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Manuale di Viaggio: Per una filosofia di chi parte e di chi è già partito
Manuale di Viaggio: Per una filosofia di chi parte e di chi è già partito
Manuale di Viaggio: Per una filosofia di chi parte e di chi è già partito
E-book259 pagine3 ore

Manuale di Viaggio: Per una filosofia di chi parte e di chi è già partito

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Info su questo ebook

“L’unico vero viaggio verso la scoperta – scriveva Marcel Proust – non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi”. Viaggiare è tanto un’esperienza spirituale quanto materiale, che si manifesta in un concreto contesto storico, culturale e linguistico. Ogni viaggio ci traghetterà verso un nuovo aspetto di noi cambiandoci, poiché le esperienze che abbiamo visto con il cuore, prima ancora che con gli occhi, ci trasformeranno sicuramente. Ecco che il viaggio si presenta come un’esperienza a 360 gradi per la quale però non esistono manuali d’istruzione, almeno fino alla pubblicazione di questo libro. Pagina dopo pagina, il testo di Alessandro Ingafù Del Monaco ci fornirà tutta una serie di consigli e strumenti preziosi per prepararci, scegliere la destinazione giusta per noi, valutare le proprie motivazioni e possibilità, cosa portare con sé, come trovare un lavoro e un alloggio oltre a metterci in guardia sui rischi che potremmo correre. Ma soprattutto ci farà riflettere su come ogni viaggio, all’epoca della globalizzazione, cambierà le prospettive della nostra vita. 
LinguaItaliano
Data di uscita18 ago 2017
ISBN9788856784596
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    Anteprima del libro

    Manuale di Viaggio - Alessandro Ingafù Del Monaco

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-8459-6

    I edizione elettronica agosto 2017

    Prefazione

    Questo libro parte da una ricerca personale e accademica portata avanti per anni dall’autore: Alessandro Ingafù Del Monaco, nato a Roma, residente a Bruxelles, passato per Londra, Cambridge, Barcellona, Venezia, Parigi e Berlino.

    La capacità di catturare un universo vasto di concetti, tematiche e informazioni tramite il tema centrale del viaggio e incorporare così letteratura, filosofia, sociologia, esperienze personali e consigli pratici 2.0 è un’idea brillante. Questo libro, sia manuale, sia saggio, sia guida pratica, ci invita a trascendere il personale e guardare al sociale. Ci sposta con convinzione dalla dimensione individuale a quella politica, e dalla biografia personale (degli individui che si scrivono la loro storia, o l’ideale del self-made man), alla riflessione storico-culturale di individui che ci precedono e hanno fatto e hanno rappresentato la storia.

    Le problematiche affrontate dall’autore in questo manuale-guida sono profondamente attuali, necessariamente valide, ma anche doppiamente utili. Dal mio punto di vista, a chi parte, a chi viaggia, a chi prende la decisione di cambiamento, le informazioni pratiche non serviranno a nulla a meno che queste informazioni siano inserite in una dimensione storica, culturale, politica ed economica che contestualizzi la lettura dei luoghi, le interpretazioni soggettive e le scelte individuali.

    L’introduzione ci immerge subito nel contesto odierno, quello dell’individualismo, del tutto è dovuto ma nulla è facilmente accessibile, della fuga dei cervelli verso i capitalismi di successo. In questo frangente l’autore ci pone quelle domande che l’individuo si pone prima di partire (io me le sono poste, quelle domande). Alla fine, la domanda centrale appare essere: cosa cerchiamo tramite il viaggio? In fondo, come evidenziato dall’autore, la globalizzazione ha portato un’omologazione tale da appiattire le diversità e rendere estremamente simili i luoghi urbani più disparati, tanto che forse il detto tutto il mondo è paese non è mai stato così attuale.

    L’interpretazione del viaggio dell’autore come realizzazione, come scelta esistenziale dell’individuo, si contrappone alla profonda consapevolezza di quest’ultimo dei limiti della scelta individuale imposti dalle grandi strutture sociali. La coscienza della perenne battaglia tra agenzia e struttura fa emergere la dimensione dialogica, non deterministica della scelta¹.

    La ricchezza di riferimenti culturali e letterari stimola il lettore a indagare al di là del testo e ricercare quel significato che l’autore interpreta e offre al lettore. Gli spunti letterari e popolari (non c’è solo modernismo ma anche popular culture) possono essere presi alla lettera o possono funzionare come un invito al lettore a fare la propria ricerca, un’introduzione al materiale da scoprire.

