Keep calm e smetti di fare il cafone
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Info su questo ebook
Come comportarsi dopo aver scoperto che il proprio fidanzato chatta su Facebook con una vecchia fiamma? È davvero maleducato non rispondere alle email? Esiste un modo elegante, e casomai economico, per fare dei regali graditi? Cosa si deve dire al proprio collega che fa coming out? Si devono fare gli auguri al proprio ex che si sta risposando? Come ci si deve comportare se si hanno ospiti vegani a cena? E, ancora, si può fare finta di niente con la vicina di casa il cui partner è stato messo agli arresti domiciliari?
Fra inviti e nuove conoscenze, passando per feste comandate e occasioni speciali, favori e regali, ma soprattutto nuovi costumi sociali e conoscenze virtuali, Miss Caterina firma un galateo moderno per imparare ad affrontare ogni situazione con spontaneità e, allo stesso tempo, con classe.
• Social network: come usare Facebook, Twitter e Instagram
• Tradire e scoprire il tradimento 2.0
• Le buone maniere a casa d’altri
• Buone maniere tra vicini, quando evitare la lite sembra impossibile
• Convivenza e rapporti sentimentali ai tempi della crisi (economica e famigliare)
Miss Caterina
Dal 2010 ha un seguitissimo blog sulle buone maniere: buonemaniere.wordpress.com. La sua email è buonemaniere@gmail.com.
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Anteprima del libro
Keep calm e smetti di fare il cafone - Miss Caterina
302
Immagini: © Shutterstock
Prima edizione ebook: novembre 2015
© 2015 Miss Caterina
Pubblicato in accordo con Piergiorgio Nicolazzini
Literary Agency (PNLA)
© 2015 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-541-8760-3
www.newtoncompton.com
Realizzazione a cura di Librofficina
Miss Caterina
2571.jpgKeep calm e smetti di fare il cafone
A mia madre Vincenza
Le buone maniere
Non si nasce educati, ma cafoni. Veniamo al mondo con il desiderio fortissimo di agguantare qualsiasi cosa con le mani, masticare con la bocca spalancata, annusare, gridare, piangere, indicare. Veniamo al mondo come dei selvaggi, e soltanto dopo – in quei mesi dolorosissimi che costituiscono la formazione del bambino, e appaiono impegnativi quasi quanto l’addestramento di un cucciolo di cane ribelle – arriva l’educazione. Arrivano, insomma, quelle che definiremmo come le buone maniere.
Nella mia famiglia, borghese e meridionale, l’educazione veniva considerata fondamentale, esattamente come lo erano, in quella anacronistica capacità di fermare il tempo tutta pugliese, il cucito e la cucina.
Le norme in cui era declinato il galateo erano noiosissime e interminabili. Si trattava di una lunga serie di divieti cui mi avvicinavo incredula. Perché devo fare queste cose assurde?
, mi domandavo ogni volta, senza trovare risposta. Effettivamente non capivo perché i bambini, pur relegati a mangiare a un altro tavolo rispetto a quello dei genitori, fossero costretti a masticare con la bocca chiusa, a non tenere i gomiti sul tavolo, a riempire a metà il bicchiere dell’acqua e, soprattutto, a non rubare il cibo dal piatto degli altri.
Non capivo, forse perché non mi veniva spiegato, per quale motivo fosse meglio fare una cosa piuttosto che un’altra. E perché la cosa da preferire fosse sempre più scomoda e fastidiosa. Cercavano di crescere una signorina, ma io venivo su come una selvaggia.
All’epoca, l’unico piacere che provavo era infrangere tutto ciò che mia madre e mia nonna provavano a insegnarmi nei penosi pomeriggi trascorsi nel salone di casa di nonna, una sala imponente e maestosa, con carta da parati a fiori lillà, due grandi fagiani d’argento messi sul tavolino principale, quadri che ritraevano figure arcigne, che in realtà erano dei lontani parenti dai nomi impronunciabili. Erano lezioni penose, soprattutto per mia madre. A distanza di anni, non ho comunque vergogna ad ammettere di aver passato la maggior parte della mia vita adulta cercando di essere maleducata. Siamo in un tempo di persone aggressive e arroganti, l’unico modo per sopravvivere è essere ancora più aggressiva e arrogante di loro
, mi dicevo. Ho impiegato molto tempo a capire che non è affatto così. Più siamo maleducati e scortesi con il prossimo, più lui lo sarà con noi. Dimostrandoci cafoni non soltanto ci poniamo nei confronti del mondo con un atteggiamento di chiusura e di paura, ma allo stesso tempo sminuiamo noi stessi, la considerazione che abbiamo delle nostre azioni e dei nostri pensieri. In fondo, chi ha piacere di considerarsi un buzzurro?
