Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Io medio: Dal dito medio alzato alla stretta di mano
Io medio: Dal dito medio alzato alla stretta di mano
Io medio: Dal dito medio alzato alla stretta di mano
E-book114 pagine1 ora

Io medio: Dal dito medio alzato alla stretta di mano

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il libro offre una carrellata di episodi di vita vissuta in situazioni di contrasto o addirittura di conflitto, nelle quali si cerca di individuare la strada difficile, ma possibile, della trasformazione della violenza, fisica o verbale poco importa, in “altro”, ossia l’opportunità di compiere una rivoluzione copernicana a livello umano, mettendo al centro del rapporto un’arte nuova di relazionare le persone, quella della “mediazione”, in cui non c’è più un minaccioso “dito medio alzato” a dividere le parti litiganti, ma un percorso reso possibile da un diverso e costruttivo approccio, grazie all’intervento di un terzo, il mediatore, in grado di costruire assieme alle parti un edificio stabile e piacevole, al posto delle macerie frutto della malevolenza e della sopraffazione.
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2020
ISBN9788835818090
Io medio: Dal dito medio alzato alla stretta di mano

Correlato a Io medio

Ebook correlati

Diritto per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Io medio

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Io medio - Ferdinando Carbone

    Dal gesto del dito medio alzato a Io medio … e tu?

    Non è infrequente, nella vita di tutti i giorni, vedere qualcuno, uomo o donna, giovane o vecchio, chiaro o scuro di pelle, compassato alto- borghese (in inglese si direbbe upper class ) o rustico popolano (in inglese commuter, pendolare), sollevare la mano chiusa, con il dito medio alzato, in segno di sfregio e massimo disprezzo, verso chi abbia fatto, o solo detto, qualcosa che al proprietario della suddetta mano risulti a lui fastidiosa o al limite insopportabile.

    Tale forma di maleducazione gestuale è mutuata, come spesso avviene, dalle peggiori abitudini anglo-americane, cui è diventato facile uniformarsi, subendo una forma di sub-cultura ormai diffusa praticamente nel mondo intero, complice il magico influsso mediatico del cinema, e che ha praticamente soppiantato, per non dire sepolto, la tradizionale italica abitudine di mostrare le corna alzando, al posto del solo medio, l’indice ed il mignolo, a rievocazione, più che del mite (ed un po’ stupido) bove, del peggior nemico dell’umanità, il diabolico Belzebù.

    Nel periodo, ormai lontano, in cui non esisteva ancora il divorzio, la peggiore offesa che si poteva rivolgere ad un marito la cui moglie non era particolarmente fedele era quella, a voce o anche per iscritto, in tal caso anonimo, di fargli il segno delle corna, o gridandogli, se ci si voleva proprio far capire, " cornuto, tranne che in Sicilia dove, per l’innata propensione all’iperbole, la parola diventava quasi sempre connutissimu", una sorta di apice nella sventurata graduatoria dei traditi.

    Al destinatario di tali messaggi non restava altro, se non voleva passare per imbelle e tacere, che vendicare l’onore infranto con l’omicidio " per onore, mirabilmente esaltato dall’arte cinematografica nel film Divorzio all’italiana" grazie alle mirabili interpretazioni di Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli.

    Ma in un Paese, come il nostro, dove il calcio è tuttora oggetto di feroci ed interminabili diatribe, un tempo discussioni accanite da Bar dello Sport, questa malevola invettiva per decenni è stata diretta contro gli arbitri, colpevoli veri o presunti di commettere enormi ingiustizie, consistenti nell’invalidare gol regolari o attribuire gol inesistenti, ovvero, e ciò spesso con effetti molto più esacerbanti sulla folla dei tifosi, nel negare rigori evidentissimi o concederne altri, frutto esclusivo dell’abilità acrobatica dell’attaccante, spesso nascosto alla vista dell’arbitro da altri giocatori.

    Questa inveterata abitudine a malignare sulle virtù coniugali delle consorti degli arbitri (un tempo, ormai lontano, oltretutto vestiti di nero, colore notoriamente inviso per l’accostamento alla morte ed ai c.d. becchini) sembra quasi definitivamente scomparsa, in virtù di quell’innovazione tecnologica che si chiama V.A.R. ( Virtual Assistant Referee) che, appunto per il fatto di non essere reale, non può essere oggetto di insulti.

    Essa è, come noto, una sorta di " videocamera di sicurezza (per l’incolumità, oltre che per l’onorabilità, dell’arbitro), che riprende con la massima precisione e da più angolazioni la scena contestata, favorendo l’interpretazione più chiara e lampante possibile dell’evento gol/non gol oppure rigore/non rigore".

    Tuttavia, dove questa meraviglia della tecnica di ripresa video non è ancora stata adottata, come nelle partite di calcio delle serie dilettantistiche, o anche semplicemente giovanili, alle semplici e tutto sommato innocue intemperanze verbali, tranne quando si concretino in insulti razzisti o sessisti, subentrano non poche volte vere e proprie azioni punitive, con assalti fisici non solo all’arbitro, ma anche all’allenatore o a qualche giocatore, reo di non aver fatto il suo dovere, ossia quello di far vincere la squadra del cuore.

