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Giovani, carine e bugiarde. Perverse
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E-book288 pagine4 ore

Giovani, carine e bugiarde. Perverse

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Da questo romanzo la serie TV cult Pretty little liars

Una serie che ha fatto breccia nel cuore di milioni di fan

Le piccole bugiarde sono cresciute, ma non hanno smesso di mentire: riusciranno a cavarsela anche questa volta?
È trascorso un anno da quando i messaggi di A hanno smesso di arrivare, e il caso della scomparsa di Alison DiLaurentis è stato finalmente chiuso. Ora che sono all’ultimo anno del liceo, Aria, Spencer, Hanna ed Emily sono più grandi, ma questo non significa che siano più sagge. Le adorabili bugiarde hanno ancora più segreti, così oscuri che potrebbero distruggere le vite che hanno lottato così faticosamente per ricostruire. Aria è gelosa della nuova studentessa straniera del suo ragazzo; Spencer si sta affezionando un po’ troppo al suo futuro fratellastro Zach; una foto di Hanna potrebbe compromettere la campagna elettorale di suo padre, ed Emily sarebbe disposta a fare qualunque cosa per ottenere una borsa di studio. Ma la cosa peggiore di tutte è quello che, nelle scorse vacanze, le ragazze hanno combinato in Giamaica. Qualcosa di imperdonabile. Nonostante il desiderio di dimenticare quella tragica notte, sanno meglio di chiunque altro che, alla fine, tutti i segreti vengono sempre a galla…

Sai tenere un segreto?

Hanno scritto dei libri precedenti

«Qui il mistero si intreccia con il teen drama… e le quattro magnifiche bugiarde non smettono di comportarsi come ragazze della loro età.»
Il Sole 24 ore

«Una saga al femminile con un appassionante tocco di mistero. Una serie di successo.»
Publishers Weekly
Sara Shepard
è cresciuta a Philadelphia, ha studiato alla New York University e al Brooklyn College e attualmente vive a Tucson, Arizona. La saga Giovani, carine e bugiarde, di cui la Newton Compton ha pubblicato i primi nove capitoli dai titoli Deliziose, Divine, Perfette, Incredibili, Cattive, Assassine, Spietate, Ricercate e Perverse, ha riscosso un clamoroso successo ed è diventata una serie televisiva.
LinguaItaliano
Data di uscita18 giu 2018
ISBN9788822723840
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    Anteprima del libro

    Giovani, carine e bugiarde. Perverse - Sara Shepard

    Alcune amicizie non muoiono mai

    Avete mai conosciuto qualcuno con nove vite? Tipo quel pazzo che si è rotto sette ossa la scorsa estate ma è riuscito, chissà come, a far segnare alla sua squadra più goal di tutti nel campionato di lacrosse. O come quella falsa che si sedeva accanto a voi a geometria: anche se imbrogliava nei compiti e pugnalava alle spalle le amiche, quella stronza cadeva sempre in piedi. Miao .

    Anche le relazioni possono avere nove vite. Che ne dite del ragazzo con cui avete litigato e fatto pace per due anni di fila? O di quella subdola della vostra migliore amica che avete perdonato un milione di volte? Non era mai davvero morta per voi, vero? Ma magari sarebbe stato meglio se lo fosse stata.

    Quattro ragazze carine da Rosewood si ritrovano ad affrontare una vecchia amica-nemica che credevano fosse letteralmente andata in fiamme. Ma ormai dovrebbero sapere che niente a Rosewood ha mai davvero fine. E infatti, alcuni migliori amici persi di vista sopravvivono per ottenere esattamente ciò che vogliono.

    Vendetta.

    «L’ultima a tuffarsi paga la cena!». Spencer Hastings fece il doppio nodo ai lacci del bikini di Ralph Lauren e raggiunse il bordo delle rocce che si affacciavano sul più bell’oceano turchese che avesse mai visto. E non era certo cosa da poco, visto che gli Hastings erano stati praticamente in tutte le isole dei Caraibi, persino le isolette raggiungibili solo con un aereo privato.

    «Ti seguo!», disse Aria Montgomery, togliendosi le infradito Havaianas e legandosi i lunghi capelli nero-blu in uno chignon. Non si prese la briga di togliersi i braccialetti su entrambe le braccia o gli orecchini di piume.