Anni fa, mi capitò di intervistare il figlio di Audrey Hepburn, Luca Dotti, che sulla madre aveva scritto un grazioso libro ricco di aneddoti e di fotografie. Mi disse una cosa che mi sorprese molto: «Sa, le persone con mia madre non alzavano mai la voce. Non erano mai maleducati. Tutti, anche i più scontrosi, si trasformavano». Non ho mai dimenticato le sue parole, che mi hanno fatto riflettere molto su quanto il nostro atteggiamento sia molto più importante di quello altrui.
Quando le persone incontravano Audrey Hepburn non avevano a che fare con Sabrina o con Holly, ma si trovavano davanti una donna gentile e sorridente, per niente altezzosa e prepotente; avevano davanti una persona per bene. E questo le spingeva a comportarsi di conseguenza: a mettere da parte l’arroganza, la sfrontatezza, l’insolenza. Nessuno voleva sfigurare davanti a Audrey Hepburn!
In un mondo in cui le buone maniere sembrano cose di altri tempi, recuperarle è un regalo che facciamo a noi stessi, e poi agli altri. È sicuramente più semplice parlare al cellulare durante un viaggio in treno (infischiandosene degli altri passeggeri), superare una fila (soprattutto quando si è in ritardo), non rispondere a una email (che magari ci infastidisce). Eppure è esattamente la distanza fra quello che vorremmo e quello che è giusto fare a segnare spesso le buone maniere. Sarebbe falso dire che l’educazione è una cosa semplice e naturale. Essere educati, soprattutto di questi furiosi tempi, è complesso e faticoso. Non significa solo rispettare le norme dell’étiquette, ma comprendere che al mondo oltre noi e i nostri bisogni esistono anche gli altri. Uomini, donne, bambini probabilmente molto maleducati con i quali saremo costretti a confrontarci con armi impari: è ingiusto, ma è l’umanità.
Il tentativo di questo libro è quello di fornire degli strumenti semplici per acquisire un comportamento corretto in ogni situazione, considerando come e quanto i tempi sono cambiati dall’opera di Giovanni Della Casa. Gli altri non avranno certamente il medesimo atteggiamento che avrebbero tenuto davanti a Audrey Hepburn, ma forse notando il nostro comportamento saranno più educati e disponibili.
L’augurio è che attraverso il viaggio nell’educazione di questo libro, che può anche essere consultato al bisogno sfruttando l’indice, non avrete imparato soltanto dove mettere una forchetta, ma saprete anche distinguere l’educazione dalle belle maniere, il cafone dal cafone chic.
2515.jpg2460.jpgLa vita moderna, nonostante spesso si svolga online, obbliga ancora l’essere umano al contatto con il prossimo. Questo confronto, spesso molto breve nell’arco della giornata, si può verificare in ascensore, ma anche in farmacia, al supermercato, al bar. Per quanto internet soppianterà con discreta probabilità nei prossimi anni ogni tipo di contatto fisico, resteranno a difendere il contatto umano nel prossimo futuro fattorini, corrieri, e alcuni professionisti (come avvocati e medici). Intanto, meglio conoscere le buone maniere con cui conviene comportarsi in certi luoghi.
La pulizia, il guardaroba
Prima regola: essere sempre in ordine, puliti, profumati. Le signore e signorine faranno sempre grande attenzione al trucco, che purtroppo può giocare tragici scherzi quando uno meno se lo aspetta (la matita che cola, il mascara che sbaffa, la riga del fondotinta troppo netta, eccetera), e al parrucco (attenzione alla ricrescita e alle unghie: devono essere sempre curate, non è importante avere lo smalto, ma che siano pulite sì!).
