Pagliacciopoli: Cronaca di una degenerazione politica e oltre
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Ci sono quelli che accusano gli altri di aver imbarbarito il linguaggio negli ultimi lustri, ma poi li senti augurare perfino la morte ai loro antagonisti.
Ci sono quelli che accusavano i governi di sostituire i parlamenti nella funzione legislativa ma, quando è toccato a loro governare, ci hanno inondati di decreti legge.
Ci sono quelli che accusano gli altri di giustizialismo, rivendicando l’innocenza dell’imputato fino al terzo grado di giudizio; poi però, al primo fatto di cronaca, li senti invocare la galera anche prima che comincino le indagini.
Ci sono quelli che accusavano gli altri di mettere un astronauta al Ministero dell’Oceano, ma poi nominano un pescatore al Ministero di Taglio e Cucito…
Ascoltare tutti questi austeri scagliatori di pietre e vedere le loro goffe movenze nei tentativi di schivare quelle scagliate contro di loro è come assistere al Clowntown Show, uno spettacolo contagioso nel quale anche gli spettatori possono diventare protagonisti e che va in onda in tutto il mondo, poiché non è che all’estero pullulino dei Roosevelt e dei Churchill…
Scritto con “uno stile inconsueto, fluttuante tra il satirico, il farsesco e il filosofico”, questo breve saggio si propone di snocciolare alcune questioni di carattere generale spesso trattate sbrigativamente in quanto al pubblico interessano le situazioni correnti. Tuttavia, è in quelle questioni che si annidano i germi a causa dei quali le situazioni – politiche e non – si ripetono ciclicamente.
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Anteprima del libro
Pagliacciopoli - Antonio Scotto Di Carlo
Il Comiziante
«Prima di tutto, investiamo nell’Istruzione. Amici, questa è la strada! L’Istruzione è fonte di civiltà e tutti coloro che lì si dissetano introiettano le conoscenze per imparare a distinguere il giusto dall’ingiusto, il civile dall’incivile, la via d’uscita dal cul-de-sac. L’Istruzione è la panacea contro i mali della società. Prima di tutto, essa consente il ragguardevole balzo culturale di una concezione ormai appiattita sull’idolatria dell’apparenza. Presentatevi a un colloquio di lavoro senza un titolo di studio. Vedrete quale trattamento vi riserveranno! Se il titolo di studio attesta che avete determinate conoscenze, esserne sprovvisti sancisce che quelle conoscenze vi mancano. Amici, il titolo di studio è fondamentale se volete entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale. È lo strumento pro forma di cui chi vi assume ha bisogno per avere una prova della vostra competenza, visto che testarvi a uno a uno in maniera meticolosa richiederebbe troppo tempo. Allora il pezzo di carta risolve il problema. Ma ciò che davvero importa è saperle le cose. Da questo dipende il vostro valore. Per cui, se non riuscite a ottenere il pezzo di carta attraverso un regolare percorso di studi, procuratevelo in un altro modo. Qualunque esso sia. Ditemi una cosa. Se qualcuno che spera di lavorare per voi vi lasciasse il suo biglietto da visita dal cartoncino pregiato, di un colore accattivante e con un font ‘tirabaci’, e poi arrivasse un altro che nutre la stessa ambizione e vi lasciasse un biglietto da visita dal cartoncino ancor più pregiato, di un colore più accattivante e con un font che tira più baci, scrivendo però il suo nome e numero a penna sul retro… Voi chi chiamereste? Beh, uno che non ha nemmeno un suo proprio biglietto da visita non sembra granché affidabile. Ma se il suo problema fosse solo di non potersi permettere dei biglietti da visita perché i soldi gli servono per mangiare? Se in realtà fosse più capace? Non è giusto che una persona capace sia tagliata fuori in quanto ha avuto la sfortuna di nascere in un contesto sociale dove le capacità vengono misurate al litro. In quel contesto, chi riempie più bottiglie di sudore ottiene il maggior punteggio. Il sudore di chi sgobba sui libri è impalpabile e, di conseguenza, non può essere imbottigliato. Il ragazzo che studia sbaglia se tutti intorno a lui lavorano perché, pur avendo la forza di produrre qualcosa di concreto, spreca il suo tempo seduto a una scrivania, diventando fonte di costo e imbarazzo per la famiglia. Ecco perché è d’uopo investire nell’Istruzione. Per dare la possibilità a ogni individuo di coltivare le proprie qualità! Amici, credo così tanto in questa battaglia che, dovessi perderla, sarei pronto a smettere per sempre di fare politica. Perché nella società moderna, la competizione ha raggiunto ormai livelli esasperati. Se non ci attrezziamo, se non produciamo professionisti all’altezza, se non creiamo le condizioni per trattenerli in Italia una volta formati, ci ritroveremo al punto in cui la massima aspirazione delle nuove generazioni potrà riguardare soltanto i lavori manuali. Muratori, netturbini, facchini, metalmeccanici, piastrellisti, imbianchini, scaricatori, sono loro che hanno costruito la nostra società! Non c’è da vergognarsi a svolgere un lavoro in cui si usano le mani invece che la mente. Se fossimo tutti impiegati e non ci fossero operatori ecologici, quando usciremmo dall’ufficio cammineremmo in mezzo all’immondizia. Se invece fossimo tutti operatori ecologici, avremmo meno burocrazia e vivremmo in un mondo pulito. Voi vorreste vivere in un mondo digitalizzato ma sporco o in uno analogico ma pulito? E quindi dobbiamo assolutamente investire nell’Istruzione. Nessuna madre vorrebbe vedere il proprio figlio in divisa arancione intento a spazzare i marciapiedi mentre i suoi ex compagni di classe, ora in giacca e cravatta o tailleur, gli passano accanto e lo salutano con sorrisi gentili che dissimulano la loro compassione. Nessun padre farebbe salti di gioia nel sentire Bracciante
come risposta alla domanda Che lavoro fai?
