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101 cose da fare a Milano con il tuo bambino
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E-book271 pagine3 ore

101 cose da fare a Milano con il tuo bambino

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Edizione rivista e aggiornata

Tra le 101 cose da fare:

S.O.S. Tata: come trovare una Mary Poppins tutta meneghina
Join: il “babyparking” che ospita anche i nonni
Un weekend da re, anzi da duca. A Sforzinda fra scudi, spadini e cavalli di legno per diventare piccoli cavalieri
Una domenica in cerca di Nemo: tutti all’acquario a contare i tentacoli del polpo
Compidù: per salvarsi dall’ansia dei compiti a casa
Smallfamilies: genitori single alla riscossa!
Mum? Dad? Imparare l’inglese non è mai stato così facile
Gita fuori porta: ad Angera per scoprire il fascino di bambole dal sapere antico 
Giovanna Canzi
laureata in lettere antiche, vive da sempre in bilico fra editoria e giornalismo. È editor per una società che progetta e realizza libri per ragazzi e collabora ad alcune testate scrivendo di arte e di cultura. Tutti i giovedì cura una rubrica su «Tutto Milano» di «la Repubblica» dal titolo Mamma Poppins. Per la Newton Compton ha scritto 101 cose da fare a Milano con il tuo bambino e L’arte di cucinare alla milanese, con Daniela Pagani, e 101 modi per diventare una Supermamma.
Daniela Pagani
milanese d’adozione e amante della letteratura in tutte le sue forme, fa convivere l’attività di ufficio stampa editoriale con l’insegnamento universitario. Ha scritto con Giovanna Canzi 101 cose da fare a Milano con il tuo bambino e L’arte di cucinare alla milanese.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854125483
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    Anteprima del libro

    101 cose da fare a Milano con il tuo bambino - Giovanna Canzi

       1.

    SCOPRIRE DI ESSERE INCINTA E INVITARLO A UNA CENA (LEGGERA) PER DARGLI LA BUONA NOVELLA

    Siete incinte. O almeno lo credete. Considerando che sono le tre di notte, che ieri avete bevuto qualche bicchiere di troppo e che il vostro grado di lucidità dopo le 22:00 è pari a quello di una baccante in preda all’estasi, potreste anche sbagliarvi. Ma le due barrette rosse del test, comprato quasi per caso alcuni mesi fa, vi lanciano un messaggio inequivocabile: Sei incinta. Da domani la tua vita cambierà.

    Guardate incredule quello strumento – una Sibilla Cumana che ha preso fattezze tecnologiche – e vi chiedete due cose. La prima è una domanda che, escludendo quei fanatici che pubblicano su Facebook anche il ruttino del loro gatto (e dunque lasciano una traccia indelebile di qualsiasi evento della loro vita), si pone circa il 90 percento delle future mamme e papà: «Quando è successo il fattaccio?». Vi armate di vanga e piccone per scavare in una memoria che sembra divenuta all’improvviso impermeabile a ogni stimolo. Sarà stata quella sera in cui gli amici vi avevano bidonato, al cinema non c’era niente di decente, in TV sbraitava solo l’ultima soubrette… e non rimaneva altro da fare che quello? L’ipotesi di chiedere lumi al vostro lui risulta fin da subito impraticabile. Quando l’avete conosciuto girava scortato da Paola, una cara amica, investita della carica di conservare la sua memoria storica. Un archivio vivente, pronta a snocciolare per l’occasione nomi di professori, gite scolastiche, mete estive. Un ruolo che Paola ha ceduto volentieri a voi, quando siete comparse nel firmamento del vostro catastrofico lui. Rassegnate all’idea che non potrete mai raccontare al vostro piccolo quale libro avevate letto, quale musica avevate ascoltato, con chi ve l’eravate presa il giorno del suo concepimento, vi ponete la seconda domanda: come dare al futuro papà la buona novella?