    «Toglietevi di mezzo!». Hanna Marin si lisciò le mani sui fianchi stretti; be’, almeno sperava che fossero ancora stretti dopo l’enorme piatto di vongole fritte che aveva mangiato quel pomeriggio al cocktail di benvenuto in Giamaica.

    Emily Fields chiudeva il gruppo, lasciando la maglietta su una roccia piatta. Quando raggiunse il bordo della scogliera e guardò in basso, fu colta dalle vertigini. Si fermò di colpo e si coprì la bocca finché la sensazione non passò.

    Le ragazze si buttarono e colpirono le calde acque tropicali nello stesso istante. Riemersero ridacchiando – avevano tutte vinto e perso! – e guardando The Cliffs, il resort giamaicano che si stagliava dietro di loro. L’edificio di stucco rosa, che ospitava le camere, la sala yoga, la discoteca e la spa, si ergeva verso le nuvole. Mentre gli ospiti oziavano nei balconi ombreggiati o tracannavano cocktail sulla pedana, le palme ondeggiavano e gli uccelli dell’isola gracchiavano. Nell’aria si sentiva una versione di Redemption Song di Bob Marley suonata con le percussioni caraibiche.

    «Il paradiso», sussurrò Spencer. Le altre mormorarono, tutte d’accordo con l’amica.

    Era il posto perfetto per le vacanze di primavera, l’esatto contrario di Rosewood, Pennsylvania, dove abitavano le quattro ragazze. Certo, la periferia di Philadelphia era da cartolina, con boschi fitti e rigogliosi, ville lussuose, idilliaci sentieri per andare a cavallo, pittoreschi fienili, e proprietà in rovina del xvii secolo, ma dopo quello che era successo appena qualche mese prima, le ragazze avevano bisogno di cambiare aria. E di dimenticare che Alison DiLaurentis, la ragazza che un tempo ammiravano e adoravano, la ragazza che tutte avevano voluto essere, le aveva quasi uccise.

    Ma dimenticare era impossibile. Anche se erano passati due mesi, i ricordi le perseguitavano, le visioni riaffioravano alla mente come fantasmi. Non potevano dimenticare che Alison le aveva prese per mano per dire loro di non essere la sua sorella gemella, Courtney, come avevano affermato i genitori, ma la loro migliore amica tornata dalla tomba. O che Ali le aveva invitate nella casa di famiglia sulle Pocono Mountains: la rimpatriata perfetta, aveva detto. O che, poco dopo essere arrivate, Ali le aveva portate in una camera al primo piano e implorate di poterle ipnotizzare, come aveva fatto la notte in cui era scomparsa in seconda media. Poi aveva sbattuto la porta, chiudendola a chiave da fuori, e vi aveva fatto scivolare sotto una lettera, in cui raccontava chi era esattamente… e chi non era.

    Si chiamava Ali, certo. Ma in verità non erano state affatto amiche della vera Ali. La ragazza che aveva scritto il messaggio nella casa sulle Poconos non era la stessa che aveva tolto dall’anonimato Spencer, Aria, Emily e Hanna alla raccolta di beneficenza della Rosewood Day all’inizio della prima media. Né era la stessa ragazza con cui si erano scambiate i vestiti e avevano spettegolato, con cui erano entrate in competizione e per cui avevano stravisto per un anno e mezzo. Quella era stata Courtney sin dall’inizio, che aveva fatto finta di essere Ali, entrando nella sua vita poco dopo l’inizio della prima media. Quella Ali, la vera Ali, era una sconosciuta. Una ragazza che le odiava con tutta se stessa. Una ragazza che era una A, la malvagia autrice dei messaggi che aveva ucciso Ian Thomas, dato fuoco al bosco dietro alla casa di Spencer, fatto arrestare le ragazze, assassinato Jenna Cavanaugh perché sapeva troppo, e ucciso la sua sorella gemella Courtney – la loro Ali – quella sera fatidica del pigiama party per festeggiare la fine della seconda media. E adesso stava pianificando di far fuori anche loro.

    Subito dopo aver letto quell’ultima, orribile frase della lettera, sentirono odore di fumo: la vera Ali aveva cosparso la casa di benzina e acceso un fiammifero. Erano scappate appena in tempo, ma Ali non era stata altrettanto fortunata. Quando la casa era esplosa, Ali era ancora dentro.

