Attacchi di panico: Che cosa sono, come affrontarli, come curarli.
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Attacchi di panico - Roberto Pagnanelli
aperti.
Il caso di Luca
Luca entra nella mia vita di psichiatra in punta di piedi, tramite una conoscente di Opicina, una ragazza mia coetanea che mi segnala la sua sofferenza. Vorrebbe prendere lei l'appuntamento, ma preferisco suggerirle che sia lui stesso a farlo. Il buon prof. Peresson (direttore del C.I.S.S.P.A.T. di Padova) consigliava sempre di farci contattare direttamente dal paziente: Un paziente che trova il coraggio di chiamarci capisce che è lui che fa la terapia, che agisce, non noi. Non è un pacco postale spedito fin qui da qualcuno… fosse anche il migliore amico
. Più che giusto.
Passano alcune settimane e Luca telefona. Ha la voce dolce (quello della voce è un elemento importante e lo capiremo…) e cortesemente chiede un appuntamento.
Finora l’ ho incontrato una volta sola. Abbiamo fatto una sola seduta, che riporterò integralmente.
Si presenta salendo le scale rapidamente ed entrando con sicurezza: è un ragazzo alto un metro e novanta, bruno e dal fisico slanciato. Cammina leggero, come se volasse.
Forse la sua storia può insegnarci qualcosa. Forse le sue vicissitudini saranno comuni a qualcuno di voi, o appariranno strane e incomprensibili a qualcun altro (forse ai più).
Luca ha le idee chiare e inizia a parlare velocemente e quasi senza sosta. Riporterò testualmente il nostro dialogo (ho l'abitudine di scrivere abbastanza in fretta mentre il paziente parla).
"È difficile concentrare due anni della propria vita in pochi minuti. Tutto è iniziato a seguito di un incidente stradale: lo so che non sarà la causa, ma per me è stata la scintilla… Ho iniziato ad avere problemi psicosomatici e paura di morire, dolori al petto, avevo paura di avere un infarto.
"Mi ha preso alla sprovvista, non sapevo dell'esistenza di queste cose. Ho fatto controlli medici, la cosa si era risolta. Poi è cresciuta di nuovo ed è diventata cronica.
"È ormai un'ansia che ho sempre e che mi colpisce nei momenti più impensabili… non so… al Cinema, quando sono più rilassato… e mi condiziona. Se devo uscire con una ragazza sono in forte ansia.
"Ho alti e bassi, paura di morire, tachicardia; ma posso anche non averla.
"È un po’ cambiata negli ultimi tempi", continua la sua descrizione. "Posso sapere cos'è una malattia psicosomatica, posso convincermi.
"Dopo due anni di stress più o meno alto", si chiede e mi chiede ora, "ci possono essere ripercussioni fisiche? È una cosa veramente brutta.
"Non più tardi di ieri… mi spaventa… tanto caldo. Problemi ad andare in bagno. Problemi ad andare all'Università.
"Se leggo che un ragazzo muore, ho paura. Ho letto di un ragazzo morto d'infarto mentre giocava a calcio. Ne ho paura. Ho paura che possa prenderti all'improvviso, in qualsiasi momento e senza un preavviso.
"Sono in cura", continua il paziente, "da una psicoterapeuta. Ora è in vacanza. Non va bene. Si parla. Si è sempre parlato. Parlo e stop. Racconto della mia vita. Alla dottoressa ho detto che sarei venuto qua. Era d'accordo, ha detto che potrete sentirvi.
"A volte non riesco a comunicare bene. Ora sono tranquillo. Fortunatamente sono un tipo assai vitale. Mi piace conoscere gente! Fare! Tante volte questi problemi possono aiutare una persona.
"Io prendo il LEXOTAN (un farmaco ansiolitico della categoria delle benzodiazepine, n.d.r.).
"Ho sempre cercato di uscire. Sono condizionato. Vorrei andare in vacanza, ma non ci riesco. Concerti? È una lotta, per me. Soprattutto andare fuori Trieste. Non riesco a capire a cosa è dovuto. L'ansia c'è sempre la sera e a volte esplode e a volte no.
"Sono stato a due concerti: Udine è più lontano di Gorizia, eppure a Udine ero tranquillissimo. Era bellissimo. A Gorizia ero agitatissimo, provavo paura e non so perché".
Lo interrompo brevemente: Mi permette due domande? Quanti anni ha e cosa studia?
Ho 23 anni e studio alla Facoltà di Lingue a Trieste, al I anno (sono un po’ indietro, ho perso tempo)
.
Cosa le piace?
"La mia Facoltà", risponde Luca con entusiasmo. "Mi piace comunicare, conoscere gente, organizzare le cose. Sono portato verso gli altri.
"Questo problema è una grande limitazione. Ho avuto problemi di depressione, dopo questo. Vedo le cose bellissime che ci sono. Questa malattia, perché per me è una malattia, mi impedisce di fare le cose.
"Una cosa che mi dà speranza è questa: che il mio problema sia un problema chimico. Tante volte la mancanza di qualcosa… di un minerale, forse banalizzo, porta ad avere queste crisi. Sicuramente ci sono anche cause psicologiche, ma risolvendo questa mancanza la cosa sparisce.
"Mi hanno detto di andare da un neurologo. Il consiglio del neurologo e quello di venire da lei sono arrivati nello stesso momento. Quando Antonella mi ha parlato di lei… Io ho la volontà di risolvere questo.