    Includere le voci di chi ha deciso di partire, dell’autore stesso e dei suoi amici incontrati per le varie strade intraprese, dà una dimensione umana, amichevole e accessibile al testo, che permette al lettore di relazionarsi alle esperienze altrui e di accedere così a un’istantanea personalizzata di un luogo.

    Nei capitoli successivi i consigli pratici abbondano e includono suggerimenti su come non farsi sfruttare da un mercato in crescita, quello del viaggio, che tende ad approfittarsi dell’ingenuità di chi parte per cercare fortuna altrove senza sapere cosa lo aspetta dall’altra parte. Dal trovare una casa al cercare lavoro, le possibilità di confrontarsi alle difficoltà sono molte e vanno riconosciute (possibilmente prima di partire, per evitare di ritrovarsi in situazioni tragiche).

    Le riflessioni sul lavoro e sul gap che esiste tra quello che il lavoro era nell’epoca moderna, quello che il lavoro è oggi e quello che noi vorremmo che il lavoro fosse (perché a quelli della nostra generazione hanno insegnato che potevamo fare tutto quello che volevamo: you can do what you love), sono importanti. Ancora una volta, capire lo sviluppo storico-economico del contesto odierno arma il lettore/viaggiatore di coscienza storica, che spesso è il miglior aiuto per trarre del senso da una situazione soggettiva individuale, soprattutto in ambito lavorativo.

    Grazie a una narrativa storica accessibile ma che allo stesso tempo rispecchia movimenti e cambiamenti specifici che hanno dato vita alle complessità odierne, e alle loro semplificazioni quasi propagandistiche (come l’idea/ideologia della fine della storia), quello presentato dall’autore è un quadro completo di cambiamento sul quale il lettore deve riflettere. Chi siamo? Cosa cerchiamo? Qual è il nostro posto nel mondo? Ma in questo mondo?

    L’autore ci invita a prendere coscienza di noi stessi ricordandoci che questo processo non potrà mai essere distaccato da una presa di coscienza storica, culturale, materiale che ci insegna del mondo al quale apparteniamo. Non siamo un’isola. Margaret Thatcher, con la sua famosa frase la società non esiste, esistono gli individui, ha contribuito ad alimentare una visione del mondo che si è rivelata una potente ideologia che non rispecchia il vero, ma è comunque potente abbastanza da farci produrre una realtà deviata da questa convinzione.

    Sta a noi, vittime (e artefici) di forti contraddizioni, confusi tra ideologia, bisogni, desideri e visioni distopiche del futuro, di ridimensionare le nostre aspettative, cambiare i nostri approcci e non contribuire ulteriormente, tramite le nostre scelte, alla crescita delle disuguaglianze e delle ingiustizie che caratterizzano sempre di più il panorama corrente. Allora il viaggio è tanto verso fuori quanto dentro noi stessi.

    Dott. Giulia F. Zampini (PhD)

    University of Greenwich

    Giulia Zampini è dottore in politiche sociali e insegna criminologia all’Università di Greenwich, a Londra. Vive in Inghilterra dal 2003 e ha vissuto a Cambridge, Bristol, Rochester, Canterbury e Londra passando per la Francia, Parigi e l’Australia, Sydney.

    1 In sociologia, agenzia-struttura è la dicotomia per eccellenza, che si rifà alla contrapposizione individuo-società. Un’investigazione sociologica si occupa di spiegare la relazione tra le grandi strutture (economia, razza, genere, età/generazione) e l’agenzia dell’individuo, o il potere relativo dell’individuo verso le strutture sociali in un dato contesto storico, geografico e culturale.

    Introduzione

    Il libro che avete tra le mani non è di certo una guida turistica. Capitolo per capitolo, Alessandro Ingafù Del Monaco ci parla delle esperienze di viaggio passando da un paese all’altro, confrontandone problemi, qualità, caratteristiche culturali e storiche, contingenze della vita quotidiana.

