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101 modi per addormentare il tuo bambino
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101 modi per addormentare il tuo bambino
E-book208 pagine1 ora

101 modi per addormentare il tuo bambino

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Manuale di sopravvivenza per genitori assonnati

L’insonnia nei bambini è molto comune, e i rimedi per aiutare i piccoli a superarla e i genitori a non soccombere sono tanti, diversi, a volte davvero insoliti e originali. Le mamme le tentano tutte: «Lascialo piangere», «Cullalo un po’», «Abitualo a dormire con i rumori», «Mettilo nel lettone»… In questo libro potrete scoprire perché il bambino non dorme, cosa fare quando non dorme (secondo gli esperti e secondo le mamme), cosa evitare assolutamente, quali sono gli ambienti giusti per la nanna… e leggerete alcune storie divertenti di bambini un po’ troppo “svegli” e dei loro riti per propiziare il sonno. Dai consigli del pediatra a quelli della nonna, tutto ciò che è stato detto e scritto su risvegli notturni, ninne nanne, allattamento a richiesta e metodi drastici: perché ogni bambino insonne ha bisogno del “suo” rimedio.

Martina Rinaldi vive e lavora a Roma ed è la mamma single di un ex bambino insonne (che ora ha tre anni e dorme come un ghiro).
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854123199
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    Anteprima del libro

    101 modi per addormentare il tuo bambino - Martina Rinaldi

    56

    Prima edizione ebook: settembre 2010

    © 2010 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-2319-9

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Gag srl

    Martina Rinaldi

    101 modi per addormentare il tuo bambino

    Manuale di sopravvivenza per genitori assonnati

    A Valentino,

    che ha riempito di amore i miei giorni

    (e le mie notti)

    Introduzione

    Il modo migliore per far sì

    che i bambini siano buoni è renderli felici

    OSCAR WILDE

    Care mamme e cari papà, una breve introduzione sarà utile per chiarire l’intento di questo piccolo volume. L’insonnia dei bambini è un supplizio per loro e per noi, per alcuni dura qualche mese, per altri addirittura qualche anno. A onor del vero, che ci crediate o no, ci sono anche neonati che dormono una quantità di ore consecutive che voi non osereste neanche sperare di accumulare in una settimana intera. Siete frustrati, stanchi, scoraggiati, confusi. Ho voluto raccogliere in queste pagine tutto quello che ritengo sia importante sapere sul sonno dei bambini, perché sono convinta che, come spesso accade nei casi della vita, una buona parte della salvezza stia nell’informazione e un’altra buona parte nella condivisione. Questo libro vi aiuterà a considerare ogni aspetto della faccenda sotto una luce diversa. Ma sappiate che non esistono metodi né manuali per insegnare ai vostri figli come è giusto dormire. Innanzitutto perché, a pensarci bene, è un controsenso pensare di dover insegnare una cosa così naturale. Ciascun genitore, poi, è diverso dagli altri così come ciascun bambino, e la relazione intima, preziosa che lega un genitore a un figlio dovrebbe seguire solo la strada dell’istinto, e del buon senso naturalmente.

    IL SONNO DEI BAMBINI

    1. Come dormono i nostri figli

    È noto a tanti, ma non a tutti, che il ritmo del sonno nei bambini (in particolar modo dei neonati) è molto diverso da quello degli adulti. Scientificamente parlando, il bambino – che pure durante la gestazione ha ritmi di sonno piuttosto regolari – alla nascita ha bisogno di resettare le sue abitudini.

    Innanzitutto deve superare lo shock del travaglio e/o del suo nuovo mondo, un mondo di rumori, luci, respirazione, fame, spazio, freddo e improvvisa solitudine. E in secondo luogo deve trovare un equilibrio e questo richiede tempo, il tempo necessario al completamento del suo sviluppo cerebrale ed emotivo. Per queste ragioni i ritmi di sonno di vostro figlio rimarranno forse a lungo imprevedibili. Ma non c’è nulla di cui allarmarsi, rientra tutto nella norma, è tutto molto naturale. L’alternarsi di sonno e veglia nel neonato dipende solo ed esclusivamente dai suoi bisogni, non certo dall’orologio. È molto importante, almeno in questa prima fase, adattare il più possibile i nostri ritmi ai suoi, piuttosto che tentare di fare il contrario. Ecco una breve sintesi che vi sarà utile per capire un po’ meglio come funziona il sonno dei nostri figli.