    Il " dito medio alzato altro non è quindi che la minaccia a distanza a colui che in quel momento è il malcapitato oggetto di così brutale contestazione, se solo si trovasse a portata di mano, come avviene in non pochi stadi di periferia, o peggio ancora nei cosiddetti campetti di calcio", dove le tribune sono ridotte ai minimi termini, o al limite non esistono proprio.

    Si nota sempre più, purtroppo, il passaggio quasi automatico dall’aggressione verbale a quella fisica, quasi che la parola non sia più considerata atta, o quanto meno sufficiente, ad offendere, e quindi appaia naturale e quasi dovuto passare dalle minacce alla loro esecuzione forzata, come la logica e più idonea conclusione e rappresentazione della serietà delle proprie malevole intenzioni.

    Si tratta, a ben vedere, di un imbarbarimento dei costumi, anche se nessuno si sogna di negare che l’insulto verbale o anche gestuale sia una cosa disdicevole in sé, ed al limite penalmente rilevante, sotto la fattispecie dell’ingiuria o delle minacce, per di più con l’aggravante dei futili motivi.

    Il non voler concedere alla parola, anche se offensiva, l’ultimo spazio di " civile inciviltà o se si preferisce di educata maleducazione", mantenendo quindi almeno il rispetto del limite invalicabile dell’incolumità fisica dell’antagonista, costituisce sempre una pericolosa e purtroppo sempre più frequente discesa verso l’abisso della violenza pura, con una preoccupante recrudescenza di lesioni personali anche gravi, fino all’omicidio.

    Nella famiglia e nella scuola, che sono i due primi stadi del consociativismo, nuclei fondanti dei sentimenti di amore filiale e genitoriale nella prima, e di quelli di amicizia e rispetto per i propri compagni e per gli insegnanti nella seconda, si perpetuano ogni giorno i peggiori delitti, che purtroppo nella famiglia non si limitano alle lesioni personali, ma vanno fino a togliere la vita, quella vita che nella famiglia dovrebbe, oltre a nascere, anche e soprattutto crescere e prosperare.

    In questi due ambiti, famiglia e scuola, di rilievo costituzionale come sappiamo bene, si forgia il futuro dei giovani e quindi, in un Paese come il nostro, dove la violenza appare sempre più fuori controllo, se non si interviene con metodi appropriati a cominciare dall’educazione (anche dei genitori) e dalla prevenzione, si rischia di consegnare alle nuove generazioni un mondo che assomiglia sempre di più al " Far West e per nulla, se non alla mitica Città del Sole di Campanella, quanto meno alla casa per tutti" che viene auspicata nei canti liturgici dove dovrebbe regnare, se non proprio la pace perfetta, almeno una buona e civile armonia.

    In questo studio ci sforzeremo di concentrarci sulle opportunità che l’affermazione " Io medio, e quindi sono in grado di mettere in campo tutte le tecniche del dialogo distensivo e costruttivo", possa contribuire a trasformare le situazioni di conflitto in opportunità di crescita pacifica e condivisa.

    Lo scopo è quello di evitare, per quanto possibile, i rischi negativi di una " discesa all’inferno, con la conseguente svalutazione della vita umana a livello di semplice oggetto ingombrante di cui sarebbe opportuno sbarazzarsi, producendo al contrario valore aggiunto, grazie ad un ritrovato star bene insieme, una vittoria per tutti ed una secca sconfitta per quel cornuto" che è il dèmone del male.

    Io medio, dunque, e tu?

    Grasso è bello?

    Ana e Mia sono due cattive ragazzeda mettere fuori gioco: ne va della vita di molti giovani.

    Una vecchia tecnologia di illuminazione, ormai quasi scomparsa perché soppiantata dalla luminescenza degli smartphone, in caso di un black out elettrico, era la classica candela, cui si ricorreva andando a frugare in un cassetto della cucina, per fare un po’ di luce, tremolante ed appena sufficiente a non andare a sbattere contro qualche angolo di mobile, in attesa che si ristabilisse la corrente, interrotta per un temporale o un banale corto circuito.

    Una volta accesa, la candela cominciava pian piano a sciogliersi, a colare sul piattino o, se si era più agiati, sul portacandela, detto volgarmente reggi moccolo e, man mano che si prolungava il buio forzato, il fusto di cera cominciava a smagrirsi ed accorciarsi.

    Molto più visibilmente il fenomeno si verificava sulle grandi tavole imbandite per cene importanti, ove dai candelabri accesi, se nella sala vi era qualche spiffero di troppo, la cera iniziava a colare rapidamente, aggrumandosi in grappoli di notevole effetto scenico, ma feroci divoratori delle candele, che finivano per ridursi a miseri mozziconi, non troppo aristocratici.

    Abbiamo non a caso preso in prestito questa immagine, a tutti ben

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1