    Non avendo mai avuto nessuna inclinazione al disegno, dovete escludere in partenza di prendere esempio da Françoise Berreton, la madre di Vic (la Vic del mitico Tempo delle mele), che per annunciare al marito François di essere incinta spargeva per la casa vignette spassose e molto eloquenti. Lo stesso vale per le altre arti: non sapete cantare, non sapete recitare, non sapete ballare… non potete improvvisare nessuna performance particolarmente creativa. All’improvviso vi viene un’idea: una cena rigorosamente light (visto che da ora in poi sarete una gigantesca mongolfiera) sarà l’occasione migliore. Quando lo trascinate nel ristorante vegetariano più chic della città – il Joia (via Panfilo Castaldi 18, 02.29522124, www.joia.it) – il vostro lui inizia già a sospettare qualche cosa. Per una che carbura solo con polenta e fonduta, le raffinate sperimentazioni culinarie di Pietro Leemann, il primo vegetariano nell’universo europeo degli stellati Michelin, rappresentano di certo un colpo d’ala verso l’ignoto. Lo stesso potrebbe accadere se scegliete come meta il Ghea (via Valenza 5, 02.58110980, www.gheavegetariano.it). Scenografico e dalla cucina creativa (falafel di cicerchia, tempura, risotto alle verdure con zafferano e mandorle, tagliata di seitan con salsa di zucca, tiramisù vegano) anche questo locale rappresenta la perfetta ambientazione per guardare il vostro lui negli occhi, sorridere dolcemente, abbassare lo sguardo, allungare la vostra esile mano e sussurrargli: «Ora il diamante mi spetta di diritto!».

    Come arrivare

    Joia: MM1 Porta Venezia

    Ghea: MM2 Porta Genova

       2.

    TRASCINARLO DA TIFFANY, IN VIA DELLA SPIGA, PER IL DIAMANTE CHE VI SPETTA DI DIRITTO

    Se persino la sgangherata Holly Golightly, con lo stile dell’impeccabile Audrey Hepburn, è riuscita a varcare le porte di Tiffany e, con soli dieci dollari in tasca, ha strappato un’incisione sul suo anellino pescato in un pacchetto di patatine, allora anche voi, che custodite in pancia le particelle del vostro piccolo erede, potrete tentare l’impresa: trascinare il vostro lui nel tempio del diamante e pretendere il gioiello che vi spetta di diritto. Se il suo entusiasmo sembrerà pari a quello di un condannato, pronto a gustare il suo ultimo pasto prima della ghigliottina, non scoraggiatevi. Avete delle ottime ragioni da vantare per conquistare il vostro bottino.

    Per assicurare la conservazione del suo ghenos, dovrete, infatti, rinunciare per nove mesi a prosciutti e carpacci, passare ore e ore della vostra giornata a disinfettare frutta e verdura, offrire di continuo il vostro braccio a spietati vampiri per prelievi dalle scadenze ossessive. Per non parlare poi di cosa vi attende il giorno del parto (dopo averlo provato capirete che l’espressione questa impresa è stata un parto non è un modo di dire insensato). Di fronte a tutto ciò, anche il più burbero montanaro sceso dalle buie valli della bergamasca si mostrerà comprensivo e accetterà di assecondare l’incipit di una lunga serie di capricci. A Milano Tiffany si trova nel quadrilatero più elegante della città (precisamente in via della Spiga 19). Fra lo showroom di Giorgio Armani e quello di Dolce&Gabbana brillano le vetrine su cui Audrey Hepburn posava il suo triste sguardo.

    Anche a Milano, come in Fifth Avenue, Tiffany non tiene a distanza il cliente, non ha l’aria arcigna e altera delle altre gioiellerie di lusso, non sembra guardarti sprezzante, perché non indossi l’ultimo occhiale di grido. È una donna elegante, ma comprensiva; vi invita ad ammirare i suoi tesori, anche se non avete abbastanza denaro per poterveli permettere. Saliti gli scalini che vi portano all’entrata – la porta vi verrà aperta da un compito custode – vi sentirete come Holly, che con aria sognante diceva: «Se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany… comprerei i mobili e darei al gatto un nome!». Qui potrete gironzolare spensierate e riempirvi gli occhi di incredibili diamanti.