    O forse no? Giravano molte voci secondo cui era riuscita a uscire viva. Ormai tutta la storia era di dominio pubblico, compreso lo scambio delle gemelle, e anche se era un’assassina spietata, alcune persone, nonostante tutto, erano ancora affascinate dalla vera Ali. Si diceva fosse stata avvistata a Denver, a Minneapolis o a Palm Springs. Ma le ragazze cercavano di non pensarci. Dovevano andare avanti. Ormai non avevano più niente da temere.

    In cima alla scogliera comparvero due figure. Una era Noel Kahn, il fidanzato di Aria; l’altra Mike Montgomery, fratello di Aria e fidanzato di Hanna. Le ragazze sguazzarono lentamente fino alle scalette ricavate nella roccia.

    Noel passò un grande asciugamano morbido ad Aria, su cui era stata ricamata la scritta the cliffs, negril, giamaica con del filo rosso. «Sei super sexy con questo bikini».

    «Sì, come no». Aria si guardò il corpo pallido. Di certo non era sexy quanto quella dea bionda giù in spiaggia che aveva passato l’intera giornata a spalmarsi olio abbronzante sulle braccia e sulle gambe lunghe. Aveva beccato Noel a guardarla o era solo la sua gelosia galoppante che stava avendo la meglio su di lei?

    «Dico sul serio». Noel le pizzicò il sedere. «Ti farò fare il bagno senza costume prima di tornare a casa. E quando andiamo in Islanda, ci spoglieremo in quelle piscine termali».

    Aria arrossì.

    Noel le diede un colpetto col gomito. «Sei eccitata per l’Islanda, no?»

    «Certo che sì!». Noel aveva sorpreso Aria con biglietti per loro due, Hanna e Mike per una vacanza in Islanda quell’estate; era già stato tutto pagato dalla famiglia straricca di Noel. Di sicuro Aria non aveva potuto dire di no: aveva trascorso tre anni da sogno in Islanda dopo che Ali, la loro Ali, era sparita. Ma non sentiva tutto questo trasporto per quella vacanza, piuttosto un’inquietante premonizione per cui avrebbe fatto meglio a non andare, anche se non sapeva bene perché.

    Dopo che le ragazze ebbero indossato i sarong, i prendisole e, nel caso di Emily, una maglietta larga della Urban Outfitters con la scritta merci beaucoup sul davanti, Noel e Mike le portarono al ristorante tropicale sul tetto. Un sacco di ragazzi arrivati in Giamaica per le vacanze di primavera erano al bancone a flirtare e a bere uno shot dietro l’altro. Un gruppetto di ragazze in miniabiti e scarpe col tacco alto ridacchiavano in un angolo. Ragazzi alti e abbronzati in pantaloni corti, polo attillate e Puma senza calzini bevevano birra e parlavano di sport. L’aria era elettrica, infuocata dalla promessa di avventure illecite, ricordi ubriachi e nuotate a tarda sera nella piscina salata del resort.

    Ma nell’aria c’era anche qualcos’altro, qualcosa che le quattro ragazze notarono subito. Eccitazione, certo… ma anche un certo pericolo. Sembrava una di quelle sere che potevano finire o meravigliosamente bene… o terribilmente male.

    Noel si alzò in piedi. «Cosa prendiamo da bere?»

    «Red Stripe», rispose Hanna. Spencer e Aria annuirono, d’accordo.

    «Emily?». Noel si girò verso di lei.

    «Solo un ginger ale».

    Spencer le toccò il braccio. «Stai bene?». Emily non era una gran festaiola, ma era strano che non si lasciasse andare un po’ nemmeno in vacanza.

    Emily si portò una mano alla bocca. Poi si alzò con fare incerto dal tavolo, e si avviò verso il piccolo bagno nell’angolo. «Devo soltanto…».

    Tutti la guardarono farsi strada fra i ragazzi sulla pista da ballo per raggiungere velocemente la porta rosa del bagno. Mike fece una smorfia. «Cos’è, la vendetta di Montezuma?»

    «Non lo so…», disse Aria. Erano stati tutti attenti a non bere acqua del rubinetto da quando erano in Giamaica. Ma Emily non era stata la stessa dall’incendio. Era stata innamorata di Ali. La ragazza che aveva creduto la propria migliore amica e per cui aveva avuto una cotta era tornata, le aveva spezzato il cuore e aveva cercato di ucciderla: doveva essere stato doppiamente devastante.