rivolta al ragazzo di sua figlia. Come se dal lavoro che fate risultasse la persona che siete. Io non sono il mio lavoro! Che io lavi i cessi non fa di me un pezzo di merda! Perdonate il linguaggio, amici, ma mi sono rotto le palle di vivere in una società in cui le persone vengono giudicate in base alle apparenze. Conosco un cameriere che parla benissimo l’inglese. L’ha imparato facendo pratica coi clienti stranieri del ristorante, dando solo qualche scorsa a dei libri di testo. Invece l’altro giorno ho sentito un avvocato dire ask to you
, e dalla pronuncia perfetta era evidente che aveva seguito un corso linguistico. Quel cameriere non direbbe mai ask to you
, non perché sappia che il verbo ‘chiedere’ in inglese vuole il complemento oggetto, ma perché non ha mai sentito un madrelingua usare il ‘to’ dopo ‘ask’. C’è un detto, la pratica rompe la scienza. Però se questo cameriere e quell’avvocato si presentassero a un colloquio di lavoro, non dico per un posto da interprete ma almeno da ‘facilitatore della comunicazione’, il cameriere non verrebbe neanche ammesso. Non gli darebbero l’opportunità di dimostrare il suo valore solo perché non ha il pezzo di carta! Gli investimenti nell’Istruzione invece consentono a tutti di avere una chance. Sto già sentendo qualcuno che parla di tagliare i fondi per l’Istruzione. Amici, ve lo dico qui in questa piazza. Prima dovranno passare sul mio cadavere! Non consentirò mai che venga diminuito il budget per la scuola. Un popolo ignorante è governabile più facilmente. Forse è questa la ragione per la quale stanno sabotando il sistema scolastico. Tanti dei nostri anziani hanno vissuto in tempi in cui studiare non era un diritto bensì un privilegio. Hanno fatto sacrifici e lavorato duro per regalare un futuro migliore alle loro progenie. Sono loro che hanno costruito questo Paese, e non è giusto che lo Stato li dimentichi ora che vivono gli acciacchi della terza età. Già devono sopportare dolori e malattie. E quindi, il minimo che possono fare le istituzioni è prendersi cura di loro. Glielo dobbiamo! Mettiamoci una mano sulla coscienza, anche perché diventeremo vecchi pure noi. Purtroppo abbiamo un debito pubblico mostruoso che non ci permette di soddisfare le esigenze di tutti. Ma un colpo alla botte e uno al cerchio, eliminando gli sprechi di enti inutili e sconfiggendo l’evasione fiscale, possiamo farcela a mantenere il nostro sistema sanitario nella decenza. E non dovesse bastare, andrebbe operato anche un taglio all’Istruzione. Perché oggi tutti i ragazzi vogliono fare gli avvocati o gli economisti, salvo poi laurearsi e scoprire che in Italia non ci sono occasioni per loro. Così ripiegano su lavori più umili quando vogliono farsi una famiglia propria. Oppure se ne vanno all’estero. Ma come? Lo Stato ti ha fornito tante agevolazioni per farti studiare, e adesso che ti sei laureato, adesso che hai un valore, te ne vai ad arricchire altri Paesi? Bisogna avere il coraggio di dirlo, amici! Io non sono uno di quei politicanti che nascondono ciò che pensano perché è impopolare. Io lo dico chiaro e forte. La situazione delle casse erariali ci obbliga a ridurre gli investimenti nell’Istruzione. La salute, come anche le infrastrutture, devono avere la precedenza perché si tratta del mondo reale. L’Istruzione è un investimento sul futuro, ma ha senso pensare al futuro con un presente che traballa paurosamente? Quel futuro su cui investiamo, potremmo non vederlo! Prima di tutto, occupiamoci del presente. Se io dispongo di un miliardo di euro, lo investo nell’assunzione di personale medico e nell’implementazione di nuove strutture sanitarie per fornire un servizio degno di questo nome ai cittadini. Ridurre le liste d’attesa da tre mesi a tre giorni non è una velleità. Coi giusti investimenti, è fattibile. Oppure investirei quel miliardo nel trasporto ferroviario. Ci sono posti in cui, per percorrere duecento chilometri ci si mette un’ora. In altri ce ne vogliono quattro di ore. E si trovano tutti nella nostra bella Italia! Amici, questa è vita reale. Servizi di cui i cittadini usufruiscono nel quotidiano oggi! Non tra dieci anni! Non possiamo più