    Nella fase che definiamo di pre-sonno il piccolo sbadiglia, gli si chiudono gli occhi, comincia a rilassarsi e cercare una posizione comoda per dormire. I segnali ci sono tutti, e naturalmente vanno assecondati. Questa fase dura circa venti minuti ed è particolarmente delicata perché il bambino è sensibile a tutti gli stimoli esterni (luci, rumori, umori).

    Dopo aver chiuso gli occhi il bambino attraversa un’altra fase piuttosto articolata, che dura da un’ora a un’ora e mezza circa, e che per praticità descriveremo come una fase in cui il piccolo passa da un sonno leggero a un sonno via via più calmo e profondo.

    Segue una fase di sonno molto particolare, detto REM (dall’inglese rapid eye movement, movimento rapido degli occhi), in cui il bambino pur non essendo addormentato profondamente ha un’attività cerebrale molto intensa. In questa fase si concentrano i sogni. Dura circa quindici minuti, e se interrotta bruscamente può lasciare il piccolo irritato e nervoso. Non pienamente riposato, insomma.

    La fase finale del sonno, che al mattino accompagna dolcemente il risveglio, di notte è una fase intermedia di sonno leggero dalla quale poi ricomincia l’alternarsi di tutte queste fasi e che sostituisce quindi quella da cui siamo partiti: la veglia.

    Rispetto agli adulti, i bambini si addormentano in modo diverso. Questo soprattutto perché hanno bisogno di più tempo per raggiungere il sonno profondo.

    Ecco altre informazioni utili:

    È stato dimostrato che il sonno REM e il sonno non-REM sono gestiti da due aree diverse del cervello, e che il sonno REM in particolare è fondamentale in quanto strettamente collegato allo sviluppo cerebrale.

    Rispetto agli adulti, i neonati hanno infatti una percentuale di sonno REM molto più alta (quasi il doppio!). Solo verso i 2-3 anni i bambini cominciano a dormire in modo più simile a noi.

    Il passaggio dalle fasi di sonno non-REM al sonno REM è molto più delicato nei bambini, ed è spesso questo passaggio travagliato a causare i noti risvegli.

    Ci vuole pazienza, ma è tutto molto naturale (almeno per i bambini), e questa è già una buona notizia. Dopo i primi 3-4 mesi di vita, noterete che la sensibilità del pic- colo alle sollecitazioni esterne cambierà e sarà più facile per lui adattarsi spontaneamente a ritmi di sonno diversi. Un buon modo per incoraggiare tale adattamento è rispettare una certa regolarità negli orari, dare al bambino delle abitudini, senza però cedere alla tentazione di imporre rigidi schemi. Si regolarizzerà più o meno da solo, e se avrete la pazienza di tenere un diario delle sue abitudini vi sorprenderà notare come nel giro di qualche mese il neonato avrà acquisito una sua personale visione del mondo. Certamente questi suoi ritmi possono trovare una regolarità ben diversa dalla vostra, o da quella che avreste voluto. Tuttavia, non potrete dire: mio figlio non dorme. Ma piuttosto: mio figlio non dorme quando dovrebbe, oppure non dorme come dovrebbe. E chi lo dice, in fondo, quando dovrebbe dormire, o come? Provate a spostare la prospettiva: siete davvero voi che dovete insegnare a vostro figlio come dormire, o sarebbe forse un passo avanti cercare di imparare voi qualcosa su di lui? In fondo il neonato non fa che rispondere a un suo istinto, a un suo bisogno, che noi naturalmente desideriamo soddisfare. La prima cosa, dunque, è assecondare dolcemente i suoi ritmi – qualsiasi essi siano – e dopo aver imparato la sua lingua provare altrettanto dolcemente a portarlo dalla vostra parte. Compromessi, compromessi, compromessi. In queste pagine imparerete soprattutto come scendere a patti con l’insonnia di vostro figlio, che è anche il modo migliore per combatterla.