    Il cellulare di Hanna trillò, rompendo il silenzio. Lo tirò fuori dalla borsa di paglia e sbuffò. «Be’, è ufficiale. Mio padre si è candidato per il Senato. Questo cretino, uno dei responsabili della campagna, mi sta già chiedendo se ci possiamo incontrare quando torno a casa».

    «Davvero?». Aria mise un braccio intorno alle spalle di Hanna. «Hanna, è fantastico!».

    «Se vince le elezioni, sarai una First Daughter!», disse Spencer. «Sarai su tutte le riviste!».

    Mike le si avvicinò con la sedia. «Posso essere la tua guardia del corpo personale?».

    Hanna prese una manciata di patatine dalla ciotola sul tavolo e se le infilò in bocca. «Non sarò io la First Daughter. Sarà Kate». La figliastra di suo padre e la sua nuova moglie erano la sua vera famiglia adesso. Hanna e sua madre erano state scartate.

    Quando Aria diede un colpetto sulla mano di Hanna, i braccialetti che aveva al polso tintinnarono. «Sei molto meglio di lei, e lo sai anche tu».

    Hanna la guardò con scarsa convinzione, anche se era riconoscente ad Aria per aver cercato di tirarle su il morale. Era l’unica cosa buona che era nata dal disastro di Ali: le quattro ragazze erano di nuovo inseparabili, il loro legame persino più forte di quando erano in seconda media. Si erano promesse di rimanere amiche per sempre. Niente avrebbe più ostacolato il loro rapporto.

    Noel tornò con i drink, e tutti fecero tintinnare i bicchieri e dissero «Yeah, mon!» imitando l’accento giamaicano. Emily tornò barcollando dal bagno. Sembrava ancora che avesse il mal di mare, ma sorrise allegramente mentre sorseggiava il ginger ale.

    Dopo cena, Noel e Mike andarono a giocare a hockey da tavolo in un angolo della sala. Il dj alzò la musica al massimo, e la voce di Alicia Keys proruppe dall’impianto stereo. Diverse persone si dimenavano sulla pista da ballo. Un ragazzo con i capelli castani ondulati e un fisico da urlo incrociò lo sguardo di Spencer e le fece cenno di raggiungerlo.

    Aria le diede un colpetto con il gomito. «Buttati, Spence!».

    Spencer distolse lo sguardo, imbarazzata. «Uch, squallido!».

    «Sembra la cura perfetta per dimenticarti di Andrew», la incoraggiò Hanna. Andrew Campbell, il fidanzato di Spencer, l’aveva lasciata un mese prima. A quanto diceva, l’esperienza di Spencer con Ali e A era troppo intensa da sopportare. Vigliacco.

    Spencer guardò di nuovo il ragazzo sulla pista da ballo. A dire il vero non era male con quei pantaloncini cachi e le scarpe da barca senza calzini. Poi guardò lo stemma sulla polo. princeton crew. Princeton era la sua prima scelta come università.

    Hanna si illuminò quando notò la polo. «Spence! È un segno! Potreste ritrovarvi nello stesso dormitorio!».

    Spencer distolse di nuovo lo sguardo. «Tanto non riuscirò mai a entrarci».

    Le ragazze si scambiarono un’occhiata sorpresa. «Certo che ci entrerai», disse Emily.

    Spencer prese la sua birra e bevve un lungo sorso, ignorando gli sguardi indagatori delle amiche. La verità era che negli ultimi mesi aveva trascurato i compiti; chi non l’avrebbe fatto, dopo che la loro migliore amica aveva cercato di ucciderle? L’ultima volta che aveva parlato con il consulente scolastico era la ventisettesima della classe. Nessuno con quel piazzamento sarebbe mai potuto entrare in una delle università più prestigiose.

    «Preferisco stare con voi», disse Spencer. Non voleva pensare alla scuola in vacanza.

    Aria, Emily e Hanna si strinsero nelle spalle, poi alzarono di nuovo i bicchieri. «A noi», disse Aria.

    «All’amicizia», disse Hanna.

    Ognuna delle ragazze si lasciò trasportare dal momento, e per la prima volta da giorni non pensarono automaticamente al loro orribile passato. Nessun messaggio di A nei loro pensieri. Rosewood sembrava essere in un diverso sistema solare.

    Il dj mise una vecchia canzone di Madonna, e Spencer si alzò in piedi. «Balliamo, ragazze».