"Quello che non andava con la psicoterapeuta era che avevo bisogno di sentirmi dire: ‘Stai bene!’. Si ragionava troppo sulle cose. Una persona dovrebbe conoscere le medicine. Dovrebbe saperle dare. Dovrebbe conoscere dei cardiologi! Le extrasistoli le ho avute davvero.
"Se io non sono in ansia, sono quello che si scatena di più", Luca continua la sua descrizione di se stesso. "Se sto bene e ho cento energie ne do centodieci!
"Sono andato da un signore che si occupa di medicina cinese. La conosce? I chakra!
"Mi aveva detto delle cose centrate: ‘Hai un grande cuore, in senso generico’ e ‘Dal punto di vista fisico non hai problemi! Devi avere problemi o qualche arrabbiatura con qualcuno, hai un fegato grosso così!’. È da lì che ho aperto la mente alle cose più spirituali. Un'amica mi ha detto: vado da un pranoterapeuta. Tutto fa brodo! Non avendo risposte da nessuno, provo di tutto!
"Mi è servito! Una settimana dopo stavo meglio, mi avrà un po’ suggestionato, ma mi ha dato un po’ di energia. Ha detto che non ho un problema fisico.
"Io", conclude Luca, "voglio vedere questa come una malattia: se c'è bisogno di prendere qualcosa la prendo! Non voglio imbottirmi, ma la cosa va risolta. Ci deve essere una soluzione".
Luca smette di parlare e mi guarda.
Una domanda comune ai colleghi medici e psicologi, ai pazienti e a voi lettori: come avreste aiutato Luca? Che cosa avreste fatto o detto a Luca?
Lo avreste, forse, consolato per le sue disavventure? Avreste considerato che i suoi malesseri fossero davvero dei guai fisici, inviandolo dunque ad andare da un collega cardiologo? O gli avreste piuttosto consigliato di rivolgersi a un neurologo?
Le possibilità di risposta sono davvero tante ed è questo che rende affascinante la medicina, e la psichiatria in modo particolare.
Qualche collega avrebbe facilmente fatto diagnosi già dalle prime battute del colloquio (Uhm… dai sintomi che mi descrive il paziente deve soffrire di Sindrome da Attacchi di Panico…
) e avrebbe già estratto il blocchetto delle ricette da compilare velocemente con il farmaco più adatto. In fondo Luca chiedeva (più o meno esplicitamente) questo.
La psicologa, dal canto suo, aveva deciso di approfondire
i temi e di dialogare con Luca facendosi descrivere meglio ciò che provava e le sue difficoltà reali. Aveva cercato, probabilmente, un'alleanza su un piano terapeutico basata sull'empatia.
C'è, poi, chi avrebbe imposto le mani (il pranoterapeuta) e chi avrebbe studiato attentamente la situazione energetica del paziente, mediante i chakra.
Quasi tutti sembravano peraltro d'accordo su un fatto: che non vi fossero problemi fisici, pur senza aver eseguito a scopo cautelativo un elettrocardiogramma di controllo…
E voi amici lettori, cosa avreste fatto con Luca? Gli avreste dato un consiglio bonario, stimolandolo ad esempio con un: Non fare così!
o: Reagisci!
oppure lo avreste invitato a telefonarvi durante l'attacco (cosa che peraltro fa con la sorella farmacista alle 4.00 del mattino! N.d.r.)? O lo avreste spronato con un: Fatti una passeggiata
o, ancora: Studia di più, o di meno, a seconda dei punti di vista
? O, non sapendo più che fare, lo avreste inviato da uno psichiatra (in virtù del fatto che la spes è l’ultima dea)?
Ognuno ci pensi, se lo desidera, per qualche minuto e poi continui, se vuole, la lettura.
Io stesso mi sono rifatto, mentre ascoltavo Luca attentamente, a tre o quattro conoscenze di base, che sono quelle che vorrei trasmettervi, apprese durante il corso di Specializzazione in Psichiatria, durante il Corso di Laurea e anche attraverso conoscenze di omeopatia, biotipologia e caratterologia acquisite all'Istituto Superiore di Medicina Olistica presso l'Università degli Studi di Urbino. Detto così sembra un buon curriculum, quel tanto che serve per rendere i concetti espressi incomprensibili (sulla base del detto secondo cui più uno studia più si allontana dal buon senso e dalla semplicità della gente comune e del paziente
).
Non è così; vedrete che i concetti espressi sono quasi tutti relativamente semplici! Certamente anche la pratica insegna molto e l'esperienza ormai decennale mi guidava nei pensieri e nelle considerazioni che vi illustrerò dal prossimo paragrafo.
Luca ha un corpo, una struttura fisica, che ci dà informazioni su di lui. Ha pensieri, e tanti, preoccupazioni e timori: ansie
come le definisce lui. Ha un insieme di sintomi che ci riporta a un quadro clinico (Sindrome), quello da Attacchi di Panico
.
Questo, forse, non è sufficiente, ciò non basta perché, in fondo, Luca non è una sindrome, lui è lui, è semplicemente se stesso e sicuramente diverso dagli altri pazienti, per quanto tutti possano soffrire di DAP.
Luca ha il suo carattere, come tutti, i suoi pregi, i suoi slanci affettivi verso persone o cose, in sintesi: un modo unico di essere, di sentire e di