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Viaggio nell'inferno del calcio giovanile - Oltre la linea - Special edition
Viaggio nell'inferno del calcio giovanile - Oltre la linea - Special edition
Viaggio nell'inferno del calcio giovanile - Oltre la linea - Special edition
E-book112 pagine1 ora

Viaggio nell'inferno del calcio giovanile - Oltre la linea - Special edition

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Info su questo ebook

Passano gli anni ma le cose oltre la linea continuano a non funzionare. Alle tante – forse troppe – parole non seguono i fatti. Luca Vargiu torna nell’inferno del calcio giovanile per raccontarne il malessere, gli usi e costumi che continuano a essere sbagliati con l’intento di aprire gli occhi a chi ancora crede che il calcio sia una via semplice per il successo e a chi è disposto a tutto per provare a riuscirci. In questo libro/raccolta diviso in cinque parti (Genitori, (S)Vincolo, Pagare per giocare, Dirigenti e Palle, calci palloni (s)gonfiati) c’è il meglio del peggio delle precedenti edizioni più altre storie nuove... perché purtroppo c’è ancora molto da dire (e da fare).

Il ricavato di "Viaggio nell'inferno del calcio giovanile – Oltre la Linea – Special Edition” andrà ancora alla ONLUS Un Cuore Grande Così nata nel 2004 da un gruppo di tifosi del Genoa che ogni stagione raccoglie fondi per acquistare abbonamenti del Genoa CFC da destinare a centri di assistenza per ragazzi con disabilità di varia natura permettendo così loro di passare qualche ora di svago guardando una partita di pallone allo stadio.

 
LinguaItaliano
Data di uscita6 mag 2020
ISBN9788835822165
Viaggio nell'inferno del calcio giovanile - Oltre la linea - Special edition

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    Anteprima del libro

    Viaggio nell'inferno del calcio giovanile - Oltre la linea - Special edition - Luca Vargiu

    così

    Prefazione

    Ha ragione Luca Vargiu. Si parla tanto di calcio giovanile, ma spesso a sproposito. C'è il calcio che vorremmo e che dovrebbe essere e quello che troviamo e dal quale bisogna prendere di corsa le distanze.

    Non in silenzio.

    Urlandolo, come fa elegantemente Vargiu.

    Il calcio dei maneggioni, dei direttori antisportivi, dei genitori che abboccano alla sirene, dei raduni fasulli, dei soldi estorti, dei raggiri per poche centinaia di euro (per i milioni bisogna salire di categoria).

    Vargiu, che vive dall'interno questo mondo e lo vorrebbe diverso, racconta, analizza, spiega, invita tutti a cambiare. Dovremmo, noi che di pallone viviamo, percorrere la sua strada e invitare ragazzi e genitori, le vere vittime del circo, ad aprire gli occhi. Non servono i soldi e le raccomandazioni. Servono tecnica, determinazione, lavoro.

    Se paghi trovi un passaggio su un'auto con le gomme bucate.

    Se sei bravo, ti cercano.

    Cacciate i mercanti e ricominciamo.

    INTRODUZIONE

    Oltre la linea c'é un mondo pallonaro che molti non conoscono.

    Oltre la linea ci sono i dirigenti, gli allenatori, gli osservatori, gli ex agenti, i procuratori, i faccendieri, i genitori e i tifosi.

    Oltre la linea gli interventi a gamba tesa non sono mai sanzionati.

    Oltre la linea la visuale è diversa.

    Oltre la linea ci sono storie da raccontare.

    Tutto quello che accade all'interno del terreno di gioco già lo conosciamo, se le storie, le virtù e i vizi dei protagonisti delle nostre domeniche (ma anche sabato, lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e talvolta il venerdì) non ci sono del tutto sconosciute, è di quello che accade oltre quel rettangolo delimitato da strisce di vernice bianca che si parlerà da queste parti.

    Già, perché tutt'intorno al campo esiste un universo da scoprire. Storie e personaggi che nascono non solo sugli spalti del Meazza, dell'Olimpico o del Ferraris ma anche – e soprattutto – nei piccoli campi dove le nuove generazioni crescono tra le tante – troppe – parole inutili e promesse mai mantenute dei grandi che, sempre più spesso, dimenticano che è proprio dai loro gesti e dalle loro parole che i più piccoli prendono esempio.

    Presidenti ingenui e marpioni, dirigenti senza competenze e rampanti, allenatori capaci e incapaci di gestire gruppi di calciatori – piccoli e grandi – sempre e comunque pieni di sé, osservatori speranzosi e mal pagati, procuratori reali e improvvisati, genitori esaltati e dal carattere instabile, tifosi sognatori e mai obiettivi. Pregi, difetti, umori, abitudini, gesti, comportamenti raccontati attraverso lo sguardo critico di chi, oltre la linea, prova a lavorare seguendo le regole.