    Ogni tanto faranno capolino pacchettini e sacchetti color turchese – quel turchese divenuto il simbolo incontrastato della griffe – che vi provocheranno sospiri carichi di attesa. Ma per trovare il vostro cadeau dovrete scendere al piano inferiore, dove sono esposti anelli di ogni tipo e foggia. Dalle creazioni più strabilianti, il cui prezzo impone di accendere un mutuo all’istante, ai solitari più minimali, fino alla semplice fede, impreziosita da un brillantino (il prezzo parte da 500 euro): con un po’ di buona volontà, ognuna di voi riuscirà a strappare al futuro papà quel dono che un giorno mostrerà orgogliosa al proprio bambino.

    Come arrivare

    MM1 San Babila, MM3 Monte Napoleone

       3.

    UNA SFIANCANTE CAMMINATA NEL PARCO SEMPIONE PER CONVINCERE IL PIGRONE/LA PIGRONA AD ABBANDONARE IL SUO CALDO RIFUGIO

    Se siete arrivate al nono mese di gravidanza e vi inizia a ronzare nella testa una domanda – C’è qualcosa di peggio del parto? – che subdola e silenziosa non sembra darvi pace, la risposta è Certo: il parto indotto. Forse ne avrete già sentito parlare, durante i vostri corsi preparto, come un passo necessario se il vostro simpatico inquilino non vuole in nessun modo lasciare il suo caldo rifugio.

    Vi avranno spiegato nei minimi dettagli le diverse modalità con le quali si può attuare la pratica, ma nessuno vi avrà certo detto che questa esperienza sarà il ricordo più catastrofico che vi accompagnerà negli anni futuri (uno tsunami privato, di cui fare francamente a meno). Per questo motivo, se quel pigrone del vostro bambino non ne vuole sapere di nascere, dovete in tutti i modi cercare di pungolarlo, finché siete in tempo.

    Per scongiurare il pericolo imminente, dunque, va bene seguire qualsiasi consiglio: c’è chi suggerisce di mangiare molte pizze, chi di avere incontri ravvicinati con il vostro sposo o compagno, chi di salire e scendere come una trottola milioni di scalini, e chi, infine, di abbandonarvi a lunghe e sfiancanti camminate.

    Se quest’ultima idea vi sembra la più ragionevole e praticabile (la pizza non vi è mai piaciuta, gli scalini non li facevate nemmeno quando il vostro fisico assomigliava a quello di Keira Knightley, per gli incontri ravvicinati… temete che la vostra pancia-mongolfiera possa stritolare il malcapitato), allora potete avventurarvi nel Parco Sempione, dove la parola d’ordine sarà: passeggiare, passeggiare, passeggiare. Inaugurato a fine Ottocento, questo grande spazio verde fu affidato alle mani dell’architetto Emilio Alemagna, che iniziò a operare con l’intento di dare vita a un cannocchiale prospettico tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace.

