Qualcosa sulla vita
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Anteprima del libro
Qualcosa sulla vita - Mauro Gelatti
http://creoebook.blogspot.com
Mauro Gelatti
QUALCOSA SULLA VITA
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono fittizi o usati in modo fittizio. Tutti gli episodi, le vicende, i dialoghi di questo libro, sono partoriti dall’immaginazione dell’autore e non vanno riferiti a situazioni reali se non per pura coincidenza.
A tutti quelli che non mi parleranno più dopo aver letto questo libro, sappiate che è grazie anche a voi se sono Mauro.
1.
Matias
Una gamba.
Due gambe.
Una coscia.
Due cosce.
E poi su, fin dentro la grotta che genera.
Un fil di voce, quasi un sussurro, e un uomo che corre, forse scappando a un pianeta che lo insegue, o forse che sol fluttua nello spazio assente dal mondo; ma non assente, solo non presente.
Le mie cosce… Dov’ è quella dolce grotta?
E dov’è colei che la protegge?...
... Un suono lontano… Ossessivo… Ritmico… Allarmante…!
Il mio cellulare si muove, canta, suona e mi sveglia.
La sveglia?
No.
Una chiamata.
Un numero.
Rispondi
, mi intima mia moglie con gli occhi ancora chiusi e innervosita da quel suono.
Sì?
.
Francesco?
.
Sì...
.
Il maestro vorrebbe vederla
.
Credo abbia sbagliato…
.
No, no! Francesco Micheli?
, continua la donna dall’altra parte.
Sì, ma… Quale maestro?
, e mi alzo per cambiare stanza e cercare di non disturbare ulteriormente mia moglie.
Mi reco in bagno e chiudo la porta.
Sono seduto sul water, chiuso, e ascolto.
Matias la vuol vedere
.
…
.
Non fosse chiuso, ci cadrei dentro; nel water, intendo.
… Ma perché? E poi è sicura che… Beh, se ha ancora il mio numero, vuol dire che…
.
Lui abita ancora là, cioè qua… Insomma, la aspettiamo
.
Telefonata terminata.
Fuori comincia ad albeggiare e io, seduto su questo comodo sgabello, fisso fuori dalla finestra, lontano, lontano, percorrendo tutta la pianura come un grosso e lento uccello che dall’alto con i suoi occhi guarda. E arrivo là dove abita lui.
Alzo la tavoletta e ne approfitto.
Mi appoggio alla finestra, scosto la tenda e ora guardo con i miei, di occhi.
Sta salendo… E su tutto si versa un barattolo color rosso pesca e io mi sento dentro quell’emozione senza nome che tutti cerchiamo di ingabbiare in parole; ma lei, che è sempre stata, sfugge a ogni classificazione, e io la lascio fluire, la lascio riempire ogni mio poro, sentendomi un poco più vuoto, un poco più consapevole.
Poi passerà.
Chi era?
, e la faccia di mia moglie compare da dietro la porta.
Mi volto, mi sposto e lei si siede.
Una cascata rumorosa.
Allora? Ma che ore sono?
.
Sai… Le 6 sono, le 6, sai
.
Ma giochi con le parole
, mi interrompe.
No
, dico, sai chi era al telefono…
.
Mi guarda, pronta per la battuta.
Siamo sposati da troppo poco tempo per poterti leggere nel pensiero. Dimmi chi era, non farmi fare sforzi, ché sono anche seduta al posto giusto
.
Si alza per lavarsi.
La segretaria, o almeno credo, di Matias
.
Che Matias, per un lavoro?
.
No, Matias per un sogno
.
Ma che dici… Su, basta scherzare
.
Matias il pittore
.
Quel Matias?
. Non attende risposta: Quello con i quadri al museo di, di…
.
Di Amsterdam
.
E che c’entra con te?
.
È un lontanissimo parente di mio padre o qualcosa di simile. Quando ero piccolo mi portavano a trovarlo: si rientrava dal mare e ci si fermava a trovarlo
.
Erica, mia moglie, mi guarda con un sorriso pronto ad allargarsi a ogni mio nuovo racconto. In silenzio mi esorta a continuare.
E io, quando entravo in quella casa, mi sentivo in un altro mondo. Lui, pittore del fantastico con i suoi mondi paralleli fatti di donne nude, scatolette di sardine, angeli e racconti… E tra quei mondi il mio, di bambino, si perdeva, ci giocava, si nascondeva e voleva tornarci…Ora mi cerca
.
E sai perché?
.
… No… Ma domani vado a trovarlo
.
Erica mi guarda, sorride e poi con tono serio sbotta: Che cavolo parti, ché domani sei in volo per Nizza!?
.
… Ma…
.
Un lavoro mi aspettava.
Dovevo andare a portare avanti il cantiere di Nizza: una palazzina proprio di fronte al mare. Il lavoro si era incagliato per un anno, burocrazia e piccoli fastidi economici, ma ora tutto stava per ripartire e il mio capo mi voleva lì.
Ci laviamo insieme sotto la doccia: mani che scivolano aiutate dal bagnoschiuma, occhi chiusi, bagnato umido e piacevolmente caldo.
Poi colazione, giornale e la solita tranquilla domenica passata nella piacevole abitudine di un matrimonio.
Prendo il volo delle 21 da Milano.
In aeroporto sono circondato da gente d’affari che telefona e manda e-mail, da coppie silenziose assenti e da anziani vocianti che devono per forza far sapere a tutti la loro esotica destinazione.
Mi isolo e prendo a giocare col cellulare.