    È un libro per chi sogna di viaggiare e per chi si appresta a farlo analizzando le fondamenta, la validità e i limiti delle nostre possibilità. Per la maggior parte dei lettori può rappresentare un quaderno di consigli pratici e indicazioni puntuali: avendo viaggiato nei principali paesi europei e non solo, l’autore mette di fronte ai nostri occhi situazioni e problematiche che potremmo affrontare solo una volta messo piede fuori dall’aeroporto. Nell’opera si alternano continuamente teoria e prassi: in primo luogo si riflette sulle ragioni per le quali partire, su come creare un equilibrio tra bisogno e libertà di scelta all’epoca della globalizzazione, su come realizzare i nostri progetti in un tale contesto adattandoli ad una cultura e una lingua diverse. Se nella prima parte del libro si analizzano le motivazioni che stanno dietro ad ogni viaggio, nella seconda parte vengono offerti al lettore dei veri e propri strumenti pratici che lo aiuteranno a scegliere la destinazione e la tipologia di viaggio da intraprendere, come scrivere un curriculum vitae e una lettera di motivazione efficaci (nell’appendice del libro, l’autore ha inserito vari esempi di CV e di lettere di motivazione in inglese, francese e italiano), siti internet per la ricerca di una casa e di un lavoro per paese. Questo manuale tratta il tema dell’integrazione culturale e linguistica, della costruzione di nuove relazioni umane. Tutte questioni necessarie e decisive perché il nostro cammino possa essere sereno e stimolante.

    È un libro anche per chi è già partito e ama confrontare le proprie esperienze con quelle degli altri. L’essere umano non può smettere di intraprendere nuove strade sconosciute e, anche una volta scelta la città dove restare, nulla ci impedirà di rimetterci lo zaino in spalla e partire verso una nuova avventura. Capiterà dunque di rispecchiarsi in alcune delle situazioni descritte dall’autore, più o meno comuni, in cui ci si ritrova prima, durante e dopo una partenza (temporanea o con un biglietto di sola andata poco importa). Tutto ciò è descritto con un linguaggio accessibile e da un punto di vista esperto e diverso dal nostro, che permetterà un confronto sano e interessante.

    Molti di noi potranno allora scorgere in Alessandro Ingafù Del Monaco un compagno di strada. Una voce che ci consiglierà modi alternativi di intraprendere nuovi percorsi. Eh sì! Perché viaggiare non vuol dire soltanto andare alla scoperta di nuove possibilità che, paradossalmente, potrebbero ingabbiarci in destini scontati e dinamiche predefinite. Questo libro non cessa mai di metterci in guardia da tutto questo, sottolineando come le soluzioni per le nostre vite potremmo trovarle solo grazie alla nostra intelligenza, alla nostra determinazione e all’aiuto degli altri. Ho vissuto personalmente gli sconvolgimenti del destino: studente universitario, attore, cantante e infine divenuto bartender nei cocktail bar di Parigi. Un destino dunque indefinibile poiché precari sono i cammini che ci ritroviamo a percorrere.

    Luca Fagnano

    Luca Fagnano è nato a Roma nel 1986. Attore e cantante, si è laureato al D.A.M.S. dell’Università di Roma Tre. Dopo aver viaggiato in diverse città europee, nel 2012 si è trasferito a Parigi. Nella capitale francese cambia completamente i propri orizzonti professionali e si dedica alla mixologia.

    Questo libro è stato scritto grazie al sostegno di molti amici. Desidero ringraziare innanzitutto Luca e Livia per il loro generoso aiuto e la loro pazienza, per i molteplici incoraggiamenti a perseverare in questo mio primo libro. Ringrazio Davide, Sophie, Claudio, Gaetan e Julia per il loro contributo scritto a proposito della città nella quale vivono. Sono altresì grato a Giulia, Gabriele e Marco per i consigli e le riflessioni puntuali, necessarie alla stesura finale di questo testo. Voglio infine ringraziare mia madre, per il suo sostegno incondizionato. A voi tutti dedico con profonda gratitudine questo Manuale di Viaggio, per la vostra fedele amicizia e per il vostro generoso sostegno…

    Premessa

    "Ever tried. Ever failed. No matter.

    Try Again. Fail again. Fail better²"…

    Samuel Beckett

    1. Le ragioni per cui partire

    Si è sempre viaggiato. Per conquistare, per scoprire o per amore. Se ce lo avessero chiesto cinquanta anni fa probabilmente la risposta sarebbe stata per lavoro. Oggi basta un atto di volontà. Il mio è arrivato definitivamente a ventiquattro anni. L’undici Luglio 2011 ho conseguito la Laurea e a Settembre mi trovavo già a Venezia per un master che mi avrebbe portato a finire gli studi a Parigi. Non c’è stato un vero tempo di riflessione: mentre scrivevo la tesi, passavo al tempo stesso le prove d’ammissione a Venezia. Poi, in un colpo solo, mi sono trovato in tasca la laurea e l’ammissione al master e non c’è stato tempo per digerire le cose che accadevano tutte insieme ma solo per salutare chi lasciavo e preparare le valigie per il mio viaggio. Il mese d’Agosto fu carico d’emozioni, tutto aveva il sapore dell’ultima volta e passavo il tempo restante con le persone più care che avevo. Con Settembre è arrivato il momento di partire tra eccitazione per il nuovo, che sapevo sarebbe accaduto, e l’amarezza per quel che lasciavo. Andavo a ricollocarmi nel mondo e sapevo che tutto sarebbe stato messo in discussione. Ero carico di speranze e mi sono fatto tante illusioni che presto sarebbero partite per sempre. Per legittimare una scelta, ci si può costruire un castello d’illusioni e giustificazioni. L’impatto con la realtà, quando si è soli, può essere forte ma al contempo ci rivela tutta un’altra storia, non meno positiva di quella che ci eravamo figurati in partenza.