    Le altre cominciarono ad alzarsi, ma Emily afferrò il braccio di Spencer, tirandola verso di sé. «Non ti muovere».

    «Cosa?». Spencer la fissò. «Perché?».

    Emily, con gli occhi spalancati, stava fissando qualcosa vicino alla scala a chiocciola. «Guarda».

    Tutte si girarono e socchiusero gli occhi. Una ragazza bionda e magra con un vestito giallo acceso era apparsa sul pianerottolo. Aveva due straordinari occhi azzurri, un rossetto rosa sulle labbra, e una cicatrice sul sopracciglio destro. Persino da dove erano sedute riuscivano a vedere altre cicatrici: aveva la pelle raggrinzita sulle braccia e avvizzita sulle gambe nude, oltre ad alcune lacerazioni sul collo. Ma anche con le cicatrici, irradiava bellezza e sicurezza di sé.

    «Cosa c’è?», mormorò Aria.

    «La conosci?», domandò Spencer.

    «Non vedete?», sussurrò Emily con voce tremante. «Non è evidente?»

    «Che cosa dovremmo vedere?», disse Aria a voce bassa, preoccupata.

    «Quella ragazza». Emily si girò verso di loro, pallida in viso, le labbra ceree. «È… Ali».

    Dieci mesi più tardi

    1. Una piccola festa carina

    Una ragazza tracagnotta della ditta di catering con una manicure perfetta mise sotto al naso di Spencer Hastings un vassoio di formaggio bollente e appiccicoso. «Brie al forno?».

    Spencer scelse un cracker e gli diede un bel morso. Delizioso. Non succedeva tutti i giorni che quelli del catering le servissero del brie al forno nella sua stessa cucina, ma quel particolare sabato sera sua madre dava una festa per dare il benvenuto a una nuova famiglia del quartiere. Negli ultimi mesi la signora Hastings non era stata dell’umore giusto per fare la padrona di casa, ma adesso le era venuto uno slancio di entusiasmo sociale.

    Neanche a farlo apposta, proprio in quel momento entrò a passo svelto Veronica Hastings, circondata da una nube di Chanel N° 5. Si mise un paio di orecchini e un grande anello di diamanti alla mano destra. L’aveva comprato da poco, dopo aver sostituito tutti i gioielli che il padre di Spencer le avesse mai comprato per altri nuovi di zecca. I capelli biondo cenere lisci le arrivavano fino al mento, gli occhi sembravano più grandi grazie al trucco applicato con fare esperto, e l’abito nero attillato le metteva in mostra le braccia tonificate dal Pilates.

    «Spencer, è arrivata la tua amica per occuparsi dei cappotti degli ospiti», disse la signora Hastings mentre metteva un paio di piatti dal lavello nella lavastoviglie e dava un’altra spruzzata di detergente sull’isola della cucina, come se quelli delle pulizie non avessero pulito a fondo la casa nemmeno un’ora prima. «Forse dovresti andare a vedere se ha bisogno di qualcosa».

    «Chi?». Spencer arricciò il naso. Non aveva chiesto a nessuno di lavorare alla festa di quella sera. Di solito sua madre assumeva studenti dall’Hollis College, l’università in fondo alla strada.

    La signora Hastings sospirò impaziente, e controllò il suo riflesso impeccabile nello sportello del frigorifero in acciaio inossidabile. «Emily Fields. L’ho sistemata accanto allo studio».

    Spencer s’irrigidì. Emily era a casa sua? Di certo non era stata lei a invitarla.

    Non ricordava quando era stata l’ultima volta in cui aveva parlato con Emily; dovevano essere passati mesi. Ma sua madre – e il resto del mondo – pensava ancora che fossero amiche intime. Era tutta colpa della copertina della rivista «People»: era uscita nelle edicole poco dopo che la vera Ali aveva cercato di ucciderle, e mostrava Spencer, Emily, Aria e Hanna abbracciate l’una all’altra. Molto carine, ma di sicuro non bugiarde recitava il titolo. Poco prima un giornalista aveva chiamato a casa degli Hastings per chiedere un’intervista-riunione con Spencer: il sabato successivo sarebbe stato l’anniversario della terribile notte sulle Pocono Mountains, e la gente voleva sapere come se la cavassero le ragazze un anno dopo. Spencer aveva rifiutato. Era sicura che le altre avessero fatto lo stesso.

