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La passeggiata al tramonto: Vita e scritti di Immanuel Kant
La passeggiata al tramonto: Vita e scritti di Immanuel Kant
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E-book222 pagine2 ore

La passeggiata al tramonto: Vita e scritti di Immanuel Kant

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Il pensiero e le opere di Immanuel Kant in un saggio capace di analizzare la sua profonda, coerente ed edificante filosofia.


Un saggio scorrevole, ma approfondito e aggiornato, sulla figura e sul pensiero di Immanuel Kant. Una monografia che vanta anche elementi di novità - soprattutto per gli aspetti biografici relativi al grande filosofo - in grado di risultare interessante ai neofiti ma anche a chi studia o lavora nel settore.


Un'opera in cui, per la prima volta, gli scritti di Kant vengono illustrati parallelamente al racconto delle vicende della sua vita privata, così da rendere più avvincente e coerente l'intero lavoro e da evidenziare lo stretto legame tra il vissuto quotidiano del grande professore di Königsberg e le sue imponenti opere filosofiche.

LinguaItaliano
Data di uscita9 lug 2020
ISBN9788869344688
La passeggiata al tramonto: Vita e scritti di Immanuel Kant
Autore

Pietro Ratto

Pietro Ratto è filosofo, saggista, giornalista e scrittore. Laureato in Filosofia e Informatica, è professore di Filosofia, Storia e Psicologia. Pietro Ratto ha al suo attivo numerosi libri e ha vinto diversi premi letterari di Narrativa e Giornalismo ed ha partecipato a svariati Convegni filosofici. In ambito filosofico ha scritto La Passeggiata al tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant (2014-2019), la raccolta di suoi saggi BoscoCeduo. La Rivoluzione comincia dal Principio (2017) e il saggio Come mi cambiano la vita Socrate, Platone e Aristotele (2020). In ambito storico ha scritto: Cronache di una pandemia. I primi nove mesi di un incubo (2020), L'Industria della vaccinazione- Storia e contro-Storia (2020), Le Pagine strappate (2014-2020), I Rothschild e gli Altri (2015), L'Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate (2017), La Storia dei vincitori e i suoi Miti (2018), Rockefeller - Warburg. I grandi alleati dei Rothschild (2019) e Il gioco dell’Oca. I retroscena segreti del processo al riformatore Jan Hus (2014-2020). Ha pubblicato anche i romanzi La Scuola nel Bosco di Gelsi (2017), Senet (2018), Il Treno (2019) e Il Testimone (2020), oltre alla raccolta di saggi polemici sulla degenerazione della scuola pubblica e le lobbies che la gestiscono, intitolata Programma dIstruzione (2020). Gestisce i siti BoscoCeduo.it e IN-CONTRO/STORIA, oltre a un affollatissimo canale YouTube e a una vivace pagina Facebook, chiamati entrambi BoscoCeduo. Dal 2019 amministra una piattaforma di contenuti di aggiornamento e approfondimento delle tematiche affrontate nei suoi libri, BoscoCeduoPro.

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    La passeggiata al tramonto - Pietro Ratto

    Pietro Ratto

    La passeggiata al tramonto

    Vita e scritti di Immanuel Kant

    Filosofia

    © Bibliotheka Edizioni

    Via Val d’Aosta 18, 00141 Roma

    tel: +39 06.86390279

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    I edizione, febbraio 2019

    Isbn libro 9788869344671

    Isbn ebook 9788869344688

    È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale,

    del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta

    dell’editore e con citazione esplicita della fonte.

    Tutti i diritti sono riservati.

    In copertina: miniatura di Veit Hans Schnorr (1789)

    Progetto grafico: Eureka3 S.r.l.

    www.eureka3.it

    Pietro Ratto

    È filosofo, saggista, giornalista e scrittore. Laureato in Filosofia e Informatica, è professore di Filosofia, Storia e Psicologia.

    Ha vinto diversi premi letterari di Narrativa e Giornalismo ed ha partecipato a svariati Convegni filosofici.

    Oltre a questo libro, ha pubblicato l’irriverente saggio sulla Papessa Giovanna intitolato Le pagine strappate (2014), lo scomodo studio I Rothschild e gli Altri (2015), l’inquietante studio sul processo e sul rogo di Jan Hus Il Gioco dell’Oca (2015), la raccolta di suoi saggi filosofici BoscoCeduo. La Rivoluzione comincia dal Principio (2017), l’inchiesta su una traccia trascurata relativa alla strage di via Fani intitolata: L’Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate, il suo combattivo romanzo contro la cosiddetta Buona Scuola intitolato La Scuola nel Bosco di Gelsi (2017), il coraggioso La Storia dei vincitori e i suoi Miti (2018) e la storia d’amore venata di soprannaturale Senet (2018).