    Il verde, invece, fu pensato secondo il modello romantico dei parchi all’inglese, con specchi d’acqua, alberi e aiuole ben ordinate, ponti e ponticelli sparsi qua e là. Oggi il parco – «verde e marrone dentro la mia città», cantano Elio e le Storie Tese – è la meta preferita di chi vuole fare jogging, di chi vuole leggere un bel libro al riparo dalla calura estiva (sempre che i suonatori di bonghi lo consentano) e di molte mamme e papà che qui trovano un’area gioco e un trenino per far divertire i propri figli. Per chi, come voi, deve solo camminare, è l’ideale perché permette delle piccole soste, così da riprendere fiato e recuperare le energie necessarie a continuare l’impresa. Se, per esempio, scegliete l’entrata di fianco alla Triennale, dopo alcuni passi troverete subito una scusa per fermarvi. Collocati sul retro del Palazzo dell’Arte, sorgono i Bagni misteriosi di Giorgio De Chirico. Realizzata nel 1973, quest’opera – l’ultima espressione dell’artista di Volos prima della morte, progettata in occasione della Mostra Contatto Arte-Città nell’ambito della XV Triennale di Milano – dopo anni di degrado è tornata allo splendore di un tempo. Mentre prendete fiato, potrete ammirare i pigmenti di un colore ritrovato. Gli ocra, il blu, i rossi. Attente, però, a non indugiare troppo di fronte ai due enigmatici nuotatori, potreste dimenticare il motivo della vostra gita. Proseguite di buona lena, con passo fermo e spedito (pancia permettendo) e puntate al Castello. Dopo una sosta nel suo magnifico cortile, potete continuare fino all’Acquario Civico, e arrivare all’Arena. A questo punto sarete sfinite, ma di fronte al viavai di modelli e modelle in tenuta da jogging, impegnati a macinare chilometri intorno all’Arena, tenterete un’ultima corsetta per dare il colpo finale al vostro incorreggibile pigrone.

    Come arrivare

    MM1 Cairoli e Cadorna, MM2 Lanza

       4.

    SVEGLIARLO NEL CUORE DELLA NOTTE PERCHÉ SI HA VOGLIA DI ANGURIA: INDIRIZZI PER GESTIRE UN S.O.S. INASPETTATO

    Molte di voi lo sanno bene: lo status di donna in dolce attesa può scatenare la voglia improvvisa di mangiare qualcosa di insolito, magari a un orario altrettanto insolito. Cosa fare, per esempio, nel caso in cui, in una notte di novembre inoltrato, quando Milano è totalmente avvolta nella nebbia e per strada si vedono solo i camion della nettezza urbana, vi dovesse capitare di sognare una fetta succosa e dolce di anguria? O quando, a tre giorni da Ferragosto, periodo in cui il capoluogo lombardo è più deserto del deserto dei Tartari, il vostro stomaco reclamasse un pezzo di panettone ripieno di crema al mascarpone? Le mamme alla seconda gravidanza sanno già come comportarsi. In mancanza di un frutto fuori stagione nel frigorifero, si può sempre trovare un surrogato capace di placare quella necessità impellente di sedersi avvolte nel plaid a sputacchiare nocciolini neri nel piatto, così come la dispensa può sempre offrire qualcosa che assopisca quel desiderio di scavare, togliendo con le dita i canditi verdi da una fetta, quando fuori ci sono 30 gradi. Ma cosa fare quando, sperimentando per la prima volta questo desiderio irrefrenabile, sentite di non poter resistere oltre? Quando anche il vostro compagno, svegliato di soprassalto dai vostri sospiri vogliosi, dopo aver realizzato che non erano per lui, si è già vestito di tutto punto e se ne sta in piedi con le chiavi in mano aspettando solo un vostro cenno? Si sa, le voglie vanno sempre assecondate. Cercate però di prendere coscienza del fatto che Milano, a differenza di molte altre città europee, non garantisce molti servizi di supermarket 24 ore su 24. Esistono però alcuni luoghi dove, prima dello scoccare della mezzanotte, è ancora possibile fare acquisti. Tra i supermercati si segnala, il Carrefour Market di piazza Principessa Clotilde 10/A il primo supermercato aperto 24 ore su 24, sette giorni su sette. Qualità e freschezza a tutte le ore con una vastissima selezione di prodotti alimentari e non. Il luogo perfetto se la voglia ha il sapore delizioso del foie-gras o della crema di pistacchi è Eataly di piazza XXV Aprile, 10 (www.eataly.it). Aperto fino alle 24:00, garantisce primizie o prelibatezze da nouvelle cuisine, ma può soddisfare la voglia di un panino speck e brie senza troppe difficoltà. Se invece a rendervi nervose, irritabili e capricciose non è tanto una voglia alimentare, ma piuttosto il desiderio di leggere l’ultimo romanzo di David Nicholls (l’autore dello splendido Un giorno)? Allora conviene fare un salto sui Navigli, dove il Libraccio di via Corsico (www.libraccio.it) rimane aperto tutti i giorni fino alle 23:00, o presso il Mondadori Multicenter di via Marghera (www.negozimondadori.it) che, fino alle 24:00, vi dà la possibilità di spaziare tra riviste, libri, ma anche telefonia e internet. Insomma, l’avrete capito, voglie o non voglie, ricordatevi che siete donne panciute: fatevi viziare!

