Bloody Souls
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Anteprima del libro
Bloody Souls - Laura Martin Montagner
Laura Martin Montagner
Bloody Souls
EDITRICE GDS
Laura Martin Montagner
Bloody Souls
©Editrice GDS
Via G.Matteotti 23
20069 Vaprio d’Adda-Mi
www.gdsedizioni.it
Ogni riferimento descritto nel seguente romanzo a luoghi, nomi, persone o altro e da ritenersi del tutto casuale
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
Disponibile anche in versione cartacea
Illustratrice: Romance Cover Graphic
https://romancecovergraphic.wordpress.com/
https://www.facebook.com/romancecovergraphic?fref=ts
Risorse Fotografiche: © Adina Voicu e
Jakub Luksch Photographers
License: Free Commercial Use
Prefazione
– a cura di Alice Stocco Donadello –
I saggi dicono che per ogni cosa c’è una ragione
.
Sembra proprio che, nello scrivere i suoi racconti, Laura Martin Montagner sia spinta dalla voglia di trovare una ragione per le cose che accadono: tuttavia, lei non cerca una ragione qualsiasi, bensì quella forte, quella nobile, quella che orchestra misteri inspiegabili ed è capace di giustificare persino i crimini più efferati.
Stavolta l’autrice del romance La Rosa Oscura si è lasciata ispirare da una leggenda metropolitana, celebre soprattutto in Nord America, che racconta la triste storia di una ragazzina sepolta ancora viva dal padre per scongiurare il contagio del tifo; la poveretta, risvegliatasi sottoterra e colta dal terrore, avrebbe cercato di uscire dalla tomba grattando con le unghie e le dita lacerate il coperchio della bara.
Come risultato del barbaro omicidio, l’anima della giovane, rimasta senza pace, avrebbe cominciato ad apparire a tutti coloro i quali la invocassero di fronte a uno specchio. Il nome affibbiato dalla cultura popolare all’anima tormentata è Bloody Mary
, la sanguinaria, e indica colei che, come nel Cinquecento la regina Maria Tudor aveva fatto giustiziare centinaia di oppositori del cattolicesimo, ha deciso di giustiziare le anime che stimolano la sua rabbia.
La prima volta che ho letto la bozza di Bloody Souls, Laura mi aveva avvisata: «Ho preso ispirazione dalla leggenda metropolitana di Bloody Mary
», mi disse, «ma l’ho cambiata un po’. Sai, l’ho resa un po’ meno sanguinaria…»
Ecco, credo che sia stato il dono della fervida fantasia a permettere a una ragazza solare e di grandi valori come Laura di apprezzare anche leggende e storie in cui di solare c’è molto poco, e di trovarci in essi quella ragione nobile che muove il mondo, naturale o soprannaturale che sia. Anche stavolta ella è riuscita a trovare in una macabra leggenda l’amore forte, la sacra determinazione e l’imperitura speranza, e con la sua capacità di evocare atmosfere misteriose e di costruire ambienti, sempre minuziosamente descritti, vuole con queste pagine accompagnare il lettore a camminare sulla strada dei sentimenti che vanno oltre la morte.
Buon viaggio.
Prologo
Halloween 2014
Il chiaro di Luna illuminava la superficie placida dell’Union River, mentre il debole rumore dell’acqua, che si abbatteva lenta sulle sponde dell’argine dove si trovavano i cinque amici seduti, faceva da colonna sonora, assieme allo scricchiolio di rami secchi mossi dal vento e al leggero fruscio di foglie avvizzite, a un’umida serata di fine ottobre.
Nella cittadina di Ellswort, nel Maine, era consuetudine per i ragazzi del posto riunirsi la Vigilia di Ognissanti, bevendo birra, gozzovigliando e aspettando tutti assieme l’arrivo dell’alba.
La cosa affascinante di quel gruppetto era l’eterogeneità: Tommy e Jennifer erano la classica coppietta innamorata e portavano avanti la loro storiella tra paroline melensi e furiose litigate, quasi sempre provocate dall’eccessiva gelosia di lui. Poi c’era Colin, il classico bad boy dal carattere burrascoso e dall’aspetto misterioso il quale, ovunque andasse, faceva stragi di cuori di ingenue e giovani ragazze. Mel, invece, era la ragazza più altruista e dolce del gruppo e portava, da sempre, i capelli corti e sparati in tutte le direzioni, tanto da farla somigliare a un folletto e rendendola dissimile dalla sorella gemella Annabelle, la biondina più sexy, festaiola e folle della compagnia, che adorava sempre addentrarsi in situazioni imprudenti, alcune volte al limite della legalità, coinvolgendo anche tutti gli altri.
Solo una cosa li accomunava: per quanto assurda potesse sembrare, erano tutti nati lo stesso giorno, lo stesso mese, dello stesso anno.
«Ehi, ragazzi! Mi è venuta un’idea! Che cosa ne pensate se terminassimo la serata nel capanno? Scommetto che lì nessuno ci disturberà», suggerì Annabelle con la testa appoggiata alla spalla della sorella intanto che, con lo sguardo annoiato, osservava le tende e i sacchi a pelo appartenenti ad altri ragazzi che festeggiavano lì vicino.
«Per me è okay», approvò Mel mentre, disgustata, puliva con un lembo di stoffa del suo vestito da strega il collo traboccante di schiuma della bottiglietta di birra appena stappata.
«Se siamo tutti d’accordo, allora, ci serviranno queste», affermò Annabelle, mentre sulle labbra le affiorava un sorriso sbarazzino e allo stesso tempo seducente. Estrasse con le sue dita affusolate un paio di chiavi color bronzo, che precedentemente aveva nascosto nel corpetto di pizzo viola, e le fece dondolare davanti a lei.
«E quelle da dove arrivano?», domandò Colin, sorpreso, dapprima indugiando con lo sguardo sul seno prosperoso e, poi, sulla bocca scarlatta e accattivante di lei.
«Le ho prese in prestito. Solitamente nostro padre usufruisce del capanno quando vuole scappare dalla routine di tutti i giorni e soprattutto da nostra madre… Sai, è confortevole», ammiccò con fare provocante al suo ragazzo, «sicuramente molto più confortevole e appartato di questo posto in cui ce ne stiamo seduti», continuò, indicando tutto ciò che li circondava.
Colin era completamente e palesemente stregato da quella ragazza dagli occhi scuri da più di un anno, da quando a una festa si erano baciati. E qualunque cosa lei avesse voluto, lui l’avrebbe sempre accontentata. Quindi annuì, si alzò, e si avvicinò a lei porgendole la mano per aiutarla a fare altrettanto.
«Chi arriva ultimo paga pegno!», urlò rivolto ai suoi amici rimasti seduti sull’argine,