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SERVUS: IL MIO MODO DI CONCEPIRE IL TURISMO IL MIO VADEMECUM PER SVOLGERE UN’ATTIVITA’ RICETTIVA TURISTICA
SERVUS: IL MIO MODO DI CONCEPIRE IL TURISMO IL MIO VADEMECUM PER SVOLGERE UN’ATTIVITA’ RICETTIVA TURISTICA
SERVUS: IL MIO MODO DI CONCEPIRE IL TURISMO IL MIO VADEMECUM PER SVOLGERE UN’ATTIVITA’ RICETTIVA TURISTICA
E-book73 pagine1 ora

SERVUS: IL MIO MODO DI CONCEPIRE IL TURISMO IL MIO VADEMECUM PER SVOLGERE UN’ATTIVITA’ RICETTIVA TURISTICA

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Info su questo ebook

Dopo quasi trent'anni di lavoro nel campo del turismo con esperienze sia nel settore ricettivo alberghiero ed extralberghiero che in quello delle agenzie viaggio e tour operator, dopo aver collaborato con consorzi di promozione turistica e associazioni di categoria, e dopo aver scoperto il piacere di fungere da docente per corsi professionali, ho pensato fosse giunto il momento di rendere disponibile, come una sorta di vademecum, quanto ho appreso e sperimentato. Un e-book che trasuda di turismo dalla prima all'ultima pagina, adatto a datori di lavoro e anche ai lavoratori stessi.
LinguaItaliano
Data di uscita16 mag 2020
ISBN9788835825760
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    Anteprima del libro

    SERVUS - Paolo Dal Zotto

    CONCLUSIONI

    PREFAZIONE

    SERVUS: IL MIO MODO DI CONCEPIRE IL TURISMO IL MIO VADEMECUM PER SVOLGERE UN’ATTIVITA’ RICETTIVA TURISTICA

    Perché ho deciso di scrivere questo personale vademecum sul turismo? Non di certo per mania di autocelebrazione, anche se mi rendo conto si tratti di un pensiero che può sfiorare la maggior parte dei lettori.

    In realtà ho deciso di scriverlo perché, dopo circa trent’anni che mi occupo di questa materia, inizialmente da studioso, poi da operatore sia nella progettazione turistica sia nell’industria ricettiva, ed essere stato a contatto con numerose realtà e migliaia di persone che ruotano dentro e attorno al turismo, ho capito che era arrivato il momento di mettere i puntini sulle i e dare un senso a tutto questo percorso, con la speranza che la lettura di questo manuale possa servire a chiarire le idee a chi si occupa di turismo oppure che possa servire a fare innamorare coloro che vorrebbero intraprendere una carriera in questo mondo.

    In fin dei conti questo è solo una sorta di manuale, un trattato che resterà nel mare magnum di una letteratura neanche troppo assortita e nemmeno troppo esaustiva sull’argomento turismo.

    Tenete presente che chi si occupa di turismo (intendo i lavoratori) nel mondo intero saranno, per stima, circa cento milioni di individui, ciascuno con la propria idea differente su come concepire il concetto di fare turismo e quindi quello che leggerete è solo un cento milionesimo di tutte le idee possibili, giuste o sbagliate, condivisibili o meno, criticabili, migliorabili e verificabili, e quindi come tale, dovrebbe valere.

    A voi lettori dunque, l’arduo compito di trarne giovamento e spunto di riflessione e, perché no, anche mettere la critica rispetto quello che enuncerò, non dimenticando che fare turismo, è una attività che rientra nel campo dei servizi e quindi si è innegabilmente a servizio di qualcuno, in questo caso specifico del turista, ospite o viaggiatore dir si voglia.

    Da qui ha preso spunto il titolo provocatorio di Servus, per ricordare a tutti quale deve essere lo spirito che anima coloro che si occupano di turismo: dagli imprenditori, ai consulenti, ai dipendenti diretti e indiretti, tutti insieme a concorrere a fare dell’industria turistica un servizio a favore di chi ne fruisce.

    Buona lettura!

    IL MIO CAMMINO

    Questo è decisamente il capitolo più autocelebrativo, ma ho ritenuto necessario scriverlo affinché tutti possano comprendere chi sono, quali esperienze ho attraversato e mi hanno accresciuto e anche quali dovrebbero essere le mie competenze.

    Potrei iniziare raccontandovi delle mie esperienze da turista e quindi partire da quasi quarant’anni fa ma non è mia intenzione tediarvi e mi limiterò a raccontarvi a spizzichi e bocconi le mie esperienze più significative partendo da quando ho compreso che la mia strada lavorativa, quella che mi ispirava a farsi percorrere, è nata.

    Nel 1988 dopo essermi diplomato ed aver atteso vanamente di lavorare o di partire per il servizio militare, all’epoca obbligatorio, mi ero iscritto alla facoltà di Lettere e lingue straniere all’Università Cà Foscari di Venezia. Mentre mi aggiravo in una delle sedi notai un foglio giallo che annunciava il primo bando per l’apertura della Scuola diretta a fini speciali di economia e gestione dei servizi turistici, che avrebbe visto luce con l’Anno Accademico 1988/1989 nel febbraio del 1989 a Oriago di Mira (VE) con un primo anno accelerato per recuperare i mesi perduti.

    Che ci crediate oppure no, per me fu una specie di colpo di fulmine ed esclamai qualcosa del tipo: ecco cosa voglio fare!

    Fu una esperienza esaltante con circa una settantina di ragazzi e ragazze simili a me, desiderosi di apprendere una materia a un livello più alto e più ampio di quello che una semplice scuola secondaria come l’Istituto tecnico per il turismo poteva offrire.

    Avemmo pure il vantaggio, rispetto agli studenti che si iscrissero dopo di noi, di poter contare non solo sulla presenza di docenti universitari ma anche di professionisti del settore che professarono le loro docenze grazie a dei contratti a gettone, portandoci la loro esperienza diretta sul campo.

    L’ideatore di questa Scuola post Diploma fu il prof. Paolo Costa, allora rettore dell’Università di Venezia ed ex Ministro dei Lavori Pubblici e Presidente del Porto di Venezia (gli ultimi due ruoli in realtà ricoperti successivamente).

    La sua materia in qualità di docente, era Impatto ambientale del turismo.

    Ebbi il coraggio di scontrarmi con lui in due occasioni ma vale la pena di parlarne solo di una delle due, quando lui stava esponendo i concetti di bene turistico non riproducibile.

    Sostanzialmente al mondo esistono dei beni di interesse turistico che sono unici e irripetibili quali monumenti architettonici ma soprattutto quelli naturali, il cui consumo (leggasi visite di turisti) potrebbe deteriorarli e quindi diminuirne la possibilità di fruizione in futuro.

    Pensate ad esempio alle Grotte di Lascaux nel sud della Francia. Se non fossero state chiuse alle visite turistiche, riproducendole fedelmente in un Centro turistico li vicino, dopo un periodo di tempo neanche troppo lungo, l’umidità e il possibile contatto con le pareti (qualche demente che cerca di toccarle esiste sempre) le avrebbe rovinate definitivamente rendendole invisibili per i futuri turisti.

    Ecco

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