    Il mio treno partiva dalla Stazione Termini di Roma. Con me c’erano mia madre, il mio migliore amico e la mia ragazza. Sconsiglio le partenze in treno, fa cliché, ed è molto lungo lasciando così lo spazio ad interrogativi dell’ultimo secondo che pretendono, nello spazio dell’azione, di far bilanci e luce sulle ragioni di tutto quel che si sta facendo e lasciando. La partenza si accompagna ad un’appuntita tensione emotiva: le lacrime scorrono come se si partisse per non rivenire più. Sul treno, con un groppo in gola, guardavo i viaggiatori molto più tranquilli di me. Spontaneamente, è cominciata una conversazione con un ragazzo che mi sedeva di fianco. Così scopro che anche lui era un viaggiatore, era partito già da qualche anno e se la passava bene; era soddisfatto del suo percorso, così mi caricò di preziosa convinzione. Capitare a Venezia come prima tappa d’un viaggio è stata una fortuna. La bellezza e la dolcezza della vita in questa magnifica città galleggiante mi conferivano una serenità che fu ben altra cosa dalle violente esperienze che avrei tratto altrove. Mi ricordo il primo risveglio a Venezia. Avevo una bella stanza a Cannaregio, con due finestre. Spalancandole vedevo il sole, il cielo blu, i tetti di tegole antiche e le cupole. Dai campanili si sentivano scandire le ore, nessun rumore d’automobile in tutta la laguna. In quel preciso momento, tutto si era messo in moto. Ero impegnato negli studi contornato da una dimensione internazionale, studiavo in una città unica al mondo, anche se ero lì solo di passaggio prima di raggiungere Parigi. La vera destinazione del mio viaggio. Il mio universo onirico era occupato dalle domande e dalle speranze. In fondo a Venezia mi sentivo come un Robinson Crusoe, un significativo modello archetipico tuttora attuale. Come Robinson, ero un viaggiatore, individuo sovrano di una realtà nuova che instaura relazioni con gli altri al solo fine di potenziare e scolpire il proprio egoismo acquisitivo. Cominciavo a costruire una vita, nuove persone, nuove esperienze con l’obiettivo finale di... A qualche anno dalla partenza ho dimenticato quell’obiettivo o forse non era poi così importante.

    Perché viaggiamo? Cosa cerchiamo? Esperienze? Migliori condizioni di vita? Il senso? Ma quest’ultimo se non si trovava nel luogo di partenza, temo che non lo si troverà nemmeno nella destinazione prescelta. Sul piano individuale queste domande intercettano sentimenti come l’ambizione, la curiosità che spinge a cercare o la ricerca continua che, di per sé, può essere un forte motore. Su d’un piano più generale, trovano risposta in quella partecipazione, più o meno volontaria, a fenomeni macroeconomici; complice quella facilità con la quale ci si può spostare oggi. L’assenza di visti o documenti specifici per trasferirsi all’estero e l’inarrestabile sviluppo dei trasporti e delle tecnologie – parte integrante del progetto di globalizzazione – fa sì che siano più facili e sicuri gli spostamenti. Dunque ci si sposta di più, indipendentemente se lo si fa per piacere o per lavoro. Partendo però lasciamo delle persone e con noi ci portiamo via le energie che abitavano un territorio. Cosa succede a quest’ultimo quando sono così tanti a decidere di partire? Ci sono luoghi che sono partenze e altri che sono arrivi. Per le partenze il destino è amaro perché la popolazione che generalmente se ne va, è quella con più energia e voglia di fare. Per i luoghi d’arrivo è tutta un’altra storia: persone cosmopolite e disposte a molto, se non a tutto, vengono gratuitamente a inserirsi e partecipare alla vita economica di quel luogo. Alcune città si riempiono, altre si svuotano e così si spegne, una partenza alla volta, quell’autenticità della comunità locale – per utilizzare il vocabolario di Walter Benjamin³ – quell’aura che caratterizzava la vita autoctona di un luogo specifico del quale gli abitanti ne abitano al tempo stesso la cultura e i valori. Così sentiamo svanire l’aura delle comunità e dei luoghi come esito dell’avanzamento storico, con essa se ne va la loro unicità. Così l’individuo facilitato dalle comunicazioni e da una forte conformizzazione culturale – che ormai rende tutte le grandi città simili pur nella loro diversità – ormai autonomo e distaccato dal proprio contesto d’origine, può adottare una visione del mondo e porsi domande diverse da quelle che altri si sarebbero posti in passato. Tale individuo reputa di meritare una vita migliore piuttosto che migliorare la vita, relegando di fatto la prospettiva della felicità ad una dimensione esclusivamente individuale piuttosto che alla prospettiva politica e sociale del cambiamento.