    «Spence?».

    Spencer si girò. La signora Hastings se n’era andata, ma al suo posto c’era la sorella maggiore di Spencer, Melissa, avvolta in uno chic impermeabile grigio. Un paio di jeans attillati di J. Crew le copriva le lunghe gambe.

    «Ciao». Melissa si avvicinò e diede un forte abbraccio a Spencer, che sentì profumo di… Chanel N° 5, cos’altro, altrimenti? Melissa era un clone della loro madre, ma Spencer cercava di non farglielo pesare.

    «Che bello rivederti!», cantilenò Melissa, neanche fosse una vecchia zia che non vedeva Spencer da quando era bambina, anche se due mesi prima erano andate a sciare insieme al Bachelor Gulch, in Colorado.

    Poi qualcuno sbucò da dietro Melissa. «Ciao, Spencer», disse l’uomo alla destra di sua sorella. Aveva un aspetto strano con la giacca, la cravatta e i pantaloni cachi perfettamente stirati; Spencer era abituata a vederlo con l’uniforme del dipartimento di polizia di Rosewood e una pistola nella cintura. Darren – noto anche come agente Wilden – era stato il detective incaricato delle indagini sull’omicidio di Alison DiLaurentis. Aveva interrogato Spencer sulla scomparsa di Ali – in realtà Courtney – un’infinità di volte.

    «C-ciao», disse Spencer mentre Wilden prendeva Melissa per mano. I due uscivano insieme da quasi un anno ormai, ma rimaneva comunque un’accoppiata folle. Se Melissa e Wilden si fossero registrati sul sito d’incontri eHarmony, non sarebbero risultati compatibili nemmeno dopo un miliardo di anni.

    In una vita precedente, Wilden era stato il ragazzo cattivo della Rosewood Day, la scuola privata della città che tutte frequentavano; il ragazzino che scriveva messaggi sconci sulle pareti dei bagni e che fumava spinelli davanti all’insegnante di ginnastica. Melissa, invece, era la classica brava ragazza, la studentessa migliore della scuola e la reginetta del ballo. Per lei ubriacarsi significava mangiare mezzo tartufo al Baileys. Spencer sapeva anche che Wilden era cresciuto in una comunità amish a Lancaster, Pennsylvania, ma era scappato da adolescente. Aveva già confidato quel pettegolezzo gustoso a sua sorella?

    «Ho visto Emily entrando», disse Wilden. «Voi ragazze guarderete quel folle film per la tv il prossimo fine settimana?»

    «Ehm…». Spencer fece finta di sistemarsi la camicetta, non volendo rispondere alla domanda. Wilden si riferiva a Giovane, carina e assassina, uno scadente film-documentario che raccontava la storia del ritorno della vera Ali, scatenata e sconosciuta come A, e la sua morte. In un mondo parallelo, probabilmente loro quattro avrebbero davvero visto il film insieme, analizzando le ragazze che erano state scelte per recitare la loro parte, sbuffando per l’inaccuratezza dei dialoghi e facendo smorfie assistendo alla pazzia di Ali.

    Ma non adesso. Dopo la Giamaica, la loro amicizia aveva cominciato a sgretolarsi. Quel giorno Spencer non poteva nemmeno trovarsi nella stessa stanza con una delle sue vecchie amiche senza sentirsi nervosa e arrossire.

    «Che ci fate voi due qui?», domandò Spencer per non dover pensare ancora al suo passato. «Non che m’importi, ovviamente». Rivolse un sorriso gentile a Melissa. In passato le due sorelle avevano avuto degli scontri, ma dopo l’incendio dell’anno precedente avevano cercato di lasciarsi tutto alle spalle.

    «Oh, siamo passati a prendere un paio di scatole che avevo lasciato nella mia vecchia stanza», disse Melissa. «Poi andremo da Kitchens and Beyond. Te l’avevo detto? Voglio rifare di nuovo la cucina! Voglio che sia più mediterranea. E Darren viene a vivere con me!».

    Spencer guardò Wilden e inarcò un sopracciglio. «E il tuo lavoro a Rosewood?». Melissa viveva in una casa di lusso restaurata in Rittenhouse Square a Philadelphia, il regalo dei loro genitori per essersi laureata all’Università della Pennsylvania. «Rosewood-Philadelphia è un viaggio lungo

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