permetterci di investire nell’Istruzione. Se siamo in queste condizioni è perché i governanti passati hanno pensato alla gallina domani invece che all’uovo oggi. E a furia di rinunciare all’ovetto siamo cresciuti deboli e inconcludenti. Senza contare che poi la gallina non si è mai vista. Se la gallina fosse certa, allora avrebbe senso fare i sacrifici oggi per un domani migliore. Ma qui siamo in Italia. Non fare domani quello che potresti fare oggi. Io ho fatto tesoro di questo detto antico. Mi hanno insegnato a essere pragmatico. Applicato all’economia, lo so, diventa una filosofia che difetta in lungimiranza. Ma, vi dico, anziché riempire la testa dei nostri figli di sogni in cui loro saranno i manager e gli altri saranno gli autisti che li scarrozzano in giro, i baristi che li servono e le domestiche che gli rassettano casa, non sarebbe meglio dargli una scossa e spiegargli qual è il mondo reale? Meglio renderli produttivi da subito anziché fargli perdere tempo a imparare una professione che non riusciranno mai a esercitare. Così creeranno un mondo migliore per i loro nonni attraverso il pagamento dei contributi che si trasformano in pensioni. Un mondo migliore anche per se stessi, perché arrivati a quarantadue anni di contributi, potranno pure loro andare in pensione. E se cominciano a lavorare a quindici anni, saranno ancora giovani quando prenderanno la pensione invece di essere dei settantenni malati e impossibilitati a muoversi. Questo è il mondo che voglio io, e non dovessi riuscire a costruirlo, lascerei la politica per sempre! Perché se vogliamo essere ipocriti e sognare un mondo migliore che non ci sarà mai, questo non fa per me. Amici, noi viviamo nel mondo in cui ci svegliamo la mattina, non in quello dove voliamo dopo che ci addormentiamo la sera. Dobbiamo fare di tutto per rendere questo mondo migliore. E la storia ci insegna che l’unica strada per raggiungere quest’obiettivo è l’Istruzione. Tutti sanno come lavare un piatto, una pentola, un bicchiere, una forchetta, una padella, una tazza, una ciotola, un’insalatiera, una pirofila, uno scolapasta, un mestolo, un vassoio, un tagliere, ma pochi sanno cosa fare quando, per esempio, il computer si blocca. Allora si corre dal tecnico perché ormai dipendiamo da questi aggeggi elettronici. E uno diventa tecnico solamente se studia. Io sogno una società di medici, avvocati, ingegneri, informatici, architetti, interpreti, geometri, musicisti! Una società dove i lavori manuali siano delegati all’automazione e nessuno sia lo schiavo di nessuno. Solo così, eliminando le diseguaglianze sociali, terminerà la stagione dell’odio. Vi prometto quindi che mi batterò finché campo per aumentare gli investimenti nell’Istruzione!»
Per fortuna politici così schizofrenici esistono solo nei libri, altrimenti saremmo messi male.
Ciò che rattrista non sono però le allibenti giravolte di questo comiziante. Purtroppo, diluendo il suo discorso in più comizi tenuti in periodi diversi anziché concentrarlo in uno soltanto, si ottiene una condotta non molto dissimile – nell’incoerenza, non nei temi – da quella tenuta dai politici reali, anche se dal consenso di cui godono su scala nazionale pare che le loro contraddizioni non scandalizzino più di tanto. Forse dipende dal subdolo sodalizio tra tempo, labilità mnemonica e credo politico. Ne consegue che, più o meno inconsapevoli, gli elettori agiscono come il farsesco comiziante di cui sopra, confermando di fatto l’adagio secondo il quale una classe politica rispecchia il popolo che l’ha eletta.
Un genitore che tollera la maleducazione del figlio è più colpevole del figlio maleducato.
Come recuperare un po’ di obiettività? Togliendoci momentaneamente la casacca che amiamo vestire e ascoltando le critiche che ciascun partito rivolge agli altri, disporremmo di ritratti più veritieri di quelli che ci piace contemplare. Scopriremmo che il corto circuito si innesca quando, ascoltando la linea difensiva del nostro politico di riferimento, la adottiamo malgrado lo stridore delle unghie sugli specchi sui quali si arrampica. È allora che l’incongruente inizia a trasformarsi in logico, che l’inaccettabile assume