    Da anni amministra il sito "BoscoCeduo.it - che raccoglie molte delle sue riflessioni filosofiche - nonché l’Archivio web di ricerca controstorica IN-CONTRO/STORIA".

    Prefazione

    Non mi piace mai girare per strada agghindato a festa, risultare troppo elegante mi imbarazza e mi fa sentire impacciato. A parte la noiosissima circostanza di un invito a nozze, quindi, soltanto in un caso mi sento in dovere di mettermi in giacca e cravatta nel corso dell’anno: la mattina in cui inizio a spiegare Kant.

    Il lavoro dell’insegnante è sempre meno gratificante, al nostro tempo. Concetti come quelli di debito e credito, introdotti nel mondo della scuola italiana dagli anni ’90, hanno svilito il sapere al rango di una merce da acquistare (a bassissimo prezzo, per giunta), e rivendere con una certa convenienza, quanto meno in apparenza. I ragazzi sanno che possono ottenere punteggi alti con pochissimo impegno; possono far affidamento sui tristemente famosi saperi minimi - voluti da chi progetta un’umanità facilmente gestibile - in riferimento ai quali, da anni ormai, stiamo formando generazioni di giovani che sanno sempre meno, e ritengono di sapere sempre di più.

    A questo punto mi restano solo le soddisfazioni legate all’amore che provo per la disciplina che indegnamente insegno, e che così tante volte mi ha aiutato a vivere. E se per la filosofia provo un grande amore, immensa venerazione nutro nei confronti di colui che considero il più grande filosofo di tutti i tempi.

    Sono così emozionato, quando devo cominciare a parlare di lui in classe, che fatico a dormire già dalla notte precedente. La mattina, mentre mi precipito a scuola, continuo a pensare che è finalmente giunto il momento, che ancora una volta devo sforzarmi di essere all’altezza del compito, che per il sottoscritto si ripresenta anche quest’anno l’occasione per fare del bene e lasciare un segno nell’animo di qualche ragazzo.

    E con commozione introduco la sua figura, con tenerezza e stima racconto la sua vita, con sempre incredula meraviglia e sempre crescente rispetto delineo la sua profonda, coerente, edificante filosofia.

    La mia vita non è stata facile, fin qui. Non lo è per nessuno. Io, però, dagli anni del liceo, mi sono inventato un piccolo trucco che mi aiuta a comprendere, di volta in volta, quale debba essere la strada giusta da prendere, quale debba essere la condotta giusta da adottare nelle singole circostanze, e quale atteggiamento vada assunto nei confronti di ciò che studio ed imparo ogni giorno. Il trucco consiste nel considerare le mie azioni, che ho compiuto o che sto per compiere, alla luce di quella fulgida legge morale la cui presenza nell’animo di ogni uomo Kant ha magistralmente indicato, e, contemporaneamente, nel non perdere mai di vista un solo istante l’immagine di quell’infinito cielo stellato che la sera si apre sopra i miei occhi, solo per ricordarmi l’estrema precarietà del mio insignificante peregrinare sulla terra.

    Questo, e molto di più, debbo a Immanuel Kant.

    Che una mia opera a lui dedicata veda la luce è circostanza che mi rende felice. Il profondo senso di gratitudine e l’immenso onore che questo studio mi ha permesso di provare nella profondità del mio spirito in alcun modo potranno mai venir cancellati.

    Pietro Ratto

    Desidero ringraziare il Prof. Steve Naragon del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Manchester, che più volte mi ha aiutato con la sua pazienza e le sue profonde competenze a far luce sull’attività didattica e sulla vita di Kant.

    Il sito curato dal suo Dipartimento, Kant in classroom (www.manchester.edu/kant/Home/index.htm), è incredibilmente denso di informazioni e notizie sul grande Professore di Königsberg.

    Un grazie di cuore a Costanza e Sergio Casacci, per il continuo incoraggiamento e il generoso sostegno.

    Immensa gratitudine va infine alla mia Valeria, che mi ha sostenuto in tutti i modi in questa avventura e che mi ha insegnato a credere di nuovo nella mia vita, costantemente felice da quando è intrecciata alla sua.

    …io che con questi fogli non cerco né la gloria aggregando il mio nome a quello di Kant

    né la fama del biografo, ma, invitato da molti, offro senza pretese le mie carte!

    L. E. Borowski

    Introduzione

    Qualche anno fa, in una quarta di un liceo del torinese, durante una delle ultime lezioni su Kant un mio alunno ha alzato la mano esclamando: Ma in questo modo la filosofia è morta!.

    Questa osservazione mi è piaciuta al punto di ricordarla ad ogni nuova classe, quando arrivo a quel punto delle mie spiegazioni sul pensiero kantiano.

    Così la filosofia è morta, già.

