chiusi e respirava a fatica. Gli occorsero alcuni minuti per riprendersi abbastanza da portarsi le mani al volto e stropicciarsi energicamente le palpebre. Dopo che la vista fu tornata normale, guardò con bonarietà il ragazzo ancora spaventato e gli sorrise, attirandolo a sé e spiegando in un bisbiglio: E’ il fuoco, sai, Rinaldo? Il fuoco, l’antica energia purificatrice che smuove l’aria ed il tempo. E’ un passaggio, una chiave che dischiude i serrami della memoria sino a farne rivivere i segreti. Poco fa, mi trovavo sul campo di Calormen. Stava per scoppiare la guerra contro i Nani.

    Contro i Nani, nonno? E come andò?.

    Eh! Fu una brutta guerra quella! I Nani sono infidi, avidi, traditori, facili ad allearsi con le peggiori specie di creature, proprio come avvenne allora…, ma sono anche arditi e temibilissimi nello scontro a corto. Sanno battersi bene, sì, proprio bene, con lena e gagliardia e si stancano assai più tardi di noi. Hanno buone lame e, se sono ben condotti, rappresentano un grave pericolo anche per il più prode tra i prodi.

    Ma come andò quella volta?.

    Quale?.

    A Calormen!.

    Ah, a Calormen. No, no, quella volta avevano un pessimo comandante, forte ma stolido, avvezzo unicamente alla brutalità. Ma sai?, fu solo il primo scontro e dopo…, dopo impararono la lezione e ce la fecero scontare, più avanti dico, nel corso della campagna.

    Ma è una novella nonno?.

    Una novella?!, gracchiò risentito il vecchio Roderigo, ma moderò il tono allorché scorse il timore riaffiorare sui tratti gentili del fanciullo, così che seguitò con dolcezza: Una novella, eh? Già, già, una novella, perché no? In fondo, è meglio che tu possa crederla tale, Nani maledetti, come li chiamava sempre il Re.

    C’era anche un Re?.

    Se c’era un Re?!, s’inalbero di nuovo l’anziano progenitore. Ma, perdiana, ragazzo, cosa diavolo non vi fanno credere oggi giorno?. Quindi emise diversi borbottii e gorgoglii inarticolati, in rispetto alla giovane età dell’interlocutore e proseguì:

    Diamine se c’era un Re! E che Re! Era il mio Re, sai?, sorrise come se avesse cento anni di meno, ponendo l’accento sul mio. Eh, sembra ieri e invece sono…, ma quanti anni sono passati?, si domandò ad alta voce.

    Non lo so nonno.

    Il guaio è che non lo so più nemmeno io. Mi sembrano secoli e, forse, lo sono davvero…. Il nonno si volse al focolare, ora che le fiamme attraversavano le disabitate gallerie scavate dai tarli nei vecchi ceppi e sibilavano sgorgando e impennandosi dai fori minuti.

    Il mio Re, già il mio Re, riprese trasognato, lo sguardo sempre fisso alla vivida vampa. "La prima volta che mi vide fu proprio quella mattina, dopo che mi ero precipitato giù dal colle infangandomi ed infradiciandomi. Limitarsi ad ammettere che avessi suscitato la sua ironia sarebbe dir poco. Ti dirò, invece, che quasi mi rise in faccia quando le sentinelle mi condussero, o meglio, trascinarono al suo cospetto.

    Abbiamo catturato una spia, Maestà!, riferì impettito e fiero il capoposto.

    Una spia?, ripeté il Re ed aggiunse: Una spia che osserva alle nostre spalle, quando il nemico è di fronte? E per riferire a chi, dì? Alle comari che abbiamo lasciato dietro di noi? Vai, lo congedò bruscamente, riprendi il tuo posto e rifletti con cura prima di accusare uno sconosciuto di un crimine che potrebbe costargli la vita!. Il soldato salutò mortificato e si allontanò rapidamente. Fu allora che il sovrano squadrò i miei capelli gocciolanti ed i panni motosi e, assai divertito, m’interrogò: Orbene ragazzo, anzi spia, quali segreti sei venuto a carpire, ed è forse per osservare non osservato che hai assunto l’aspetto di una pozzanghera?. Il Re rideva volentieri ogni volta che poteva, anche nelle circostanze più gravi. Bada, non perché fosse uno sciocco, no davvero! Solo, aveva un profondo senso ironico delle cose che lo circondavano e ciò lo aiutava a conferire ad ognuna il giusto peso, così da alleviarlo e portarlo più agevolmente. Tu sei ancora giovane e non puoi capire. Tuttavia, presto, anche troppo, la gravità si mischierà all’euforia, per soffocarne lo slancio. Sarà la morte, la morte vivente….Tal quale io vivo…, considerò tra sé, ma subito riprese: Per questo i Nani persero, sai?, perché non sapevano ridere."