    Come arrivare

    Eataly: MM2 Porta Garibaldi

    Mondadori Multicenter: MM1 Wagner

    Libraccio: MM2 Porta Genova

       5.

    CORSI PREPARTO PER INGANNARE L’ANSIA DELL’ATTESA

    Se è vero che ogni donna vive la gravidanza a modo suo – da chi si rinchiude in una bolla

    di sapone per non rischiare di infastidire in nessun modo il nascituro, a chi smette di sfrecciare con la bici in città solo quando il pancione è talmente grande che rischia di far perdere l’equilibrio all’intrepida ciclista – è altrettanto vero che arrivano per tutti i momenti di paure, insicurezze, fragilità. Le famiglie allargate di un tempo (mamme, nonne, zie… chi più ne ha più ne metta) erano il miglior contenitore ai quali affidare ansie, dubbi e nevrosi di ogni tipo: si poteva star certe che da lì sarebbero usciti consigli utili e non, dai più strampalati ai più attendibili. Di sicuro non vi sareste mai sentite sole. Oggi, invece, molte donne, o per motivi di lavoro, o perché si è ridisegnata la geografia delle relazioni familiari, si trovano a dover affrontare un meraviglioso viaggio senza il supporto di chi possa seguire passo dopo passo le tappe di questa avventura. Ecco allora che, nella mente di ogni futura mamma, iniziano a prendere forma le paure più strane, che assilleranno senza sosta il malcapitato papà. Se siete, poi, delle ipocondriache da competizione, si preannunciano tempi duri. Alla sesta telefonata di fila in cui chiedete quali rimedi usare contro un banalissimo raffreddore, la vostra ginecologa vi toglierà il saluto. In preda allo sconforto, passerete in rassegna tutti i conoscenti che in modo più o meno tangenziale hanno praticato il giuramento di Ippocrate – non saranno risparmiati neppure oculisti e dentisti – e inizierete un’azione persecutoria per accertarvi che una o due tachipirine non possano nuocere al vostro infante. Insomma, nel brevissimo arco di nove mesi passerete momenti di tensione e perderete in un lampo uno stuolo di amici fidati. Se volete evitare tutto questo, una soluzione c’è. Lo scoprirete recandovi presso La Luna Nuova (www.lalunanuova.it), uno studio associato e associazione culturale dove ostetriche di lunga esperienza si assicurano che il percorso nascita sia affrontato con quel rispetto e quella cura necessari a salvaguardare la fisiologia della gravidanza, del parto e dell’allattamento. Appena entrati nella loro sede, un appartamento di via Settembrini (al numero 3, a pochi passi dalla Stazione Centrale), vi sentirete subito a casa. Mentre chiedete informazioni, il telefono squillerà di continuo, e la gentile ostetrica che vi sta parlando si dovrà interrompere per gestire S.O.S. imprevisti di future mamme piombate nell’ansia. In quel momento capirete che dall’altra parte della cornetta ci potreste essere voi, e, come un rabdomante che ha finalmente trovato l’acqua, vi affiderete serene alle mani di queste premurose esperte. Qui, in tandem o in sostituzione del ginecologo, potrete essere assistite da un punto di vista medico da un’ostetrica professionista,

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