    Quello studente aveva ragione. Kant, di fatto, sacrifica sull’altare della scienza la filosofia. Sacrifica, in particolare, quella filosofia che fino a lui aveva creduto di potersi dire oggettiva, in grado cioè di descrivere la realtà per come essa sia realmente, in se stessa. Il grande filosofo intuisce, insomma, che un sapere che continui a dipendere esclusivamente dalle cose fuori di noi, non può che rivelarsi irrimediabilmente provvisorio ed incapace di fornirci qualsiasi forma di certezza. La scienza afferma cose vere per noi uomini, esattamente come la legge morale ed il canone della bellezza: valgono solo per noi.

    Da qui il titolo di questo lavoro, che non vuole soltanto alludere alla rituale quanto leggendaria passeggiata pomeridiana di Kant, bensì anche – e soprattutto – al pensiero kantiano nella sua totalità, che in virtù delle sue stesse elaborazioni si affaccia sul tramonto di ogni certezza universale, rappresentando l’ultimo punto fermo della storia della filosofia occidentale e, nello stesso tempo, il principio e l’origine della sua agonia.

    È un lavoro, questo, che rischia di scontentare parecchi lettori. Può deludere qualche esperto del pensiero del grande filosofo di Königsberg, che probabilmente potrà ritenere questa mia trattazione semplicistica e magari lacunosa. Può deludere probabilmente anche qualche neofita, che forse preferirebbe qualcosa di più semplice e graduale, per poter apprezzare appieno il grandioso pensiero del professore prussiano. Nel complesso, però, ho cercato di tenermi in equilibrio tra le esigenze degli addetti ai lavori e quelle dei dilettanti. Giudicherà il lettore se e quanto io sia riuscito a realizzare questo ardito proposito.

    Ci sono anche elementi di novità, in questo lavoro; non tutto è già stato detto di quanto questo libro contiene; nutro l’ambizione, infatti, di aver contribuito a far un po’ di chiarezza circa alcuni aspetti della biografia e della personalità di Kant, avvolti da un nebuloso alone che, talvolta, assume più i contorni della leggenda che della verità dei fatti.

    Da un punto di vista generale, ho cercato di condurre di pari passo l’esame dell’evoluzione del pensiero dell’autore con quello della sua vita, perché troppo spesso, parlando di lui, si privilegia il primo aspetto e si liquida con qualche aneddoto il secondo.

    Quando do il via al mio ciclo di lezioni su Kant avviso i ragazzi dicendo loro: "Ricordatevi, avrete la certezza di aver capito il pensiero di questo grande filosofo solo quando vi capiterà improvvisamente di pensare «Che genio era costui!»."

    Questo avvertimento vale anche per il lettore, con la speranza di riuscire a trasmettergli l’amore e la gratitudine che provo nei confronti di questo grande genio, di questo dolce maestro, chiamato Immanuel Kant.

    Gli anni della scuola

    Immanuel Kant nacque a Königsberg, capitale della Prussia orientale, sabato 22 aprile 1724. La sua famiglia non era ricca, il padre Johann Georg faceva il sellaio, e Immanuel era il quarto figlio. La sua educazione fu molto rigorosa ed austera, legata ai principi pietistici della madre, Anna Regina Reuter, di quindici anni più giovane del marito, donna di carattere e di "qualità intellettuali superiori al suo rango"(1), che aveva contribuito all’economia della famiglia con una modesta dote. Nonostante le loro umili condizioni (spesso qualche parente più ricco o alcuni conoscenti che "li stimavano per la loro pietà e per le loro virtù domestiche"(2) aiutavano economicamente Anna Regina e Johann), i genitori di Immanuel fecero molti sacrifici per assicurare al loro figlio studi adatti alle sue facoltà intellettuali, che ben presto si rivelarono nettamente superiori a quelle dei fratelli e delle sorelle (nove in tutto, anche se soltanto quattro, oltre ad Immanuel, sopravvivranno ai genitori: tre femmine ed il fratello Johann Heinrich – di undici anni più giovane di Immanuel – che diventerà pastore protestante).

    Nelle vene di Immanuel scorreva sangue lituano, prussiano, ma anche scozzese: il bisnonno Richard (1600-1667), pur discendendo da una famiglia di Tilsit, era infatti nato in Scozia, anche se aveva poi sposato una lituana nativa della località di Werden, Dorotea Lieder, andando a vivere con lei nella cittadina di Memel; il padre di Immanuel – che si era trasferito a Königsberg – spesso usava firmarsi ancora Cant per rivendicare le proprie radici anglosassoni. Immanuel, da adulto, si premurò di ripristinare la K nel suo cognome, per evitare che potesse venir pronunciato Zant. Ciononostante, andò sempre fiero delle proprie origini, soprattutto a causa della profonda ammirazione che nutriva nei confronti del filosofo David Hume, nativo di Edimburgo.