Seconda regola: vestirsi secondo le occasioni, perché il più elegante vestito da sera sarà fuori luogo a un cocktail esattamente come il vestito della domenica risulterà stonato a un aperitivo in città. La strada più sicura è sicuramente la mezza misura
, che significa stare alla larga dagli eccessi, ed evitare con cura le esagerazioni. Inutile seguire le mode alla lettera, riempirsi di brand (per dimostrare il proprio status sociale serve ben altro), vestirsi in modo coordinato dalla testa ai piedi. Tenete a mente che, come ha detto Giorgio Armani: «L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare». Dunque sarà sempre bene avere un guardaroba fornito per ogni occasione, selezionando dei capi passe-partout che aiuteranno a creare dei look adatti a ogni occasione.
Guardaroba maschile
La situazione per l’uomo è certamente più semplice: approfittate delle tinte unite (ma il nero è meglio evitarlo), scegliendo stoffe di qualità e linee classiche. La camicia è certamente la chiave di volta per ogni occasione: sarà bianca con i polsini doppi per una serata importante o per una cerimonia, a righe sottili per il pomeriggio, al mattino colorata (ma mai troppo sgargiante, e mai troppo aderente). Le calze sono sempre al ginocchio, e non sono tollerate eccezioni che per lo sport; sul campo da tennis o di calcetto, per la corsa o per la palestra, si potrà così approfittare di quei graziosi calzini di spugna bianca che in qualsiasi altra occasione sarebbero da incendiare. Le scarpe saranno sempre allacciate, i mocassini (d’estate) o gli scarponcini (d’inverno) si prediligeranno in situazioni informali. Ricordate che cravatta nera è sinonimo di smoking, camicia bianca con polsi doppi di cravattino a farfalla in seta o satin (naturalmente nero). Evitare sempre anelli, e possibilmente anche orecchini; gli unici oggetti concessi sono: un bell’orologio (il bracciale di metallo è solo per il giorno, la sera si usa un cinturino di pelle nera o bordeaux), dei gemelli (indispensabili in smoking e tight), la fede. Alcuni portano lo chevalier, che personalmente trovo un po’ antiquato, e che comunque non va indossato alla stessa mano della fede. I puristi credono che sia osceno indossare le scarpe da tennis sotto completi eleganti, così come portare
T
-shirt sotto giacche eleganti o camicie botton down per occasioni formali; la moda, e i tempi, sono cambiati e dunque val bene un po’ di eccentricità (controllata).
2424.jpgGuardaroba femminile
Lo shopping compulsivo è una delle disgrazie moderne: a volte è più semplice acquistare qualcosa di nuovo che trovarlo nel proprio armadio. Ricordate che a fare la differenza di un abito è la sua fattura: la linea, la stoffa, il taglio. Meglio avere a disposizione dei capi sobri, che potranno essere gestiti con intelligenza a seconda delle occasioni: accessori impegnativi per momenti importanti, semplicità per la vita di tutti i giorni. Personalmente sono un’accanita sostenitrice del total black, benché questo non sia certamente considerato all’unanimità di buon gusto; la sua comodità, e il fatto che il nero sfina
ne fanno comunque il colore protagonista dei nostri guardaroba.
Se indossate gioielli, che siano pochi ma buoni. Mai abbinare l’oro rosa con il giallo, il giallo con il bianco, il rosa con il bianco; oggetti molto appariscenti verranno indossati da soli, per evitare una spiacevole accozzaglia. Solitamente non si dovrebbero indossare più di due gioielli contemporaneamente.
Ricordate che ogni età ha il suo guardaroba, esattamente come ogni occasione ha il suo abito. In occasioni formali o cerimonie si evitano sempre borse grandi, indumenti di coccodrillo o troppo colorati (meglio le tinte pastello).
2400.jpgLavoro
È parte integrante della vita di ognuno. Le regole che apprenderete in questo galateo, e che sono dunque buone per affrontare qualsiasi situazione, vanno rispettate con maggiore attenzione e dedizione a lavoro. Il lungo tempo trascorso insieme, il tran tran della quotidianità, gli spazi spesso ristretti possono infatti far sorgere non poche incomprensioni che facilmente saranno risolvibili con un comportamento rispettoso, gentile, interessato più a comprendere le ragioni dell’altro che a evidenziare le proprie.