    2. Il figlio del vicino mangia e dorme

    Tutti i bambini, a meno che non abbiano qualche patologia o disagio, nei primi mesi di vita mangiano e dormono. Non solo i figli degli altri, anche i vostri. Magari a voi non sembra. Siete abituati a pensare che i bambini debbano dormire ore e ore consecutive, svegliarsi, fare un sorriso alla mamma o al nonno, poppare e riaddormentarsi placidi tra i merletti della culla. E ogni volta che il piccolo si sveglia e piange pensate che ci sia qualcosa che non va. Non preoccupatevi, dipende solo dal fatto che siete, com’è giusto, impreparati e disinformati. Molta della vostra ansia è del tutto inutile: dovete ripetervi che vostro figlio è perfettamente normale, che sta cercando le sue coordinate in questo mondo e che voi dovete aiutarlo. Il pianto per il neonato è comunicazione, l’unico strumento che ha per esprimere i suoi stati d’animo. Naturalmente questo non significa che non ci siano bambini che dormono più di altri, ce ne sono eccome. Ma ciascuno è come è, non esistono bambini buoni e bambini cattivi. E ricordate che, per quanto possa sembrarvi elementare, il pianto dei neonati (così come quello dei più grandicelli) può avere moltissimi significati. Imparare ad ascoltare e interpretare il pianto di vostro figlio è davvero il primo passo per stabilire un canale di comunicazione, ed è il primo passo per essere dei bravi genitori. Se vostro figlio dorme meno del figlio della vicina e voi siete sicuri di soddisfare sempre le sue richieste, significa che ha semplicemente bisogno di meno ore di sonno. Un altro aspetto importante da sottolineare a questo proposito, come vedremo nel dettaglio anche nei punti che seguono, è capire che pur riuscendo a identificare la causa del pianto non è detto che si possa sempre risolverla, né ci si deve sentire in colpa se non ne siamo capaci. L’importante è provarci; provare a capire e intervenire nei limiti delle nostre possibilità (e forze). Va detto anche che non sempre i bambini insonni piangono, a volte capita che stiano semplicemente svegli. Non preoccupatevi, non forzate la mano, non stressatevi. Se il bambino è sveglio e se ne sta buono buono, continuate a fare le vostre cose lasciandolo tranquillo nella culla, nell’ovetto o tenendovelo nel marsupio. Se avete un figlio sveglio è fondamentale che impariate a fare un passo indietro, liberandovi dall’ansia di prestazione e dai commenti degli altri, per osservare questa nuova creatura e cominciare a conoscerla. Accettate la sua insonnia come un dato di fatto, armatevi di pazienza e fantasia e andate avanti usando tutta la vostra intelligenza e sensibilità. E infine, non fatevi troppi scrupoli e chiedete una mano. Un bambino che dorme poco (di notte come di giorno) può essere davvero faticoso: fatevi aiutare il più possibile e cercate di recuperare le ore di sonno perdute ogni volta che potete. È importante per voi ed è importante per vostro figlio: una mamma stanca e nervosa non concilia quasi mai il sonno… e l’esaurimento non aiuta a costruire una relazione serena ed equilibrata.

    3. Scambia il giorno per la notte

    Capita spesso che i neonati dormano molte ore consecutive durante il giorno, passando la notte tra un risveglio e l’altro. Hanno scambiato il giorno per la notte, come suol dirsi. Questa eventualità è fonte di grande stress per i neogenitori, che dormono poco e male, non sanno più come affrontare la giornata, perdono lucidità e infine si convincono che non ci sia niente da fare, che non riusciranno mai più ad avere una vita normale, che il loro figlio continuerà così fino alla maggiore età. Sarà opportuno a questo proposito approfondire brevemente un argomento importante: il ritmo circadiano. Tutti gli esseri viventi (vegetali e animali) regolano il ritmo della loro esistenza sulla base dell’alternanza di luce e buio, nell’arco delle 24 ore. Questo ritmo è endogeno, ossia non è qualcosa che si impara ma qualcosa che abbiamo in dotazione, qualcosa che sappiamo per istinto. Il ritmo circadiano implica dunque una corretta alternanza di sonno e veglia. Per il neonato le cose, tuttavia, possono non essere così semplici. A volte capita che i piccolissimi siano regolati su un loro ritmo circadiano personale, per così dire, che invece delle 24 ore prevede brevi cicli di 3 o 4 ore, in base al senso di fame e di sazietà prima ancora che di luce e buio. Accade così che il bambino prenda per buoni questi input e li riproponga con una certa determinazione al suo nucleo familiare, chiedendo che i suoi bisogni vengano soddisfatti. Come senza dubbio saprete, o come forse vi suggerisce il buon senso, le primissime settimane di vita di un bambino sono molto delicate e i ritmi che lui stesso

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