    Data la difficile situazione economica della sua famiglia, il piccolo Kant fu mandato ad una scuola di carità e nel 1732 venne iscritto al rigido Collegium Fridericianum, all’epoca chiamato anche Accademia Reale, in quegli anni diretto dal pastore Franz Albert Schultz (1692-1763).

    Filosofo, teologo, Schultz aveva incontrato Anna Regina negli austeri ambienti pietisti e l’aveva convinta ad iscrivere il proprio figlio al Collegio da lui diretto. In quel contesto Immanuel assorbì i principi rigorosi di una morale ferrea come quella pietista, ma mal sopportò le innumerevoli funzioni religiose cui gli alunni erano costantemente costretti. Ad essa, successivamente, si riferì sempre parlando di "schiavitù giovanile. Come sostiene Giuseppe Riconda è forse possibile vedere in queste esperienze giovanili la radice di quella avversione che sempre poi ebbe per le forme esteriori della religiosità"(3). Per non parlare dell’insegnamento della matematica e della filosofia (in quegli ambienti considerata soltanto ancilla theologiae), di cui in seguito Kant ebbe più volte occasione di lamentarsi. D’altra parte, l’orientamento del Collegium era fortemente umanistico – religioso; da questa seppur rigida esperienza scolastica, infatti, il giovane Immanuel "apprese quello stile elegante nello scrivere in latino che appare negli scritti del suo primo periodo, nonché una buona conoscenza dei classici"(4).

    Königsberg, la città della conoscenza

    Ai tempi di Kant, Königsberg (l’attuale Kaliningrad), vantava circa cinquantamila abitanti, riunendo in sé le tre cittadine di Löbenicht, Kneiphof e Altstadt. Proprio in quegli anni la vecchia capitale stava vivendo una forte crescita economica grazie ai commerci prussiani con l’Olanda, l’Inghilterra e la Scandinavia, le cui navi, cariche di vino e merci di vario genere, facevano ingresso nel porto fluviale sul fiume Pregel, sulla cui foce si affacciava la città.

    Accanto al commercio fioriva anche l’artigianato e ben presto, accanto alla vecchia borghesia, alla nobiltà, ai militari e ai burocrati ministeriali, si costituì una classe di liberi commercianti ed artigiani […] che finì con il legare la propria fortuna a quella della città ¹. Tra questi nuovi artigiani c’era anche il padre di Immanuel, Johann Georg.

    Kant descriverà così la sua città natale: Una grande città, il centro di uno Stato in cui si riuniscono gli organi del governo […], che possiede un’Università […] e che è sede di commercio marittimo, collegata per via fluviale con l’interno e coi paesi vicini di diverse lingue e costumi, una simile città, com’è Königsberg sul Pregel, può essere ritenuta adatta allo sviluppo della conoscenza degli uomini e del mondo anche senza viaggiare.², descrizione, questa, che servirà al filosofo per spiegare e giustificare il fatto che quasi mai egli, durante tutta la sua vita, si allontanò da Königsberg, pur dimostrando di essere sempre perfettamente aggiornato su quanto accadeva nel mondo.

    1 G. Riconda, Invito al pensiero di Kant, Mursia editore, Milano, 1987, pag. 14.

    2 I. Kant, Antropologia dal punto di vista pragmatico, in W. Weischedel, I. Kant, werken in zehn Banden, Darmstad 1968, seconda ediz., VIII a, trad. it. di P. Chiodi in E. Kant, Scritti morali, Torino, 1980.

    Quanto all’educazione specificatamente religiosa, ricevuta all’interno del Collegium così come nell’ambito strettamente famigliare, Kant, in tarda età, avrà modo di commentare: "Si dica del pietismo ciò che si vuole, le persone che lo vivevano veramente possedevano ciò che di più alto può possedere l’uomo: quella quieta serenità e pace interiore che nessuna passione potrebbe turbare. Nessuna privazione, nessuna persecuzione le addolorava, nessun contrasto le induceva all’ira o all’inimicizia"(5). E ancora: "I miei genitori, modelli di onestà, di probità e di ordine, senza lasciarmi un patrimonio (ma nemmeno debiti), mi hanno dato un’educazione che non potrebbe essere migliore dal punto di vista morale e per la quale mi sento di nutrire sentimenti di vivissima gratitudine ogni volta che penso a loro" (6) (1797).

    Gli anni del collegio passarono senza che Immanuel si mettesse in luce più di tanto. Non era considerato un genio, pur figurando tra gli alunni migliori. Fu questo il periodo in cui maturò in lui la determinazione di seguire la carriera di filologo classico.

    Nel 1737 Anna Regina morì. Il trauma fu enorme, ma Immanuel si rifiutò di

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