Una volta che si arriva in ufficio si salutano tutti, non si tende mai per primi la mano al proprio capo (secondo il galateo è la persona più importante a dover fare il primo passo), ai propri colleghi si stringe la mano con fermezza mentre ci si guarda negli occhi (vietatissimo osservare altrove!). Si presentano i propri capi, i propri colleghi, o i propri sottoposti, sempre con titolo e nome: «Il nostro presidente, il dottor
XY»,
o «La mia segretaria, la signora
XX»,
saranno le formule da utilizzare. Meglio evitare di dire piacere, e preferire un generico buongiorno o buonasera.
In ufficio si va vestiti in ordine, e ben profumati. I capi eviteranno un abbigliamento eccessivamente informale, e i dipendenti saranno attenti a non creare fastidi e disagi nei colleghi evitando gioielli tintinnanti, colori troppo sgargianti, scollature fuori contesto.
Per i biglietti da visita rivolgersi a uno studio di grafica competente; se volete evitare figuracce, evitate di credere di essere in grado di realizzarli da soli. Vietatissime le correzioni a mano. Anche se avete acquistato 2000 biglietti e dopo poco avete cambiato numero di telefonino. Ricordate: il biglietto da visita si lascia al momento del saluto, non prima né durante l’incontro.
Ci sono comunque delle cose che sono vietatissime sul lavoro, e non solo secondo il galateo. A volte hanno strascichi penali, a volte ci mettono solo in cattiva luce davanti a colleghi e amici (perché le voci, si sa, circolano). A chi non è capitato di presentarsi a una riunione senza essere preparato al cento percento? A chi non è capitato di darsi malato per andare dal parrucchiere in vista di una cena molto importante? Ma soprattutto a chi non è capitato di parlar male del proprio capo con un’amica (o, peggio, con una persona conosciuta da poco)? Al lavoro (per chi lo ha…) è vietato fare telefonate dal cellulare (o almeno limitarle) e chattare. Vietato scaricare programmi illegali. Non stampare cose personali a lavoro (non fotocopiare, non fare telefonate a scrocco, eccetera). Non rubare la cancelleria (
MAI
!). Non far coincidere la mail personale con quella del lavoro. O almeno provarci. E se avete una scrivania, non seppellitela con foto, fogli, piante, eccetera. Tenetela in ordine. È ciò che vi racconta ai vostri clienti, ai vostri ospiti, al vostro capo.
2375.jpgLe scale e l’ascensore
Se siete al primo appuntamento, e dovete salire delle ripide scale, certamente non vorrete essere le prime. Soprattutto se indossate un vestito attillato. Soprattutto se non vi sentite a vostro agio con il vostro fondoschiena. Purtroppo il galateo non è dalla vostra parte perché la regola è molto chiara: per le scale, lui precede lei in discesa e la segue in salita. La norma, ideata perché l’uomo potesse fare da cuscino
nel caso di caduta della donna, oggi può dare adito a qualche problema. Però non c’è niente da fare: questa è, questa rimane.
In ascensore evitare di barricarsi dentro, soprattutto se abbiamo visto, con la coda dell’occhio, arrivare l’inquilino del terzo piano o quel manager insopportabile che lavora nel nostro stabile; il galateo impone che si aspetti il prossimo, e gli si domandi a che piano va. Superfluo dire che ci si saluta quando si entra e quando si esce, evitando dunque di fingersi impegnati al telefonino o sul tablet. Chi poi è così impegnato da non riuscire neanche a dire buongiorno o buonasera?
Togliersi sempre il cappello. Aiutare sempre le persone più anziane a entrare e a uscire, stesso discorso per chi ha molti pacchetti o è visibilmente in difficoltà. Non voltare le spalle a chi occupa l’ascensore con voi, evitate di tossicchiare e di fischiettare; non guardatevi i piedi e non fissate il soffitto. Cercate di avere un comportamento naturale, anche se vi sentite imbarazzati. Evitate di parlare al telefonino. Se nell’ascensore c’è qualcuno che conoscete, toccate comunque degli argomenti neutri in grado di non imbarazzare i presenti e di non metterli a conoscenza (soprattutto!) di fatti privati; evitate di continuare la conversazione una volta raggiunto il piano: o scendete, o proseguite. Evitate di salire in ascensori troppo affollati. Se l’ascensore si blocca, non fatevi