    Non sapevano ridere?.

    Macché! Si pigliavano troppo sul serio con tutte le loro accurate formazioni e perfetti schieramenti. Mancavano di fantasia, non sapevano improvvisare, mi segui?.

    Non molto, nonno, confessò il nipote, che, sforzandosi di apparire il più gentile possibile riprese le parole del nonno: Fantasia? Ma in battaglia….

    E’ fondamentale!, l’interruppe il vecchio. Fondamentale, basilare! Sia nel più alto stratega che nel più sconosciuto fantaccino. Il genio! Saper inventare nuove tattiche, saper indovinare i colpi dell’avversario, pararli ed infliggerne di imprevisti. Così si vince! Non con la violenza o la semplice superiorità numerica. Roba da orchi!.

    Gli orchi?, si stupì il giovane.

    Ma c’erano anche loro?.

    Non quella volta. Più tardi ci furono i Folletti e… altri mostri. A chi credi che andassero a chiedere aiuto i Nani dopo che li suonammo come tamburi? Ai folletti malvagi, tra le creature malefiche, le più vicine a loro.

    Ma quando nonno e dove?.

    Eh, quando! E’ una parola! Se ti dico che non me lo ricordo più! Quando ero giovane e sapevo destreggiarmi bene con una spada in pugno, durante la guerra delle razze.

    Tu avevi una spada?.

    Naturale, quale Cavaliere non l’ha? Cioè, insomma, dovetti conquistarmela, per essere del tutto sincero. Già, già…. Come ti stavo raccontando, il Re, divertito, mi chiese: Allora, segugio dei Nani, cosa sei venuto a combinare o a scombinare nel nostro campo?".

    A combattere, Maestà!, gli risposi pronto, accendendomi subito come un acciarino. Ero coraggioso, sai?, e pieno di ardore. Caspita, ne avevo da vendere! A ripensarci mi riscaldo anche adesso.

    E per chi vuoi batterti, terrore dei pulcini, per noi o per loro?. Allora guardai il mio Re dritto in faccia e, con voce ferma e grave, gli risposi: Per la gloria della Maestà Vostra.

    Non dimenticherò mai il rapido mutamento del suo sguardo. Un attimo prima brillava faceto e un attimo dopo era profondo e freddo come una lama. Lì per lì ebbi quasi a spaventarmi!

    Fissandomi senz’ombra di scherno mi avvertì: Sappi che chi pugna per noi, lo fa sino alla vittoria o alla morte. Il Re non si dà per vinto, né il suo esercito può esser da meno. Non si cede. Vittoria o morte!, esultai, rizzando la schiena e ricambiandogli l’intensità dello sguardo. Una ruga increspò la sua fronte, ma presto si spianò per ricomparire ai lati della bocca.

    Sta bene!, accettò, ed io mi sentii al settimo cielo. Ma ti occorrerà un’arma. Possiamo fornirti un usbergo, ma dell’arma dovrai impadronirti con le tue sole forze. Da ciò ti giudicheremo.

    Si voltò e si allontanò a passi decisi. Credo che volesse, un po’, scoraggiarmi per salvarmi la vita, e un po’, mettermi alla prova. Seppi solo più tardi che quella era la regola cui tutti gli aspiranti soldati del Re erano soggetti."

    E tu, nonno, comprasti un fucile, come quelli di babbo?.

    Cosa? Comprare un fucile? Ma ragazzo mio, io trasecolo! No, no, no, no e ancora una volta no! Non hai compreso affatto. In primo luogo tutto ciò che esplode, detona e appesta non si era ancora riversato sulla terra dall’inferno, e l’uomo era ancora tale, e poi… il denaro! Oh no, che infamia, che bassezza avrei commesso! No, io dovevo meritarmela, capisci? Non comprarmela come un qualunque grasso mercante flaccido e maleolente. Ah, ragazzo! Se solo tu potessi respirare l’aria di quei tempi….

    Il vecchio non aveva finito di pronunciare queste parole, che un grande schianto rimbombò nel camino facendo sobbalzare gli uomini e provocando una pioggia di neri detriti. Le pietre si spalancarono ed oltre il muro della canna fumaria apparve una prato verde ed

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1