    Trattare l’individuo intorno alla tematica del viaggio, è un passaggio importante per cercare di far chiarezza in quella intricata massa di idee delle quali siamo riempiti. Margaret Thatcher disse: "la società non esiste. Ci sono solo individui". Pur non condividendo questa visione del mondo, essa sembra d’attualità e un individualismo sfrenato sta producendo la più volgare evasione dalle responsabilità nei confronti del sociale. Jean-Jacques Rousseau⁵ scriveva che il solo modo autentico per voler bene all’umanità è occuparsi della comunità in cui e con cui si vive, ossia di quella parte concreta di umanità con cui si ha quotidianamente a che fare, mentre spesso dimentichiamo di curarci di chiunque sia intorno a noi; così tutti i principali sensi che ci diamo e che ci fissiamo come obiettivi sono intesi individualisticamente, rivelando quell’assolutizzazione dell’io individuale, contrapposto alla comunità solidale, che è la cifra del moderno spirito del capitalismo.

    Si nasce in un certo luogo a certe condizioni: ciascuno eredita un destino e l’apparente possibilità di evadere da questo. È la stantia retorica dell’american dream⁶ o del farsi da soli; ancora quella dell’1 su 100 che ce la fa. Ma cosa succede agli altri 99? Miserie e vita dura che evidenziano l’inefficacia, il fallimento di un certo paradigma che, malgrado tutto, continua ancora ad esercitare un peso importante nell’immaginario di chi vuole farsi largo nel mondo. Ma se tutto ciò è vero, se valga o no la pena di continuare ad applicare un tale paradigma, è una domanda che deve trovare risposta solo avendo fatto prima pulizia delle illusioni.

    2. Una risposta dalla letteratura

    Per parlare delle illusioni che naturalmente ci facciamo, prendo spunto dalla letteratura, anche al fine di riscoprire quel dialogo che esiste tra luoghi ed epoche diversi. Le illusioni di cui parlo sono le stesse che ritroviamo ne L’educazione sentimentale⁷ di Gustave Flaubert. Il romanzo inizia con una partenza e termina con un ritorno: è un romanzo del fallimento della ricerca della verità. Il protagonista, Frédéric Moreau, è un diciottenne che ha appena finito gli studi secondari. In viaggio per Parigi su d’un battello che percorre la Senna, conosce i coniugi Arnoux che vivono anch’essi a Parigi, dove il marito fa il mercante d’arte. Il giovane decide di trasferirsi nella Ville Lumière⁸ dove si iscrive all’università per studiare legge ma abbandona gli studi nella speranza di diventare scrittore. La sua vita prosegue però fra le delusioni: lo deludono le relazioni mondane; non riesce a realizzarsi come scrittore. Nemmeno l’amore andrà in porto, pur restando nel suo cuore come l’unica esperienza positiva della sua vita. Così Frédéric ritorna in provincia con la sensazione che quella ricerca fosse solo un viaggio insensato.

    In questo ritorno circolare al punto di partenza si consuma la disperazione dello stesso Flaubert nei confronti di un mondo che nessun senso poteva giustificare e dal quale ci si poteva soltanto separare. Alla fine del romanzo, il ritorno in provincia del protagonista (cioè al punto di partenza) mostra che il viaggio nella vita alla ricerca del senso, si è dissolto nel nulla di una circolarità nella quale inizio e fine coincidono. Non a caso è proprio con un viaggio che inizia il romanzo, il viaggio di Frédéric nel quale è già rinchiuso tutto il suo destino: un ragazzo con la testa piena di sogni e di progetti e dell’esistenza che scorre in un progressivo deteriorarsi, senza che nulla intervenga per interromperne il corso o facendone emergere un senso. Leggendo questo romanzo si avverte il gusto di un’attesa che rimane sempre

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