    Oltre la linea sono grandi le aspettative. Sogni e speranze di vittoria e successo che, tutti i protagonisti a bordo campo sperano di raggiungere attraverso il fenomeno. Cercarlo da qualche parte o trovarlo in casa, poco importa: è lui che può far svoltare vite e carriere.

    C'è chi spera di averlo in squadra per poi venderlo, chi di allenarlo per plasmarlo e per vincere, chi invece si augura di scovarlo prima degli altri per guadagnarsi un posto e credibilità come talent scout, chi di averlo a ogni costo in scuderia fregandolo ai concorrenti, chi di trovarlo nel proprio figlio per cambiare esistenza e chi di vederlo con la maglia della squadra del cuore vincere la Champions League. Scoprirlo, gestirlo, valorizzarlo, esaltarlo, conservarlo – a ogni costo e con ogni mezzo – per raggiungere il massimo risultato possibile con l'illusione che tutto sia facile, è faticoso. Proprio di queste fatiche, qui si parlerà nelle prossime pagine.

    Il Calcio da questa angolazione regala immagini, emozioni e situazioni sulle quali bisognerebbe riflettere e discutere un po' di più ma, si sa, è più conveniente e meno complicato dedicarsi alle faccende pallonare semplici e meno spigolose, schivare i problemi fingendo di non vedere piuttosto che gridare – o semplicemente sussurrare – che il re (Pallone) è nudo.

    GENITORI

    GENITORI

    NON PERCHE' E' MIO FIGLIO

    Solamente uno ogni enne migliaia di giovani che giocano a pallone riesce a diventare un calciatore professionista. Le teorie sono tante, si va dalla più ottimistica che dice 5mila, per poi passare a 8mila, fino ad arrivare a 24mila. Numeri a parte, la realtà è: difficile, difficilissimo riuscire a sfondare in questo mondo e proprio i genitori dovrebbero essere i primi a saperlo.

    Definire un peso la presenza, spesso invadente e chiassosa, di mamma e papà non è un’esagerazione. Per il ragazzo è quasi una disgrazia sportiva. E tu lo sai bene.

    Quando hai iniziato a lavorare, hai concentrato le tue energie sulla ricerca dei giovani. Perciò hai collezionato una pletora di incontri con i genitori. E ti tocca ammetterlo: il numero di quelli equilibrati che vivono l’avventura del proprio figlio in modo sereno e con i piedi ben saldi a terra è basso. Infinitesimale. La possibilità di vedere il loro pargolo che raggiunge il successo li rende sordi e ciechi. Muti, mai! E, ahimè, il cervello risulta spesso in modalità offline.

    Non perchè è mio figlio... ma tra tutti lui è il più bravo! Non lo dico io, lo dicono gli altri!

    Questa è una delle tipiche frasi che senti, quando li incontri per la prima volta, oppure quando cercano di mettersi in contatto con te per farti conoscere il ragazzo che, oltre a essere il più bravo, di solito: non sbaglia mai e, se non gioca, ovvio è per colpa del mister che – altra frase standard – non capisce un cazzo di calcio.

    L’autocritica non esiste, gli errori non vengono mai evidenziati, meglio scaricarli sugli altri. E crescere in un contesto simile non è certo costruttivo.

    Le aspettative della famiglia sono alte, altissime. Un calciatore in casa può davvero cambiare la vita e allora anche lo studio rischia di essere trascurato, prima, e messo da parte, poi.

    Per quest'anno è meglio concentrare tutte le energie sul pallone. Come se lo sviluppo della materia grigia praticato al mattino a scuola, impedisse l'uso delle gambe il pomeriggio sul campo d'allenamento.

    Non puoi sostituirti alla famiglia ma ai tuoi ragazzi, sorridendo, consigli di continuare gli studi. Quantomeno per essere in grado di rilasciare le future interviste nel dopo partita parlando un italiano decente, evitando così di farsi prendere in giro e alimentare il cliché del calciatore abile con la palla ma inabile con la parola.

    Uno degli errori più grandi che un genitore possa commettere è non insistere (alle volte si tratta di obbligare) affinché proprio figlio non abbandoni gli studi. Si tratta di ragazzi tra i 14 e i 17 anni, che hanno grandi potenzialità (certo), enormi margini di miglioramento (sicuro), ma per arrivare al traguardo dovranno ancora percorrere parecchia strada con il rischio concreto di perdersi in un attimo. Pensare che la maturazione del giovane calciatore debba avvenire sul campo ma non solo, è sintomo di intelligenza e lungimiranza, e porterà a

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